Immagine di Shadow Warrior 3 | Recensione - Un lampo tra gli arena shooter
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Shadow Warrior 3 | Recensione - Un lampo tra gli arena shooter

Flying Wild Hog opta per un ritorno alle origini in grande stile, ma l'esperienza più concentrata riuscirà a farsi valere sul mercato?

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a cura di Marino Puntorieri

Redattore

Informazioni sul prodotto

Immagine di Shadow Warrior 3
Shadow Warrior 3
  • Sviluppatore: Flying Wild Hog
  • Produttore: Devolver Digital
  • Distributore: Devolver Digital
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE
  • Generi: Sparatutto
  • Data di uscita: 1 marzo 2022

Se c’è un merito da conferire a Flying Wild Hog non può che riguardare l’impegno profuso per dare lustro al nome di Shadow Warrior. Non si tratta solo dell’aver dato vita a un remake del primo storico capitolo realizzato originariamente da 3D Realms nel 1997, ma soprattutto dell’essersi rimboccati le maniche per portare avanti la serie, consci di poter raggiungere anche al giorno d’oggi un pubblico estremamente vasto di appassionati di sparatutto vecchia scuola.

Dopo un secondo capitolo che ha mutato in parte la sua natura ed è stato considerato da critica e pubblico di ben più ampio respiro per un approccio semi open world, il team con sede a Varsavia è ritornato sui suoi passi, concentrandosi su uno Shadow Warrior 3 più in linea alla visione classica del suo capostipite.

Una scelta per certi versi coraggiosa e figlia della volontà di realizzare un’esperienza più concentrata e adrenalinica, ma che non nascondiamo abbia alimentato qualche piccolo timore sul quale non vedevamo l’ora di far luce. Finalmente siamo riusciti a metter le mani su una versione completa dell’ultimo capitolo della saga, tratteggiando i confini di un lavoro entusiasmante su alcuni frangenti, ma che su altri non ha potuto non lasciarci un certo amaro in bocca.

L’ultimo irriverente samurai

La storia di Shadow Warrior 3 riprende esattamente da dove eravamo rimasti con il suo predecessore, ovvero con il carismatico guerriero Lo Wang che ha accidentalmente liberato un antico e pericoloso dragone dalla prigione eterna nella quale era stato confinato. Ad accompagnarci nella nostra missione troviamo Orochi Zilla – nemico storico del protagonista e per forza maggiore suo nuovo aiutante – per un’avventura dove fare il pieno di adrenalina, tra nuove e vecchie conoscenze pronte a sostenerci nella lotta contro un’antica e dilaniante oscurità.

La componente narrativa non è mai stata un punto di forza della serie, eppure la lingua tagliente del protagonista – dalla battuta scurrile sempre pronta – bastava per creare un certo legame con il videogiocatore, compensando almeno in parte all’assenza di una qualsivoglia introspezione. Sensazione che proprio per la natura più circoscritta di Shadow Warrior 3 viene enfatizzata, tramite battute, parolacce e atteggiamenti poco maturi sparati con la stessa costanza dei proiettili utilizzati durante i vari scontri.

Le linee di dialogo tra Lo Wang e i comprimari, così come con i nemici, sono numerose e faranno sentire a proprio agio in men che non si dica gli appassionati della serie, mentre la storia nella sua immediatezza e adrenalinica semplicità tiene incollati allo schermo gli utenti con estrema facilità.

C’è, però, il rovescio della medaglia, ovvero una longevità ben al di sotto delle aspettative. Segnaliamo, infatti, che abbiamo impiegato nemmeno cinque ore per completare Shadow Warrior 3 e arrivati ai titoli di coda non abbiamo potuto nascondere un certo rammarico.

Fin dalla chiacchierata in anteprima con Flying Wild Hog era stato ribadito come Shadow Warrior 3 fosse più da considerare un erede spirituale del reboot realizzato nel 2013, eppure non pensavamo di dover evidenziare così tanto i limiti sul fronte contenutistico, a maggior ragione perché – come specificato nel successivo paragrafo – il gameplay funziona e convince quasi all’unanimità.

Tra adrenalina, sangue e proiettili

Pad alla mano ci vogliono pochissimi istanti per ritrovarci a fronteggiare orde di creature delle più disparate forme, e che riflettono i demoniaci yokai tipici del folklore giapponese. Possiamo sfruttare la classica katana per colpire a distanza ravvicinata i nemici, così come una manciata di bocche da fuoco da alternare con disinvoltura in una danza mortale fatta di schivate, doppi salti, esplosioni e sbudellamenti di ogni tipo.

Il gunplay è di buona fattura ed evidenzia un buon lavoro per la realizzazione di scontri all’ultimo respiro dove basta un movimento errato per ritrovarsi accerchiati dai nemici. La struttura più lineare ha permesso al team di concentrarsi sulla realizzazione di vere e proprie arene dove – un po’ come sulla serie DOOM – la prontezza dei riflessi è fondamentale per capire come sfruttare ripari e dislivelli a proprio vantaggio, così come l’attivazione di alcune trappole utili per eliminare nel modo più spettacolare e rapido una buona quantità di nemici.

Oltre alla barra della salute e all’indicatore delle munizioni, è possibile ricaricare delle barre di energia fondamentali per scatenare la furia sui nemici attraverso una spettacolare e brutale finisher: soluzione bella da vedere quanto utile nella pratica perché, oltre a ricaricare la salute, permette in alcuni casi di sfruttare per breve tempo le armi speciali in dotazione ai nemici più pericolosi.

Quest’ultima implementazione è stata particolarmente apprezzata per aggiungere un pizzico di imprevedibilità e strategia agli scontri di Shadow Warrior 3: potreste scegliere, ad esempio, su quale nemico catapultarvi per sfruttare una granata congelante, o magari chiudere la questione con un martello letale da distanza ravvicinata.

Parliamo di soluzioni che, almeno in parte, sopperiscono a un ventaglio delle bocche da fuoco decisamente esiguo, sia pensando a un mero confronto con i contenuti del suo predecessore sia rimanendo nel segmento di riferimento. Come se ciò non bastasse, l’unica arma da corpo a corpo disponibile senza limiti è la fidata katana di Lo Wang e, per quanto divertente da utilizzare, avremmo preferito qualche alternativa.

Da elogiare invece l’aggressiva intelligenza artificiale dei nemici, al netto dell’eccessivo caos scaturito in alcuni momenti, pronti a mettere alla prova le abilità del giocatore fin dalla difficoltà intermedia con differenti tipologie di attacco; buona anche la loro varietà, che obbliga a sfruttare con astuzia la già citata dinamicità delle arene. Discorso che si riprende per le – seppur esigue numericamente – boss fight presenti che obbligano a qualche strategia più fuori dai classici schemi.

Segnaliamo anche il ritorno di alcuni potenziamenti sia per le armi sia per il protagonista che necessitano di raccogliere delle sfere suddivise in due tipologie, obbligando anche a un minimo di scelta sul fronte delle priorità per decidere cosa potenziare per proseguire su Shadow Warrior 3: potremo puntare sui proiettili elettrici o sulla velocità di danno e ricarica, senza dimenticare una maggior salute o la possibilità di sfruttare maggiormente i barili esplosivi, giusto per citare alcuni esempi.

È anche possibile visionare una sezione specifica del menù che aggiorna in tempo reale sul completamento di varie sfide secondarie che richiedono l’utilizzo di determinate abilità e, come piccolissima variante sul tema della linearità dell’offerta in sé, permettono di ottenere come ricompense altre sfere da utilizzare a loro volta per i potenziamento.

Parkour nel Giappone feudale

Ad inframezzare i numerosi e adrenalinici combattimenti di Shadow Warrior 3 troviamo alcune sezioni platform dove sfruttare il doppio salto, gli scatti, le arrampicate e corse laterali su superfici specifiche e ben evidenziate. Non manca nemmeno l’introduzione del rampino per dondolare sia da alcuni punti durante le sparatorie sia durante i semplici spostamenti, rigorosamente accompagnati da qualche battuta ai limiti della decenza da parte del nostro protagonista.

Non parliamo di sezioni particolarmente impegnative o articolate, piuttosto di timidi tentativi di mascherare una struttura che rimane fin troppo a compartimenti stagni e che, almeno, garantisce un ritmo sostenuto e l’assenza di qualsivoglia tempo morto.

Tecnicamente parlando, invece, Shadow Warrior 3 presenta più alti che bassi. Esteticamente comprimari e nemici sono ben realizzati, così come il numero di animazioni a essi dedicate, mentre dal punto di vista del colpo d'occhio abbiamo riscontrato su PC un discreto lavoro che mette in risalto tanto le armi in primo piano quanto i paesaggi dagli evidenti tratti orientali sullo sfondo.

Durante le situazioni più concitate abbiamo riscontrato un frame rate abbastanza costante sopra i 100 fps, ma durante le cutscene si evidenziano a oggi evidenti e fastidiosi cali per i quali attendiamo delle patch correttive. Ultimo, ma non per importanza, una colonna sonora che ben si allinea alla resa estetica del titolo, alternando melodie più docili ad altre più frenetiche a seconda della situazione o meno di pericolo.

Versione recensita: PC

Se volete avvicinarvi al brand di Shadow Warrior potete fare vostro il reboot del primo capitolo tramite questo link di Amazon.

Voto Recensione di Shadow Warrior 3 - Recensione


7.4

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Il ritorno di Lo Wang in grande stile tra battute e parolacce senza il minimo freno

  • Shooting frenetico e divertente

  • Tecnicamente si difende egregiamente…

Contro

  • Contenutisticamente è due passi indietro rispetto al predecessore

  • Le fasi platform alla lunga fungono da mero palliativo per la linearità dell’avventura

  • … ma non mancano alcuni cali di frame

Commento

Shadow Warrior 3 è un titolo che solo fino a un certo punto riesce a soddisfare le aspettative. Dopo un secondo capitolo più grande e per certi aspetti più coraggioso, il ritorno nei più gestibili confini di una struttura così lineare e tradizionale potrebbe non incontrare il consenso di tutta la community di appassionati. Rimane un’esperienza, nella sua brevità, divertente e frenetica che saprà comunque accontentare i fan degli sparatutto, ma l’ultima avventura di Lo Wang ci ha dato più che altro l’idea di essere un giro su una luccicante e appariscente montagna russa che si interrompe proprio sul più bello.
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