Sekiro: Shadows Die Twice | I Diari del Lupo Grigio: Pagina 14
Il Lupo di Ashina si avvicina al suo obiettivo: recupera la Lama Mortale, si trasforma in un corvo per necessità e affronta un’altra terribile minaccia scimmiesca.
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a cura di Adriano Di Medio
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: From Software
- Produttore: Activision
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE
- Generi: Avventura
- Data di uscita: 22 marzo 2019
Bentornati ai Diari del Lupo Grigio, la run su Sekiro: Shadows Die Twice raccontata come se fosse il diario personale del Lupo. Nella puntata precedente lo abbiamo visto nelle insolite vesti del cacciatore di scimmie, rifugiato però in una dimensione nei fatti parallela. Le sue avventure paiono volgere al termine ma la pagina di oggi è sostanziosa, quindi non prolunghiamoci oltre e lasciamogli la parola.
Giorno 49: Immortalità
Il monaco magro in preghiera si è spostato all’ingresso delle Sale dell’Illusione: malgrado gli abbia rimosso gli impedimenti, non accenna neanche la minima intenzione di andarsene. Come Kotaro, anche lui ha trovato la sua pace, e quindi tanto meglio per entrambi. Di contro, io non ho voluto indugiare oltre dopo la morte delle tre scimmie. Ancora una volta il buio mi ha catturato e guidato dal tintinnio armonioso della campanella sono giunto a un ambiente più familiare: un grande tempio al centro di un laghetto pieno di ninfee. Un luogo stranamente “chiuso” ma anche con un colore più definito e reale, un sollievo per i miei occhi stanchi della nebbia e dell’apparenza ingannevole. Questo posto mi ispira una strana sensazione di rispetto… Forse susciterebbe soggezione in animi meno cinici.
Sono entrato nel tempio aperto. Al centro c’era un altro ragazzo, forse più che adolescente. Dietro una ricca alcova di offerte e immagini votive, rilucenti nei suoi rossi e gialli. Non ho neanche capito se sia un lui o una lei. Vestito di bianco, aveva davanti una scatola di legno finemente intarsiata. Ha capito subito che cercavo la Lama Mortale, la spada che non si può sguainare. Non si può perché coloro che la sguainano muoiono all’istante. Senza arroganza o presunzione, ho detto che avrei comunque tentato. Quando l’ho presa in mano dalla scatola che il suo padrone apriva, ne sentivo gli strascichi di forza maligna, tentacoli di rosso che mi si attorcigliavano intorno allo stomaco. Ho fatto appena in tempo a vederne il filo sotto l’elsa prima che la percezione di interrompesse bruscamente, risucchiandomi nel buio…
… Solo per tornare indietro, attingendo per la prima volta con cognizione di causa al potere dell’Erede Divino. Il tutto mentre il ragazzo si compiangeva nel constatare la stupidità di quello che per lui era solo l’ennesimo stolto. Quando mi ha visto rialzarmi ha capito immediatamente il fardello che portavo, il Retaggio del Drago. Mi ha lasciato tenere la Lama, è sulla mia schiena mentre scrivo queste righe. Ne ho accolto il potere, osservandola ricoprirsi nella sua interezza dello stesso alone di rossa morte con cui aveva cercato di irretirmi.
Giorno 50: Origini
Sono rimasto a lungo a parlare con quella che ho scoperto essere una giovane. Ha manifestato un po’ di stupore quando ha capito che il mio signore Kuro aborrisce il Retaggio del Drago. Mi ha detto che lo trova tristemente ironico: lei è una delle bambine delle Acque del Ristoro… Ennesima conferma che queste ultime non sono che un modo per replicare artificialmente gli effetti del Retaggio. Oltre che probabilmente forse conosceva anche Kotaro. Comunque ho mantenuto la promessa e le ho consegnato il tomo che il suo tutore, sommo sacerdote del Tempio Senpou, mi aveva affidato. Lo ha accettato di buon grado, anche se sembrava un po’ turbata. È anche per questo che ha cominciato a parlare di riso… per essere una persona cresciuta in un contesto agiato o comunque protetto, pare stranamente erudita su tale argomento. Quando le ho chiesto di darmene un po’ ne ha tirato fuori subito una manciata. Era bianchissimo, e pochi chicchi mi hanno saziato. Non è un riso come tutti gli altri, è come se fosse… Rigenerante. Forse un effetto dell’essere stato coltivato dalle Acque del Ristoro.
Non ho voluto annoiarla oltre e sono tornato al Lago Ashina. Da queste parti mi hanno detto che dovrebbe esserci la via per un altro ingrediente del rituale di rescissione dell’immortalità. Per una crudele ironia, è una via che passa dallo stesso pozzo in cui mi sono risvegliato all’inizio di quest’incubo. C’è un pertugio dietro al fondo, raggiungibile solo col rampino ma sorvegliato da un nemico inaspettato: l’Ombra Solitaria con Spadone. È un ninja vestito di viola, che nonostante combatta con una mano sola è in grado di fare acrobazie impossibili e di rompermi la postura anche con un semplice calcio. In teoria resisterebbe a due colpi mortali, ma cogliendolo di sorpresa sono riuscito a ridurlo al silenzio più in fretta. Niente Esecuzione Shinobi, non se la merita.
Ho continuato a scendere, inoltrandomi in un buio così fitto che per un momento ho temuto di potermici schiantare sopra come con le rocce che evitavo alla Forra. Ho incontrato un’altra vecchia delirante, che tra una risata sprezzante e l’altra mi ha parlato di “saltare nel vuoto”. Solo dopo un po’ ho realizzato di essere nientemeno che nella parte opposta delle Segrete Abbandonate, sopra gli speroni di roccia che costeggiavano sia il fiume sotterraneo che i perversi guardiani degli spiriti. Le acque sono divenute sempre più inquinate man mano che proseguivo, fino a una biforcazione con nel mezzo un Idolo dello Scultore. Ho pregato e sono andato a destra.
Giorno 51: Piume
Il buio è stato ben presto riempito da qualcosa di ben più inquietante delle scimmie addestrate a giocare con una katana. Davanti a me si è parato il serpente gigante, cui ero sfuggito in fondo alla valle, ancor prima di affrontare Masataka Oniwa Gyoubu. Le sue spire flessuose proteggono un tempietto di legno minuscolo ma massiccio, in cui parrebbe essere custodito qualcosa. Provo più volte ad avvicinarmi silenziosamente, riducendo velocemente al silenzio le scimmie e i loro starnazzi. Basta anche solo un minimo urto contro quelle scaglie bianche e malate per letteralmente polverizzarmi ogni osso.
Ciò accade molte volte, finché non mi viene un’idea. All’Idolo dello Scultore frugo tra i vari strumenti protesici e ritrovo finalmente le piume di corvo che avevo raccolto alla Tenuta Hirata. Trascorro un po’ di tempo a esercitarmi, capendo che se le uso con il giusto tempismo il serpente crederà di colpire me ma in realtà non prenderà che uno sbuffo di piume. Così vado a sinistra, colpo letale alla scimmia prima che urli troppo, colpo di rampino e poi attivazione piume di corvo: il serpente colpisce ma io sono già lontano, dentro al tempietto. Il corpo del mostro prova a entrare ma la struttura regge la compressione. Raccolgo degli oggetti sparsi e poi vedo qualcosa di strano sull’altare. Qualcosa che pare quasi conservato. Lo tocco con il braccio protesico e mi basta girarlo un po’ per capire che sono viscere mummificate di serpente.
Ancora adesso non so perché le ho portate con me. Sono robaccia inerte, ma allo stesso tempo sono fonte di disagio. Ho come il presentimento che serviranno per qualcosa di più grande, ma per adesso l’unica cosa sensata che ritenuto di fare era usare il piccolo Idolo di legno per tornare indietro e aggirare l’uscita ormai bloccata dal serpente. Ho fatto un po’ di percorso all’indietro, allenandomi nel frattempo con le tecniche shinobi. Il loro essere attivabili solo dopo un colpo mortale silenzioso e l’alto costo in Emblemi spiritici non mi ha permesso molto margine, ma ne ho una che mi permette di generare una nebbia che confonde gli avversari e l’altra di assoggettare brevemente il nemico che ho appena trafitto. Sono tornato dall’Erede Divino.
Il padroncino Kuro è ancora assorto nella lettura, alla ricerca di qualcosa che ormai a me pare sempre più senza uscita. Però si è sinceramente complimentato con me per aver recuperato la Lama Mortale, e lo stesso ha fatto Isshin Ashina. Vicino a Kuro ho potuto prendere una chiave che dovrebbe aprire una “porta verso una valle segreta”. Anche in questo caso ho dovuto vagare un po’ prima di capire di che stavano parlando. Inizialmente pensavo di tornare nelle profondità di Ashina, ma solo dopo ho realizzato che non avevo incontrato porte chiuse da quelle parti. Mi sono fatto un altro bagno nelle pozze di veleno saltando come un ragno tra le statue megalitiche di Buddha dimenticati, prima di ricordarmi che c’era stato un altro luogo che prima di Genichiro avevo esplorato: il tempio nascosto alla Forra, dove avevo affrontato quel disturbante Centopiedi Braccia Lunghe Giraffa.
Mi sono teletrasportato lì con una celerità tale da sorprendermi da solo, ho passato l’altarino dove avevo recuperato il Rapimento Divino e ho infilato la chiave nella porta: entrava perfettamente. Sono andato oltre attraversando il ponte e alla presenza di nemici solo relativa l’ambiente montano ha presto lasciato il posto a una strana valle dominata da cascate e vegetazione verde chiaro. Solo dopo mi accorgo come il mio muovermi in questi meandri, seppur nuovi, avviene in maniera inspiegabilmente automatica. Riprendo conoscenza solo quando trovo un Idolo dello Scultore in mezzo alle solite statue gigantesche di Buddha. Mi trovo alla Valle del Bodhisattva, che sotto le sue rocce si affaccia una radura con l’acqua che arriva alle caviglie e tanti alberi bianchi e senza foglie, con una grande roccia in fondo.
Giorni 52-60: Calvario
Appena sono atterrato nella radura quella che pensavo fosse una “roccia” si è animata rivelandosi come una gigantesca scimmia albina. Isterica e terribile, mi si è lanciata addosso con una furia derivata da una ferita ancora aperta, una katana enorme infilata nel collo che le fa colare sangue sugli occhi. I suoi attacchi sono riconoscibili ma anche con un grado di imprevedibilità insospettabile. Mi ha ucciso una decina di volte perché pensavo che uno qualunque dei suoi colpi fosse parabile. Ho lasciato perdere la parata, ho rinunciato alla schivata, e ho cominciato a correre. Correvo in cerchio e assestavo qualche colpo quando era più banalmente sbilanciata, mi ha ucciso altre volte perché non riuscivo mai a calcolare bene la distanza di sicurezza ma che mi desse anche la possibilità di avvicinarmi una volta che si fosse sfogata. Come ogni animale ha paura della Castagnola shinobi, ma mi rendo presto conto che costa troppo in relazione ai danni che mi permette di infliggere, quindi riprendo a leggere i suoi movimenti e a colpire quando è scoperta. Ha resistito a due colpi letali, prima che finalmente potessi salirle sulla schiena e tranciargli di netto la testa utilizzando la stessa spada che le dava così tanta furia. Esecuzione Shinobi.
Il corpo della Scimmia Guardiana è caduto a terra e il mio corpo ha brevemente incontrato il freddo rinvigorente dell’acqua. Mi sono alzato e stavo riprendendo fiato, prima di sentire dietro di me dei rumori che non avrebbero dovuto esserci. Con mio sommo orrore ho visto il corpo della Scimmia Guardiana rianimarsi, raccogliere la propria testa e con l’altra mano impugna la katana che prima aveva infilata tra spalle e collo. Niente più urla, quando le fa si circonda di un’aura rossastra che sconvolge la mia mente fino a farla collassare, morendo di paura. I suoi attacchi divengono sempre più imprevedibili, non riesco a dare più di un colpo per volta, a lei invece basta solo sfiorarmi per uccidermi. I giorni hanno ripreso a passare all’infinito, ormai la numerazione che sto usando potrebbe aver perso anche la minima pretesa di oggettività. Il Retaggio riporta la situazione all’inizio scontro, quindi ogni volta devo ucciderla in forma normale e solo dopo rifare un tentativo con la forma corrotta.
Continuo a correre, conto i colpi, assesto il mio, riprendo a correre, sbaglio, muoio, ripeto. Finché, nell’emergenza dello scontro, non arrivo a quella che nei fatti è solo la consapevolezza dell’ovvio: le lancio addosso alcune shuriken che, atterrate nei punti giusti, la fanno cadere riversa a terra. La abbranco, salgo su di lei e pianto Kusabimaru dritta nel moncherino dove prima c’era la testa. Ormai pronto a qualunque cosa infilo la mano proprio dentro a quel buco rosso, afferro quel che trovo e lo tiro fuori: è uno di quei disgustosi millepiedi che donerebbe l’immortalità. Con la furia di chi ha sguainato la Lama Mortale ed è vissuto per raccontarlo lo tengo fermo mentre si dimena inutilmente. Potrei strapparlo di netto ma sarebbe troppo facile: lo trafiggo più e più volte, finché la bestia blasfema non cade riversa a terra come un sasso. Esecuzione Shinobi, questa volta per davvero.
In questa pagina dei Diari del Lupo Grigio abbiamo visto il Lupo prima recuperare uno degli elementi essenziali per la fine della storia che battersi contro uno dei boss che (forse non a torto) è considerato uno dei più difficili del gioco. La curiosità è che la Scimmia Guardiana non è neppure battibile se non si è in possesso della Lama Mortale, in quanto continuerebbe semplicemente a rialzarsi. Fattore ancor più interessante è come si sia ormai chiarito come le Acque del Ristoro utilizzate da Genichiro siano nei fatti una replica artificiale al Retaggio del Drago, ma che assumerle porti ben presto a terribili effetti collaterali, dalle piaghe sul corpo alla perdita del senno, esattamente come mostrato da alcuni boss e miniboss come i disturbanti Centopiedi. Rimanete con noi per la prossima puntata!
Voto Recensione di Sekiro: Shadows Die Twice - Recensione
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