Best Indie

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Attenzione: Gli Spaziogames Awards e in particolare il GOTY 2016 rispecchiano le preferenze dell’intera redazione e non sono pertanto la scelta di una singola persona. In questi speciali troverete i nominati e i vincitori di ogni categoria, con questi ultimi che diventeranno automaticamente i papabili per l’elezione collegiale del nostro “Gioco dell’anno” .
Di titoli indipendenti degni di nota, quest’anno ne abbiamo avuti parecchi. Non è stato facile fare una cernita tra gli indie di qualità, e alcuni, che altrimenti sarebbero rimasti fuori da questa lista di candidati, si sono spostati nella categoria del best storytelling per via della forte componente narrativa e dei messaggi che veicolavano. Ci è sembrato più adeguato operare in questo modo. La scelta del vincitore è stata piuttosto combattuta, e fino all’ultimo siamo stati molto titubanti. Scopriamo insieme quali sono le nomination e a chi va lo Spaziogames Award della categoria Best Indie!

NOMINATION
InsideInside è un prodotto di assoluta qualità, che è riuscito ad accompagnarci lungo un incredibile viaggio, disturbante e opprimente, in cui ad essere l’assoluto protagonista è il linguaggio visivo di prim’ordine utilizzato da Playdead per raccontare una storia molto particolare. Il gioco si sviluppa in modi assai diversi rispetto ai classici canoni a cui siamo ormai abituati, pur rivelandosi convincente in molteplici aspetti. Inside è infatti l’ennesima conferma di come sia possibile creare qualcosa di davvero “diverso” dal solito anche con idee semplici e vincenti, usando una tecnica narrativa dove i sottotesti e le tematiche di gran rilievo abbondano.
The Witness
The Witness è un titolo meraviglioso, da vedere e da giocare: coraggiosissimo nelle sue scelte, geniale nei suoi puzzle e artisticamente splendido, con il suo misto di monumenti magnifici, luoghi inquietanti e colori incredibilmente vivaci. È un agglomerato di idee brillanti che merita di essere giocato fino in fondo senza aiuti, The Witness è semplicemente uno dei puzzle migliori e meglio costruiti a cui potrete mai giocare. È un insieme di enigmi geniali, intuitività ed esplorazione che si fonde alla perfezione in un progetto che pochi sono riusciti a portare a termine senza suggerimenti, ma ha saputo regalare enormi soddisfazioni anche a chi è rimasto sopraffatto dalla sua notevole difficoltà. In parole povere, Blow ha fatto un altro centro perfetto.
Hyper Light Drifter è ipercinetico, perché i giocatori lenti e statici sono i bersagli più semplici; è esigente, perché richiede tempismo, determinazione, studio dei pattern di attacco dei mob, anche quelli comuni; è oscuro, a tratti imperscrutabile, rendendo la sua la narrativa ancora più affascinante. Chi non è rimasto spaventato ad essere abbandonato in un mondo privo di indicazioni, di dialoghi, di indizi utili su come proseguire, ha trovato un titolo evocativo, misterioso e affascinante. L’opera nata dal genio di Alex Preston rappresenta uno degli indie più belli delle recente storia videoludica.
Furi ha un combat system non troppo complesso, che non necessita di lunghe combo, armi intercambiabili ed evoluzioni complicate, ma per padroneggiarlo alla perfezione bisogna sapersi adeguare ai diversi boss e accettare di morire molte volte senza lasciarsi prendere dallo sconforto. Sebbene la scelta di costruire un gioco tutto attorno alle boss fight poteva far venire dei grossi dubbi, va detto che Furi è riuscito a vincere con disinvoltura la sua scommessa. Il buon comparto artistico, unito alla buona difficoltà e diverse ottime intuizioni hanno fatto di Furi uno degli action indipendenti più interessanti dell’anno.
Pony Island non è un gioco sui pony.
Lo era prima che il Maligno ne cambiasse i connotati, alterando il codice sorgente di quello era un vecchio cabinato di un platform semplice e colorato. Nell’esatto istante in cui provavate a premere start cambiava tutto per sempre, e dovevate trovare soluzioni sempre più bizzarre per interrompere l’opera del Demonio, infiltratosi subdolamente nel tessuto informatico di un gioco dall’apparenza innocente. I tre atti di Pony Island sono stati una sorpresa continua, pieni di trovate geniali e di momenti unici dedicati al “metavideogioco”.
AND THE WINNER IS…
Ve lo diciamo nel video o clicca qui.
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