Quello dei supereroi che sono riusciti a staccarsi dalle pagine dei comic book per entrare nel mondo digitale, è senza dubbio un panorama ormai saturo e variegatissimo. Basti pensare a personaggi del calibro di Superman, Hulk, gli X-men, Spider-Man, ma anche a nomi meno noti come Spawn o Aquaman, tutti personaggi legati a universi talmente ricchi e affascinanti da meritare di essere rappresentati al cinema, in TV e anche nell’industria a noi più cara, quella dei videogiochi. In un mondo che però ci aveva abituati ad avere il più delle volte tie-in mediocri o adattamenti poco fedeli, solo l’arrivo dell’Uomo Pipistrello ha potuto cambiare le cose e, senza girarci troppo attorno, il merito di tutto questo va soprattutto a Rocksteady, la software house che in questa generazione ha sfornato due capolavori chiamati Arkham Asylum e Arkham City. Con l’arrivo di questi ultimi titoli, tutte le altre creazioni videoludiche incentrate sul Cavaliere Oscuro sono passate in secondo piano, ma questo non vuol dire che non siano degne di nota. Passando in rassegna le diverse produzioni degli ultimi anni, ci accorgiamo infatti che di avventure ambientate a Gotham ce n’è per tutti i gusti, e un singolo prodotto non può certamente sintetizzare un’opera immensa come quella in esame, composta da oltre settant’anni di fumetti, serie TV e pellicole cinematografiche. Facendo un piccolo passo indietro cerchiamo quindi di capire cosa hanno rappresentato i titoli di Batman in questa generazione, analizzando i meriti e le colpe di ciascuna produzione incentrata sul Cavaliere Oscuro.
Il primo passo verso il successoNonostante si collochi oltre i limiti di questa generazione, nel lontano 2005, Batman Begins di Electronic Arts è stato in realtà un passo fondamentale per la creazione del supereroe videoludico che conosciamo oggi. Essendo un adattamento, la trama del gioco seguiva passo-passo quella dell’omonimo film, con tanto di cutscene tratte dalla stupenda pellicola di Christopher Nolan, ma il gameplay presentava nuovi elementi piuttosto interessanti, che sarebbero stati approfonditi da lì a poco. A riguardarlo oggi, infatti, il gioco sembra quasi una versione estremamente grezza e abbozzata di Arkham Asylum. Le sottili somiglianze riguardano soprattutto l’aspetto stealth del gioco: in Batman Begins era infatti possibile spaventare i nemici, coglierli di sorpresa e usare l’ambiente circostante per spaventarli, facendo della suggestione l’arma più potente che il giocatore potesse possedere. Anche i combattimenti corpo a corpo ricordano vagamente il lavoro di Rocksteady, con la possibilità di schivare, intercettare i colpi dei nemici oppure planare su loro dall’alto per iniziare la battaglia in vantaggio. Sulla scia del film, il gioco ci permetteva di vestire i panni di Bruce Wayne nel delicato passaggio da semplice uomo a simbolo, ma nonostante le buone idee di base e un’atmosfera dark quanto basta, a causa dell’eccessiva linearità, della breve durata e della ridicola IA nemica, il titolo di Electronic Arts non riuscì a scrollarsi di dosso la celebre maledizione dei tie-in. Senza dubbio è stato un piccolo passo nella giusta direzione, ma le possibilità del personaggio erano ancora tutte da esplorare.
Lego Batman, divertimento alternativoIn salsa Lego abbiamo potuto apprezzare la saga di Star Wars, quella di Harry Potter o la più recente dei Pirati dei Caraibi, tutte ugualmente caratterizzate da tratti comici e da un gameplay forse fin troppo collaudato. Lego Batman nel 2008 non è stato da meno. Grazie a una stragrande presenza di nemici e amici, tutti coloratissimi e invischiati in simpatici siparietti, abbiamo avuto modo di vivere una originale e semplice avventura in quel di Gotham City. I colori e il design utilizzati per la città ricordavano vagamente le atmosfere dei film di Joel Schumacher Batman Forever e Batman & Robin, anche se fortunatamente c’è da sottolineare che la produzione Lego non ha avuto sul mito videoludico di Batman lo stesso effetto devastante che quelle due pellicole ebbero sulla controparte cinematografica. Più tardi la formula del primo Lego Batman è stata ampliata e migliorata con l’avvento del più recente Lego Batman 2: DC Super Heroes, titolo che con l’introduzione del free-roaming, del doppiaggio e di tantissimi nuovi personaggi tratti dalle pagine DC Comics, è riuscito a rivelarsi un erede più che degno dell’originale.
L’ascesa del pipistrello: Arkham AsylumCon Batman: Arkham Asylum il Cavaliere Oscuro è andato ben oltre la competizione con i colleghi supereroi, diventando uno dei pesi massimi del genere action videoludico. Come ha ammesso lo stesso team di sviluppo, anche la mancanza di aspettative ha aiutato a sorprendere i videogiocatori: quasi nessuno si aspettava un prodotto su licenza di tale livello ma, una volta provato il titolo, era quasi impossibile non innamorarsene. Oltre al gameplay, la grafica, il comparto sonoro e quant’altro sia già stato decantato nelle recensioni, quello che stupisce, e che forse si da troppo spesso per scontato, è come viene dipinto lo stesso Cavaliere Oscuro all’interno del gioco. Arkham Asylum rendeva finalmente possibile una totale immersione nella psiche del protagonista, con scene e decisioni in grado di mettere in risalto le sue debolezze e i suoi punti di forza. E’ come aveva dichiarato Sefton Hill, game director del progetto: “avere un personaggio incredibilmente potente, ma allo stesso tempo estremamente vulnerabile, è una delle meccaniche che funzionano di più in un gioco. E’ la chiave per capire chi è Batman”. Per tradurre intuizioni del genere all’interno di un gioco non bastano buoni programmatori oppure ottimi game designer. Servono fan, appassionati che dopo aver macinato fumetti su fumetti siano in grado di contribuire in modo creativo, ovvero il tipo di persone presenti nel team messo in piedi da Rocksteady. Per la prima volta, Arkham Asylum ha poi offerto una ricca componente investigativa, altro aspetto predominante nella figura dell’Uomo Pipistrello, che comunque non intralcia mai il divertimento adrenalinico delle fasi di brawling. Il gioco aveva impostato un nuovo standard con cui tutti i successivi titoli su licenza avrebbero dovuto confrontarsi…almeno fino all’arrivo di un colosso ancora più grande.
Il Cavaliere Oscuro, now in technicolor!Nel 2010 è stato il turno di Batman: The Brave and The Bold, titolo basato sull’omonima serie animata e caratterizzato dagli stessi colori sgargianti e tratti umoristici. Ogni livello di questo platform bidimensionale a scorrimento laterale presenta un episodio in cui Batman si unisce a uno di svariati superamici (Plastic Man, Aquaman, Freccia Verde ecc.) per combattere il villain di turno. Quello di The Brave and The Bold è un mondo bizzarro, del tutto differente rispetto a quello di Arkham Asylum o Batman Begins: qui il Cavaliere Oscuro potrebbe benissimo fare a pugni con un dinosauro, perdere e venire inghiottito. Ma vedere la creatura che sputa fuori il mantello dell’eroe, completamente intatto, sarebbe ancora estremamente esilarante. Il target del gioco è quindi diverso da quello delle produzioni che abbiamo discusso finora, l’innocenza e la semplicità che lo caratterizzano sono indirizzate a un pubblico più giovane, ma anche ai nostalgici di vecchie glorie come la serie TV con Adam West degli anni ’60, show con cui il gioco condivide sicuramente alcune scelte di design e l’assurdità di molte situazioni. Benché i disegni e lo stile generale del gioco siano grossomodo impeccabili, purtroppo non è possibile trascurarne i difetti: Batman: The Brave and The Bold è troppo breve, troppo facile e leggermente ripetitivo. In fin dei conti, il gioco si ritaglia comunque una posizione dignitosa nella schiera dei titoli sul cavaliere oscuro: una chicca per gli appassionati, l’ennesimo platform mediocre per tutti gli altri.
Il punto d’arrivo: Arkham CityCon Batman: Arkham City tutto quello che avevamo visto in Arkham Asylum viene ingrandito, esagerato e sorprendentemente migliorato. La stessa formula di gameplay utilizzata dal predecessore qui si riadatta perfettamente, nonostante questa volta il cavaliere oscuro si ritrovi a dover vagare all’interno di un’area decisamente più vasta rispetto ai corridoi e ai cortili del manicomio di Arkham. La storyline del titolo, questa volta decisamente più complessa, è come per il predecessore ancora opera di Paul Dini (DC Comics/Warner Bros), che attraverso numerosi colpi di scena ci porta a un finale stupefacente in cui Batman mostrerà la parte migliore di sé. I ragazzi di Rocksteady hanno arricchito ancora il cast dei villain: si va dal più celebre Due Facce a volti più sconosciuti come quello di Solomon Grundy o del Cappellaio Matto, nemici che testeranno i limiti fisici e mentali del pipistrello. La presenza di Catwoman e di Robin aggiunge ancora qualcosa al personaggio e, al contrario di quanto visto in Arkham Asylum, questa volta si intravede una sorta di bat-famiglia. Infatti non abbiamo solo Alfred e Oracle a monitorare la situazione da lontano, ma figure in carne e ossa che si fanno avanti in aiuto dell’eroe centrale, l’unico che può capire cosa sta succedendo nella città di Arkham. Il gioco tappa sopperisce perfino alle mancanze più marginali del suo predecessore: perché mai Batman avrebbe dovuto perdere tempo a raccogliere trofei dell’enigmista invece di catapultarsi a fare a botte con il Joker? In questa iterazione questo problema non si pone nemmeno: ogni compito che vi sarà chiesto di svolgere porterà a salvare una vita o a scoprire una verità nascosta. Insomma, il tipo di cose per cui Bruce Wayne potrebbe spendere qualche minuto del suo tempo. A conti fatti, Batman: Arkham City è senza dubbio la migliore rappresentazione videoludica del Cavaliere Oscuro, un’opera tanto varia e profonda da poter reggere il confronto con qualsiasi film o serie animata a tema si decida di prendere in considerazione.
Al di là del padPur non tenendo conto delle entusiasmanti produzioni videoludiche, bisogna riconoscere che da qualche anno a questa parte il Cavaliere Oscuro sta vivendo un periodo piuttosto fortunato un po’ in tutti gli ambiti. In particolare, ci riferiamo naturalmente alla trilogia portata sul grande schermo dalla direzione di Christopher Nolan, culminata nella recente uscita della terza ed ultima pellicola “Dark Knight Rises”. Fin dall’esordio, avvenuto ormai sette anni fa con Batman Begins, la saga si è contraddistinta per un realismo senza precedenti, nel campo dei supereroi. Quel che il regista ha fatto è stato immergere un uomo caratterizzato da una psiche dannatamente contorta e da un estremo attaccamento alla giustizia all’interno di uno scenario plausibile, poco distante dalla nostra realtà, per poi descrivere come quel mondo viene inesorabilmente condizionato dalla sua presenza. Così si spiega la nascita di nemici altrettanto folli, come lo è stato Joker ne “Il Cavaliere Oscuro”, e così, in men che non si dica, il pubblico si trova a pendere dalle labbra di protagonisti non troppo lontani dai migliori e peggiori esponenti della razza umana.
Batman è l’eroe che l’industria videoludica merita ed è ciò di cui ha bisogno in questo momento. I titoli di cui abbiamo parlato e che abbiamo potuto giocare in questa generazione sono riusciti, con alti e bassi, a descrivere molte sfumature di uno dei supereroi più amati di sempre. Il Cavaliere Oscuro è ufficialmente uscito dalla schiera di personaggi rovinati da mediocri tie-in e, dimenticando alcune poco felici apparizioni, possiamo finalmente considerarci soddisfatti di avere anche nella nostra industria alcuni veri pesi massimi tra i supereroi. Non ci resta che attendere l’arrivo dei futuri titoli ambientati a Gotham, tenendo i riflettori puntati sull’attesissimo Batman Arkham Origins, annunciato proprio nella giornata di ieri.