Apple MacBook Pro Retina

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a cura di ghigghi

Mentre attendiamo con ansia notizie su una nuova generazione di iMac, e perchè no sui nuovi portatili da 13 pollici, abbiamo avuto modo di testare approfonditamente il MacBook Pro Retina di Apple, il primo portatile che la casa di Cupertino ha dotato di un display con risoluzione di 2880×1800 pixel. Si tratta di un prodotto decisamente costoso, alla portata di pochi e indirizzato a un’utenza prettamente professionale, con in più scelte costruttive discutibili e privo di possibilità di upgrade. Eppure, come vedremo tra breve, le prestazioni raggiungono livelli a dir poco missilistici, il peso e le dimensioni sono quelle di un ultrabook e l’adozione del display Retina dopo gli esperimenti di successo con iPhone 4, 4S e iPad di terza generazione è qualcosa di unico.
Rinunce…e tanta colla
Basta aprire la confezione (spartana ed elegante come da tradizione Apple) per accorgersi di avere di fronte un prodotto di qualità superiore. Il design non si discosta poi molto da quello del nuovo MacBook Pro (non Retina), lo spessore è di soli 1,8 cm e il peso si ferma a 2,02 Kg; dati che non riescono a competere con quelli del MacBook Air (che però raggiunge al massimo i 13 pollici di diagonale schermo), ma che superano quelli del MacBook Pro da 15” spesso 2,4 cm e pesante circa 2,56 Kg. Apple ha insomma realizzato il suo portatile da 15 pollici più leggero e sottile di sempre, anche se per riuscirci ha dovuto sacrificare l’unità ottica per leggere e masterizzare CD e DVD e rinunciare alla Firewire e soprattutto alla porta Ethernet, disponibile unicamente con un adattatore da acquistare a parte. Mancanza non da poco e anche l’assenza della Firewire potrebbe creare parecchi problemi a chi si diletta o lavora con il video editing o a chi possiede Hard Disk esterni con questa interfaccia. Anche il display costruito in un pezzo unico ha permesso di contenere il peso e lo spessore, ma se questo fattore non intacca più di tanto l’esperienza di utilizzo di tutti i giorni le scelte costruttive lo fanno e non poco. Il MacBook Pro Retina è infatti costruito in modo tale da evitare qualsiasi possibilità di upgrade. Non si può infatti aumentare la RAM, cambiare il disco interno (a causa del suo formato proprietario) o sostituire la batteria, incollata alla parte superiore del telaio. Ciò porta con sé due conseguenze non da poco. La prima è che se volete più RAM o un SSD più capiente dovrete per forza sceglierli solo in fase di ordine e non successivamente; la seconda è che se si rompe o si vuole sostituire qualcosa (come appunto la batteria), il procedimento può essere fatto solo dal personale Apple e i tempi per la riconsegna non si prospettano dei più brevi. Note dolenti anche per i prezzi. Il modello base qui recensito parte da 2,299 euro, ma la configurazione più potente in assoluto con processore i7 a 2,7 GHz, 16 GB di RAM e SSD da 768 GB arriva all’esorbitante cifra di 3.899 euro.
Ivy Bridge al comando
Fin qui gli aspetti negativi, ma per fortuna Apple non ha affatto “toppato” come alcuni temevano dopo la presentazione di questo modello a giugno. Il MacBook Pro Retina offre infatti prestazioni elevatissime anche nel modello base in nostro possesso equipaggiato con processore Intel Core i7 quad-core da 2,3 GHz (3.3 GHz in modalità Turbo), 8 GB di RAM Ddr3-L a basso consumo, disco a stato solido da 256 GB e due soluzioni grafiche. La prima, integrata nella piattaforma Ivy Bridge con architettura a 22 nanometri, è la Intel HD 4000, che rispetto alla 3000 della generazione Sandy Bridge offre prestazioni molto superiori e si è dimostrata più che dignitosa anche in ambito videoludico. Per chi invece ricerca massima velocità e potenza con i giochi e applicativi particolarmente esosi Apple ha inserito una GeForce GT 650M, GPU di ultima generazione con clock a 900 MHz per il core e a 1.250 MHz per la memoria Gddr5 che entra in funzione solo quando necessario, facendo così risparmiare sui consumi quando le attività si limitano alla navigazione Web e ad altre operazioni più leggere. La parte del leone la fa naturalmente il display Retina con pannello IPS; facendo un facile calcolo, su una diagonale di 15,4” si contano oltre 5 milioni di pixel e una densità di 220 ppi, praticamente il doppio rispetto al display da 1440×900 pixel del MacBook Pro standard. 
Le gioie del display Retina
La conseguenza più ovvia, già sperimentata su iPhone 4 e nuovo iPad, è che i pixel diventano del tutto invisibili all’occhio umano anche se si guarda il display da una distanza molto ravvicinata. Apple ha poi inserito un’opzione per eseguire uno scaling automatico in modo da ottimizzare tutto per la risoluzione nativa, oppure si può optare per cinque risoluzioni alternative, anche se tra tutte consigliamo solo quella a 1440×900 pixel per evitare uno scaling troppo invadente. Vedere immagini ad altissima risoluzione su un simile schermo è una gioia per gli occhi, senza contare il miglior contrasto e l’angolo di visione più ampio del pannello IPS, la comodità di lavorare con molte più finestre aperte contemporaneamente e l’utilità che una simile risoluzione ha nel video editing. Di contro, oltre a una retroilluminazione massima più bassa del 15-20% rispetto a quella del MacBook Pro che potrebbe rendere difficile la visualizzazione all’aperto, l’adozione del display Retina può rivelarsi del tutto ininfluente per un utilizzo “medio” e le applicazioni native a 2880×1800 pixel sono ancora pochissime. Dopotutto è proprio il display che ha influito maggiormente sul prezzo elevato del MacBook Pro Retina e quindi, almeno che non ci siano precise esigenze grafico-lavorative, una simile risoluzione su 15,4 pollici rimane quasi sprecata per un utente normale.
Veloce come un fulmine 
Oltre allo schermo anche le prestazioni generali sono eccellenti. Il MacBook Pro Retina si avvia e giunge al Desktop in circa 8 secondi e fa girare Diablo 3 a risoluzione nativa e con tutti i dettagli High a 24 fps, media che sale a 42 se si opta per la risoluzione (comunque elevatissima) di 2048×1280 pixel. Le prestazioni del SSD da 256 GB hanno raggiunto i 404 mb/s in scrittura e i 440 mb/s in lettura avvicinandosi di molto ai valori massimi di 500 mb/s riportati da Phil Schiller nel keynote di giugno. E’ tutto comunque ad essere velocissimo in questo portatile di lusso. Con Geekbench si hanno infatti valori inferiori solo al Mac Pro con 8 core, ma anche con i test Cinebench per processore e grafica i risultati hanno spazzato via tutti gli altri portatili di Apple. D’altronde non dubitavamo di simili prestazioni e anche la presenza di due porte USB 3.0 facilitano non poco il trasferimento di grandi quantità di dati da device esterni. Se poi aggiungiamo tutte le nuove funzionalità di OS X Mountain Lion (qui già precaricato in versione 10.8.1), il risultato è senza dubbio notevole e anche l’autonomia di 7 ore annunciata da Apple non è assolutamente campata per aria. Alla decima carica e con un utilizzo normale (Diablo 3 compreso) e schermo sempre attivo, ci siamo fermati a poco meno di 6 ore, ma futuri aggiornamenti di sistema potrebbero ottimizzare ulteriormente i consumi e aumentare così un’autonomia comunque già elevata. 

Il MacBook Pro Retina è un gioiello destinato a pochi fortunati. Ha potenza da vendere e una linea da ammirare, pesa poco ed è sottilissimo. Le prestazioni sono super già nel modello base e il display Retina è stupefacente, soprattutto se si intende lavorare con video in alta definizione o immagini particolarmente esose. Eppure l’assenza della porta Ethernet, le discutibili scelte costruttive e il prezzo a dir poco impegnativo lo rendono un prodotto di fascia alta con qualche pecca da non sottovalutare.

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