Attenzione: Lo speciale riportato di seguito contiene spoiler su diversi capitoli della serie Final Fantasy.
Per celebrare l’imminente arrivo di Final Fantasy XV abbiamo deciso di commemorare la serie con alcuni speciali (link al precedente) che ne approfondiscano determinate tematiche, legate in particolar modo a sentimenti ed emozioni che hanno segnato indelebilmente il cuore e la mente di tutti gli appassionati. In questo secondo speciale non ci soffermeremo su un singolo capitolo, ma ci ritroveremo a ricordare alcuni dei momenti più emozionanti e memorabili vissuti in Final Fantasy. Si tratterà di un viaggio attraverso le ere, all’insegna di eventi tragici, esilaranti, commuoventi e all’ultimo respiro.
Final Fantasy V: La morte di GalufQuella della morte è una ricorrenza piuttosto comune in Final Fantasy. Ogni capitolo della serie costringe il giocatore, in modo più o meno marcato, a confrontarsi con il sentimento della perdita, scaturito dalla morte di uno o più personaggi, non solo secondari e accessori, ma anche di primaria importanza, come lo può essere un membro del gruppo a cui si ci è inconsapevolmente affezionati. Sono proprio questi eventi a risultare fra i più memorabili della serie, grazie all’impatto emotivo che investe il giocatore in maniera del tutto improvvisa, gettandolo nello stupore e nello sconforto. Tra le tante morti narrate nella serie, quella di Galuf in Final Fantasy V, è da annoverare tra le più riuscite, grazie al geniale utilizzo dello stesso gameplay, che si trasforma in un mezzo narrativo dalla fortissima intensità.Giunti alla gran foresta di Muur, Galuf e compagni vengono assaltati dallo spietato Exdeath, che utilizza lo stesso potere dei cristalli per attaccare i guerrieri della luce, fino a farli crollare al suolo esausti. Krile, la nipote di Galuf, corre con coraggio in aiuto del nonno, finendo anch’essa ad un passo dal perdere la vita. La vista della fanciulla in pericolo permette al Re del castello di Bal di trovare la forza necessaria per opporsi al terribile avversario. Dopo aver protetto la nipote da una potente magia utilizzando il suo stesso corpo come scudo, Galuf attacca Exdeath, dando inizio ad un vero e proprio combattimento. L’uomo si ritrova ad affrontare da solo un potentissimo nemico, in condizioni di salute disperate, ma con una volontà incrollabile. Quella stessa volontà, scaturita dal bisogno di proteggere l’amata Krile, gli permette di resistere ad attacchi potentissimi, come Flare, Sancta e Meteor, lasciando esterrefatto persino lo stesso Exdeath. Nonostante gli HP siano da un pezzo giunti allo zero, Galuf non cade, ed attacca il nemico con tutto se stesso. Il malvagio avversario si ritrova improvvisamente con le spalle al muro, e mentre dà prova della sua cecità chiedendosi in che modo quell’uomo insignificante potesse ancora essere vivo, fugge dal campo di battaglia. La scena successiva non può che essere definita se non con la parola straziante. Sopravvissuti a una situazione disperata grazie al sacrificio di Galuf, tutti i presenti circondano il compagno morente, tentando di salvarlo con ogni mezzo, che siano oggetti o magie. Per l’uomo però è ormai troppo tardi. La sua volontà incrollabile gli ha permesso di trascendere i limiti del proprio corpo, rinunciando tuttavia a qualsiasi possibilità di salvezza. La fiamma della vita che bruciava così intensamente in Galuf, si spegne per sempre. “Questa… non è rabbia… nè odio… è…” Galuf non arriverà mai a spiegare allo stolto Exdeath cosa lo abbia spinto a compiere quell’immenso sacrificio, tuttavia sappiamo bene a cosa l’uomo si stesse riferendo: l’amore. Quella appena descritta è indubbiamente una scena potentissima, che supera i limiti imposti dal comparto grafico, colpendo il giocatore con tutta la sua tragica intensità.
Final Fantasy VI: Opera HouseA proposito di superare i limiti imposti dal comparto grafico, come non poter citare a tal riguardo gli eventi dell’Opera House di Final Fantasy VI? Quella che ci accingiamo a descrivere è senza alcuna ombra di dubbio una delle scene più famose e memorabili non solo del capitolo in questione, ma persino dell’intera serie. Un vortice di emozioni, scaturito da una miscela perfetta di tragico e comico. Celes si ritrova a dover prendere il posto di Maria, la donna di cui Setzer, possessore dell’unica aeronave funzionante, è innamorato. Per farlo prenderà parte ad una vera e propria opera teatrale, narrante un tormentata storia d’amore. Essa ci racconta la dolorosa separazione tra Draco, impavido guerriero, e Maria, principessa del regno dell’ovest, causata dalla sanguinosa guerra con il regno dell’est. Ralse, il principe della nazione nemica, costringe Maria a sposarlo dopo aver ottenuto una schiacciante vittoria. Nonostante ciò, Draco riesce a sopravvivere, e insieme a un manipolo di coraggiosi uomini attacca direttamente il castello di Ralse, deciso a trarre in salvo la propria amata. Il dramma in atto sul palco si intervalla all’ilarità suscitata dai numerosi equivoci causati dalla comparsa di Ultros, che cerca di sabotare lo spettacolo gettando un peso di ben cinque tonnellate sulla primadonna. Il coinvolgimento del giocatore viene assicurato da un continuo cambio di prospettiva, che gli permette di assistere sia agli eventi in atto sul palco, che a quelli dietro le quinte, dove Locke tenta in ogni modo di impedire al malvagio polipo di realizzare il suo piano, finendo però per improvvisare egli stesso un finale alternativo per l’opera. Quella che altrimenti sarebbe stata una lunga scena di intermezzo, si trasforma in attiva partecipazione, dall’impatto indescrivibile. Inserire un’opera teatrale vera e propria in un videogioco è qualcosa che anche oggi si vede molto raramente, figuriamoci poi per l’epoca. Nonostante le limitazioni tecniche, il risultato finale è a dir poco splendido, degno di essere messo in atto in un palcoscenico vero e proprio. L’immortalità di questa scena non sarebbe stata tale senza il lavoro effettuato da Nobuo Uematsu e Yoshinori Kitase, i quali hanno rispettivamente composto la musica e scritto i testi dell’opera, realizzando la famosissima “Aria di Mezzo Carattere”, uno dei temi musicali più celebri della serie. L’unione di tutti questi elementi contribuisce a creare una scena senza tempo, dove il tragicomico si trasforma nel mezzo attraverso il quale l’emozione del teatro e l’interattività del videogioco si uniscono, dando vita ad una sequenza di eventi estremamente cara a moltissimi giocatori.
Final Fantasy IX: Il rapimento di GarnetQuello dell’Opera House tuttavia non è l’unico palcoscenico apparso nella serie. Come molti ben sapranno anche Final Fantasy IX non manca di portare su schermo la tragicità del teatro, arricchendola con una forte dose d’ilarità suscitata da eventi prettamente estranei all’opera, ma che per una serie di equivoci e coincidenze ne muteranno totalmente l’andamento. Il dramma teatrale “Sarò il tuo passerotto” costituisce in realtà solo una porzione degli eventi iniziali del nono capitolo della serie, i quali sono da annoverare tra le scene più notevoli del titolo stesso. In un genere dove le fasi iniziali di gioco erano spesso molto lente e a tratti tediose, Final Fantasy IX costituiva una vera e propria eccezione, esplodendo già dal suo incipit, grazie all’imprevedibile rapimento della principessa Garnet.Ai Tantarus, una poco rassicurante compagnia teatrale, viene commissionato un incarico a dir poco bizzarro: rapire la principessa del regno di Alexandria. Per farlo insceneranno in occasione del compleanno di Garnet l’immortale opera “Sarò il tuo passerotto”, narrante l’amore impossibile tra Marcus e Cornelia, la cui unione viene osteggiata dal padre di lei, re Leo, che ha promesso la figlia al principe Schneider. In modo del tutto similare a quanto avvenuto nel sesto capitolo, il giocatore si ritrova a partecipare attivamente sia al rapimento che allo spettacolo, attraverso una serie di minigiochi e di battaglie dal grande impatto scenico. L’equivoco e l’assurdo divengono ancora una volta di casa, quando Gidan scopre come sia la principessa stessa a voler essere rapita, finendo poi entrambi, dopo un lungo inseguimento, a partecipare attivamente allo spettacolo teatrale. Di primaria importanza è il comandante della squadra Plutò, Adalberto Steiner, il cui ruolo diviene quello dell’improbabile antagonista, ruolo che tuttavia non gli si addice nella maniera più assoluta, rendendo tutti i suoi goffi sforzi per impedire il rapimento a dir poco esilaranti. Ciò che davvero rende speciale la sequenza iniziale di Final Fantasy IX è la maniera in cui molteplici personaggi, spesso estranei tra loro o in totale antitesi, concorrono in maniera complementare ma allo stesso tempo indipendente al fine di raggiungere un unico grande disegno, che condurrà infine i nostri eroi ad una rocambolesca fuga in idrovolante, dopo essere stati bombardati a suon di Piros. La sensazione finale è quella di trovarsi all’interno di uno spettacolo all’interno dello spettacolo, una trovata a dir poco brillante che rende il rapimento di Garnet uno tra gli eventi più memorabili dell’intera serie.
Final Fantasy VIII: La battaglia dei GardenLasciamoci la commedia dell’equivoco alle spalle per passare all’azione più pura ed adrenalinica, parlando di Final Fantasy VIII, e, nella fattispecie, dell’incredibile battaglia tra il Garden di Balamb e quello di Galbadia. La serie Final Fantasy non è certo priva di momenti e scene dettate all’insegna dell’azione, tuttavia quella che ci accingiamo a descrivere spicca tra tutte in quanto vastità e spettacolarità.Squall, divenuto recentemente comandante, si ritrova a gestire una situazione disperata quando il Garden di Galbadia, controllato dalla strega Edea e dal suo cavaliere Seifer, intercetta e sperona in aria quello di Balamb, dando il via a un assalto su larga scala. Concitatissime sequenze di combattimento si alternano a scene di consultazione strategica, arricchite dal tormento introspettivo di Squall, che non solo si ritrova a dover decidere il destino di centinaia di vite, ma deve anche confrontarsi con la situazione disperata in cui si trova Rinoa, che rischia di precipitare dal Garden da un momento all’altro. La battaglia si protrae a lungo, costituendo uno degli episodi più memorabili dell’ottavo capitolo, grazie in particolar modo all’alternanza e alla sovrapposizione di fasi in-game e cutscene, realizzate con una maestria tale da coinvolgere il giocatore fino a rapirlo del tutto. Lo scontro tra i due giganti, quali il Garden di Balamb e di Galbadia, fa da teatro alla strenua resistenza dei SeeD, messa duramente alla prova dalla spettacolare invasione dell’esercito avversario. Sono dunque due le battaglie ad essere combattute, entrambe di vastissima portata. I due Garden si scontrano uno con l’altro, producendo collisioni di fortissima intensità, mentre le paratie vengono illuminate da scintille incandescenti. Intanto, SeeD e soldati si affrontano a viso aperto, in uno scontro senza esclusione di colpi, tra esplosioni, duelli all’arma bianca e magie dall’effetto devastante. Come non citare poi l’incredibile sequenza di salvataggio di Rinoa, in cui Squall affronta un soldato nemico in volo, lottando strenuamente per non precipitare nel vuoto, mentre sotto di lui la battaglia imperversa. Poche altre scene hanno saputo raggiungere la spettacolarità degli eventi appena descritti, eventi in cui il giocatore assume egli stesso una posizione centrale, trovandosi di fatto a gestire una battaglia combattuta su più fronti, tra lo scontro vero e proprio e il conflitto interiore di Squall.
Final Fantasy X: Il rito del TrapassoPassiamo al decimo capitolo, concentrando la nostra attenzione su una sequenza che non si colloca, come la precedente, al centro dell’azione, ma immediatamente dopo di essa. Ci riferiamo alla devastazione di Kilika ad opera di Sin, e al tanto incantevole quanto straziante rito del Trapasso eseguito da Yuna in Final Fantasy X. Nel precedente speciale abbiamo rapidamente descritto il significato di questo particolare momento, ma soffermiamoci ugualmente su di esso.Sin si è da poco allontanato da Kilika, lasciando dietro di sé una scia di morte e distruzione. Metà del villaggio è stata praticamente spazzata via, così come la sua popolazione. Il momento di pericolo è ormai passato, e ai sopravvissuti rimasti non resta che piangere i numerosissimi morti, sottratti dal loro abbraccio in maniera troppo violenta ed improvvisa. Spira tuttavia è un luogo in cui la morte e la vita viaggiano di pari passo, attraverso una spirale infinita dove la speranza fa presto a spegnersi e a lasciare spazio alla disperazione. Gli spiriti dei deceduti, se non guidati nell’Oltremondo, rischiano di soccombere ai sentimenti negativi suscitati dalla morte violenta, incarnandosi negli stessi mostri che giornalmente mietono vittime innocenti. Si tratta di un destino tanto tragico quanto beffardo, che spesso ha portato le persone a perire a causa di coloro che un tempo amavano. Donare la pace alle anime richiede l’esecuzione di un rito particolare ad opera di un invocatore. Quella del rito del Trapasso è una scena che colpisce il giocatore in maniera del tutto similare a quanto avviene con Tidus, che si ritrova per la prima volta ad ammirare quella danza così aggraziata e pure così fuori posto rispetto alla morte che la circonda. Yuna esegue il rito alla perfezione sotto la luce del tramonto, muovendosi con armonia ed eleganza, nonostante il suo cuore sia stretto in una morsa a causa del dolore provato dai defunti e dai loro cari. L’invocatrice non riesce a trattenere le lacrime, ma ciò non le impedisce di compire il suo dovere, dovere che non lascia spazio ad alcuna debolezza o insicurezza. Tidus intanto non può far altro che rimanere a guardare, attonito. Non solo ha appena realizzato di quanto i suoi problemi, come quello del voler tornare a casa, fossero insignificanti se confrontati all’immensa perdita subita da quelle persone, ma capisce per la prima volta quanto Spira sia un luogo in cui la morte e la disperazione si avvicendano con sconvolgente quotidianità. “Fu strano… Raccapricciante. Non volevo vederlo mai più.” così Tidus commenta l’evento nel suo monologo interiore, rendendo oltremodo chiaro quanto sconvolgente potesse essere vedere tutta quella bellezza tramutarsi in un omaggio alla morte.
Final Fantasy VII: La villa di Don CorneoConcludiamo questo speciale con un cambio totale di registro, abbandonando Spira per raggiungere la Gaia di Final Fantasy VII. Tra tutti gli eventi di questo capitolo c’è n’è uno in particolare che ha non ha mancato di scavare un profondo solco nella mente dei giocatori, un solco che neanche un’amnesia potrebbe sperare di cancellare.Ma andiamo con ordine: Cloud e Aerith scoprono che Tifa si trova rinchiusa nella villa di Don Corneo, un boss della malavita dei bassifondi di Midgar, famoso per i suoi appetiti insaziabili (e non ci riferiamo al cibo). Decisi a salvare l’amica, che in realtà si è volutamente introdotta nella magione in cerca di informazioni sulla Shinra, i due si trovano a dover fare i conti con un ostacolo apparentemente insormontabile. Le regole del Don parlano chiaro: non sono ammessi uomini nella villa, ma solo avvenenti donne in cerca della compagnia di un tanto affascinante quanto facoltoso gentiluomo. La situazione sembra apparentemente senza uscita, quanto ad un tratto Aerith proporrà la geniale idea che cambierà per sempre la vita del giovane Cloud, ora virile e impavido membro del gruppo AVALANCHE, ora graziosa e timida fanciulla in lizza per diventare la moglie di un boss della malavita. Oltre a dei dialoghi a dir poco fuori di testa, la scena viene arricchita da diversi bivi, tra i quali la scelta di Cloud, che da adesso chiameremo Miss Cloud, da parte del languido Don nel caso lo si fosse abbellito abbastanza tramite il recupero di diversi oggetti. Nulla di tutto ciò è però paragonabile alla piccante sequenza svoltasi tra le mura della camera da letto (raffinata come il suo proprietario), in cui il giocatore potrà rispondere alle provocazioni di Corneo con dialoghi del calibro di “Whatever YOU want, daddy”, fino ad arrivare a un passo dal varcare il confine di non ritorno costituito da un’appassionante bacio. Chiunque abbia giocato Final Fantasy VII non può che essere rimasto colpito da questa scena, forse persino traumatizzato, non solo per la sua assurdità e irriverenza, ma soprattutto per il contrasto che nasce con l’accostamento a una trama decisamente più seriosa. Del resto, se sono così tanti in attesa di mettere le mani sul remake del settimo capitolo ci sarà pure un motivo.
Termina così anche questo secondo speciale su Final Fantasy. Una panoramica di alcuni dei momenti più memorabili della serie ci ha permesso di compiere un vero e proprio viaggio attraverso il tempo, tra eventi tragici ed esilaranti, che non hanno mancato di segnare in maniera indelebile la memoria dei giocatori. Quelli riportati non sono che una manciata di granelli, sparsi qua e là nelle sterminate distese di eventi che hanno reso Final Fantasy una delle serie videoludiche più celebri di sempre.