Visage, recensione Early Access dell'erede di P.T.
a cura di Domenico Musicò
Deputy Editor
Dal triste e doloroso commiato che P.T. ci ha dato, fino ad arrivare a quelle speranze tradite di rivedere tornare in auge Silent Hill, sembra già essere passata un’eternità. Uno dei rimpianti più grandi della storia videoludica ha avuto delle evidenti ripercussioni sul mercato e ha risvegliato le coscienze creative a lungo sopite di diversi sviluppatori che non sapevano (o non hanno mai saputo) come creare l’orrore. Tra cloni e molti prodotti insignificanti, due titoli in particolare hanno destato maggiore curiosità: il redivivo Allison Road (non è morto: è ancora in sviluppo) e Visage, giunto in accesso anticipato dopo una lunga, faticosa e complessa fase di sviluppo, che ha quasi portato a un crollo nervoso i due principali artefici del progetto.
Home Sweet Home
La versione disponibile dal 2 ottobre comprende il primo dei quattro capitoli che saranno inclusi nel gioco completo, per una durata approssimativa della sezione in analisi che si attesta attorno alle cinque ore.
Sad Square lo ha specificato chiaramente: Visage ha immagini molto forti ed è difficile in maniera non convenzionale, ossia non per via di nemici o minacce non meglio identificabili che vogliono eliminarvi; si tratta piuttosto della volontà degli sviluppatori di abbandonarvi a voi stessi, senza che abbiate aiuti o suggerimenti su cosa fare o verso quale obiettivo dobbiate dirigervi. Le uniche descrizioni che appariranno su schermo sono dedicate ad alcuni oggetti chiave, utili alla gestione dei due inventari e alla salute mentale, che come in Amnesia ha un ruolo fondamentale. Il primo inventario è dinamico e serve per gestire l’utilizzo di oggetti di uso frequente, come le lampadine da cambiare, gli accendini, le candele o le pillole che alleviano lo stress; l’altro inventario è invece dedicato a oggetti non scartabili come le chiavi, che vi consentiranno l’accesso a nuove aree.
Nella casa infestata da presenze ed eventi paranormali, dove si è consumata un’indicibile brutalità che vedrete proprio nel prologo, vi sentirete continuamente sotto pressione, travolti da un silenzio anomalo che aleggia come un drappo pesante che sta per soffocarvi a ogni pie’ sospinto. L’atmosfera di Visage è sul serio in grado di raggelarvi il sangue nelle vene, perché fatta di discrezione, normalità, solitudine.
Quando in pieno stile P.T. vi risveglierete esattamente davanti a una porta, e superando l’atrio entrerete finalmente in casa, la sensazione di familiarità mista a straniamento è immediata. Pochi passi e il telefono a muro inizia a squillare. È la vostra anziana vicina, che tramite un messaggio vi dice di essere un po’ preoccupata perché è da tre settimane che non vi vede uscire di casa. Chiede se va tutto bene e spera tanto di sì, ma la realtà è ben diversa: è terribile oltre ogni immaginazione. L’inizio di Visage è semplicemente scioccante.
In quella casa sono stati commessi degli omicidi, ma non solo: la raffinata narrazione ambientale ci racconta molto di più e ci lascia intendere che in quel teatro di nefandezze sono accaduti altri truci eventi.
Ecco perché le attività paranormali iniziano ben presto a divenire una realtà con la quale convivere: le luci nei corridoi si spengono d’improvviso, le lampadine si fulminano come per un eccesso di tensione, qualche porta si muove lentamente sui cardini senza che ci sia alcuno spiffero ad animarla; talvolta invece si chiude con decisione, come se fosse spinta da mani umane. Si odono rumori, cigolii. Quando l’icona del cervello si farà più intensa, potreste sentire dei respiri più affannosi e rochi che preludono ad attività di cui è meglio non parlare in questa sede. Per evitare che ciò accada dovrete rimanere il meno possibile immersi nel buio. O in alternativa trangugiare le vostre pillole.
Non sarà facile, perché anche senza vedere nulla, vi sentirete continuamente braccati, in pericolo, inermi. Nudi come dei vermi, con la voglia di rimanere in posizione fetale in un angolo e sperare che niente vi attacchi.
Orrore familiare
Visage è un horror psicologico basato su un ottimo sound design che sa alla perfezione come alternare silenzi assordanti e fastidiosi rumori di sottofondo, di quelli striscianti, che vi entrano sottopelle e ci rimangono. Sappiamo che nel gioco finale moriremo spesso perché è parte della visione degli sviluppatori, e sappiamo anche che la morte è un atto abitudinario che si collega con coerenza alla trama. Sappiamo anche che ci sono tematiche delicate legate alla dipendenza e all’abuso di alcool e sostanze stupefacenti. E sappiamo di non sapere ancora abbastanza per tirare le somme dell’intero progetto e per capire dove realmente andrà a parare. Eppure questo primo capitolo, alterato appositamente per l’accesso anticipato in modo da configurarsi quasi come un gioco a sé stante, lascia già intendere quali siano i toni, i ritmi e la qualità generale del progetto.
Pur trattandosi di un piccolo gruppo indipendente di poche persone, Sad Square sta per raggiungere dei risultati ottimi, creando un’opera ben diversa dagli altri titoli appartenenti al filone horror. Qui la tensione viene costruita in modo intelligente, a fuoco lento, in maniera molto profonda; vi sentirete tirati dentro da una mano invisibile che vi ghermisce la caviglia senza mai lasciarla. E questo, bisogna dirlo, è forse il miglior pregio che un horror dovrebbe sempre avere e quasi mai ha.
Visage è diverso. Vi costringe all’esplorazione attenta e meticolosa, quasi ossessiva. Vi accompagna lungo quelle stanze che raccontano di vite perdute, dissolute, innocenti, talvolta felici, ma anche ricolme di segreti che forse sarebbe meglio non scoprire.
L’ottima grafica in stile iperrealista aiuta molto all’immersione, e solo ispezionando attentamente ogni anfratto potrete rendervi conto di quanto superficiale sia stata poco prima la vostra esplorazione. Passate nuovamente e controllate meglio, allora: potrebbe esserci una botola, un passaggio verso la soffitta, un pannello di una parete dietro cui si nasconde qualche importante elemento della storia od oggetto, ma attenzione a non farvi prendere dall’ansia quando attorno a voi si presenteranno delle anomalie. È interessante come Visage usi un algoritmo che fa accadere casualmente gli eventi paranormali, i quali si alternano armoniosamente con quelli (davvero pochi) scriptati. È forse uno dei pochi esempi in cui la proceduralità (proprio perché molto parsimoniosa, puntiforme e circoscritta) funziona alla grande e con criterio.
Visage ci ha convinti. Non è il solito horror e potrebbe rivelarsi una gran sorpresa per il genere.
- Difficile in maniera non convenzionale: ha un approccio unico all'interno del genere
- Ottima narrazione ambientale, corposa e mai banale
- alla lunga, la comprensione del funzionamento degli algoritmi per gli eventi paranormali potrebbe smorzare la tensione
8.2
Dopo aver provato l’Early Access di Visage avrete la netta impressione che il gioco abbia appena scalfito la superficie degli orrori che si celano ancora più in profondità, ben nascosti, occultati alla vista, annidati nella mente del protagonista e nella magione che sembra tutto fuorché un luogo di amore familiare. Sad Square, dopo tante difficoltà iniziali, pare proprio aver imboccato la strada giusta: quella dell’orrore psicologico, sottile, mai banale e privo di inutili jumpscare da quattro soldi. È un progetto da seguire con molta attenzione, che allo stato attuale funziona già molto bene e dà una chiara immagine degli elementi principali che verranno proposti nella versione finale.
Voto Recensione di Visage, recensione Early Access dell'erede di P.T. - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Horror psicologico raffinato e intenso, che non ha nessun bisogno di scarejump
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Difficile in maniera non convenzionale: ha un approccio unico all'interno del genere
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Ottima narrazione ambientale, corposa e mai banale
Contro
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La ricerca ossessiva di qualche oggetto chiave potrebbe creare dei grattacapi
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alla lunga, la comprensione del funzionamento degli algoritmi per gli eventi paranormali potrebbe smorzare la tensione