I giochi del passato, si sa, mantengono sempre un loro fascino.
Allora quale momento migliore di un mese di relativa “calma” videoludica per giocare o rigiocare a un vecchio classico, magari un titolo che ha fatto scuola tra i videogiochi del suo tempo o che semplicemente ha creato una schiera di epigoni? E se c’è una saga che incute timore reverenziale tra le altre software house è proprio quella di Diablo.
Rilasciato a dicembre 1996, l’originale
Diablo si è pesantemente imposto alle attenzioni di critica e pubblico grazie al suo approccio semplificato ed essenziale al gioco di ruolo, con un’attenzione maggiore al combattimento e al puro massacro di legioni di demoni infernali, il tutto condito da un’ambientazione
fantasy con un cupo richiamo gotico. La miscela sapientemente creata da
Blizzard registrò un successo clamoroso, e la
softco americana di Irvine si mise al lavoro per ripetersi con un seguito. A fronte di una filosofia di gioco prevedibilmente immutata,
Diablo II apportò diversi miglioramenti alla formula quali una grafica aggiornata, nuove classi, un’interfaccia rivista e un rinnovato comparto
multiplayer, oltre a una nuova avvincente campagna, demolendo la nutrita concorrenza; vendute più di undici milioni di copie, si è imposto come il Re degli hack’n’slash per oltre un decennio, almeno fino all’arrivo sui nostri computer questo maggio del nuovo episodio della saga,
Diablo III, che ha fatto riaprire il dibattito.
Nonostante i numeri da capogiro che quest’ultimo sta facendo registrare dal giorno della release, riteniamo che valga la pena di provare i primi episodi della serie. In particolare abbiamo deciso di dedicare questo speciale al secondo Diablo, ancora oggi giocato in tutto il mondo, a nostro parere uno dei titoli più completi e riusciti nel suo genere, e non a caso definito da molti Gioco dell’Anno 2000.
A volte ritornano
Come già accennato, il cuore di Diablo II rimane fondamentalmente lo stesso del primo: furiosi combattimenti contro orde di nemici con classica visuale isometrica dall’alto, livelli da conseguire, punti ed abilità da distribuire e loot da ricercare per ottenere pezzi di equipaggiamento epici, il tutto per rendere sempre più forte e competitivo il nostro personaggio.
Alla creazione abbiamo a disposizione cinque classi, il barbaro, l’amazzone, l’incantatrice, il paladino e il negromante, più altre due aggiunte dall’Expansion Set, il druido e l’assassina. Scelto il nostro eroe, il gioco ci condurrà attraverso quattro lunghi atti allo scopo di sconfiggere Diablo, signore del terrore, e fermare il suo piano di liberare i fratelli Mephisto e Baal per trasformare la terra in un regno infernale. La trama non è estremamente originale ma è narrata in modo incredibilmente evocativo, con un’atmosfera unica e la maestria tipica di Blizzard per i filmati in CG, straordinari per un gioco vecchio più di un decennio.
Se la trama invoglia a proseguire, sono le assuefacenti meccaniche di gioco a incollare del tutto il giocatore allo schermo. Quella di Diablo è un’alchimia che funziona maledettamente bene, e ogni notte spinge a fare le ore piccole davanti al PC per ottenere quella determinata arma o armatura oppure per expare fino a raggiungere un nuovo livello.
Guardando con occhio attento, ci si accorge poi di come le differenze con il nuovo capitolo della serie siano poco più che marginali: ad esclusione della connessione costante a Internet richiesta (il criticato “always on”) e la connessa casa d’aste, di qualche cambiamento nelle classi e dell’ovvio rinnovamento del comparto grafico, il gameplay di Diablo III resta invariato rispetto ai suoi illustri predecessori, mostrando come le fondamenta dell’hack’n’slash fossero già state incise nella pietra da Blizzard quasi quindici anni fa.
Anche in Diablo II, infatti, completati gli atti a modalità Normale si ricomincia la campagna a difficoltà Incubo, molto più impegnativa ed appagante: i mostri hanno più vita e fanno più male, per non parlare dei boss finali, contro i quali si finisce per consumare il mouse a forza di clic. Se riusciremo a finire il gioco a questa difficoltà ci aspetta la modalità Inferno, un vero delirio di morti (e imprecazioni) continue, adatta solo ai giocatori più abili. Ovviamente con l’aumentare della difficoltà migliora anche la qualità dei loot, permettendoci di raccogliere oggetti d’élite sempre più potenti.
Per coloro a cui piacciono le emozioni forti gli sviluppatori hanno inoltre pensato alla modalità Hardcore: quando un personaggio hardcore cade in battaglia egli muore permanentemente senza possibilità di rinascita, costringendoci a crearne un altro. Solo Blizzard sa quanti personaggi in questi anni sono andati a ingrossare le fila del cimitero degli eroi caduti con valore…
Nemmeno la morte potrà salvarti da me
Tecnicamente, è inevitabile che nel 2012 Diablo II appaia ormai datato. Il tempo non è stato gentiluomo, ma al contrario di altri titoli del suo periodo questo gioco mantiene ancora un grande carisma grazie al suo design, allo stile grafico e alle architetture ricche di fascino.
Nelle nostre avventure tra castelli lugubri e inestricabili dungeon, il personaggio rischiara con la sua luce le immediate vicinanze mentre tutto il mondo intorno a lui è avvolto nell’oscurità, fisica e metaforica, gettandoci in una perenne sensazione di inquietudine. Attorno a noi scorre una terra brutale chiusa nella sua dannazione, tra oscure cattedrali gotiche e corrotti santuari pagani.
Siamo lontani dai toni a tratti quasi cartooneschi della grafica di Diablo III: qui tutto sa di polvere, sangue e morte. Anche il mondo di Sanctuary è tratteggiato magistralmente, dalla splendente Luth Golein situata tra le dune del deserto alla decadente città di Kurast nella giungla orientale.
Se da un punto di vista meramente grafico il gioco è superato, lo stesso non si può dire della risoluzione: il programma originario permette di eseguire Diablo II solo a 640×400 o 800×600, ma grazie alla patch HD, facilmente scaricabile da Internet, è possibile farlo girare a risoluzioni molto più elevate, restituendo tutto un altro impatto.
Pure il doppiaggio italiano è di ottima fattura, grazie a una recitazione azzeccata e carismatica di PNG principali e secondari (come dimenticare la voce del saggio Deckard Cain?).
La distruzione attende
Uscito nel 2001,
Lord of Destruction estende ulteriormente l’offerta del gioco base proponendo, oltre alle due classi sopracitate, un atto inedito, centinaia di nuovi oggetti e poteri, un inventario ampliato e un miglioramento dell’interfaccia di gestione dei compagni in battaglia (che ora expano insieme a noi). Ambientato al termine della campagna originale, il quinto atto ci vedrà nelle gelide terre del Nord intenti a combattere Baal, signore della distruzione, che minaccia nuovamente il mondo mortale.
La longevità di Diablo II + Expansion Set si attesta su una ventina di ore necessarie solo a finire i cinque atti alla prima difficoltà, le quali però sono destinate a diventare molte di più con i playthrough a Incubo e Inferno. Impossibile infine non concludere con una menzione speciale al comparto multigiocatore del titolo, gestito dalla rete Battle.net e fulcro del PVP negli anni passati per migliaia di giocatori. Questo sistema, tenendo aggiornato il gioco alla versione più recente, consente tuttora di giocare alla campagna in cooperativa insieme ad altri amici, così come di organizzare sfide e tornei competitivi online con altri utenti; al massimo 8 giocatori possono partecipare alla stessa partita, collaborando o invece duellando tra loro. Blizzard ha supportato il titolo per anni sfornando molte patch, l’ultima delle quali addirittura nel 2010. Grazie alle attenzioni riposte, il PVP può rivelarsi ancora oggi una fonte di divertimento.
E contando che per ora in Diablo III il PVP nelle arene è stato rimandato a data da destinarsi, che cosa aspettate a reinstallare questo gioco?
Quella di Diablo è una saga semplicemente storica nel panorama dei giochi per PC, la quintessenza del genere hack’n’slash secondo Blizzard; mentre il neouscito Diablo III miete nuovi record di vendite, il secondo episodio della saga merita ancora ampiamente di essere rispolverato, in virtù di un’atmosfera e una longevità impareggiabili. A una grafica ormai antiquata Diablo II risponde con un comparto multiplayer degno di nota e una campagna principale di altissima qualità, anche grazie all’espansione Lord of Destruction, costituendosi come un vero classico senza tempo.
Nel caso in cui attraversiate un periodo di noia dunque non esitate a riprendere in mano questo capolavoro: nemmeno dodici anni di distanza potranno salvarvi da Diablo II.