Londra – Una delle caratteristiche che ha reso Assassin’s Creed una serie così riconoscibile è la precisa contestualizzazione storica, vero e proprio marchio di fabbrica del franchise Ubisoft. Se il primo capitolo, con Acri, Damasco e Gerusalemme è servito per introdurre il millenario conflitto tra Assassini e Templari (pur riuscendo già a gettare il seme della veridicità storica) è con il rinascimento italiano questo concetto raggiunge il suo zenith, riuscendo a mantenersi a livelli comunque elevatissimi anche nel terzo capito ufficiale, ambientato nel pieno della rivoluzione americana. Riuscirà il Mar delle Antille ad essere al livello degli altri setting storici e geografici?
Naufragar m’è dolceNei titoli open world, il luogo nel quale si svolge l’azione è importante quasi quanto l’azione stessa, diventando di fatto uno dei protagonisti del titolo. Pensate a Grand Theft Auto senza Liberty City o a Elder Scrolls senza Tamriel per fare due esempi tra i più recenti, e rendetevi conto di quanto l’appeal del gioco ne risentirebbe. Ed è proprio su questo appeal che Ubisoft ha costruito il suo franchise: Altair, Ezio e Connor sono i protagonisti dei vari capitoli esattamente come lo sono il Medio Oriente delle crociate, il Rinascimento Italiano e la Rivoluzione Americana, vista l’indiscutibile capacità degli sviluppatori nel far sentire il giocatore non solo protagonista della guerra tra templari e assassini, ma anche testimone dei cambiamenti del mondo. Ed è proprio in quest’ottica che la scelta dell’ambientazione di Black Flag potrebbe risultare un azzardo: l’epopea dei pirati, dei corsari e dei bucanieri è spesso vissuta come un’era di fantasia, un soggetto letterario e cinematografico ancor prima che storico, così geograficamente lontano e senza serie ricadute per la nostra cultura da sembrare quasi non essere mai esistito.
Nonostante questo, però, il piglio con cui Ubisoft affronta la nuova ambientazione, che vi ricordiamo coincidere con l’età dell’oro della pirateria moderna (nei primi decenni quindi del 1700), è lo stesso con cui è stato affrescato il Rinascimento Italiano. Nel corso della presentazione a cui abbiamo assistito infatti ci è stato ricordato più volte che l’obiettivo del team di sviluppo fosse quello di affrontare il particolare periodo storico in maniera più verosimile possibile, cercando di lasciarsi alle spalle tutto quel contesto fantasy e quell’alone di mistero e magia che hanno quasi sempre fatto da sottotesto alle avventure piratesche. D’altra parte un periodo storico così turbolento e anarchico non ha bisogno di equipaggi fantasma, riti voodoo e fontane dell’eterna giovinezza per essere interessante, e così facendo lo spirito di fondo della serie rimane intatto.
Addio LeChuck, Benvenuto Calico JackDimenticatevi quindi Phatt e Scabb Island, dimenticatevi Caldera e visto che ci siete dimenticatevi anche la Perla Nera, perché le acque che solcheremo con il nostro vascello saranno quelle delle reali rotte commerciali (e piratesche) nel Mar delle Antille, dove gli abbordaggi tra Pirati, Corsari e Bucanieri erano realmente all’ordine del giorno. Oltre alla moltitudine di piccole baie e anfratti nei quali potremo nasconderci dalle marine delle vecchie potenze coloniali europee ci saranno almeno tre città nelle quali potremo fare scalo e nelle quali, presumibilmente, ci saranno le sezioni con il gameplay più simile alle passate edizioni: L’Havana, Kingston e Nassau. Le tre città sono molto diverse tra loro e questo è dovuto principalmente agli autori della loro fondazione, che hanno cercato di esportare lo stile e l’atmosfera della madrepatria nelle nuove colonie. L’Havana ad esempio fondata nel 1515 da un conquistador spagnolo, e stata per secoli il principale porto delle rotte commerciali spagnole nell’area e risente moltissimo dell’origine dei suoi fondatori, il che si tradurrà in un gameplay terrestre simile in tutto e per tutto a quanto Assassin’s Creed ci ha già abituato, con palazzi e alti campanili da scalare, vicoli nei quali nascondersi, e un’umanità indaffarata e frenetica tra le proprie strade.
Dalla principale isola delle Grandi Antille ci spostiamo poi nell’attuale Jamaica, e precisamente a Kingston, nata come colonia inglese intorno alla fine del 1600, e quindi decisamente giovane al momento in degli eventi narrati. Nonostante la fondazione recente l’espansione di Kingston fu rapidissima, al punto che già nel 1716 era la città più popolosa della Jamaica. La terza delle città principali che Edward potrà visitare sarà infine Nassau, sita nelle Bahamas e stata, insieme a Tortuga, per qualche anno vero epicentro della vita di ogni pirata. Grazie ad una baia particolarmente adatta al rifugio dei natanti è sempre stata considerata un porto sicuro per ogni genere di avventuriero, nonché una delle basi predilette di Barbanera, al punto che per un breve periodo, prima dei ripetuti assalti di spagnoli e americani, fu la capitale della Repubblica dei Pirati. Ma non ci fermeremo alle sole isole caraibiche: tra le location promesse faremo infatti anche tappa sulla terra ferma, e nello specifico in Messico, dove non mancherà qualche scorribanda tra le gettonatissime rovine Maya, già apparse peraltro in Liberation, lo spin-off per PS Vita. Per cercare poi di ancorare i binari della narrazione alla veridicità storica (facendo ovviamente la tara con il contesto entro il quale la saga è ambientata) saranno presenti eventi realmente accaduti, come ad esempio l’assalto delle navi portoghesi a metà del 1700 o la distruzione della flotta pirata a Nassau.
L’ambientazione di Black Flag, va detto in tutta onestà, ci ha lasciato decisamente sorpresi. Non tanto per il potenziale da sfruttare, che è alto come non mai, quanto perché il setting richiama questa volta un periodo storico che noi tendiamo (erroneamente) a collegare a qualcosa di mitologico e fantastico, e non a eventi realmente accaduti. Ubisoft però sembra averne colto, oltre che il potenziale, anche le sfaccettature storiche, inserendo le scorrerie del Mar dei Caraibi nel più grande contesto dell’inizio della guerra d’indipendenza americana.