Tomb Raider I-III Remastered | Recensione - Nostalgia poligonale
Abbiamo giocato Tomb Raider I-III Remastered, compilation contenente i primi tre storici capitoli della saga di Lara Croft: leggi la recensione!
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a cura di Marcello Paolillo
Senior Staff Writer
In sintesi
- Un tuffo nei ricordi.
- Tre avventure al prezzo di (quasi) una.
- Remaster rispettoso del materiale d'origine.
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Aspyr
- Produttore: Eidos
- Testato su: PS5
- Piattaforme: SWITCH , PS4 , PS5 , PC , XONE , XSX
- Generi: Avventura , Azione
- Data di uscita: 14 febbraio 2024
Alla fine degli '90, quando Lara Croft debuttò nel mondo dei videogiochi, forse non eravamo pronti. Non eravamo pronti a vivere un'avventura mai vista prima, un gioco che – pur ispirandosi ad alcuni grandi classici come il Prince of Persia di Jordan Mechner – portava il tutto in una tridimensionalità ancora inesplorata, ai tempi assolutamente sorprendente. Ecco quindi che nel 1996, con il primo Tomb Raider, si faceva la storia degli action adventure, e forse del videogioco stesso.
Poco sorprendentemente, il successo fuori scala del gioco – che apparve inizialmente sulla prima PlayStation, SEGA Saturn e PC – diede modo al franchise di esplodere in tutta la sua potenza, con Miss Croft destinata a diventare una vera e propria icona pop dei primi anni Duemila. Con Tomb Raider 2 (uscito appena un anno dopo il capitolo originale) e Tomb Raider 3 (datato invece 1998), la serie entrò infatti nell'immaginario collettivo.
Ora, dopo una moltitudine di sequel, crossover e reboot da fare spavento (e che trovate anche su Amazon), il tempo è trascorso, e molti dei capitoli originali che hanno dato fama e notorietà a Lara Croft sono stati dimenticati nel cassetto dei ricordi.
Perlomeno fino ad oggi, visto che con Tomb Raider I-III Remastered l'obiettivo è proprio quello di far scoprire – o riscoprire – tre giochi senza tempo che, pur essendo invecchiati sotto diversi aspetti, hanno ancora molto, moltissimo da insegnare ai giochi d'avventura più moderni.
C'era una volta un'archeologa...
Sono passati quasi trent'anni da quando Lara mosse i suoi primi passi sulle montagne del Perù, e ora grazie al lavoro di Aspyr possiamo vivere di nuovo le prime tre avventure di Lara in giro per il mondo, con un aspetto e un’atmosfera in equilibrio tra conservazione e modernizzazione.
Giocando la trilogia, la sensazione è quella che gli sviluppatori siano riusciti a trovare il giusto compromesso, rendendo sia omaggio alle fondamenta della serie ma facendo anche sì che i titoli originali fossero accessibili ai giocatori di oggi.
Aspyr ha infatti deciso di utilizzare il codice sorgente e l’engine originali, permettendo così al giocatore di tornare all’aspetto e alle sensazioni originali dei primi Tomb Raider. Anche il gameplay dei giochi avrebbe dovuto restare intoccato, con ogni elemento – inclusi salti, segreti, nemici ed enigmi – in linea per come erano stato progettati e pensati dal team di sviluppo originale alla fine degli anni '90.
In poche parole, è possibile giocare Tomb Raider I, II e III proprio come sulla prima PlayStation, con il sistema di controllo "tank" tanto punitivo quanto soddisfacente. Effettuare un salto al momento giusto e con una corretta angolazione può fare la differenza tra la vita e la morte, visto che basterà davvero poco per far sì che Lara si rompa l'osso del collo, cadendo magari da un'altura.
E no, non avrete alcuna "linea gialla" atta a segnalarvi furbescamente dove potete arrampicarvi, quindi attenzione.
Per le impostazioni moderne del controller, invece, Aspyr ha deciso di prendere ispirazione da Tomb Raider Legend, Anniversary e Underworld, ossia i capitoli "intermedi" della saga dell'archeologa. Queste risultano evidenti nei movimenti di Lara: la levetta destra ha il controllo della telecamera mentre il personaggio si muove basandosi sulla posizione della stessa.
I controlli tank originali e quelli moderni sono switchabili a piacimento nel menu di ciascun capitolo, quindi basterà un semplice tocco per passare da un modello di gioco all'altro. La scelta di includere il doppio gameplay è sicuramente vincente e permetterà anche ai novellini di addentrarsi nelle caverne e nelle tombe senza dover necessariamente pregare per la riuscita di ogni salto.
«Sono io a scrivere il mio destino»
Andando a prendere in esame gioco per gioco, Tomb Raider I-III Remastered offre – come da titolo – i primi tre capitoli del franchise, tre giochi che rappresentano la summa di cosa era possibile giocare ai tempi dei gloriosi 32-bit. Tomb Raider, ossia a conti fatti il gioco più vecchio del pacchetto, è ancora una gloriosa lezione di level design, un prodotto così immersivo e ad ampio respiro che tutt'oggi riesce a incutere timore anche al giocatore più smaliziato.
Le fasi shooter sono ridotte al minimo, sebbene Lara sia comunque dotata di un armamentario a modo (tra cui la leggendaria coppia di pistole, passando per fucili e mitragliette), visto che Tomb Raider spinge sicuramente più sull'atmosfera e il design delle ambientazioni, piuttosto che sull'azione in senso stretto. Un titolo seminale.
Tomb Raider 2 segue in parte la filosofia del capitolo che lo ha preceduto, sebbene si prenda varie libertà creative che lo pongono inevitabilmente un gradino sotto il capostipite.
L'italianissima Venezia e il Teatro dell'Opera sono i livelli che più di ogni altro sono rimasti nel cuore dei giocatori, sebbene sia evidente che questa volta l'elemento sparacchino giochi un ruolo decisamente più marcato ai fini dell'esperienza. Difatti, Lara spara – e tanto – in questo sequel, sacrificando un po' le fasi esplorative, decisamente meno ricercate ed evocative rispetto al capitolo originale.
Non un brutto gioco, né tantomeno un brutto sequel, Tomb Raider 2 semplicemente non riesce a bissare la perfezione del predecessore. Sebbene la possibilità di esplorare la villa di Lara, con il maggiordomo da rinchiudere rigorosamente nel freezer, sia sicuramente un plus nostalgico da non sottovalutare.
Ultimo della trilogia originale, Tomb Raider 3 prende sulla carta le idee migliori dei primi due capitoli, spedendo Lara in giro per il mondo, sebbene alla fine ci troviamo senza dubbio tra le mani il capitolo più debole dei tre – ma forse anche il gioco che più di ogni altro necessitava di un boost tecnico.
La Giungla e tutta la parte del Pacifico del Sud restituiscono un feeling molto simile a quello del primo gioco, ma livelli come Londra e soprattutto l'Area 51 ancora oggi fanno alzare il sopracciglio, specie per il loro gusto estetico freddo e pacchiano, ai limiti del film di serie Z.
La versione PAL originale di Tomb Raider 3 sulla prima PlayStation, ricorderete, era praticamente ingiocabile, con un frame rate inaccettabile e una mole di bug che rendevano l'esperienza più che frustrante, tanto che Aspyr ha corretto quasi tutto in corsa per questo remaster, rendendo finalmente il gioco godibile sotto ogni aspetto. E sì, anche in questo capitolo la Casa di Lara è pronta a testare le vostre capacità.
Questo perché, e vale per tutta la trilogia, la sfida più grande per gli sviluppatori è stata quella di rendere i tre Tomb Raider come apparivano nelle loro menti, senza tutti i limiti tecnici dell'epoca.
Ecco quindi che, passando alla grafica moderna, abbiamo effetti luminosi stabili e in tempo reale, nuovi modelli per Lara e i suoi nemici (ma senza snaturarne il look) e qualche aggiunta qua e là (come la barra della salute dei boss e i modelli 3D per i kit medici e per le munizioni), il tutto coerente e con un aspetto più rifinito.
Fortunatamente, ciò si riflette anche in un numero di fotogrammi stabile, in compenetrazioni poligonali e bug ridotti al minimo (tranne quelli "storici", volutamente lasciati ad arte nel gioco) e più in generale in un colpo d'occhio che è proprio ciò che avremmo voluto vedere in un remaster dedicato a giochi come questi, così importanti da essere ancora meritevoli di attenzioni a quasi trent'anni dalla loro uscita.
Voto Recensione di Tomb Raider I-III Remastered | Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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La Lara Croft originale è unica e inimitabile.
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La giocabilità è proprio quella di fine anni '90.
-
Tecnicamente è stato ritoccato a dovere.
Contro
-
Alcuni momenti di gioco sono invecchiati peggio di altri.
Commento
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