Tin Hearts | Recensione - Lemmings con i soldatini
La nostra recensione di Tin Hearts, opera del team Rogue Sun che ci mette nei panni di un inventore britannico, o meglio... dei suoi soldatini.
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a cura di Nicolò Bicego
Redattore
In sintesi
- Un epigono di Lemmings, che aggiunge ai puzzle un comparto narrativo malinconico
- Scortando di livello in livello i soldatini si notano le buone idee, ma il design pecca di varietà
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Rogue Sun
- Produttore: Wired Productions
- Distributore: Wired Productions
- Testato su: PS5
- Piattaforme: PC , PS5 , PS4 , XONE , SWITCH
- Generi: Avventura , Platform
- Data di uscita: 16 maggio 2023
Quando abbiamo visto il primo trailer di Tin Hearts non siamo riusciti a resistere. Saranno gli adorabili soldatini di latta, o forse la semplice ma toccante storia del gioco: di colpo, eravamo molto curiosi di scoprire la creatura nata dal team di Rogue Sun, che può vantare al suo interno sviluppatori che hanno lavorato al leggendario Fable.
Finalmente, il gioco è disponibile su PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch e PC, con il supporto alla realtà virtuale (nello specifico PlayStation VR 2 e Meta Quest 2) in arrivo quest’estate.
Scopriamo insieme se il mondo dei cuori di latta ha soddisfatto le nostre aspettative.
Ogni invenzione ha una storia
Tin Hearts è stato presentato dagli sviluppatori come un gioco che mescola sapientemente puzzle game e narrativa ambientale, ed in effetti possiamo dire che è proprio così. Anziché raccontarvi cosa sta succedendo attraverso un filmato iniziale, verrete catapultati direttamente nel gioco – e soltanto esplorando l’ambientazione riuscirete a tirare le fila della vita di Albert Butterworth, protagonista di questa avventura, con dei frammenti di ricordi a fare da rari intermezzi.
Non vogliamo rovinarvi la sorpresa, ma vogliamo comunque raccontarvi il contesto narrativo per farvi capire le tonalità dell’avventura. Albert Butterworth è un inventore dell’epoca vittoriana, che sta lavorando alla creazione di soldatini di latta mentre affronta la malattia della moglie e il conseguente divario che si viene a creare con la figlia.
A dispetto di un’apparenza carina ed allegra, dunque, Tin Hearts racconta la sua storia con un tocco di malinconia, che si mescola perfettamente con la spensieratezza simboleggiata da questi simpatici ometti di legno, che insieme ad Albert saranno la vostra principale compagnia nel corso dell’avventura.
Nonostante non si tratti di una storia particolarmente memorabile, abbiamo comunque apprezzato il comparto narrativo di Tin Hearts; forse non è una trama che ricorderete negli anni a venire, ma il coinvolgimento sentimentale è inevitabile, vuoi anche per l’intimità del racconto.
Oltre al comparto narrativo, un altro punto di forza del gioco è sicuramente la direzione artistica. Non solo i soldatini sono irresistibili, ma anche le ambientazioni sono molto riuscite, con tutti i piccoli dettagli della casa di Albert che la rendono molto "viva".
Ci sono però alcuni appunti da segnalare. Innanzitutto, abbiamo notato numerosi cali di frame rate, anche nella versione PlayStation 5 da noi testata (potete recuperare l’ammiraglia di casa Sony su Amazon); si tratta di un problema minore, vista la natura del gioco, ma speriamo comunque che gli autori riescano ad intervenire con una patch.
Oltre a questo, la gestione della telecamera può risultare problematica di tanto in tanto: il gioco è palesemente stato pensato con la realtà virtuale in mente, ed i cambi repentini di visuale rispecchiano quello che ci si aspetterebbe da un gioco per VR – ma, giocando con la versione "classica" questi cambi risultano solamente fastidiosi.
Ottimo invece il comparto sonoro. Le tracce di gioco alternano brani più allegri e scanzonati ad altri più intimi e riflessivi, rafforzando enormemente l'impatto della narrativa ambientale.
Diverso il discorso per il doppiaggio, che in diversi frangenti ci è risultato poco convincente, andando in parte a minare il coinvolgimento nella storia.
Da lemmings agli omini di latta
Veniamo quindi al gameplay di Tin Hearts. Come vi abbiamo anticipato, si tratta di un puzzle game con una forte componente narrativa, ma il gioco è quasi interamente composto dalle fasi puzzle, che ricordano molto da vicino l'immortale Lemmings.
Il nostro compito, infatti, sarà quello di guidare i soldatini (in numero variabile a seconda del livello) dalla loro scatola ad un'uscita, intervenendo sull'ambientazione per fare in modo che ciò accada.
Non avremo quindi il controllo diretto dei soldatini, ma dovremo solamente aggiustare il loro percorso, perché da soli loro si limiteranno a proseguire nella strada che hanno di fronte, incuranti di pericoli, vicoli ciechi e così via. I nostri interventi saranno perlopiù legati al posizionamento di alcuni blocchi, in grado di cambiare la direzione di marcia dei soldatini.
I blocchi hanno forme diverse e possono essere inseriti solamente in punti che hanno la stessa forma; solamente alcuni blocchi speciali sono "liberi" e possono essere posizionati ovunque. Proseguendo, sbloccheremo anche la capacità di manipolare il tempo, velocizzando o rallentando il movimento dei soldatini: questo ci aiuterà a recuperare in fretta da eventuali errori, e anche a velocizzare la fine di un livello una volta individuata la soluzione.
Progressivamente, sbloccheremo anche l'accesso ad altre invenzioni di Albert, che serviranno per costruire la strada verso l'uscita per i soldatini.
Fatta salva qualche aggiunta, però, il gameplay di Tin Hearts presenta le stesse meccaniche di base per tutto il gioco, e già dopo i primi stage avrete una chiara idea di cosa vi aspetta. Questa struttura estremamente limitata costituisce sia un punto di forza che un punto debole per Tin Hearts. Da una parte, il gioco riesce a divertire nella sua semplicità e, complice il progressivo innalzamento del tasso di sfida, riesce ad intrattenere fino alla fine.
Dall'altra, questa struttura per alcuni risulterà stantia già prima dei titoli di coda, e la mancanza di trovate particolarmente originali o memorabili impedisce al gioco di aspirare ad essere qualcosa di più di un discreto puzzle game con cui passare 5-6 ore.
Nel nostro caso, dobbiamo ammettere di aver cominciato a sentire la pesantezza di una formula troppo uguale a se stessa; sebbene i circa 50 livelli proposti dal gioco varino in quanto a situazioni, avremmo comunque gradito una presenza più consistente di elementi inediti di gameplay, in modo da tenere alto l’interesse per tutta la durata dell’avventura. Così com’è, il gioco presta il fianco a qualche sbadiglio, soprattutto se giocato per sessioni lunghe e continuative.
In definitiva, Tin Hearts è un puzzle senza troppe pretese, che ricalca la struttura dell’immortale Lemmings per raccontare una storia molto più intima e toccante, sebbene minata da un comparto tecnico non sempre all’altezza e da un doppiaggio decisamente altalenante.
Come accennavamo in precedenza, sicuramente il focus degli sviluppatori era concentrato sulla versione per realtà virtuale, cosa evidente a partire dalla gestione della telecamera, che in questa versione “classica” risulta talvolta estraniante, e che sicuramente sarà più funzionale una volta indossato un visore.
La valutazione finale potrebbe quindi aumentare leggermente una volta messe le mani sulla versione per VR (se siete sprovvisti di un visore adeguato, potete pensare di recuperare l’ottimo PlayStation VR 2 su Amazon), che sicuramente darebbe più senso ad alcune delle scelte fatte dagli sviluppatori.
In ogni caso, è evidente che non ci troviamo di fronte ad un titolo memorabile, ma ad un buon puzzle game che potrebbe impegnare qualche pomeriggio, e che potrebbe, soprattutto, essere un’ottima base per i lavori futuri dello studio, che qui ha dimostrato buone potenzialità.
Voto Recensione di Tin Hearts | Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Un racconto intimo e coinvolgente
-
Gameplay semplice ma divertente...
Contro
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... che però avrebbe giovato di più varietà
-
Tecnicamente non sempre all'altezza
Commento
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