Death of THQ

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a cura di Pregianza

Dopo una lenta agonia, paragonabile a quella di un malato terminale su cui si tenta ogni possibile e disperata terapia sperimentale, THQ è morta.  
L’arrivo di Jason Rubin, personalità nota e molto amata nel mondo videoludico, per un momento aveva riacceso la speranza dei giocatori. Più di una persona ha realmente creduto che Rubin avesse le capacità necessarie a tirare la compagnia fuori dall’abisso in cui si era infilata, o perlomeno a permetterle di tornare sull’orlo, tuttavia i meglio informati già sapevano che il suo arrivo sarebbe servito solo ad allungare la caduta.   
Chiaramente la colpa di tutto questo non è del buon Rubin, ma di una sequela di scelte errate fatte in passato, scelte che hanno affossato un’azienda dal grande potenziale, per poi ucciderla senza pietà proprio nel momento in cui sembrava avere più spinta creativa. 
Di errori a livello gestionale ce ne sono stati molti, ma sono due gli enormi abbagli che hanno segnato più di ogni altro il destino di THQ: Udraw e Homefront.
Gli investimenti buttati sul primo titolo sono stati in particolare ridicoli: una serie di spese folli per conquistare una fetta di mercato che da tempo non apparteneva alla casa, con un prodotto che poco o nulla aveva di realmente rivoluzionario per poterla ottenere, e tutte dovute a un reparto marketing apparentemente originario di Venere o proveniente da qualche lontano sistema solare. Non che Homefront sia andato molto meglio, trattandosi di un progetto nel quale il vil denaro bruciato ha superato nettamente vendite e valutazione del pubblico. 
Tali incredibili sviste sono derivate tutte dalla convizione della compagnia di poter sfornare titoli incredibili da milioni di copie vendute, da una megalomania di proporzioni cosmiche, giustificata solo in minima parte da alcuni ottimi prodotti sfornati da case ricche di talento. La cosa più triste? Nell’ultimo periodo i vaneggiamenti sembravano poter quasi divenire realtà, grazie a software house acclamate dalla critica come Vigil, alla sempre solidissima Relic, alla seconda giovinezza (almeno apparente) di Obsidian, e a marchi in rapida crescita come Saints Row e Metro. Invece è andato tutto in fumo, concludendosi con la bancarotta e una svendita all’asta dei pezzi di THQ
Molti saranno felici di sapere che gran parte dei pezzi del colosso caduto sono sopravvissuti, ora in mano ad aziende più stabili che possono garantire ai vari progetti un futuro, ma non è il caso di stare troppo allegri, sia perché comunque la bancarotta è costata il posto di lavoro a centinaia di persone, sia perché alcuni promettenti sviluppatori non sono stati riassegnati. Ecco come è andato il fattaccio.
Sega e Relic
Relic era forse la casa più desiderata di THQ. Costantemente in grado di sfornare titoli eccellenti, ha sempre generato un certo hype tra i giocatori di bocca buona. SEGA è riuscita ad accaparrarsi questa gallina dalle uova d’oro con un’offerta da 26,6 milioni di dollari (di poco superiore a quella di Zenimax da 26,3). Cosa significa per questi sviluppatori? Beh, per ora la quasi certezza di vedere Company of Heroes 2, il che è già una grande notizia, ma non quella di veder riapparire altri titoli legati all’universo di Warhammer con il marchio della software house. Questo perché SEGA non ha ancora potuto confermare l’acquisizione totale della proprietà di Games Workshop, e Games Workshop stessa non ha intenzione di commentare lo status attuale dell’IP. I rapporti tra SEGA e GW sono però piuttosto amichevoli, anche in virtù di accordi presi con Creative Assembly, quindi è plausibile che Relic resterà nel giro degli strategici da tavolo. Sempre che, dopo tutti i titoli dedicati a Warhammer creati, desideri ancora farlo…
Il boss di SEGA ha inoltre affermato che l’organizzazione interna di Relic non verrà toccata e che l’acquisizione è dovuta alla volontà della casa nipponica di allargarsi nel mercato PC, quindi al team di sviluppo le cose sembrano poter andare per il meglio. 
L’acquisizione di Relic dovrebbe comportare anche quella di un’altra licenza importante, quella di Homeworld, ma per ora il destino di questo grande nome della strategia è totalmente ignoto. Difficile dire se l’IP sia ancora in mano a Relic, se è previsto qualcosa di legato ad essa, o se andrà perduta per sempre col crollo di THQ. Per ora purtroppo non si hanno nuove sicure, a parte il fatto che alcuni grossi fan del brand hanno tentato di entrare in contatto con THQ per salvarlo. 
Ubisoft e il ritorno di Désilets?
Ubisoft è un’altra azienda che ha ottenuto molto dall’asta, appropriandosi innanzitutto degli sviluppatori di THQ Montreal. Lo studio ha preso bene, anzi, benissimo il trasferimento, e Ubisoft si è detta eccitata all’idea di poter lavorare con la new entry, che peraltro contiene Patrice Désilets, creatore di Assassin’s Creed fuggito dal gigante francese proprio per approdare a THQ Montreal. 
I due progetti su cui lo studio stava lavorando, 1666 e Underdog, dovrebbero quindi essere ancora in sviluppo. Di loro non si sa praticamente nulla, ma considerando la fame di Ubisoft per ip di alto livello, potrebbero risultare assets estremamente significativi. 
Forse la persona sul cui futuro si sa meno è lo stesso Désilets, sul quale Ubisoft non ha voluto ancora sbilanciarsi.
L’altro acquisto fatto dalla casa è uno dei titoli più attesi dai fan del politicamente scorretto e dei gdr, ovvero South Park: the Stick of Truth. Il gioco rimane in agenda per il 2013, con Obsidian contenta di poter contare su un nuovo publisher senza sbalzi eccessivi rispetto al piano iniziale, e impegnata a chiudere il progetto al meglio.
Koch Media, Saints Row e Metro
Anche Koch Media fa parte della lista di grandi acquirenti dell’asta, uscita dalla vendita con Metro: Last Light e Volition sottobraccio. Il passaggio sembra esser stato del tutto indolore, con Volition ancora impegnatissima nello sviluppo di un nuovo Saints Row, e il lavoro dei 4Agames sempre previsto per la primavera di quest’anno. Meno fortunato il brand Red Faction, che dopo gli ultimi grossi flop resta nell’oblio e potrebbe non rivedere mai più la luce. Abbiamo fatto qualche domanda a Umberto Bettini, Country Manager di Koch Media e posteremo le sue risposte al più presto. L’azienda ha comunque messo le mani su due brand già piuttosto affermati, e potrebbe aver fatto una gran mossa sul lungo termine.  
Crytek e Homefront
Contro ogni aspettativa, la licenza di Homefront (che molti si aspettavano sarebbe affondata con la nave per ovvie ragioni), è stata comprata. A farlo è stato proprio Crytek, lo studio che sta lavorando al seguito del gioco. La motivazione? Cevat Yerli, CEO della software house, crede fermamente che l’ip abbia del potenziale e probabilmente ha ottime ragioni per ritenere il titolo in sviluppo un prodotto ben più valido del predecessore. Non resta che attendere.
Take Two, wrestling e tartarughe
Take Two ha pagato ben 10,8 milioni di dollari per Turtle Rock Studios e la loro nuova IP, un misterioso shooter chiamato Evolve. Le informazioni sono nulle a riguardo, ma la casa deve averci visto del potenziale, perché non ha speso certo bruscolini. I Turtle Rock peraltro hanno un passato abbastanza illustre, grazie al loro lavoro con Valve, quindi non sorprende più di tanto che il loro progetto sia stato recuperato. 
Take Two dovrebbe anche aver acquisito da THQ la licenza WWE, ma la transizione in questo caso non è una certezza. Dietro alla licenza WWE ci sono debiti non coperti e più di qualche problema logistico, quindi l’acquisizione non ha ancora avuto conferma. Nel peggiore dei casi il marchio dovrebbe ritornare nelle mani dei legittimi proprietari, per esser poi ceduto ad altri sviluppatori. Niente morte del wrestling videoludico, insomma, ma Yuke’s potrebbe essere fuori dai giochi una volta per tutte.
Un’ora di silenzio e lacrime per Vigil, please
Il risultato più brutale dell’asta riguarda, tristemente, uno dei team di sviluppo più talentuosi di THQ. Parliamo di Vigil Games, creatori della serie Darksiders e al lavoro sul misterioso progetto Crawler. Nessuno ha voluto acquisire l’ip o la software house, il cui destino ora è quasi certamente segnato. Rubin stesso è stato il primo a stupirsi per il mancato acquisto: stando a lui il progetto Crawler era un lavoro incredibile ed estremamente unico, capace di lasciare a bocca aperta chiunque avesse avuto modo di visionarlo. 
Le ragioni per la mancata vendita sono, ad ogni modo, piuttosto ovvie. Il prezzo di partenza per l’asta è stato probabilmente piazzato fin troppo in alto, e tutto per un’IP che commercialmente non ha certo sfondato, nonostante l’elevata qualità. Per quanto ci siano stati grossi investimenti su nuovi progetti, le grandi case non hanno voluto rischiare di spendere milioni di dollari in titoli poco sicuri a livello di vendite. Pessima situazione, perché è veramente improbabile che qualcuno si faccia avanti per assorbire Vigil ora, e gli unici movimenti che si sono visti riguardano un paio di Tweet dei Platinum Games e di Sony Santa Monica. Attenzione però, l’interesse in questo caso riguarda solo l’IP di Darksiders, non un assorbimento eventuale dei Vigil, quindi lo studio è praticamente un morto vivente fino alla miracolosa comparsa di un investitore reale.
A intristire ulteriormente la situazione ci ha pensato infine Haydn Dalton, game designer della software house, che già sperava di poter sviluppare un Darksiders III con una cooperativa a quattro giocatori, uno per ogni cavaliere dell’apocalisse.
Non resta che sperare fino all’ultimo secondo in qualche mossa improvvisa e inaspettata.

Così si chiude la storia di THQ, con uno smembramento impietoso di una società che, con una gestione più sensata, avrebbe forse potuto far parte delle grandi. Tanti i marchi rimasti in vita, fin troppi quelli a rischio di morte. Questo disastro chiude un periodo non roseo per l’industria, e potrebbe aver segnato la fine di uno tra i più promettenti studi in circolazione. Speriamo che questo tremendo crollo sia d’esempio a tutti i responsabili dell’industria videoludica.

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