FIFA 14 vs PES 2014

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a cura di ViKtor

Parafrasando Einstein, non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato. Una citazione oltremodo adatta a ciò che andremo ad analizzare, ovvero al tentativo di Pro Evolution Soccer 2014 di recuperare il terreno perduto negli ultimi anni rispetto all’eterno rivale FIFA. Con le versioni dimostrative scaricabili online e a pochi giorni dall’uscita nei negozi, proviamo a capire insieme le mosse dei due contendenti nell’ultima battaglia prima dell’arrivo della next-gen.
Tra passato, presente e futuro
Accompagnato dai consueti proclami a cui neanche il più sfegatato fan sembrava credere, Pro Evolution Soccer 2014 è stato accolto in sordina dalla stampa. A poche settimane dall’esordio di Xbox One e PlayStation 4, era onestamente difficile pensare di trovarci di fronte ad un titolo rivoluzionato ed in grado di dare una vera svolta al traballante recente passato. Pad alla mano, invece, è arrivata la sorpresa.
Ci sono voluti anni e diversi stravolgimenti interni ma finalmente Konami ha trovato la formula magica per rinvigorire il suo brand più famoso; merito di Naoya Hatsumi, il nuovo lead project di PES, l’erede naturale del buon vecchio Seabass (passato ai piani alti della compagnia giapponese). Un cambio quanto mai propedeutico, i cui benefici si erano già intravisti nei miglioramenti mostrati dall’episodio dello scorso anno.
Sviscerando profondamente la demo è facile accorgersi di come il nuovo motore Fox Engine sia stata un’introduzione devastante, in positivo naturalmente, per il gameplay. Molti dei difetti cronici della serie sono stati spazzati via o quantomeno limitati: animazioni legnose e contrasti poco credibili sono un lontano ricordo e i celeberrimi binari, seppur non del tutto rimossi, compaiono ormai raramente e in modo pressoché innocuo. A guadagnarne è stata anche la gestione della sfera, credibile e in grado di regalare tiri fantastici ed azioni complessivamente più ragionate. Ne consegue un’esperienza di gioco sì sperimentale ma fluida, piacevole e, soprattutto, divertente.
Ecco il vero incantesimo: era tempo che non provavamo tanta gioia giocando con un PES, forse addirittura dalle epiche sfide spalla a spalla con i capolavori per PS2. Se queste emozioni sono rinate significa che Konami non si è dimenticata di come si sviluppa una simulazione calcistica di qualità, significa che possiamo guardare con grande entusiasmo al futuro.
La risposta di EA non è stata altrettanto impressionante anche perché, onestamente, non ce n’era bisogno. FIFA 14 ha basi talmente solide che non avrebbe avuto alcun senso pretendere restauri; piuttosto, ci aspettavamo piccoli interventi su alcuni problemini scovati dopo centinaia di ore di gioco su FIFA 13. Le nostre pretese, fortunatamente, sono state soddisfatte.
Ciò che balza subito all’occhio è la differenza nel ritmo di gioco, rallentato dall’incapacità dei giocatori di eseguire stop da Superman e cambi di direzione alla Flash. I calciatori sono “umani”, sbagliano tocchi anche semplici e non sembrano marziani di fronte ai malcapitati difensori. Saltare l’avversario diretto è diventata una pratica per pochi eletti, da ponderare per bene e con un elevato rischio di fallimento.
Qualcuno potrà storcere il naso, i gusti sono gusti, ma tale novità porta con sé un vantaggio non indifferente nell’economia dell’intera esperienza: il centrocampo diventa una zona importante e in cui costruire l’azione, proprio come nella realtà. Non è più possibile tagliarlo come burro con lanci o filtranti lunghi dalla difesa, in favore del realismo e della profondità tattica. La rinnovata fisica del pallone ha poi portato una certa pesantezza nel calcio, sia esso un passaggio o un tiro. Impostando i comandi in full-manual (tornato un vero full-manual, non quel semi “mascherato” visto l’anno scorso), diventa tutto ancora più chiaro: FIFA 14 si cura quel poco che serve per toccare nuove vette simulative con l’obiettivo di rinsaldare la sua leadership, esattamente ciò che il vero appassionato dello sport più bello del mondo si aspetta.
La partita si accende
Mai come quest’anno, insomma, rischiamo di trovarci di fronte ad un impasse. Konami sembra aver intrapreso quella strada che proprio EA calcò sei anni fa, quando con FIFA 07 ripartì da zero ed iniziò un cammino che culminò con l’eccellente capitolo targato 09.
La storia si sta ripetendo, questa volta sul fronte di Seabass ed eredi: così, a nostro modo di vedere, va interpretato Pro Evolution Soccer 2014. E’ un episodio fresco, intrigante, per molti versi innovativo, fedele finalmente alle promesse che l’hanno accompagnato. E’ acerbo in molti aspetti e proprio per questo profondamente migliorabile, ma non per questo privo di qualità.
Una mossa strategica che, all’alba della nuova generazione, potrebbe rappresentare un vantaggio concreto in vista della fine 2014, ovvero del momento in cui assaggeremo davvero calcio del futuro. Quando, cioè, non saranno più ammessi errori.

In pieno recupero, pochi secondi prima del fischio finale che chiuderà la partita su Xbox 360 e PS3, il vecchio campione segna un gol d’orgoglio, dimostrando che è vivo e decisamente arrabbiato. Pro Evolution Soccer 2014, a sorpresa, sarà un nuovo inizio, un briefing verso la “grande battaglia” che avrà come scenario la nuova generazione di console. FIFA arriverà alla resa dei conti con la cintura di campione salda tra le mani, ma sarà obbligato a rispondere a tono. Nel frattempo, in ogni caso, la simulazione EA si conferma. FIFA 14, seppur con un vantaggio ormai risicato, dovrebbe essere ancora una volta il miglior modo di giocare virtualmente a pallone.

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