Diablo III

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a cura di Pregianza

Lunedì 14 maggio milioni di persone hanno fatto le ore piccole.  Non c’erano finali calcistiche in notturna, e neppure una rinnovata febbre per i pornazzi televisivi dopo la mezzanotte, il motivo che ha spinto così tanta gente a perdere il sonno era molto più semplice: dopo 12 anni di attesa è finalmente uscito Diablo III.L’uscita è stata abbastanza travagliata, ma le vendite e l’interesse attorno al titolo sono rimasti comunque eccezionali, dunque molti di voi si staranno chiedendo perché su praticamente tutti i siti videoludici non ci siano recensioni anticipate. Oggi ve lo sveliamo.Dovete sapere che, mentre di solito le redazioni ricevono i titoli con un certo anticipo in modo da poterli recensire prima dell’uscita, con i giochi Blizzard non funziona così, e anche noi allegri redattori dobbiamo partire quando partono tutti gli altri. Per questo motivo la recensione di Diablo III si riduce a una sorta di gara contro il tempo, nella quale il poveraccio prescelto deve perdere il sonno per qualche giorno e giocare ininterrottamente in modo da sfornare un articolo il più dettagliato possibile nel minor tempo possibile. La vittim… ehm, il giornalista in questione questa volta sono io, il Pregianza, giocatore pc da tempo immemore, fan di Blizzard da quando ancora si chiamava Sylicon & Synapse, e noto per essere in grado di fare tirate da 40 ore non stop sui videogiochi a costo della sua salute fisica. Quest’ultimo talento in particolare mi torna utile per due cose: distruggere la mia vita sociale e recensire giochi lunghi, quindi mi sono buttato senza pensarci due volte sull’attesissima opera Blizzard. Il gioco l’ho già completato, ma la natura peculiare di Diablo III costringe a provarlo alle difficoltà maggiori prima di poterlo valutare in modo obiettivo, dunque il traguardo finale per il sottoscritto è il raggiungimento della difficoltà Inferno, cosa che potrebbe effettivamente prendermi un bel po’ di tempo. Non è però giusto che voi carissimi lettori restiate a bocca asciutta, perciò (durante una breve pausa nella quale ho messo l’indice destro sotto ghiaccio) vi narrerò le esperienze che ho vissuto finora, così da lisciarvi ben bene il palato prima della recensione vera e propria. Si comincia!

Scontro tra titardiDovendo giocare Diablo III come un missile ripieno di peperoncini atomici, sono partito con le idee ben chiare sulla classe e la build da utilizzare. La scelta è caduta sul monaco, in parte perché in Diablo 2 usavo il paladino e il monaco è una sorta misto tra il prode guerriero e l’assassin di Lord of Destruction, e in parte perché è una classe che se sviluppata in un certo modo può sopravvivere a qualunque minaccia (ha un’invulnerabilità limitata a ricarica breve, e varie abilità difensive che ne aumentano mostruosamente rigenerazione e schivata). Visto che ho l’umorismo di un muflone ubriaco ho pure deciso di chiamarlo Tonk. M’è sembrato azzeccato. Ottenuta la mia bellissima collector edition ho atteso impaziente la mezzanotte sperando con tutto il cuore che il lancio sarebbe avvenuto senza problemi. Ovviamente le speranze sono state vane, perché da che mondo e mondo non c’è verso che un lancio massivo su pc fili liscio come l’olio quando ci sono milioni di utenti che si connettono contemporaneamente. I server Blizzard sono crollati, e i primi giocatori si sono trovati davanti ogni genere di errore durante il login. Il più comune? L’error 37, dovuto alla piena di giocatori che non permetteva ai server di autenticazione di funzionare a dovere. Il casino in Europa è durato un’eternità, mandando a quel paese eventi di apertura, dirette online e chi più ne ha più ne metta. Io ho deciso di affrontare la sfiga con l’atteggiamento del campione: mi sono messo a guardare una puntata di Game of Thrones sul portatile mentre digitavo contemporaneamente la mia password di continuo sul fisso di casa. Dopo circa tremila password digitate, errori vari, e una puntata finita, sono riuscito a entrare all’una e quarantacinque di notte. Le prime impressioni sono state molto positive, principalmente perché nonostante i problemi di login il gioco era totalmente privo di lag e rallentamenti di alcun genere. La fase uno è filata a gran velocità, ma mi ha annoiato terribilmente. La colpa non era del gioco bensì mia, poiché avevo già completato la parte iniziale del primo atto qualcosa come 30 volte durante la beta e ormai la sapevo a memoria. Nonostante il tedio ho potuto però constatare un paio di cosette interessanti: i comodissimi aggeggi che permettevano di vendere e scomporre gli oggetti durante i dungeon sono spariti, le rune dei poteri non sono più a ritrovamento ma si sbloccano automaticamente salendo di livello, e infine i poteri non possono più essere scelti senza distinzione ma sono stati divisi in sottoinsiemi specifici che limitano le build possibili. Rune escluse, i cambiamenti non mi sono piaciuti più di tanto e specialmente mi ha infastidito il ritorno del town portal, che costringe a spezzare l’azione di continuo per svuotare l’inventario.  Le abilità invece non mi hanno deluso, il mio caro Tonk già a metà dell’atto 1 menava peggio di un maestro di Hokuto, grazie ad attacchi speciali spettacolari e mosse estremamente potenti. Anche la suddivisione dei poteri mi è parsa molto ben calcolata, e pensata appositamente per facilitare la scelta ai meno esperti.Verso le 5 del mattino ho iniziato a vederci doppio, e mi sono dovuto fermare a metà dell’atto iniziale. Cinque ore di sonno dopo mi sono riappropriato del computer per arrivare al secondo atto. Non è stato difficile, e infatti entro tarda sera ero già bellamente alla fine del terzo atto, dopo aver preso una “pausa pisolino” da un’ora nel tardo pomeriggio e un paio di soste per nutrirmi e lavarmi.  Il livello di sfida si è infatti rivelato deludente. Ok, io sarò anche un veterano di Diablo, ma dire che il mio monaco se l’è passata bene sarebbe riduttivo. Durante l’intera campagna sono morto una volta sola, contro un boss, e solo perché ho attivato inavvertitamente la chat durante lo scontro, cosa che mi ha impedito di usare i poteri. Il giorno dopo mi sono rimesso in ballo, desideroso di essere uno dei primi al mondo a raggiungere la difficoltà Nightmare e di iniziare a giocare in cooperativa a dovere (avevo affrontato in coop solo un paio di missioni, ma non volendo rischiare di scorciarmi parte della trama ho deciso di posticipare le partite in gruppo per la run in Incubo). La missione mi è riuscita solo in parte perché, una volta completato il gioco nel primo pomeriggio, ho bellamente scoperto che un gruppo di simpatici giocatori coreani era già arrivato a Inferno a tempo record, approfittando dell’anticipo nell’apertura dei server asiatici e della loro abilità di usare cinque mouse contemporaneamente e vedere il futuro (è scientificamente dimostrato che i coreani possono farlo). In Europa invece a quel punto ci erano arrivati in pochini, ma abbastanza da permettermi di riraggiungere la fine del secondo atto in gruppo entro sera. Le impressioni a quel punto sono migliorate nettamente. La difficoltà Nightmare è risultata molto più impegnativa, e le morti si sono fatte più frequenti. Anche in gruppi numerosi visto che la forza dei nemici, il numero degli stessi, e la qualità del loot da essi droppato scalano con il numero di giocatori.Come per gli altri capitoli, la co op è l’anima di Diablo III. Il divertimento si alza esponenzialmente con altri giocatori, Battle Net permette facilmente di ricontattare quelli con cui ci si è trovati particolarmente bene in un comodo menu e la devastazione che si riesce a provocare con le varie combinazioni di abilità è senza pari. Un solo problema, anche in Incubo il gioco mi è parso tutt’altro che difficile. Molto più duro, nessun dubbio a riguardo, ma comunque fattibilissimo senza troppi problemi con una build passabile. In generale ad ogni atto le cose si fanno più ostiche, ma anche il nemico più terribile si può superare farmando qualche livello precedente in gruppo e ottenendo un po’ di equipaggiamento potenziato. Tuttavia, stando ai coreani sopracitati, la situazione in Inferno è ben diversa, e un solo errore può costare la pelle con facilità. Non ci resta che aspettare e vedere.
Il lag uccide, non laggareDurante le mie scorribande in Nightmare ho potuto notare i primi problemucci derivanti dalla natura di gioco perennemente online di Diablo III. Il carico di utenti si è improvvisamente fatto pesante e i server hanno iniziato ad arrancare, cosa che nelle ore di punta ha portato il gioco a laggare brutalmente. Il problema era puramente legato alla linea, perché il motore è leggerissimo e con tutto al minimo può farlo girare persino un tostapane. I ragazzi di Blizzard sono al lavoro per migliorare la situazione, ma costringere a giocare sempre online sarà stata davvero la scelta più giusta? Tornando al motore, solo elogi per l’art direction, assolutamente eccezionale. Il dettaglio grafico non rende giustizia agli artisti incredibili della casa, anche se c’è da dire che graficamente Diablo III riserva qualche sorpresa piacevole che va al di là della leggerezza (e che vi svelerò in sede di review, perché sono un infame). Complessivamente credo di averci messo circa 17 ore a completare il gioco (ammetto di aver perso completamente il conto a un certo punto e di aver girovagato parecchio nei primi atti) ma la durata in Diablo III è molto relativa, a causa della sua stramba natura di loot fest ripetuta ad libitum.

La mia review di Diablo III è prevista per sabato e ho intenzione di arrivare alla difficoltà Inferno prima di allora, così da ottenere una visione completa dell’ultimo titolone sfornato da Blizzard. L’impresa è spompante, ma se avete letto l’articolo vi sarete resi conto che è fattibilissima e, essendo già alla fine dell’atto 2 in Incubo, dovrei riuscire a farcela senza troppi problemi. Aspettate fiduciosi! Riuscirò quasi sicuramente a ricordarmi di mangiare durante quest’ultima tirata, cosa che dovrebbe permettermi di arrivare a fine review vivo e vegeto! In caso contrario sulla lapide voglio che scriviate “morto combattendo contro Diablo”, perchè obiettivamente fa un sacco figo.

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