I 10 giochi che potrebbero deludermi di più nel 2021

Questo strano 2021 ha in serbo un buon numero di uscite: c'è qualcuna che potrebbe preoccuparci?

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Come del resto era facilmente prevedibile, il 2021 si sta rivelando un anno particolarmente sofferto per quanto riguarda le grandi uscite nel mondo dei videogiochi. Se al netto di un'emergenza sanitaria mondiale che nel 2020 sembrava non aver portato chissà quali danni all'industria, l'anno in corso ha ribaltato completamente la situazione, travolgendo tutto e tutti con uno tsunami di rinvii e uscite con il contagocce.

I primi mesi di questo vero e proprio "2020 remastered" si sono infatti rivelati essere una lunga e inarrestabile agonia per il videogiocatore medio, costretto a ravanare nel backlog pur di accendere le proprie piattaforme da gioco e trascorrere il tempo libero nel migliore dei modi. Fortunatamente, questa impasse sta lentamente regredendo, lasciando spazio alle prime release importanti dell'anno (Returnal e Resident Evil Village in testa), cui andranno a sommarsi altri giochi in arrivo nella seconda metà del 2021. Ma è davvero tutto oro ciò che luccica?

Dopo che il nostro Paolo ci ha raccontato i 10 giochi che aspetta di più nel 2021 (con alcune chicche davvero niente male), dal canto mio ho preferito sbilanciarmi invece con i dieci titoli che, al netto delle aspettative, potrebbero invece rivelarsi cocenti delusioni, sia dal punto di vista commerciale che per quanto riguarda il gradimento del pubblico. Nota: chiaramente la lista non può prevedere eventuali – ennesimi – rinvii di alcuni dei giochi scelti dal sottoscritto, così come l'elenco dei titoli è in ordine sparso e non per preferenza.


Deathloop

Deathloop è un gioco che nasce da un concetto ben preciso, ossia quello di evolvere meccaniche e situazioni viste in alcuni celebri roguelike, immergendole in un contesto visivamente straordinario ed esteticamente molto ricercato. Dopotutto, Arkane Studios non è certo un team di sviluppo qualsiasi, visto che DishonoredPrey sono certamente due prodotti davvero niente male e in grado di distinguersi dalla pletora di titoli in soggettiva senz'arte né parte.

Purtroppo, esattamente come i due giochi sopracitati, la software house di Lione non sembra però aver giocato d'astuzia per quanto riguarda l'appeal generale, visto e considerato che Deathloop rischia di essere l'ennesimo, vibrante esperimento destinato a far discutere per la sua originalità ma incapace di farsi piacere a un bacino d'utenza sufficientemente vasto (traducendosi quindi in un numero di copie vendute davvero troppo basso). La speranza è che la critica, se la qualità lo permetterà, lo esalti al punto da creare un vero e proprio caso mediatico, cosa questa altrettanto improbabile.


Biomutant

Relativamente a Biomutant la situazione è ancora più preoccupante, visto anche che che la lunga - lunghissima - gestazione ha già messo seriamente in difficoltà una produzione altrettanto ambiziosa e "strana". Il titolo ha da subito solleticato la curiosità dei fan delle avventure ruolistiche a mondo aperto, visto le palesi somiglianze con giochi imponenti e decisamente amati come Zelda: Breath of the Wild.

Sviluppato da Experiment 101 e previsto nei negozi a partire dal prossimo 25 maggio, Biomutant è un altro tentativo di immettere sul mercato un prodotto in grado di distinguersi dall'agguerrita concorrenza, ma con il pericolo neanche troppo velato di rivelarsi un gioco del tutto anonimo e assolutamente inadeguato agli occhi degli esigenti giocatori odierni.

Prendere il controllo di un gatto armato di tutto punto ed esperto nelle arti marziali, il tutto in uno scenario post apocalittico, non è certamente una cosa che capita tutti i giorni, specie in un videogioco. Il dubbio, grande come una casa, è che Biomutant finisca suo malgrado nel calderone dei "vorrei ma non posso", schiacciato da un anonimato che in passato ha condannato personaggi sfortunati come Blinx (casualmente, un altro felino).


Kena: Bridge of Spirits

Anche in questo caso, parliamo di un gioco che - nonostante un certo stupore generale a seguito dei primi trailer - potrebbe finire tranquillamente nel calderone dei giochi privi di una personalità vera e propria. La storia di Kena, una giovane Guida degli Spiriti alla ricerca di un santuario sperduto in scenari dimenticati dal tempo, appare agli occhi come un mix di una decina di giochi simili usciti nel corso degli anni.

Nel DNA di Kena: Bridge of Spirits troviamo infatti tracce neanche troppo velate di Kameo: Elements of Power, lo sfortunato titolo uscito al lancio di Xbox 360 frutto di una gestazione lunga e tumultuosa da parte dello sviluppatore Rare, così come le meccaniche stesse del gioco di Ember Lab e Sony in arrivo su console PS4 e PS5 rimandano anche e soprattutto al primo Beyond Good and Evil di Ubisoft. Non che prendere spunto da altri titoli sia necessariamente un male, sia chiaro, sebbene quella sensazione che alla fine della fiera Kena risulterà essere solo un lungo e affascinante cliché sia decisamente marcata.


Halo: Infinite

In questo caso, più che di una delusione parliamo di un gioco che potrebbe comunque non portare a casa il risultato prefissato: Halo: Infinite è infatti rimasto vittima di una prima presentazione piuttosto imbarazzante, durante la quale un gameplay fin troppo legato al passato andava di pari passo a una resa tecnica sicuramente non al passo coi tempi, tanto che un gran numero di giocatori si sono interrogati riguardo alle reali capacità dello sparatutto in soggettiva targato 343 Industries.

Gli sviluppatori, dal canto loro, hanno preferito saltare a piè pari il lancio in concomitanza con l'uscita di Xbox Series X|S, andando ad occupare uno slot non meglio precisato entro e non oltre la fine del 2021. Ad oggi, non abbiamo ancora visto i reali progressi compiuti da 343i, sebbene le promesse di eccellenza non siano mancate (inclusi alcuni screen piuttosto rassicuranti). Ciononostante, finché non vedo - e non gioco - non credo.


Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo Remake

Come sparare sulla croce rossa: il primo trailer di Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo Remake ha mostrato un gioco assolutamente irrispettoso del nome che porta, un rifacimento di un piccolo, grande classico Ubisoft dell'era a 128-bit trattato alla mercé di una remastered qualunque, forse anche peggio.

Esattamente come il prossimo capitolo della saga di Halo, anche il "ritorno" del Principe è stato rinviato, questa volta però a data da destinarsi. Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo Remake non sembrava infatti raggiunto la qualità sperata, cosa questa che sembra aver convinto il publisher d'oltralpe a un posticipo (magari proprio entro la fine del 2021, sebbene al momento non si abbiano conferme al riguardo). L'idea potrebbe essere quella di non deludere né i fan storici né le nuove leve, in vista di un eventuale rilancio del franchise pensato proprio per le console di attuale generazione.


Horizon: Forbidden West

Più che una potenziale delusione, nel caso di Horizon: Forbidden West vi è la paura che il gioco non riuscirà a replicare quella sensazione di stupore vissuta con il capitolo originale. A febbraio di quest'anno Ashley Burch - doppiatrice originale della protagonista Aloy - aveva parlato a grandi linee del sequel previsto su console PS5 e PS4, lasciando intendere che il mondo di gioco sarà ancora più vasto e affascinante rispetto a quanto visto nel precedente Zero Dawn.

Dai pochi trailer e video promozionali rilasciati sino a questo momento da Sony, l'unica cosa certa è il netto cambio di ambientazione: non più foreste e catene montuose, bensì scenari dall'accento "tropicale" decisamente più verdeggiante e solare, cosa questa che sicuramente non basterà ad appagare i cacciatori rimasti orfani di un nuovo capitolo della serie a cura di Guerrilla Games.


Ghostwire Tokyo

Il nuovo titolo di Shinji Mikami, storico papà di Resident Evil, è sicuramente uno dei titoli più atipici da quelli potenzialmente in uscita nel 2021. Ghostwire Tokyo di Tango Gameworks sembra infatti un gioco a metà strada tra un horror e un'avventura cyberpunk, ambientata tra le strade di una Tokyo sopraffatta da misteriose forze soprannaturali, in seguito alla scomparsa del 99% della popolazione.

Ma Ghostwire non sarà il nuovo Biohazard, benché il mondo di gioco pare avvolto da un'atmosfera piuttosto inquietante che i programmatori promettono essere realmente unica nel suo genere. Considerando però che già l'addio della creative director Ikumi Nakamura sembrava aver dato un serio scossone allo sviluppo del gioco, la paura è che Ghostwire Tokyo si riveli essere alla fine della fiera solo un enorme mix di idee senza una direzione artistica (e ludica) chiara e concreta.


Cyberpunk 2077 (versione next-gen)

Sì, so bene che il gioco vero e proprio è disponibile dallo scorso mese di dicembre, così come ormai è cosa nota che il titolo sviluppato da CD Projekt RED è finito nell'occhio del ciclone per via di una edizione per console old-gen inaccettabile, cosa questa che ha visto i programmatori polacchi costretti a correre ai ripari con patch e hotfix di ogni genere.

Considerando che la luce alla fine del tunnel sembra essere ancora piuttosto lontana (al momento in cui scriviamo il gioco è infatti ancora funestato da un gran numero di problemi tecnici e non), la promessa di una versione next-gen per console PS5 e Xbox Series X|S di Cyberpunk 2077 preoccupa tanto quanto l'uscita dell'edizione "liscia". Certo, nulla esclude che entro la fine dell'anno CD Projekt sia riuscita a mettere in piedi un'edizione di nuova generazione alla pari dell'ottima versione PC (l'unica in grado di ottenere il plauso generale), sebbene a Night City paia sempre meglio guardare il bicchiere mezzo vuoto, evitando di farsi troppo male poi.


Call of Duty 2021

L'uscita di Call of Duty Black Ops: Cold War e il sempre crescente successo di Warzone - il battle royale dedicato alla saga di sparatutto Activision - hanno rimarcato con forza un concetto che riecheggia nell'aria ormai da diverso tempo: quella di Call of Duty non può e non deve più essere una serie rilasciata a cadenza annuale. Da settimane si parla infatti di Call of Duty WWII: Vanguard, il titolo (presunto) del nuovo episodio sviluppato dal team Sledgehammer Games.

Il termine 'Vanguard' rimanda chiaramente alla seconda guerra mondiale, classico scenario dei primi capitoli del franchise, timidamente ripreso in alcuni episodi della saga non particolarmente incisivi (del resto, Sledgehammer è lo sviluppatore di Call of Duty: WWII, uscito nel 2017). Con la community di giocatori ormai assuefatta dalle atmosfere belliche moderne e dalle meccaniche da battaglia reale, ha senso proporre un gioco "vecchio dentro" e potenzialmente poco remunerativo dal punto di vista delle copie vendute? Activision lo sa bene, tanto che si vocifera che il cosiddetto Call of Duty 2021 possa saltare la classica uscita di fine anno, dandoci appuntamento al prossimo 2022. A ben vendere, non sarebbe una notizia così terribile.


Dying Light 2

Altro titolo rinviato a più riprese (per via anche e soprattutto dell'emergenza pandemica che ha messo in ginocchio l'industria), Dying Light 2 potrebbe finalmente vedere la luce entro fine 2021, come del resto hanno ribadito con forza gli sviluppatori di Techland. Ricorderete infatti che l’annuncio dell'open world post-apocalittico a tema zombie risale ormai al lontano 2018, tanto che negli ultimi anni le notizie sul titolo si sono fatte sempre più rare, facendoci temere spesso e volentieri sullo stato di salute del gioco (specie dopo la cacciata di Chris Avellone).

Al netto di tutto, Dying Light 2 sarebbe pronto a tornare sotto la luce dei riflettori, nonostante un ciclo di sviluppo apparentemente senza reali progressi evidenti faccia temere che il gioco non sia in grado di soddisfare le – alte – aspettative. Non è un mistero infatti che Techland abbia annunciato il gioco troppo presto, cosa questa che ha messo in difficoltà sia il pubblico che gli stessi sviluppatori: Dying Light 2 sarà infatti un titolo enorme, con un supporto post-lancio sostanzioso (anche su console di vecchia generazione). Dunque, è più che lecito aspettarsi che non segua il sentiero visto con Cyberpunk 2077, schiacciato dalle sue stesse ambizioni.


Life is Strange: True Colors

Alex Chen è una giovane asiatico-americana che decide di tornare nel suo paese natio, Haven Springs, per incontrare nuovamente suo fratello Gabe. Il ragazzo morirà purtroppo in un quello che sembrerebbe essere un normale incidente, sebbene Alex non sia troppo convinta delle motivazioni dietro la scomparsa del giovane. Per venire a capo della verità, la ragazza deciderà di usare il suo "potere soprannaturale": l’empatia, ossia la capacità di percepire le emozioni delle altre persone.

Nata dall’immaginario di Dontnod Entertainment, la serie d'avventura di Life is Strange è ora nelle mani di Deck Nine, autori del prequel noto come Before the Storm. L'abbandono della formula episodica è il primo di una serie di stravolgimenti alla formula di base, visto e considerato che Haven Springs sarà uno scenario liberamente esplorabile, in maniera affine a un titolo open world (ma con le dovute differenze e una certa linearità alla base). Certo, il gioco è e resterà un'avventura a bivi con vari elementi "surreali" a fare da contorno, ma la svolta promessa dagli sviluppatori potrebbe portare a un inciampo, specie dal punto di vista narrativo. La speranza è che le vicende di Alex vadano a braccetto con l'odissea di Max e Chloe e il viaggio dei fratelli Diaz.

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