Milano – Forse già il fatto che si senta il bisogno di nobilitarli, i videogiochi, è sintomo di una maturità ancora lontana del medium, fattostà che l’annosa questione sul videogame come forma d’arte è continuamente dibattuta, come nei salotti buoni del nostro settore, così nei forum più torbidi tra le pieghe di internet. All’inizio erano solo i commentatori più arditi ad elevare il nostro passatempo preferito a qualcosa di più, mentre ora anche le grandi aziende non hanno paura ad accogliere i giornalisti a conferenze stampa dove di giochi si parla in una maniera completamente nuova. Così ha fatto Ubisoft, che ci ha invitati al Museo della Scienza e della Tecnologia a Milano per presentare il volume “Assassin’s Creed: Art (R)Evolution“, un libro che, in poco meno di duecento pagine, racconta, elabora, approfondisce e sviluppa il videogioco come arte, ma anche l’arte nei videogiochi. O meglio: Assassin’s Creed come arte, ma anche l’arte in Assassin’s Creed.
L’orgoglio di una specie
E’ una precisa scelta che ci pare squisitamente europea quella di creare un mondo virtuale a stretto contatto con la storia della nostra specie. Non a caso Ubisoft è una software house d’oltralpe, e il rinomato orgoglio francese deve essersi esteso oltre i confini dello stato, per diventare orgoglio di essere umani.E’ così che la serie di Assassin’s Creed si intreccia con la storia dell’uomo, toccando personaggi noti (sappiamo per esempio che oltre l’ottanta percento di quelli presenti in Assassin’s Creed 3 è realmente esistito), importanti crocevia di culture, artisti, pensatori, templari e assassini.
Il valore aggiunto che ci arriva dal giocare uno degli episodi di Altair, Ezio e Connor forse non è proprio la storia, la solita battaglia tra il bene e il male che poi in realtà non sono così diversi l’uno dall’altro, quello che veramente fa la differenza è il sentirsi parte di momenti epici per tutti noi, conoscere Lorenzo il Magnifico, vedere la Venezia del Cinquecento, combattere a fianco di George Washington.
Da un punto di vista squisitamente ludico, il primo Assassin’s Creed non è che fosse l’arte fatta gameplay, ma la serie Ubisoft è una di quelle che ha saputo evolversi mantenendo le cose buone e cambiando quelle meno riuscite. Abbiamo sempre più storia, sempre più wow-factor legato alle ambientazioni, sempre più spettacolarità, anche se ancora abbiamo i nemici che prendono il numerino e aspettano il loro turno per attaccarci.
Ma si può veramente lamentarsi di questo? Forse sì, dai, ma forse anche no. Forse la vera forza di Assassin’s Creed è la sua capacità di prendere il giocatore e di spostarlo di peso in un altro mondo, anzi, nel nostro mondo in un’altra epoca. La capacità di trasmettere la grandiosità della nostra storia, la capacità, con una corsa a perdifiato tra i tetti, di rubare il respiro e di farci sentire come Ubisoft, orgogliosi di essere umani. E se non è arte questa, cosa lo è.
Dal libro all’esposizione
Assassin’s Creed è, fin dai primissimi momenti di vita, una serie che sfrutta più media possibile, è con lo stesso spirito che l’ultima iniziativa di Ubisoft fa coincidere l’uscita del libro edito da Skira con una serie di esposizioni e iniziative che attraverseranno la nostra Penisola da luglio a novembre.Per l’elenco completo vi rimandiamo al link a piè d’articolo (che porta alla pagina Facebook ufficiale italiana, dove a breve ci saranno tutte le informazioni), ma già ora possiamo anticipare che verranno toccate Roma, Firenze, Venezia, Lucca e Milano. Quest’ultima, e più nello specifico sempre nella sede del Museo della Scienza e della Tecnologia, vedrà dal 19 settembre al 15 novembre il Museo Temporaneo di Assassin’s Creed con attività didattiche, visite e workshop vari.
Oltre alle attività dedicate alla serie Ubisoft, la conferenza stampa è stata occasione per citare alcune realtà che affiancano la software house in questo suo percorso fatto di impegno e attività, una citazione importante che arriva a fare, l’ennesima volta, chiarezza sul panorama nostrano.
Capita spesso, infatti, di vedere spuntare qua e la iniziative che si propongono di insegnare il game design, o fantomatiche mostre e musei dedicate ai videogiochi, iniziative e mostre che alle volte millantano livelli di qualità lontani da quelli reali e fanno fare agli organizzatori quella che tra i Sette Colli si chiama figura da peracottaro.
Per essere sicuri di capitare nel posto giusto basta un semplice sguardo ai partners, tra i quali non devono mancare realtà importanti in Italia come poli universitari, aziende del settore e soprattutto AESVI, l’Associazione Editori e Sviluppatori Videogiochi Italiani, l’unica istituzione veramente rappresentativa del settore.
Volete imparare il game design? L’Università degli Studi di Milano e il Politecnico di Milano hanno corsi apposta inseriti in diverse lauree magistrali in informatica.
Volete visitare un’esposizione dedicata ai videogiochi? L’Archivio Videoludico della Cineteca di Bologna è il posto dove andare, con più di 2600 titoli presenti e 28 piattaforme di gioco a disposizione del pubblico.
Citiamo partners di Ubisoft che, insieme a Wow Spazio Fumetto e Scuola Internazionale di Comics, si impongono come strutture solide e affidabili unite dall’intento di togliere quell’aria da passatempo per ragazzini ai videogiochi.
Non tutti i titoli sono uguali, chiaramente, ci sono giochi che più di un passatempo certo non sono, ma è importante che quelli che lo meritano abbiano il giusto riconoscimento da parte degli esponenti delle altre arti.
Le cose si muovono, in Italia. In un ideale percorso che è incominciato l’anno scorso con la prima edizione della Games Week a Milano e che continua con l’iniziativa che Ubisoft dedica ad Assassin’s Creed ed alla cultura videoludica, vediamo finalmente i grandi del settore “scendere in campo” al fianco di critica e giocatori per nobilitare i videogiochi agli occhi di chi ancora li vede come futili. I vari appuntamenti ideati da Ubisoft sono interessanti ed eterogenei, così come il libro edito da Skira è una piacevole lettura, arricchita da immagini di alta qualità.