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Until Dawn | Recensione - Si poteva fare di meglio?

A nove anni di distanza dal suo esordio, Until Dawn ritorna con una nuova versione che non cambia nulla di davvero rilevante. Ecco la nostra recensione.

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

In sintesi

  • Un remake che non migliora l'opera originale.
  • Tanti problemi tecnici.
  • Operazione mal pensata ed eseguita in maniera sommaria.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Until Dawn
Until Dawn
  • Sviluppatore: Supermassive Games
  • Produttore: Sony Computer Entertainment
  • Distributore: Sony Interactive Entertainment
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PS5 , PS4 , PC
  • Generi: Survival Horror
  • Data di uscita: 26 agosto 2015 (PS4) - 4 ottobre 2024 (PC, PS5)

Until Dawn è solo l'ultimo dei titoli PlayStation coinvolti nella grande ondata di remake e remastered che l'azienda giapponese sta proponendo con non poche polemiche e dubbi.

Tra una riedizione di The Last of Us Parte 2 sostanzialmente inutile e irrilevante, e una rimasterizzazione del primo Horizon che lascia piuttosto perplessi per la portata dell'operazione, è evidente quanto Sony stia provando a massimizzare i profitti dei propri prodotti il più possibile, rivendendo gli stessi giochi per ben due volte a distanza di pochi anni.

Un remake di Until Dawn, potenzialmente, poteva quasi sembrare più sensato per via dei nove anni trascorsi dal suo primo debutto, ma anche in questo caso si è attirato addosso i mugugni di buona parte di pubblico e critica, che ritiene evidentemente il gioco ancora piuttosto giovane e valido per passare sotto la grande macchina del rimodernamento.

Pregi e limiti che ritornano

Until Dawn (trovate qui la nostra recensione originale) era uno di quei giochi che nascevano dall'onda lunga dei titoli David Cage, il cui unico reale merito è stato quello di far evolvere le avventure grafiche – o punta e clicca – modernizzandone la struttura e la cosmesi grafica.

Oggi come allora, Until Dawn è quindi un gioco che non si preoccupa affatto di offrire un gameplay estremamente ingessato, guidato e con poche reali possibilità interpretative per il giocatore, che deve solo interagire con pochi oggetti nelle stanze, prendere decisioni che hanno un gran peso negli sviluppi della trama e azzeccare dei decisivi QTE.

Di tutti i giochi sviluppati da Supermassive Games, Until Dawn è senza dubbio il più qualitativo. Quelli che sono arrivati dopo si sono infatti limitati a riproporre la medesima formula con alcune variazioni sul tema che non sono però riuscite a pareggiare la qualità globale dell'avventura uscita nella scorsa generazione di console. 

A nove anni di distanza, però, questo filone ha perso il suo mordente. Coi titoli successivi, anche la qualità media ha avuto un calo importante, come se gli stessi prodotti fossero un po' vittima di una catena di montaggio che li immetteva sul mercato con grande rapidità e senza i giusti tempi che occorrerebbero per puntare a ben altre vette.

La maggioranza delle espressioni dei personaggi sono quasi caricaturali e immotivatamente sopra le righe, le movenze sono esagerate e cariche di enfasi, e diverse animazioni dei filmati in-game restituiscono dei risultati di involontaria ilarità.

Per tutti questi motivi, e per il fatto che la tipologia di gioco e la sua giovinezza mantengono ancora integra l'opera dopo quasi una decade, non si comprende (se non per motivi economici) il reale intento di questa riproposizione.

Le nuove scene, alcune piccole aggiunte di scarso rilievo e il passaggio all'Unreal Engine 5 non sono di fatto dei motivi convincenti per giustificare l'operazione portata a compimento da Ballistic Moon, sviluppatori inglesi alla prima esperienza.

Per chi se lo fosse perso all'epoca, Until Dawn è un teen horror che sceglie volutamente di basarsi sui classici cliché di questo sottogenere: otto amici si ritrovano in una baita in montagna un anno dopo la misteriosa morte di due ragazze del gruppo; nei pressi della zona c’è un terreno appartenuto ai Nativi Americani; uno psicopatico mascherato minaccia l’integrità dei ragazzi, sempre poco avveduti e istintivi; nel circondario ci sono torbidi segreti che verranno lentamente a galla e non mancano nemmeno alcuni elementi mitologico-sovrannaturali a condire la trama.

A vederli elencati così, tutti questi elementi potrebbero far pensare a una storiella di scarso valore, ma in realtà la loro buona mescolanza e l'intreccio organico creano un'amalgama solido e coerente.

Certo, rimangono alcune casualità di troppo e non è possibile tornare indietro se si è sfortunatamente dimenticato qualcosa, ma sappiamo bene che è un difetto storico di queste avventure di taglio cinematografico, che procedono nel loro sviluppo senza lasciare mai la possibilità di voltarsi indietro.

Un remake migliorativo?

La domanda fondamentale che tutti i giocatori si stanno chiedendo è se in effetti il remake di Until Dawn abbia senso e se abbia il merito di migliorare l'opera originale. Di base, per ogni operazione di questo tipo dovrebbe essere esattamente così, ma la storia di questo tribolato settore ci insegna che quasi nulla va come dovrebbe. 

Until Dawn è un remake che oseremmo definire bizzarro. A vederlo così com'è, nella sua rinnovata veste grafica su Unreal Engine 5, è indubbio che ci siano state delle visibili migliorie ai modelli dei personaggi, alle ambientazioni e in definitiva anche all'atmosfera. Il problema è quando tutta questa bellezza moderna inizia a muoversi, mostrando una cura che non va di pari passo con la cosmesi generale.

Per un titolo così cinematografico, immerso in ambienti molto chiusi e con un conduzione di gioco estremamente guidata, è più facile per gli sviluppatori avere il controllo di ogni elemento, soprattutto perché a differenza di mondi aperti o più complessi ci sono meno variabili che concorrono ad appesantire e a far singhiozzare la stabilità del codice. 

Per Until Dawn invece il risultato è molto altalenante, e non parliamo solo di un frame rate incapace di garantire la dovuta solidità. Oltre a diversi singulti che si presentano a più riprese, anche in momenti in cui non se ne comprende il motivo, la sensazione che ogni giocatore avrà è che solo la grafica sia stata migliorata, mentre a livello strutturale permangono non poche problematiche.

La maggioranza delle espressioni dei personaggi sono caricaturali e immotivatamente sopra le righe, le movenze sono esagerate e cariche di enfasi, e diverse animazioni dei filmati in-game restituiscono dei risultati di involontaria ilarità. Questi, per un gioco cinematografico che punta tutto sull'impatto visivo, sono dei difetti piuttosto gravi, che dopo nove anni non sono più perdonabili.

Allo stesso modo, sommario è anche il lavoro di sincronizzazione del labiale, con diverse scene che risultano un po' fuori fuoco, incapaci di mostrare il reale salto tecnologico che ci si aspetterebbe da un remake che non è riuscito ad adattare alla modernità tutti gli elementi tecnici di base. Ci sono inoltre altri difetti e problemi tecnici come il filmato iniziale su cui è stato fatto un disastro e altre sbavature che ci auguriamo possano essere corrette con diverse patch.

Oltre a tutto ciò, va sottolineato il fatto che Until Dawn non può essere considerato un vero e proprio rifacimento da zero come invece è stato sbandierato nel materiale promozionale. Non c'è stato nessun ammodernato dei sistemi di gioco, che restano desueti e poco tollerabili per il pubblico moderno.

Per esempio, l'avanzamento è estremamente lento, snervante, e non c'è mai la possibilità di percorrere gli spazi a velocità sostenuta. Tutto questo è oggetto di angoscia, e non per via della tensione che se ne dovrebbe ricavare.

Oltretutto, spostarsi per gli ambienti è ancora una volta come camminare lungo dei binari mentre ai lati si è protetti da muri di gommapiuma che guidano dolcemente l'utente verso la prossima interazione o attivazione del filmato, con risultati che ormai francamente sono peggiori rispetto agli altri giochi usciti dopo.

Ecco, se si voleva mantenere la fedeltà di Until Dawn, gli sviluppatori hanno fatto centro, e lo diciamo con una neanche troppo velata ironia. Arrivare nel 2024 con un gioco che risulta essere più vecchio di tutti gli altri titoli di Supermassive Games è un grosso punto a sfavore dell'opera, che si trascina stancamente e non beneficia di tutti quegli accorgimenti che invece ci sarebbero dovuti essere.

Questo non fa di Until Dawn un completo disastro, parliamoci chiaramente. Però altrettanto chiaramente dobbiamo dire che l'operazione invece lo è, sia per com'è stata pensata, sia per com'è stata eseguita. Il valore dell'opera di base resta inalterato e si conferma come uno dei teen horror meglio riusciti, certamente tra i più ispirati in assoluto e tra quelli che meglio funzionano narrativamente.

Voto Recensione di Until Dawn | Recensione


6.5

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Resta inalterato il valore dell'opera originale.

  • Nuove scene e poco rilevanti migliorie al sistema di gioco.

  • Il passaggio all'Unreal Engine 5 garantisce una cosmesi di buon livello...

Contro

  • ... ma tutto il resto non è andato di pari passo con la grafica, restituendo personaggi, espressioni e scene non esattamente al top.

  • Operazione mal pensata e mal eseguita, senza nessun reale svecchiamento dopo ben nove anni.

Commento

Until Dawn è un remake che non migliora l'opera originale e non modernizza il gioco in alcun modo. L'unico punto a favore è il passaggio all'Unreal Engine 5, ma la struttura di gioco resta vecchia e oggi appare inadatta alla modernità e poco digeribile per tutti quei gravosi limiti che si trascina dietro. 
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