Unplugged | Recensione - Air guitar in realtà virtuale
Ideato da Anotherway, Unplugged è un rhythm game che si inserisce nel solco tracciato dai vari Guitar Hero e ne adatta gli schemi alla realtà virtuale
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a cura di Daniele Spelta
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Anotherway
- Produttore: Vertigo Games
- Distributore: Koch Media
- Piattaforme: PC , OCULUS
- Generi: Rhythm Game , Simulazione
- Data di uscita: 21 ottobre 2021 (Oculus Store) - Autunno 2021 (Steam)
Vi sentite orfani dei cari e vecchi Guitar Hero? Ricordate a memoria tutte le tracce di Legends of Rock e le vostre dita prendevano fuoco sugli assoli di Through the Fire and Flames dei DragonForce?
Allora Unplugged è proprio quello che stavate cercando. Il rhythm game sviluppato da Anotherway fa proprio al caso vostro, chitarristi virtuali, a patto che possediate un Oculus Quest 2, conosciate un buon fisioterapista e riusciate a stare perfettamente immobili mentre cercate di strimpellare accordi e note.
Tranquilli, non siamo impazziti e vi spiegheremo tutto nella nostra recensione.
Un degno erede?
Per spiegare la natura di Unplugged è impossibile non riavvolgere il nastro e iniziare l’analisi partendo da cosa fu ai suoi tempi la lunga e piacevole parentesi chiamata Guitar Hero, anche perché la formula di gioco adottata dal team di Anotherway è perfettamente sovrapponibile a quella utilizzata da Harmonix prima e Neversoft dopo.
In realtà ci sarebbe ben poco da dire sul già citato Legends of Rock o dell'altrettanto noto World Tour - a nostro modesto giudizio i migliori esponenti della serie - perché siamo convinti che tutti quanti abbiate provato almeno una volta l’ebrezza di inanellare una combo devastante, un riff che ha mandato in estasi i vostri fan e reso rossi di gelosia i vostri rivali di sala giochi.
Le serate passate a fare headbang sui ritmi pestati di Before I Forget o Raining in Blood sono difficili da scordare e appartengono ai quei ricordi videoludici che conserviamo sempre con felice nostalgia. Poi la magia è tristemente svanita, Neversoft ha chiuso i battenti e i successivi tentativi come Rocksmith o le varianti sul tema come DJ Hero o il recente Fuser non sono stati in grado di riportare in auge un genere purtroppo finito sullo sfondo.
Il nuovo tentativo risponde al nome di Unplugged, un titolo che non si vergogna di metter subito in chiaro le sue radici e le sue fonti di ispirazione, ma che allo stesso tempo cerca di far compiere a questa categoria di rhythm game un passo in avanti grazie alle peculiarità della VR.
Suonare con le mani
Nel caso vi stiate chiedendo come sia stata riprodotta una chitarra in realtà virtuale o con quale plettro dobbiate pizzicare le corde, la risposta è semplice: solo con le vostre mani.
Unplugged sfrutta a pieno le possibilità offerte dal tracciamento dei movimenti delle mani, con le telecamere integrate nel visore che andranno a rilevare ogni gesto delle dita. Dopo aver calibrato alcuni parametri e aver settato la posizione dello strumento, iniziare a suonare diventa un gesto quasi naturale e già dopo il breve tutorial si è in grado di eseguire le varie tracce presenti in Unplugged.
Nuova tecnologia, ma vecchia scuola
Le “regole” del gioco sono quelle tipiche del genere e non hanno subito molte variazioni rispetto ai sistemi utilizzati nei già troppe volte citati Guitar Hero. Il ritmo viene quindi sempre dettato da una spartitura che scorre dall’alto verso il basso e il nostro scopo è quello di suonare le corde a ritmo mentre con la mano sinistra - o la destra nel caso siate mancini e abbiate cambiato le impostazioni ad inizio partita - si devono effettuare gli accordi che appaiono sul visore.
Accanto alle classiche note c'è spazio poi power up da colpire per alzare il punteggio e il game over sopraggiunge dopo una certa quantità di errori compiuti e di buuu provenienti dal pubblico.
Nulla di veramente nuovo, anche se Unplugged decide di alzare la leva della complessità ed espande i classici cinque tasti corrispondenti alle dita. Il manico della chitarra è stato infatti suddiviso in cinque sezioni distinte, sulle quali eseguire le specifiche combinazioni dettate dalle varie canzoni. C’è insomma un doppio livello di difficoltà: eseguire la giusta mossa e farla sulla parte esatta del manico.
Chitarristi acciaccati
Qui iniziano a vedersi le prime crepe nella struttura creata da Unplugged e anche alcuni dei difetti cronici della realtà virtuale. Sin dal primo avvio si viene avvertiti di alcune precauzioni necessarie per suonare al meglio la propria air guitar e la lista degli avvisi è piuttosto lunga. Oltre ad avere il classico spazio necessario, occorre quasi per forza stare in piedi, aver un buon contrasto tra le mani e lo sfondo - quel rimboccarsi le maniche detto ad inizio concerto non è un avviso metaforico - e controllare che le lenti presenti sul caschetto non abbiano alcun tipo di macchia o segno di sporcizia.
Purtroppo, anche una volta presi tutti gli accorgimenti suggeriti, ci siamo accorti come la precisione resti un concetto labile mentre si cerca di suonare dei riff infuocati. Per centrare alla perfezione una combinazione bisogna infatti restare pressoché immobili e prestare parecchia attenzione a non muovere per sbaglio l’intera chitarra solo perché si sono chiuse tutte le dita contemporaneamente.
Badate bene, non vi stiamo dicendo che sia impossibile arrivare a fine traccia con un buon punteggio o che occorra ricalibrare tutto il sistema ad ogni nota, ma rimanere concentrati e con i muscoli tesi per tutti i minuti della canzone fa perdere un po’ quell’emozione caciarona che si dovrebbe provare su un palco virtuale.
La seconda tipologia di problemi è prettamente ergonomica e non ci stiamo riferendo al semplice fatto di indossare un caschetto sopra la propria testa. Per visualizzare al meglio lo spartito in movimento e per “mirare” correttamente i tasti del manico, occorre infatti tenere lo sguardo ben fisso verso lo strumento, insomma con la testa sempre china - e immobile ovviamente - verso il proprio bacino.
Immaginate voi di restare impassibili in questa posizione mentre si cerca di calibrare al millimetro lo spostamento delle propria dita e capirete bene come ci si senta più un suonatore di violoncelli ad un concerto di musica classica che non uno spericolato chitarrista rock degli anni’80.
I ruggenti anni '80
A causa dei forti paletti tecnici imposti, Unplugged ha un’algida anima che mal si sposa con la voglia di scatenarsi mentre le dita sfrecciano sulla chitarra e a poco serve una presentazione che sprizza glam rock da ogni pixel.
La guida d’eccezione che accompagna il giocatore tour dopo tour è infatti Satchel, mitico chitarrista degli Steel Panther, sempre pronto a dare suggerimenti tecnici conditi da uno spirito ribelle che, ad anni di distanza, strappa quasi dei sorrisi per motivi involontari. Anche la tracklist è di quelle solide e sono presenti alcune canzoni iconiche che ci hanno fatto dimenticare le restrizioni imposte dalla VR.
Attualmente sono presenti oltre venti tracce e, rimanendo sempre nel solco del rock, spaziano fra sottogeneri e periodi differenti, passando da Roadie dei Tenacious D arrivando ai ritmi decisamente più complessi di Tom Sawyer dei Rush - anche se avremmo preferito YYZ sempre sei Rush - senza dimenticare i Clash o i The Offspring.
Volendo proprio fare gli schizzinosi, forse si potrebbe tacciare questa tracklist di eccessivo conservatorismo, con una scelta delle canzoni che abbraccia solo brani molto noti e un po' troppo “commerciali”. Unplugged è comunque un progetto a divenire e speriamo quindi che nei prossimi mesi la lista possa allungarsi e accontentare anche i palati più snob di noi chitarristi virtuali.
Se volete avvicinarvi al mondo della VR, potete acquistare Oculus Quest 2 su Amazon.
Voto Recensione di Unplugged - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Si impara a suonare in pochissimi minuti
-
C'è sempre spazio per un rhythm game di questo tipo
-
Tracklist soddisfacente
Contro
-
Scomodo da giocare
-
Comandi che lasciano spazio a qualche imprecisione di troppo
Commento
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