L’annualizzazione delle serie uccide la creatività e costringe gli sviluppatori ad abbassare la qualità per rispettare le scadenze.Lo abbiamo chiaramente testimoniato con la decadenza dei franchise Ubisoft (Assassin’s Creed, Far Cry) e più in generale con tutte quelle saghe che venivano sfruttate selvaggiamente dalle compagnie per massimizzare i profitti, fino a quando persino i giocatori non ne potevano più di giocare alla stessa cosa con cambiamenti minimi e con capitoli che non avevano più nulla di rilevante da dire.
Resident Evil, a causa delle intenzioni ormai acclarate di Capcom, potrebbe essere la prossima vittima, e il passato recente delle altre software house è lì a dimostrarcelo. Anche senza annualizzazione, la serie non solo ebbe un totale deragliamento che generò capitoli disastrosi, ma portò addirittura al passaggio dal survival horror allo sparatutto in terza persona, con traumi che i giocatori si sentono ancora addosso.
Resident Evil – Tra remake e novità
Alla luce di quanto visto coi remake di Resident Evil 2 e Resident Evil 3, la qualità è l’ultimo dei problemi di cui Capcom debba al momento preoccuparsi. Con un engine che fa faville, e con una scalabilità che dovrebbe tranquillizzare tutti con l’arrivo delle nuove console, non si può nascondere la curiosità di rivedere le vecchie glorie tirate a lucido e rivisitate in chiave moderna. Eppure qualche magagna in questa filosofia di annualizzazione inizia già a intravedersi, con Resident Evil 3 che ha subìto dei tagli rispetto all’originale pur di rispettare la tabella di marcia imposta dai piani alti. Il motivo è legato anche alla necessità di avere subito a disposizione gli sviluppatori da dirottare su altri progetti, mentre il team principale continua a fare il grosso del lavoro da più di un anno. Ed è esattamente quello che sta accadendo con Resident Evil, a cui non si vuole più dare un attimo di respiro.
Si parla per il 2021 di un Resident Evil 8 che incorporerebbe al suo interno elementi di rottura con le tradizioni della saga, mentre per il 2022 si vocifera con sempre più insistenza di un remake in grande stile di Resident Evil 4, a dimostrazione del fatto che i piani di Capcom prevedano una sovraesposizione del franchise per certi versi pericolosa. Quando succede una cosa del genere, le idee finiscono piuttosto in fretta (e lo sono già, a ben vedere), si inizia a sperimentare nel modo sbagliato e si esce fuori dal seminato pensando che il nome possa valere più di ciò che si sta effettivamente vendendo, facendo prendere alla serie la più disastrosa delle strade. Si tratta di quel sentiero che potrebbe condurla alla sua seconda morte, che arriverebbe dopo una rinascita avvenuta con molta fatica. Non bisogna mai dimenticare quanto Resident Evil abbia dovuto sudare per riacquistare la fiducia di tutti quei giocatori traditi dalla terribile deriva action e dai momenti imbarazzanti mostrati dalla serie.
Le memoria non v’inganni quando tentate di richiamare alla mente i rarefatti momenti di bontà di Resident Evil 5 e 6. E non vi si sbiadisca il florido ricordo dei fasti di un tempo, se per sovrapposizione d’immagini recenti doveste inciampare nelle tipiche giustificazioni da innamorati illusi che tentano di difendere vergognosi affronti equiparabili alla lesa maestà.
Facciate lo sforzo di richiamare alla vostra mente scene come quella africana in cui subivate un agguato da una gang di majini infetti sulle motociclette, che roteavano catene di quindici metri mentre si esibivano in arditi salti da campioni di motocross; o come quella in cui un Chris in piena “roid rage” prendeva a cazzotti un macigno gigantesco dentro a un vulcano, o quando si ritrovava a essere un soldato di Call of Duty in terza persona nella sua (scandalosa) mini campagna di Resident Evil 6. Ricordateli bene, quegli ultimi rantoli prima della dipartita, perché non dovranno essercene mai più.
Resident Evil e il male della sovraesposizione
Prendendo per buono che Resident Evil 8 possa funzionare in virtù della decisiva eredità del settimo capitolo, e che la riproposizione di Resident Evil 4 possa trasformare un capolavoro seminale in un colossal ancora più grandioso, cosa rimarrebbe di davvero imprescindibile a parte quella perla rara di Code Veronica? Ecco: se Capcom avesse l’accortezza di fare anche quel remake in modo inappuntabile, la serie avrebbe le spalle coperte per ben tre anni di seguito, ma poi? Svanito l’effetto nostalgia e sparate le cartucce dal calibro più grosso, si continuerà coi capitoli minori fino ad arrivare a riproporre gli scempi visti nel quinto e nel sesto capitolo, pur di raggranellare altro denaro e spremere la serie all’inverosimile?
Di carne al fuoco Resident Evil ne ha sicuramente parecchia, ma è chiaro che sono pochi i capitoli a esercitare una forte malia tra i giocatori. Altri remake potrebbero senz’altro far lustrare gli occhi agli appassionati grazie al RE Engine, eppure non c’è da stare sereni se si spera in ammodernamenti in grado di valorizzare gli episodi più deboli. Benché i cicli produttivi saranno più brevi, le tempistiche continueranno essere risicate, e la confluenza di più studi che collaborano sotto l’egida di Capcom (o con accordi su commissione) potrebbe non bastare per mantenere gli standard di Resident Evil. Stiamo infatti parlando di standard già molto difficili da raggiungere in condizioni di normalità, con tempi di sviluppo dilatati che servono proprio a quei tripla A che vogliono porsi molto al di sopra della media. È anche il pubblico ad aspettarsi sempre un capolavoro, quando si tira in ballo il nome di Resident Evil.
Fare economia sui tempi significa irrimediabilmente tirare la corda, confezionare titoli con standard alti ma non abbastanza da sostenere certi scomodi paragoni. Quando nella storia della serie si raggiungono picchi così elevati, ripetersi e addirittura migliorarsi diventa un’impresa titanica, sia perché si sta parlando di una saga che conta all’attivo parecchi episodi (cosa che non aiuta di certo con la freschezza delle soluzioni narrative), sia perché tentare di introdurre delle novità non è mai un’operazione semplice e in grado di accontentare i fan. Se i rumor fossero confermati per i principali attori del prossimo biennio, si potrà sia sfruttare la grandezza dei nomi, sia l’importante spinta della nuova generazione.
Il nodo al pettine arriverà subito dopo. E non è affatto assicurato che Capcom sia in grado di scioglierlo con disinvoltura: dall’annualizzazione non se n’è mai ricavato niente di buono a breve-medio termine, e la sfilza interminabile di giochi mediocri non fa altro che ribadirlo dopo ogni discutibile piano commerciale messo in piedi dalle aziende.