Two Point Campus | Recensione - Andare all'università è finalmente un divertimento?
Two Point Campus è un gestionale solido, colorato e sorprendentemente impegnativo, ma non chiedetegli di rivoluzionare il genere
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a cura di Daniele Spelta
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Two Point Studios
- Produttore: SEGA
- Distributore: SEGA
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , SWITCH , PS5
- Generi: Gestionale
- Data di uscita: 9 agosto 2022
Quando abbiamo avviato Two Point Campus, pensavamo di aver fra le mani un gestionale a tema scolastico fuori di testa, fatto di clown, robot spediti nello spazio e improbabili pop star.
Tranquilli, tutto questo effettivamente c’è, solo non sapevamo che accanto al lato più sopra le righe avremmo trovato anche un perfetto simulatore di economia keynesiana.
L’ultima creatura partorita dalle folli menti di Two Point Studios cela insomma un lato decisamente più funzionale sotto quella sua assurda patina in stile cartoon, una natura più da manager in giacca e cravatta di cui tener conto calcolatrice alla mano perché, a quanto pare, anche una giostra medievale ha i suoi importanti costi di mantenimento.
Che suoni la campanella
Come dice chiaramente il nome stesso, Two Point Campus (lo trovate anche su Game Pass) è una sorta di sequel/spin-off del precedente – e decisamente interessante – Two Point Hospital, di cui riprende in buona parte le meccaniche di gioco e nel quale gli esperti della serie non faticheranno a ritrovare gli stessi loop di gioco e i medesimi punti di riferimento.
La portata principale è quindi ancora una volta la lunga campagna, che ci porta un obiettivo alla volta alla scoperta dei dodici campus presenti nella contea, ciascuno con le sue specificità, con i suoi corsi e con un livello di sfida progressivo che abbiamo trovato ben calibrato e che cresce progressivamente fino a fare del giocatore un vero rettore universitario senza scrupoli e dedito al dio denaro.
L’approccio di Two Point Campus è tutt’altro che filantropico e l’unica cosa che conta davvero è avere le casse piene, un bilancio in verde che però richiede particolari attenzioni e che non è affatto facile da perseguire.
Tutto ha inizio nella tranquilla Freshleigh Meadows, un livello che funziona da perfetto tutorial e in cui vengono appresi gli schemi basilari e su cui comunque poggeranno tutte le accademie che in futuro andranno gestite.
A partire da un lotto di terreno spoglio, occorre innanzitutto costruire le strutture come i dormitori per gli studenti e i bagni, ma anche gli auditorium in cui si tengono le lezioni, le biblioteche e soprattutto i laboratori dove si svolgono i corsi che, nemmeno a dirlo, descrivere come bizzarri sarebbe riduttivo. Il tutto avviene in pochissimi click e con dei sistema che si spiegano quasi da soli.
Una volta portati a termine i lavori, si può iniziare l’anno scolastico vero e proprio, facendo però attenzione al personale scolastico, suddiviso fra professori, assistenti e inservienti, ciascuno con i suoi ruoli, le sue abilità e, chiaramente, uno stipendio da pagare.
Riassumendo all’estremo, il nostro compito è far quadrare i conti, una variabile su cui però agiscono numerosi fattori, tutti perfettamente inquadrati grazie a delle mappe di calore e a delle interfacce che mettono subito in chiaro dove agire.
Ad esempio, selezionando l’apposito menù, si scopre che i corridoi sono tristi e spogli e qualche addobbo in più tirerebbe su il morale dei ragazzi, che gradirebbero anche un bel cabinato – tra cui il leggendario Crazy Taxi – per passare il loro tempo libero e un ricco chiosco dei panini dove rimpinzarsi e, ovviamente, far guadagnare a noi qualche spicciolo.
Nonostante esista un livello micro-gestionale, fatto dalle schede individuali degli studenti e dei professore con le varie statistiche e dove vengono espressi i bisogni, tutti questi elementi singolari vengono riassunti in pochi menù e grazie all’utilizzo di icone chiare e intuitive si scoprono immediatamente le cause dei vari problemi.
Inoltre, segnaliamo la traduzione dei testi in italiano, un aiuto che gradito quando abbiamo mosso i primi passi all'interno degli atenei. Già dai primi livelli si intravede però all’orizzonte una lunga lista di compiti mnemonici, una serie di azioni abbastanza ripetitive che ci porteremo dietro fino alla Two Point University, il capitolo finale del titolo.
Fare e disfare è sempre un bel lavorare
Nelle prime università è abbastanza semplice stare a galla economicamente e le tasse incassate dagli studenti, le spese di manutenzione, gli stipendi e le nuove strutture posizionate vivono in un equilibrio perfetto che garantisce una lenta ma costante crescita.
Per sbloccare i nuovi campus è necessario portare a termine determinati obiettivi, come mantenere alta l’igiene della scuola, avere dei voti eccellenti per i propri studenti o, ancora, gestire un campus con un certo livello di prestigio complessivo. Grazie a questi compiti si ottengono delle stelle e si accede alle altre accademie, le quali avranno requisiti differenti, nuovi corsi, altri professori da arruolare e soprattutto aggiungeranno nuove variabili alla formula.
Ad esempio, ad un certo punto abbiamo dovuto portare avanti campagne di marketing per pubblicizzare la nostra università, abbiamo piazzato delle macchine-cervellone per migliorare la formazione dei docenti e la voglia di far festa poteva solo essere estinta grazie a nuovi club, biliardini e soprattutto dalle serate rock nell’organizzazione studentesca.
Poco alla volta le richieste iniziano a salire, ci si rende conto che avere un bilancio sano è un’ardua impresa e a ogni nuovo suono della campanella serve un altro auditorium, un’altra palestra o, ancora, l’ennesima aula musicale in cui sistemare strumenti a pedali o strani pianoforti.
Ad un certo punto della nostra carriera, come suggerito da un campus stesso, abbiamo capito come l’unico modo per sopravvivere al continuo esborso fosse ricorrere a dei debiti, grazie ai quali migliorare l’istituto, avere nuove entrate, pareggiare il bilancio e gonfiare le casse, fino al nuovo punto di rottura. La soluzione? Un altro debito e un nuovo loop identico al precedente.
Ogni accademia sbloccata ha comunque le sue peculiarità e si sono parate davanti ai nostri occhi problematiche, almeno all'apparenza, sempre differenti.
Ad esempio a Pebberly Ruins abbiamo venduto i reperti archeologici per avere un po’ di respiro, nella scuola di magia di Spiffinmoore ci siamo trovati al cospetto di piogge meteoritiche e in quella macchina stampa soldi di Upper Etching abbiamo sfruttato le doti artistiche degli studenti per avere un guadagno, visto che non potevamo contare sulle canoniche tasse.
Al di là di queste variazioni, le nostre azioni sono però sempre rimaste le stesse, così come le soluzioni adottate per portare a termine degli obiettivi che, inoltre, spesso erano slegati dal contesto unico dei vari campus e richiedevano solo più tempo e attenzione vista la difficoltà crescente.
Un'estetica che lascia spazio alla funzionalità
Bisogna poi fare un discorso a parte per i corsi. Che si tratti di gastronomia, di normalità virtuale o del più avanzato spionaggio, tutte queste materie hanno in realtà solo differenze estetiche, fatte di stanze più ampie, macchinari differenti, qualche scaffale in biblioteca e degli studenti conciati in modo sempre più improbabile.
Dar vita ad una lezione di musica o di magia non ha però alcuna differenza, se non per le nuove strumentazioni bloccate dietro a delle ricerche da fare o a nuovi oggetti da attivare grazie ai crediti speciali - i Kudos - incassati portando a termine delle specie di missioni secondarie.
Il vero problema di Two Point Campus è quindi una ciclicità di azioni difficile da spezzare, aggravata inoltre da problemi creati ad hoc solo per rallentare il ritmo, come le invasioni degli studenti della scuola rivale o il classico terremoto.
Dovete accrescere l’attrattiva del vostro istituto? Piazzate cento volte lo stesso poster in ogni angolo di tutte le stanze e vedrete magicamente il rosso tramutarsi in verde nelle mappe di calore. Bisogna far spazio a nuovi dormitori per le reclute? Aggiungete per l’ennesima volta - chiaramente dopo aver messo la firma su un nuovo prestito - qualche casella all’edificio centrale e piazzate un’altra stanza con letti, armadi e un porta abiti a forma di gufo.
Le richieste provenienti dagli stessi studenti spezzano poco questo loop e non fanno altro che aggiungere pretese su un nuovo chiosco di hot dog con cui abbellire il giardino o su una siepe a forma di papera. Two Point Campus non è comunque un gestionale banale.
Nella campagna, vista la costante ristrettezza economica, serve parecchio acume per non sprecare le poche risorse messe a disposizione, bisogna pianificare al meglio le future stanze per non avere un Tetris senza senso di porte e vicoli ciechi ed è necessaria la giusta pazienza per non incappare in una rapida crescita insostenibile – tutte sfide che però hanno delle soluzioni decisamente simili.
L'università dei miei sogni
Proprio a causa di queste somiglianze, abbiamo apprezzato in particolar modo la modalità di gioco più libera. Svincolati da costi, budget e richieste pressanti, ci siamo così sbizzarriti nel creare un’università dei sogni, dove ora studiano fianco a fianco spingitori di cavalieri - la citazione è davvero presa dal gioco - e scienziati pazzi, mentre l’ennesimo studente tutto muscoli e niente cervello è finito dal medico dopo un esercizio in palestra andato storto.
A differenza del suo predecessore, i campus possono essere anche abbelliti esteriormente, con un lungo elenco di panchine, fioriere, statue e macchine-spara-bolle da mettere nei giardini. Inoltre, ogni singolo oggetto può essere personalizzato dal punto di vista estetico, cambiandone ad esempio i colori e ampliando così la varietà delle aule e dei corridoi, una libertà che abbiamo apprezzato quando non eravamo costretti a raggiungere l'ennesimo traguardo imposto da un direttore invisibile.
I dubbi legati alla ripetitività di fondo e a una sfida creata in modo artificioso vengono comunque mitigati da un senso dell’umorismo davanti a cui è complicato rimanere indifferenti. Proprio come il suo predecessore, anche Two Point Campus non si risparmia in quanto ad assurdità, messaggi radio dalla vena satirica e scenette comiche, perfettamente incastrate in una direzione artistica da cartone animato che non si prende mai un attimo sul serio.
Versione recensita: PC
Voto Recensione di Two Point Campus - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Interfaccia di gioco perfettamente costruita
-
Completamente fuori di testa
-
Più impegnativo rispetto all'apparenza
-
Tantissimi corsi, stanze e oggetti per personalizzare i campus...
Contro
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... Solo che il loro funzionamento è sempre identico
-
I problemi proposti vengono risolti sempre con gli stessi metodi
Commento
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