The Star Named EOS | Recensione - Viaggi fotografici
Dopo Behind The Frame, Silver Lining ci riporta in una storia meravigliosa con al centro la fotografia: la nostra recensione di The Star Named Eos.
a cura di Pia Colucci
Redattrice
In sintesi
- Un cozy game con meccaniche da puzzle che mette al centro le fotografie.
- Offre un'esperienza rilassante e "curativa".
- Direzione artistica deliziosa, come nel precedente lavoro del team di sviluppo.
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Silver Lining Studio
- Produttore: PLAYISM
- Testato su: PS5
- Piattaforme: PC , PS5 , SWITCH , XSX
- Generi: Puzzle game , Avventura
- Data di uscita: 23 luglio 2024
Spesso i fotografi affermano che, prima di prendere in mano la propria attrezzatura fotografica, una foto si scatta con i propri occhi. Guardare il panorama circostante, trovare l’angolazione giusta e il “guizzo” creativo e poi si scatta una foto.
In The Star Named EOS accade proprio questo.
Si tratta dell’ultima fatica della casa di sviluppo Silver Lining Studio, che ha guadagnato una certa notorietà grazie al videogioco Behind The Frame, uscito nel 2021 – che ha riscosso un discreto successo per via dello stile artistico che richiama i film di animazione dello Studio Ghibli e per una trama riflessiva e toccante.
Ora, Silver Lining Studio riprova a creare un titolo molto simile ma che passa dalla pittura all’arte della fotografia, mantenendo i punti forti che caratterizzano i suoi lavori: una direzione artistica ispirata e un ottimo storytelling.
Un viaggio nella fotografia
The Star Named EOS (che sta per Electro-Optical System, ma non sappiamo se questo sia o meno un riferimento alla celebre macchina fotografica Canon), parla di Dei, un fotografo che inizierà un viaggio seguendo le tracce della madre scomparsa.
Anche la madre del giovane Dei era una fotografa, ed era solita scattare delle foto bellissime dei luoghi più belli da lei visitati durante i suoi viaggi in giro per il mondo.
Un giorno, però, Dei nota un dettaglio che potrebbe modificare tutto quello in cui ha sempre creduto e ricostruirà la sua storia familiare, grazie al potente mezzo fotografico, per scoprire la verità dietro la scomparsa della madre.
Il gioco ci invita subito nel primo scenario, la stanza di Dei da bambino. All’interno della sua stanza, troveremo delle lettere lasciate dalla sua mamma e una fotografia allegata, che mostra una finestra di un treno con tende rosse, un fiore e delle splendide colline sullo sfondo.
Quello che ci viene chiesto è ricreare la fotografia che ci ha lasciato la madre di Dei, con vari elementi che avremo a disposizione dopo aver risolto alcuni enigmi e dopo aver analizzato l’ambiente.
Malgrado si tratti di un gioco orientato ai rompicapo, questi non sembrano mai irrisolvibili o particolarmente difficili – anzi, possiamo dire con assoluta certezza che The Star Named EOS rientra in quella precisa categoria di cozy games, videogiochi rilassanti che hanno preso piede da qualche anno a questa parte.
Nello scenario che ci accoglie, che si rifà un po’ agli inizi del Novecento (vagoni ferroviari che richiamano lo storico Orient Express, vecchi caffè di fine Ottocento di lontane città coloniali e così via), il videogiocatore può cliccare sui punti di interesse per ottenere maggiori informazioni.
Lettere e appunti consultabili possono dare ampio respiro ad una lore volutamente nascosta, in quanto è il giocatore stesso il principale “investigatore” di questa storia.
Inoltre, ci sono diversi indizi interattivi, come ad esempio delle tessere scorrevoli, piccoli meccanismi con ingranaggi da incastrare, che ci portano direttamente agli oggetti che useremo per ricreare i ricordi della madre del protagonista.
In virtù del fatto che possiamo collocarlo nel genere dei cozy games, The Star Named EOS ha un’atmosfera rilassante malgrado i suoi enigmi, e possiamo giocarci con calma e per piccole sessioni, magari tra titoli più "impegnativi": gli “scenari” sono relativamente brevi in base alla nostra bravura e sono come una vecchia istantanea Polaroid.
Il gioco ha insomma una difficoltà molto bassa ed è sostanzialmente un puzzle game ben fatto, eppure non si spinge oltre e non propone mai un tipo di gameplay diverso o innovativo: rimane nel suo e decide di focalizzarsi – in modo egregio – su quello. Un po' come l'obiettivo di una macchina fotografica verso un panorama mozzafiato.
Acquarelli e istantanee interattive
Le bellissime ambientazioni disegnate a mano, la grafica affascinante e i colori vivaci che caratterizzano il mondo di gioco sono splendidi da vedere.
Ci sono un sacco di piccoli dettagli che dipingono il mondo in modo accogliente e vissuto: la stanza di Dei è caotica ma allo stesso tempo presenta ogni cosa al suo posto, come i luoghi in cui viviamo; il ristorante emana una luce calda e rassicurante, gli uccellini planano vivacemente nel cielo.
Tanti piccoli dettagli che rendono The Star Named EOS più di un semplice puzzle game e si notano – proprio da queste piccole peculiarità – l’amore e il lavoro degli sviluppatori coinvolti nel progetto.
La colonna sonora del gioco di Silver Lining presenta melodie dolci, trasognanti, che suscitano sensazioni malinconiche e nostalgiche di eventi ormai persi nel tempo, come gli istanti della vita passata del protagonista.
Il suono dello scatto della macchina fotografica, il tintinnio delle posate sui piatti o la posa di una bambola sul legno sono riprodotti in maniera realistica.
Su PS5, versione che abbiamo provato per questa recensione, il gioco si presenta senza intoppi tecnici: non abbiamo notato alcun calo di frame rate o sbavatura di nessun tipo, neanche lato controlli.
Flusso ottimale
L’esplorazione dell’ambiente circostante proposta da The Star Named Eos ci ha un po’ portato alla mente altri titoli simili come What Remains of Edith Finch o Open Roads. Nella centralità del mezzo fotografico e della famiglia, c'è anche qualcosa che ci ha rimandato all'intrigante Season: A Letter to the Future.
La sfida presentata, come dicevamo, è appropriata e gratificante: usando un po’ un termine psicologico possiamo dire che il gioco è un ottimo spunto per comprendere la teoria di flusso ottimale, ovvero uno stato di concentrazione ottimale, in cui un individuo si immerge completamente in un'attività, perdendo la percezione di sé stesso e del tempo circostante – uno stato di concentrazione presente in tutti i videogiochi ma che è messo più in risalto proprio nei cozy games.
Scattare foto con la macchina fotografica non è solo coinvolgente, ma è anche un mezzo per raccontare una storia – e The Star Named Eos costruisce (bene) la sua intera struttura su questo concetto.
Voto Recensione di The Star Named EOS | Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Trama avvincente
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I fondali disegnati a mano solo bellissimi
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Un discreto puzzle game
Contro
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Rimane ancorato alle sue meccaniche senza però portare niente di innovativo