In questi ultimi anni c’è stato un vero e proprio boom degli eSports, specialmente in paesi come la Corea, gli Stati Uniti e l’Europa del nord. In queste zone del mondo “giocare” ad un videogioco a livello professionistico è considerato un vero e proprio lavoro, infatti ci sono centinaia e centinaia di ragazzi che riescono a vivere giocando al loro videogame preferito (bella vita eh, anche se meno idilliaca di quanto molti credano). Ma andiamo a vedere com’è nata questa professione.
Un po’ di storia
Nel lontano 1981 Atari organizzò negli USA un evento chiamato Space Invaders Championship, che attirò oltre 10.000 partecipanti. Questo si può considerare come il primo torneo ufficiale di eSport della storia.
Dopo il campionato organizzato da Atari, Walter Day fondò l’organizzazione Twin Galaxies con l’obiettivo di promuovere i videogiochi e di riuscire a raggiungere punteggi così alti da essere inclusi nella pubblicazione del libro dei Guinness. Grazie alla crescente fama dei videogames anche le reti televisive e le maggiori testate giornalistiche, come Time e Life, iniziarono a pubblicare e a trasmettere notizie sui giocatori di electronic sports e sui tornei. In questo periodo il più famoso personaggio del mondo videoludico è stato Billy Mitchell, detentore del record mondiale per il più alto punteggio su ben sei giochi, tra cui Pac-Man e Donkey Kong.
Negli anni ‘90 molti giochi hanno beneficiato della crescita della connettività internet, specialmente quelli per pc. Per esempio Netrek è stato il primo videogame online a gestire fino a 16 persone suddivise in team e collegate allo stesso server. Qualche anno dopo, la rivista Wired Magazine lo definì come “il primo online sports game”. Durante questa decade furono organizzati anche grandi eventi di electronic sports, come il Nintendo World Championship e il Nintendo PowerFest ‘94. Questi tornei fecero tappa nelle più grandi città d’America e migliaia di persone parteciparono alle selezioni, ma solo 130 arrivarono a giocare la finale in quel di San Diego, California.
Nel ventunesimo secolo gli eSports hanno goduto di una crescita fenomenale, sia per quanto riguarda i premi in palio, sia per la mole di spettatori. Infatti si è passati dai 10 tornei nel 2000 agli oltre 260 organizzati nel 2010. Molti dei maggiori campionati che tuttora esistono sono nati proprio in questo periodo, come il World Cyber Games, l’Intel Extreme Masters e la Major League Gaming. La rete televisiva che ha sfruttato al meglio la crescente voglia di electronic sports dei propri spettatori è stata quella sud-coreana. Qui infatti sono stati creati dei canali dedicati interamente alle competizioni videoludiche, Ongamenet e MBCGame, nei quali si potevano seguire i campionati di giochi come Starcraft e Warcraft III. Nel resto del mondo la copertura televisiva sugli eSports è stata quasi nulla, se non per qualche isolato canale che trasmetteva alcune partite per brevi periodi di tempo. Erano più un riempitivo che non un vero e proprio programma.
A che punto siamo ora?
Fino a qualche anno fa era impensabile riuscire a vivere e a guadagnare tramite i videogiochi, il tutto era vissuto più come una grande passione che non un lavoro, ma grazie alla nascita di campionati e tornei che mettono grandi somme di denaro in palio anche il modo di vedere il videogioco è cambiato. Ora ci sono aziende create apposta per trovare giovani talentuosi in grado di vincere questi ricchi premi e trasformarli in giocatori professionisti detti “Progamer”, come ad esempio Fnatic, Evil Geniuses, Dignitas, etc. Tutte queste società offrono un “lavoro” a chi dimostra di essere davvero forte in un determinato gioco. Lo stipendio arriva anche grazie agli svariati sponsor, di solito aziende produttrici di hardware o software per il gaming, che pagano per avere il loro marchio sulla maglietta del giocatore o durante lo streaming.
Proprio lo streaming è diventato l’unico modo, nonché il migliore, per vedere in diretta le partite di un campionato di eSport o il proprio “Pro” preferito, infatti, sono nati svariati siti ma quelli di maggior successo sono Twitch, Azubu ed MLG.tv.
Negli ultimi anni le case di produzione guardano agli electronic sports con un occhio di riguardo, tanto da modificare un gioco per farlo diventare il più competitivo possibile in modo da spingere la nascita di tornei ufficiali. Negli anni ‘90 i giochi che più si sposavano al concetto di eSport erano i picchiaduro o gli sparatutto in prima persona, ma dal 2000 in poi gli RTS (real-time strategy) come Starcraft hanno preso il sopravvento. Nel 2010 i primi Multiplayer Online Battle Arena, meglio conosciuti come MOBA, riscuotono un grande successo e diventano i giochi perfetti per i tornei e i campionati di tutto il mondo. Al momento esistono svariati tornei di diverso genere, ma i più seguiti sono quelli che si basano su giochi come League of Legends, Dota 2, Call of Duty e Starcraft II.
Per tornare alla domanda principale, cosa sono gli eSports? ESports è un termine che indica il giocare videogiochi a livello competitivo organizzato. Insomma tutto quello che vi abbiamo raccontato in questo articolo può rientrare nella definizione, dai primi tornei degli anni ‘80/90 fino ai campionati dei giorni nostri. Possiamo dire che gli sport elettronici sono nati con i videogiochi e li seguono di pari passo, ciò che è cambiato magari è la mentalità con cui si guarda ai videogame.
In Italia purtroppo gli eSports non sono considerati così importanti come lo sono negli stati americani o nel resto d’Europa, ma spero che presto, anche qui da noi, essere un Progamer si potrà definire come una vera professione, perchè ci sono tanti ragazzi talentuosi che meritano di essere supportati a dovere.