Scorn | Recensione - Quando Giger incontra Cronenberg
Scorn pesca dall'immaginario di artisti immortali per dare forma a visioni uniche ed esplorare strade ancora non battute. Vi raccontiamo l'opera di Ebb Software nella nostra recensione.
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a cura di Domenico Musicò
Deputy Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Ebb Software
- Produttore: Ebb Software
- Piattaforme: PC , XSX
- Generi: Avventura , Survival Horror
- Data di uscita: 14 ottobre 2022
Accogliere Scorn con l'idea che possa essere solo un survival horror in prima persona vi manderà inevitabilmente fuori strada.
L'opera prima di Ebb Software è qualcosa di diverso, che per buona parte della prima metà di gioco v'indurrà a pensare che si tratti di un puzzle game complesso, dai sistemi sfuggenti e non immediatamente decodificabili. Succede quando si ha il primo contatto con qualcosa di sconosciuto, che non trova piena aderenza a schemi di consuetudine e familiarità.
Succede quando si viene al mondo, quando tutto è ignoto e ci si muove per scoprire, sperimentare, apprendere, ferirsi, crescere e acquisire consapevolezza. E Scorn nasce proprio con un concept che prevede non di venire al mondo nel modo più semplice e dolce possibile, ma di essere scaraventati a forza in un incubo dove la sofferenza è la norma, dove si è testimoni contro la propria volontà di atrocità e atti malevoli, fino a capire qual è il vostro scopo finale, la vostra funzione nel grande quadro dell'esistenza.
Scorn, la storia
Scorn non ha nemmeno una riga di dialogo, è privo di testi in-game, non fornisce mai le mappe dei bio-labirinti che attraverserete, non ha un tutorial, non ha un vero hud, non vi spiega nulla e vi abbandona a voi stessi in un mondo che è costante minaccia e trappola perenne.
Quando vi desterete dal vostro torpore, lottando contro voi stessi per rimettervi in piedi, vi ritroverete perduti, storditi e rinchiusi all'interno di quello che potrebbe essere definito un enorme e putrescente ventre organico e metallico. La sua estetica è al contempo armonica e sgraziata, deforme e simmetrica, accogliente e ripugnante, ordinata e squinternata. Il caos metodico e preciso di Scorn è viatico di un inevitabile smarrimento che solo con insistenza e tenacia sa diventare strada certa e sicura.
Non solo vi ritroverete ad armeggiare con macchinari dalla funzione non subito comprensibile - mentre vi muoverete alla ricerca di punti di riferimento e soluzioni per avanzare - ma avrete costantemente un mondo che sa come comunicare con voi tramite l'ambiente, sfruttando la vera peculiarità del videogioco che non vuole mai davvero usare il linguaggio del cinema. E questo, oltre a essere un motivo di vanto, è in qualche modo anche sorprendente se si pensa a quali sono le più palesi fonti di ispirazione di Scorn.
Se i panorami lontani e isolati, travolti dal rossore e guastati da forme e spazi surreali sono chiaramente riferimenti a Beksiński, il design degli interni è figlio prodigio di Giger. Gli estimatori dell'artista svizzero scopriranno ben presto quanto la sua opera sia stata letteralmente travasata all'interno di Scorn, ma capiranno anche come gli sviluppatori siano riusciti a trovare una propria identità che omaggia e non scimmiotta, che ne usa l'ossatura più solida rimpolpandola infine con nuova carne.
Ma è anche con Cronenberg che Scorn si confronta, con inevitabile sudditanza: non solo accogliendo in sé gli stilemi più arditi del body horror, ma anche ripercorrendo alcuni dei grandi temi proposti dal regista canadese. Scorn non è facilmente leggibile e tenderà a farvi riflettere anche dopo aver raggiunto i titoli di coda in circa sette ore (la durata può variare sensibilmente, se rimarrete bloccati). Il rapporto di contrasto tra realtà oggettiva e soggettiva, il personaggio che diventa simbolo della malattia stessa, la dannazione psicologica e lo sconsiderato progresso della scienza sono tutti dei paralleli tra la poetica di Cronenberg e le intenzioni narrative di Scorn.
Benché siano chiare le direzioni verso cui si protende l'opera di Ebb Software, meno netta è la comprensione del suo significato ultimo. Tuttavia è tramite il suo modo di comunicare la brutalità e la costante sofferenza che si comprende come Scorn sia allegoria fatalista di vita tribolata senza pace e senza attimi di felicità.
Presentare una sorta di morbo parassitario che ti indebolisce, ti consuma e lentamente ti annulla, sembra quasi uno scherzo in confronto a un finale che vuole dipingere scenari peggiori della morte stessa. Ed è in questo modo che l'orrore trova la sua sublimazione più beffarda e decadente, fermo restando che le chiavi interpretative non possono esaurirsi con una lettura univoca.
Scorn non è solo il frutto avvizzito nato da una visione esistenzialista che non lascia scampo a nessuno o che pone la vita alla stregua di un complesso di funzionalità utilitariste per scopi altrui. C'è altro dietro l'impietosa istantanea scattata, ossia quello che resta degli atti nefandi di una civiltà aliena forse estinta da tempo. Probabilmente un tempo gloriosa, tecnologicamente molto avanzata e organizzata secondo una qualche forma di imperialismo, quella presentata in Scorn è la specie più sanguinaria, sadica e crudele che ci è capitato di vedere negli ultimi anni di videogiochi.
Lo si evince in parte tramite una prima metà che suggerisce verità sommerse e lascia spazio a molte domande, fino a coagularsi in una seconda metà che mette più in chiaro cosa c'è stato, cosa è rimasto e quali conseguenze ancora riverberano nel tempo.
In un incedere molto lento, cadenzato e difficoltoso, Scorn si concede coi suoi tempi, non scegliendo mai soluzioni banali e non cadendo nemmeno una volta in facili cliché. Va tuttavia ammesso come si tratti di un titolo che non sente la necessità di affabulare gli utenti e dunque di piacere a tutti, e che potrebbe far scappare via parecchi giocatori in tempi brevi.
Gameplay
I motivi di questa affermazione sono legati a una progressione di gioco senza compromessi, che vi lascia scendere dal treno immediatamente se il viaggio non appare subito di vostro gradimento. Scorn parte subito con gli enigmi, come un puzzle game in cui il vostro unico compito è quello di andare avanti senza mai incontrare nemici e capire come far funzionare gli aggeggi assurdi che vi si pareranno innanzi.
Questi macchinari non mostrano mai la loro reale funzione, ma simulano il movimento che farebbero in condizioni di funzionamento ottimale. Starà dunque a voi intercettare il loro raggio di azione e gli scopi reali per cui sono stati creati, così da trovare la chiave di volta.
Le prime ore di Scorn sono votate all'esplorazione, alla comprensione del mondo circostante e a diversi tentativi che andranno a vuoto, che vi confonderanno volutamente. Il suo mondo risponde in primis a leggi aliene che dovrete prima comprendere e poi usare a vostro favore: dapprima usando il vostro stesso corpo, con la carne che penetra il metallo o che si insinua tra meccanismi biomeccanici, e poi risolvendo rompicapi.
Di lì a breve vi renderete conto che anche la stessa conduzione di gioco è assoggettata a un enigma costante che non perde di mordente e si abbarbica alla struttura stessa di gioco. Le strade più ovvie da seguire vi saranno spesso precluse, la direzione principale non è semplice da trovare per via delle mappe piuttosto arzigogolate, gli impedimenti sono continui e le soluzioni ai puzzle non sono sempre immediate. Nonostante si tratti di una precisa volontà degli sviluppatori, non si può minimizzare il fatto che in Scorn molti momenti di gioco siano un po' vittima di eccessiva e gratuita macchinosità.
Non ne facciamo una questione di ritmo, perché è compassato per scelta e non deve mai chinare il capo a script o sezioni che sfociano in fughe forsennate, momenti di panico o apparizioni a sorpresa. Non si tratta di quel tipo di gioco e non prova nemmeno per una volta a esserlo, rimanendo al contrario atmosferico e punteggiando di tensione solo alcuni momenti clou. Piuttosto, la componente survival horror di Scorn emerge solo in un secondo momento, quando la difesa diventa autentica necessità.
Le armi somigliano solo in parte a quelle che ci si aspetterebbe di vedere, perché sono in realtà degli agglomerati organici componibili, con qualche essere informe che si dimena al loro interno, che funzionano in modo misterioso, sparando proiettili che sembrano di carne o che anziché esplodere sono dotate di uno stantuffo rapido come una pistola per abbattere i buoi.
Non troverete caricatori in giro, ma talvolta, avvicinandovi a degli strani distributori, quella specie di zecca che tenete in mano (o che qualcuno tiene al posto vostro) si rifornisce dei pochi colpi disponibili, a volte anche con qualche carica di sangue utile a ripristinare parte della vostra salute.
Queste risorse sono rarefatte, bisogna fare molta economia e scongiurare un conflitto con le creature è sempre la migliore scelta possibile. Talvolta sarete con le spalle al muro, ed è proprio in quei casi che dovrete fare di necessità virtù, sprecando poco e ottimizzando il più possibile i danni inferti. Non aspettatevi pertanto le evoluzioni da FPS moderno, né tanto meno sessioni di gioco in cui le sparatorie la faranno da padrone, perché Scorn è un viaggio contemplativo nel cuore nero di una follia sconosciuta e ineffabile.
A impreziosire l'atmosfera malata di Scorn c'è la strepitosa colonna sonora di uno dei re del dark ambient, Lustmord. Il risultato è un senso costante di profonda alienazione e solitudine cosmica, a cui si uniscono sonorità che preludono a un'imminente minaccia, alla presenza di un male strisciante che s'insinua prima tra le architetture sordide e oscene di quel luogo, poi sottopelle, creando disagio e comunicando perdizione.
La stessa che abbiamo provato quando siamo incappati in un game breaking bug, risolto solo rifacendo da capo l'intera sezione. Ma si tratta di un singulto che verrà arginato con una patch, e che in generale non pregiudica la buona riuscita di un'opera coraggiosa, unica, diversa da tutte le altre per concezione e direzione artistica, che ha saputo nel tempo trasformarsi da indie a un doppia A forse destinato a rimanere di nicchia. E proprio per questo, a essere apprezzato fino in fondo da chi è in grado di cogliere il meglio da ciò che si crogiola nel grande buio dell'eternità.
Versione recensita: PC
Voto Recensione di Scorn - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Opera decadentista, cupa, ermetica e di grande spessore
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Artisticamente unico, ben al di sopra rispetto ad altri titoli del genere
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Puzzle ingegnosi e complessi...
Contro
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... Che rappresentano una enorme percentuale di gioco, che sono connaturati all'avanzamento stesso e che potrebbero frenare non pochi utenti
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Spesso un po' troppo macchinoso e farraginoso