La vita su Gladius Prime non è delle più facile: ogni mattina ti alzi e sai che devi far fuori tutti gli altri ospiti del pianeta, che non è proprio il villaggio vacanze dove uno vorrebbe trascorrere le sue vacanze estive, a meno che al gioco aperitivo preferisca il far fuori un Necron qualsiasi. Se avete queste perversioni, siete però finiti nel posto giusto: Warhammer 40,000: Gladius – Relics of War è un 4X sviluppato e pubblicato rispettivamente da Proxy Studios e Slitherine Ltd, ma soprattutto è la quintessenza della brutalità che traspare da ogni singolo anfratto di quel cupo mondo sci-fi nato dalle menti di Games Workshop, dove ogni singola mossa o scelta è solo indirizzata verso un fine: eliminare qualsiasi forma di vita con cui si condivide il corpo celeste.
Nessuno spazio per le parole
La scelta di design è piuttosto radicale e la si nota fin dalle prime battute di gioco: avete presente le classiche non-fazioni neutre? Quegli ospiti indesiderati – in realtà quelli saremmo noi, gli invasori, perché loro stavano già lì prima del nostro arrivo – da eliminare nei primissimi turni e con cui apprendere le meccaniche di base? Ecco, non ci sono. O meglio, ci sono, ma sono altrettanto – se non più – pericolosi delle stesse fazioni con cui ci si scontra turno dopo turno.
Gladius è sì un 4X, ma lo è in un modo tutto suo, perché dietro il ritornello “
Explore, exploit, expand and exterminate”, nasconde quasi un’anima da wargame, che emerge con prepotenza quando le unità a schermo aumentano di numero e la lotta per il controllo di ogni singola casella divampa su tutto lo scenario. Non lo nego, questo unidirezionalità mi aveva lasciato qualche dubbio in fase di anteprima –
qua se volete recuperarla – e la volontà di eliminare qualsivoglia forma di diplomazia potrebbe far storcere il naso a chi ama tessere fitte trame con le altre potenze, per poi ovviamente tradirle.
Questa componente strategica è da sempre una lama a doppio taglio: se funziona è un valore aggiunto non da poco, ma sono numerosi i casi di titoli in cui si cerca di trovare un senso alle mosse dell’IA senza riuscirci, fra alleanze sconvenienti e guerre suicide protratte fino all’autodistruzione. La verità con Gladius è molto più semplice: alla guida dei miei fidati Orks, dopo circa una trentina turni, mi ero già completamente scordato della mancanza, tutto intento a cercare di non venire soverchiato dall’esorbitante numero di Guardsman che gli Astra Militarum avevano gettato contro i miei scalcinati Warbuggy. Ovviamente la mancanza della diplomazia non può figurare fra gli aspetti positivi di Gladius, anche perché ciò ha delle dirette ripercussioni sulle modalità di vittoria finale, ma i ragazzi di Proxy Studios sono stati abili a far sì che tale omissione fosse messa in secondo piano dall’esuberanza e dalla preponderanza data agli scontri.
A ciascuno il suo
Gladius vive in costante tensione fra due estremi: da un lato, privato di molti orpelli e grazie ad una gestione economica piuttosto semplificata, è un ottimo punto di partenza alla scoperta del mondo dei 4X, ma d’altro canto non è raro uscire con le ossa rotta dopo una manciata di continua, a causa di un paio di mosse sprovvedute nella disposizione delle proprie unità. Gestire la propria colonia ed evitare che finisca in deficit di risorse non è un’impresa ardua, ed è sufficiente un giusto bilanciamento fra gli edifici, senza farsi prendere dalla voglia di espandersi in modo eccessivo acquisendo caselle senza un’attenta pianificazione. Occorre però sempre tener ben presenti le peculiarità delle fazioni. Queste ultime sono solo quattro, un numero piuttosto esiguo se si fa un paragone con altri titoli dello stesso genere. Proprio come accade nei Total War: WARHAMMER, la conta aumenterà nei prossimi mesi grazie a dei DLC, ma soprattutto, esattamente come per quelle ideate da Creative Assembly, anche in Gladius ciascuna potenza è caratterizzata fin nei minimi dettagli e richiede un modus operandi unico. Ad esempio, i Necron possono costruire le proprie città solo in caselle specifiche e hanno dalla loro alcuni temibili costrutti futuristici, come i Canoptek Scarabs. Al contrario, gli Astra Militarum, meglio conosciuti come Imperial Guards, fanno affidamento soprattutto sulla quantità rispetto alla qualità e se la fanteria non è altro che carne da macello, i veicoli di cui dispone questa razza umana sono decisamente fra i più temibili. Non mancano poi all’appello gli Orks e gli immancabili testosteronici Space Marines. Dalla loro, ciascuna fazione si comporta in modo differente nei teatri di guerra e ha inoltre alcune peculiarità che vanno oltre alle mere abilità offensive e difensive, ma che coinvolgono anche l’aspetto gestionale, come le risorse da collezionare e il modo in cui vengono accumulate, nonché alcune abilità specifiche, come l’immancabile WAAAGH dei Pelleverde.
Giochiamo alla guerra?
Lo sviluppo di Gladius è avvenuto grazie alla stretta sinergia tra Proxy Studios e Games Workshop e l’ausilio della casa madre ideatrice del celebre board game è ravvisabile nell’accurata riproduzione delle singole fazioni, non solo a livello estetico o per le tipologie di unità, perché è scendendo nei dettagli che si notano i maggiori pregi del 4X. Se si osservano le singole schede delle truppe si nota infatti quanta attenzione sia stata riposta nel creare una componente bellica decisamente superiore alla media del genere, con ogni singola arma, compresi i celebri Bolter e Chainsword, caratterizzata da numerosi indicatori e moltiplicatori. Ci sono poi status positivi e negativi che influenzano le prestazioni nei teatri di guerra, così come ha un importante peso specifico anche la morale delle proprie unità. La complessità viene comunque resa leggibile da un’interfaccia sempre intuitiva e in cui è facile ritrovarsi.
La specificità delle fazioni viene inoltre definita da altri due meccaniche: l’albero delle tecnologie e le missioni. Come in ogni 4X che si rispetti, anche in Gladius è presente il sistema di ricerche, costruito in modo piuttosto peculiare. Esso è infatti suddiviso in dieci tier e per avanzare attraverso i vari step occorre sbloccare almeno due tecnologie del gradino precedente. Questo schema permette un’estrema flessibilità alla propria fazione, nulla vieta di concentrarsi esclusivamente ad esempio sulla fanteria, tralasciando magari armi e armature, ma questa libertà crea una scarsa continuità nella crescita, soprattutto quando si arriva nelle fasi finali. Le missioni invece sono una gradevole aggiunta al classico procedere dei 4X ed inseriscono una certa narrativa di fondo, utile anche a illustrare ai neofiti del mondo di Warhammer 40,000 alcuni piacevoli retroscena. Ad essere pignoli, qualche obiettivo secondario e di minore portata non avrebbe guastato, ma si sta proprio guardando alla minuscola pagliuzza. Infine, strumento quanto mai utile in un titolo così ricercato e dettagliato, esiste una sorta di enciclopedia che comprende tutto ciò che si trova sul pianeta e che raccoglie preziose informazioni su truppe, edifici e mezzi.
Un futuro nero
Assieme alle fazioni coinvolte, l’altro attore principale è Gladius Prime, il pianeta stesso da esplorare e colonizzare. L’universo di Warhammer 40,000 non è proprio dei più felici e il corpo celeste ce lo ricorda in ogni singola casella, fra rovine di passate civiltà e la piaga del Caos che ha preso oramai il sopravvento. Il mondo di gioco viene creato in modo casuale ad ogni partita, ma ciò che rimane costante è la sua ricchezza in termini di fauna e di flora: ad ogni esagono solo legate varie statistiche, che hanno delle ripercussioni sia sul proprio insediamento – ad esempio gli slot di costruzione o alcuni modificatori per le risorse – che sul proprio esercito. Questo livello ambientale aggiunge un ulteriore strato di complessità, elemento che certo fa piacere ai giocatori più navigati.
I tratti cupi di Gladius non si limitano solo alla decadenza del pianeta, ma coinvolgono anche la resa visiva del titolo: giustamente, il team di sviluppo ha fatto di tutto per dare alla propria opera quella giusta decadenza e cupezza, solo che la palette di colori è fin troppo sbilanciata verso lo scuro e alle volte si fa fatica ad individuare ciò che è presente su una casella. Dal punto di vista grafico, Gladius fa il suo più che discretamente, soprattutto grazie al design degli imponenti insediamenti, mentre le animazioni sono piuttosto fredde e legnose. Infine, occorre sottolineare come il passaggio fra i vari turni avvenga sempre con molta celerità, fattore non sempre così scontato quando si affronta uno strategico di questo genere.
– Estrema attenzione alla parte bellica
– UI chiara e pulita
– Fazioni differenti e ben caratterizzate…
– Gladius è un pianeta tanto ricco quanto pericoloso
– A non tutti andrà giù l’assenza della diplomazia
– Parte gestionale forse fin troppo semplice
-… Ma rimangono comunque solo quattro
Warhammer 40,000: Gladius – Relics of War non ha il solo merito di essere il primo 4X ambientato nell’universo ideato da Games Workshop, ma è anche un 4X decisamente solido e valido. Certo, qualche appunto occorre farlo, un minimo di diplomazia non avrebbe guastato, mentre il lato gestionale è forse fin troppo all’acqua di rose per i puristi del genere. D’altro canto, quando ci si trova nel bel mezzo di una battaglia – cioè sempre – Gladius emerge grazie alle sue numerose sfaccettature, che si concretizzano soprattutto nelle specificità delle fazioni: quattro non è un numero molto elevato, ma è sufficiente a garantire una buona differenziazione alle singole partite. Come probabile, il progetto crescerà nei prossimi mesi, fino ad esprimere tutto il suo potenziale una volta che il cupo mondo di Warhammer 40,000 verrà rappresentato in tutte le sue componenti.