SPOILER ALERT: Non scendete oltre se non avete avuto modo di finire il gioco, perché durante il testo saranno riportate delle informazioni anche relative all’end-game.
ScreenReview è un format che nasce con l’idea di creare un angolo in cui poter dare spazio oltre che alle parole alle immagini, raccontando di frame in frame il videogioco attraverso gli occhi di un videogiocatore. Non avrà cadenza regolare, ogni qual volta ci sarà la giusta ispirazione, arriverà un articolo. È giusto specificare che l’analisi che troverete a corredo dei fotogrammi sarà meno canonica e più personale, e che quindi per ovvie ragioni potrebbe discostarsi dalla recensione che trovate sulle nostre pagine. Stavolta è il turno di Final Fantasy XV. Sono letteralmente cresciuto con quella che, per me, è la miglior saga fantasy della storia dei videogiochi: da FFVII a FFX, la mia adolescenza è stata incredibilmente influenzata dalle musiche, dai personaggi e dalle storie di quegli straordinari mondi che a oggi continuano a rimanermi ben scolpiti nella mente e nel cuore. Sarà per questo che Final Fantasy XV, per me, ha rappresentato un tuffo nel passato, con la speranza che il gioco tornasse a farmi vivere quei sentimenti e quelle sensazioni che conservo ancora e mi permettono di amare in maniera incondizionata i videogame e tutto quello che ne deriva. Dopo più di cento ore di gioco, centinaia di foto scattate e tantissimi chilometri percorsi nell’immenso mondo di FFXV sono arrivato a selezionare le otto che vedrete qui di seguito, che in qualche modo vanno a toccare tutti gli aspetti nevralgici del titolo e mi danno quindi la possibilità di parlarne con voi. Per entrare nel giusto mood vi consiglio di mettervi le cuffie, alzare al massimo il volume e lanciare la playlist con le soundtrack del gioco: fatevi trasportare dell’emozione, io ho fatto cosi.
Esplorazione & Combat System
Eos è un mondo incredibilmente vasto e soprattutto vario in termini di situazioni e paesaggi. Per questo motivo è facile che anche voi, come me, vi siate inizialmente persi nell’esplorazione di ogni valle, bosco o lago, decidendo di dedicarvi più alle quest secondarie che alla storia principale. Se da una parte questa specifica scelta di produzione permetta al giocatore di immergersi e di calarsi al massimo nell’esperienza fin da subito, dall’altra però rischia di smorzare un po’ il ritmo della narrazione e veicolare troppo l’attenzione su attività secondarie che, a conti fatti, con il procedere dell’avventura diventano monotone e ripetitive. C’è da dire però che ne è valsa la pena: alcuni paesaggi sono davvero bellissimi e non avrei mai voluto rinunciare a vederli e viverli per dare priorità alla storia che, a conti fatti, era lì ad aspettarmi in qualsiasi momento. Un altro aspetto fondamentale che si collega poi in maniera diretta all’esplorazione è il combat system: dinamico, fresco e per certi versi schizzato, riesce a rendere divertente ogni scontro, anche se quando i nemici a schermo sono molti, oppure molto grandi, si percepisce più di qualche difetto. Ad ogni modo è sicuramente riuscito, e l’unico vero problema al quale potrete andare in contro è quello di essere super livellati già dalla prime fasi di gioco (per via dell’esplorazione) e quindi di veder abbassarsi notevolmente il livello della difficoltà del gioco. Io, per esempio, non ho mai fatto un game-over.
Invocazioni & Dungeon
Non dimenticherò mai le Guardian Force di Final Fantasy, le sudate che ho fatto per acquisirle e le difficoltà per capire come utilizzarle al meglio. In questo capitolo, lo sappiamo, non c’è il classico sistema di gestione di questi particolari esseri, bensi saranno completamente indipendenti e, in quanto divinità, una volta ottenuta la loro benedizione arriveranno un po’ quando gli pare. Devo essere sincero: nonostante la caratterizzazione di queste entità ultra terrene mi sia piaciuta, avrei desiderato viverle di più. Durante la mia run sono apparse pochissime volte e, anche se le sequenze d’attacco sono notevoli, avrò per sempre un ricordo sbiadito. Peccato, perché durante lo scontro con Ifrit abbiamo avuto un assaggio di quello che avrebbe permesso un coinvolgimento più concreto di queste creature. I Dungeon, poi, fanno in qualche modo parte del discorso legato alle invocazioni. Alcuni saranno obbligatori per ottenere delle benedizioni, mentre gli altri saranno imprescindibili se vorrete tutto il set delle armi Ancestrali. Sotto questo aspetto, FFXV mi è piaciuto da impazzire: ogni Dungeon è unico e riesce a trasmettere un senso di pericolo costante, anche grazie alle musiche, che renderanno l’esplorazione palpitante e incredibilmente ansiogena.
Storia & Personaggi
Partiamo da quella che secondo me è la certezza: la storia e i personaggi di FFXV sono entrambi elementi di buonissima fattura, il problema è forse dal ricercare nel modo in cui ci vengono raccontati. L’esplorazione, come già detto, tende a farci perdere il focus, e anche la sceneggiatura in sè ha delle incongruenze che a occhi più esperti potrebbero dare molto fastidio. La squadra guidata da Noctis invece è ben assortita, anche se il forte legame tra di essi è alle volte troppo implicito e viene accentuato solo sul finale. Ci saranno in ogni caso momenti unici e, lo confesso, alla fine sono scoppiato a piangere. Perché Final Fantasy XV, al netto di qualche difetto, emoziona, tanto.
Finale & Villain
Il finale di FFXV è un crescendo di pathos ed emozioni che non potranno non farvi venire i brividi: viviamo cosi intensamente nella vita di Noctis che non possiamo non sentirci parte di essa. Il Principe vive una parabola di crescita e responsabilizzazione che lo porterà a sacrificarsi per le persone che ama senza il minimo ripensamento, e se immaginiamo da dove siamo partiti tutto questo è incredibile. Se l’amore è un sentimento dominante in tutta la storia, anche l’odio gioca la sua parte: Ardyn rivela la sua vera natura solo nel corso degli ultimi capitoli ma è un villain degno, che riesce a portare lo scontro a un livello più personale e meno politico. Certo, si poteva sfruttare meglio e (forse) non regge il confronto con gli antagonisti dei capitoli precedenti, ma l’idea di metterlo a nudo e mostrarlo per quello che è (un povero disperato) piuttosto che premere sul concetto di cattivone cinico e privo d’emozioni mi è piaciuta.
Final Fantasy XV è un gioco che al netto di qualche, per non dire molti, difetti riesce a emozionare, e se dovessi parlare da puro appassionato sarei soddisfatto. Il mio occhio critico purtroppo mi porta a rimanere un po’ infastidito da certe cose, ma l’operazione nel complesso è riuscita. I pericoli erano molti e Tabata è stato bravo a proporre una struttura del tutto nuova per la saga e l’esperimento è indubbiamente riuscito. Si conclude qui il primo appuntamento con ScreenReview, non sapendo ancora quando arriverà il prossimo. Nel frattempo però vi lascio con quello che sarà il mantra di questa rubrica: vivere i videogame con entusiasmo e amore è una virtù preziosissima; conservatela, sempre e comunque.