Diablo III - Rise of the necromancer

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a cura di Matteo Bussani

In queste ultime settimane il nuovo personaggio giocabile di Diablo III, il negromante, sta sicuramente facendo parlare di sè. Da pochi giorni abbiamo finalmente avuto accesso al PTR dedicato, in modo da inquadrare definitivamente il nuovo arrivato, quest dopo quest, nella modalità avventura che il gioco offre. Dopo circa 60 livelli, al netto di qualche mancata traduzione e doverosi problemi di bilanciamento, possiamo sicuramente affermare che l’esperienza nel public test realm si è rivelata perfetta per reintrodurci nelle tinte scure di Diablo e farci così riassaporare il gusto dell’incessante battaglia, ondate di nemici alla volta. Il nuovo compagno di avventure ci ha infatti permesso di trovare un pretesto valido per ritornare a calcare le mappe procedurali del gioco e così scoprire se il gioco di Blizzard ha ancora qualcosa di importante da dire nell’anno del ventesimo anniversario dall’uscita del primo capitolo della serie.
Per vivere davvero bisogna anche un po’ morireQuando per la prima volta avevamo potuto osservare alcune abilità del negromante, ci è sembrato chiarissimo come la direzione del gameplay di questo personaggio fosse rivolta verso un sistema in cui uccidere voleva dire tramutare i nemici in una risorsa offensiva da sfruttare sul campo di battaglia. Sebbene in parte questa sensazione sia stata confermata, il negromante, al contrario delle nostre aspettative, si è dimostrato un personaggio decisamente versatile, perchè fin dai primi livelli ha messo in tavola diverse abilità che hanno portato a meccaniche di gioco peculiari, riassumibili in tre differenti macro aree che potremmo chiamare rispettivamente: rigenerativa, offensiva e manipolatrice. Partiamo dal presupposto che l’una non è esclusiva dell’altra, ma che per riuscire a sfruttare a pieno il potenziale del nefilim la cose migliore è definirne fin da subito una primaria e una secondaria. Le abilità che si rifanno alla prima permettono, infatti, al negromante di recuperare risorse, come la vitalità e l’essenza, colpendo il nemico oppure sfruttando i cadaveri presenti sul campo. Tra le primarie troviamo Salasso, tra le maledizioni Messe Vitale e infine voracità tra quelle cadaveriche. Ogni nemico morto, o anche alcuni alleati creati tramite le abilità e potenziati con determinate rune, vi permetteranno di accumulare pile di morti che altre abilità a loro volta trasformeranno. Trovare il giusto ritmo tra combattimento e ricarica è fondamentale perchè basta davvero un attimo per sprecare preziosi punti di una o dell’altra risorsa, eccedendo oltre il limite oppure ripetendo a vuoto l’azione.
Cadaveri, cadaveri dappertuttoI cadaveri poi sono alla base anche della seconda delle tre meccaniche anticipate, ovvero quella offensiva. Accumulare un po’ di cadaveri significa mantenere in gioco una risorsa di danni gratuita o quasi da poter giocare a piacimento. In questo caso, alcune abilità come Esplosione Cadaverica o Lancia Cadaverica ci permettono in un sol colpo oppure a più riprese di mettere a segno ingenti danni sul nemico. Con la prima faremo più danno ma sarà poi impossibile ricorrere alla meccanica rigenerativa prima citata, mentre con la seconda potremo gestire la situazione autonomamente, rimanendo attenti a quante volte utilizzeremo le diverse abilità. Le meccaniche rigenerative ci sono sembrate davvero comode per fare strage di nemici più piccoli, ma contro elite particolarmente coriacei o contro i Boss diventano praticamente inutili. 
In questo caso, tornano comode tutte le meccaniche separate da quelle dei cadaveri, più classiche, oppure quelle appartenenti alla categoria manipolatrice, che ci permette di avere al fianco alleati di diverso genere: una schiera di soldati scheletrici che ci precederanno nell’arrembaggio e faranno da prima linea separatoria tra noi e i nemici (Dominio degli Scheletri) oppure un gigante di carne pronto a farsi esplodere e a rinascere dopo pochi attimi (Golem).
Abilità su abilitàLe abilità passive hanno un’importanza fondamentale e permettono di variare totalmente modo di giocare, potendo potenziare a piacimento il combattimento ravvicinato senza minion oppure resistenza e capacità di recupero. Niente di nuovo per chi ha masticato pane e Diablo III negli anni precedenti, ma comunque fa piacere riscontrare la possibilità di dare una linea coerente alla build del proprio personaggio, esaltandone i punti di forza oppure andandone a limare i difetti. Per farvi degli esempi Vita mortale ci darà il 20% di possibilità di guadagnare un globo di cura per ogni cadavere consumato, Servizio Finale ci dà uno spiraglio di fuga nel momento di crisi andando a sacrificare i minion per ottenere il 10% di vita istantaneamente e infine Solitudine che ci dà 100% in più di armatura ridotta del 10% per servitore attivo.
Il negromante, opportunamente caratterizzato, può quindi essere utilizzato come personaggio a distanza, da mischia con recupero oppure da “toccata e fuga”. Ci siamo divertiti soprattutto quando ci siamo fiondati nel mezzo dell’azione, dato che utilizzando le abilità dei minion e quelle a distanza, l’automatizzazione delle sequenze d’attacco è diventata tale da rendere la partita quasi noiosa. Giocare con i minion ci ha però permesso di alzare il livello di difficoltà più rapidamente nelle fasi iniziali e riuscire a macinare in men che non si dica un numero interessante di livelli.

Il negromante e con lui anche il pack d’espansione che si porta dietro sono sempre più vicini. I passaggi classici che ne anticipano l’uscita li abbiamo oramai conclusi, con il personaggio che da incognita sta diventando sempre di più una certezza. Rigenerazione, cadaveri e minion sono gli aspetti attorno a cui ruotano le diverse meccaniche del negromante, che risulta talmente versatile da poter essere giocato a distanza oppure in mischia, rimanendo sempre estremamente valido.

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