Warhammer 40,000: Darktide | Recensione - Uno sporco lavoro
Darktide è la quintessenza del tetro universo creato da Games Workshop, un titolo frenetico e divertente, ma che soffre ancora di troppe incertezze
a cura di Daniele Spelta
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Fatshark
- Produttore: Fatshark
- Distributore: Fatshark
- Piattaforme: PC
- Generi: Sparatutto , Hack n' slash
- Data di uscita: 30 novembre 2022
I vari videogiochi ambientati nel mondo di Warhammer 40.000 ci hanno abituato a vestire i pesanti spallacci di qualche Space Marine alto due metri e mezzo, i panni di un inquisitore imperiale o di una delle tante razze xeno che pullulano nell’immaginario di Games Workshop.
Perfetto, dimenticatevi di tutto questo, perché in Warhammer 40,000: Darktide si è letteralmente un reietto mandato al macello contro orde di mutanti e orripilanti mostri che infestano i bassifondi della città formicaio Tertium.
Dopo gli ottimi Warhammer: End Times - Verimintide e il successivo Warhammer: Verimintide 2, Fatshark ha deciso di abbandonare i sicuri lidi della versione fantasy per dedicarsi all’incarnazione futuristica e ancora più tetra del brand ma, a differenza delle precedenti fatiche, in questo caso il risultato ci è parso meno focalizzato, vittima anche di un percorso di sviluppo decisamente tortuoso.
Spara e non fare domande
Andiamo con ordine e spieghiamo innanzitutto cosa sia Darktide (che trovate in sconto su Instant Gaming), quali siano le sue solide basi, le evidenti fonti di ispirazione e sbrighiamo senza troppe pretese anche lo scarno contesto narrativo. Lo scenario si apre su una sporca nave imperiale carica di condannati a morte fra cui, ovviamente, figuriamo anche noi.
La situazione precipita ben presto a causa di un assalto delle truppe del chaos dedite a Nurgle, che però permettono al nostro alter ego di fuggire dalla cella e di dimostrare la sua fedeltà all’umanità facendosi largo fra poxwalkers e altri esseri cosparsi di pustole e bubboni.
Dopo un inizio così scoppiettante sarebbe stato lecito aspettarsi una maggiore importanza al racconto, soprattutto visto il coinvolgimento – almeno dichiarato durante le prime presentazioni – di Dan Abnett in persona, uno dei più celebri autori di romanzi a tema Warhammer.
Le aspettative sono invece crollate quasi immediatamente e, proprio come nei due Vermintide, l’evoluzione degli eventi è portata avanti tramite poche cut-scene che aggiungono ben poco e tutta la storia risulta solo un mero pretesto per tuffarsi in una nuova missione e dar vita all’ennesimo macello.
Quattro personaggi in cerca di morte
I filmati ci hanno inoltre dato l’impressione di essere spezzoni scollegati e messi lì giusto come riempitivo, un segnale forse di conferma di quella che si è rivelata una produzione con qualche inciampo e conseguente rimando – per non dire proprio pausa indeterminata come per la versione Xbox – di troppo.
Questa sensazione l’abbiamo avuta anche in fase di creazione del nostro personaggio, che avviene tramite un editor davvero striminzito e che permette un livello di personalizzazione che non si spinge oltre a qualche variante estetica e ad un background che altera le frasi che a rotazione vengono ripetute durante le spedizioni.
La possibilità di generare da zero il proprio protagonista è una novità rispetto alle precedenti iterazioni, solo che questa aggiunta porta con sé anche una diminuzione delle classi disponibili al lancio, che sono solo quattro e non si specializzano con la crescita di livello nei vari mestieri come succedeva nei Vermintide.
Per ora è possibile dunque selezionare il Veterano, pensato soprattutto per chi preferisce le armi da fuoco rispetto agli attacchi corpo a corpo, il pesante Ogryn, ossia il classico tank, difficile da buttare giù e in grado di caricare a testa bassa (letteralmente) le masse di nemici che gli si parano davanti.
La versione 2.0 dello stregone è poi rappresentata dallo Psyker, decisamente più fragile rispetto ai precedenti personaggi ma capace di scatenare devastanti scariche sul campo di battaglia, con conseguenti esplosioni di teste e arti mozzati lasciati sul campo. Infine abbiamo lo Zelota, l’immancabile fanatico dedito al culto del dio imperatore e che ama sacrificarsi in prima linea per fare a fette i mutanti di Nurgle.
Per quanto Darktide non brilli per varietà dal punto di vista delle classi, bisogna comunque ammettere che i quattro protagonisti sono perfettamente complementari, ciascuno risulta estremamente divertente e appagante e, anche grazie alle varie abilità che si bloccano con l’accumulo di punti esperienza, alla fine si avrà a disposizione un team letale e capace di ripulire le infestazioni che si diramano nella città formicaio di Tertium.
Un lavoro senza sbocchi
Ancora una volta le lodi si sciolgono però come neve al sole quando si scoprono la “leggerezza” e la confusione del sistema di progressione.
Tra una missione e l’altra – di cui parleremo nello specifico poco più avanti – si guadagnano i classici punti esperienza, si cresce di livello e si sbloccano nuovi armamenti e oggetti estetici. Il problema è che Darktide non spiega nulla di quello che scorre sullo schermo, non dice come vanno impiegate le varie valute messe a disposizione – e anche i numerosi fucili, coltelli e mazze hanno bonus e perk senza alcun tooltip esplicativo.
Lo diciamo senza vergogna: personalmente abbiamo fatto affidamento quasi esclusivamente sulle colorazioni che indicano la rarità degli oggetti e sulle chiare statistiche offensive, ma non chiedeteci cosa vogliano dire tutte quelle icone presenti nell'interfaccia.
Inoltre, alcune delle feature promesse durante lo sviluppo sono appena abbozzate – come il tavolo per modificare le varie armi – una mancanza che stride ancora di più quando ci si accorge invece che il banco per acquistare dei kit completi con moneta reale è già perfettamente implementato.
Se non altro, il nostro Veterano ora sfoggia una favolosa divisa degli squadroni della morte di Krieg, con tanto di maschera antigas e pala da dare in testa ai cultisti.
Ora viene il bello
Insomma, da qualsiasi lato lo si guarda, Darktide sembra quasi un titolo ancora in early access e questa considerazione vale anche per le missioni, che di certo non spiccano per varietà e ben presto rischierebbero di trasformarsi in massacri di routine se solo non fosse per un gameplay che, semplicemente, crea dipendenza.
Siamo ancora una volta al cospetto di un emulo di Left 4 Dead e chiunque abbia un minimo di dimestichezza con lo shooter di Valve troverà immediatamente chiare la struttura degli obiettivi, l’importanza del gioco di squadra e anche l’approccio alle orde nemiche.
Il motto è sempre lo stesso: prima mena e poi pensa. Questa volta si aggiunge però anche una sana dose di piombo e laser, con una maggiore importanza data al gunplay che non fa altro che aumentare la furia distruttiva e cieca di ogni spedizione.
La combinazione fra melee e attacchi dalla distanza è perfettamente riuscita, in un costante alternarsi di frenetici colpi sparati dall’alto di qualche immensa struttura metallica e di fendenti indispensabili per frenare le orde putride di Nurgle.
Inoltre, per quanto Darktide appaia come la fiera del button mashing, il titolo di Fatshark racchiude anche una sana dose di tattica e, soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati, è necessario anche padroneggiare tecniche più avanzate che combinino parate, schivate e abilità speciali.
Abbiamo apprezzato particolarmente l’introduzione di una seconda barra vitale, che si rigenera rapidamente solo si viene coinvolti nei duelli corpo a corpo e che evita in questo modo strategie attendiste che mal si sposano con la natura frenetica del gioco.
Una menzione di lode anche per la varietà dei nemici, che spaziano dai semplici pestevaganti ai cultisti, fino ad arrivare anche alle immense bestie di Nurgle e altri boss che ci hanno fatto sudare le proverbiali quattro camicie.
Fede e acciaio
Le uniche volte che abbiamo tirato il fiato, sono state le pause per ammirare gli scenari evocativi di Darktide che, semplicemente, trasuda Warhammer 40.000 da ogni pixel.
Gli amanti del genere possono passare lunghe ore anche solo a scoprire ogni singolo dettaglio carico di lore sparso nei livelli, perché sono gli ambienti a raccontare la vera storia, a differenza delle già citate cut-scene. La magnifica direzione artistica è poi accompagnata da un livello grafico davvero di primissimo ordine, dove spiccano i giochi di luci e le esplosioni che squarciano le buie stanze di Tertium.
Purtroppo tutto questo bel vedere ha un prezzo da pagare, perché l’ottimizzazione è ben lontana da uno stato accettabile. Nonostante i passi in avanti rispetto alla tragica versione beta di prova, Darktide risulta ancora indigesto anche alle macchine che superano ampiamente i requisiti minimi e i 60 fps sono solo un lontano miraggio nelle situazioni più concitate. Ogni avvio è insomma una preghiera a Omnissiah.
Concludiamo infine la recensione parlando forse del lato più sottovalutato, ma che alla prova dei fatti si è rivelato la vera sorpresa: la componente audio.
Immergersi nell’oscurità nel totale silenzio, per sentire in lontananza qualche straziante lamento di un mutante, un proiettile sparato troppo in fretta – e dal nulla, ecco apparire un trionfante ed epico accompagnamento a base di organo elettrico, degno di una messa gotica del quarantunesimo millennio. L'accompagnamento è, senza giri di parole, la perfetta ciliegina su una torta ammuffita e corrotta.
Voto Recensione di Warhammer 40,000: Darktide - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Artisticamente superbo
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La colonna sonora è il perfetto accompagnamento
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Il gameplay riprende il meglio delle precedenti iterazioni ed è stato adattato in modo sapiente al nuovo contesto futuristico
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Pensato per i veri appassionati di Warhammer 40,000
Contro
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Non c'è praticamente una storia
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Ancora pochi contenuti
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Per certi versi sembra un prodotto incompleto
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Davvero mal ottimizzato