The Outer Worlds su Switch, una galassia nel taschino - Recensione
Vediamo come si comporta The Outer World, il recente GDR di Obsidian, sulla piccola di casa Nintendo
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Obsidian Entertainment
- Produttore: Private Division
- Distributore: Take-Two Interactive
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , SWITCH
- Generi: Gioco di Ruolo
- Data di uscita: 25 ottobre 2019 (PC, PS4, Xbox One) - 5 giugno 2020 (Switch)
Dopo che l’ultimo titolo a cui è stato associato il nome Fallout si è rivelato essere un’enorme delusione, sebbene Bethesda abbia poi provato a correre ai ripari nei mesi successivi al lancio, molti appassionati del brand hanno trovato in prodotti alternativi la risposta ai loro bisogni di esplorazione e dialoghi complessi.
The Outer Worlds, figlio degli stessi genitori di Fallout New Vegas e dei due Pillars of Eternity, giunge a placare la sete degli avventurieri anche su Nintendo Switch, a meno di un anno dall’edizione per PC, PS4 e Xbox One, accolta dalla critica e dal pubblico con ampi consensi. Varrà la pena salpare di nuovo sull’Inaffidabile? Scopriamolo nella nostra recensione.
Benvenuti ad Alcione
Come e più che in altri giochi di ruolo, la trama, le fazioni, i personaggi rappresentano, da sempre, il fulcro delle produzioni firmate Obsidian, e, sotto questo punto di vista, The Outer Worlds non costituisce eccezione.
Scongelati dopo un lungo sonno criogenico da uno scienziato a cui sembra che manchi qualche rotella, saremo chiamati ad aiutarlo a procurarsi i reagenti necessari a produrre in massa la formula del composto utilizzato per risvegliarci, visto che ci sono ancora centinaia di coloni addormentati in altrettante capsule. Siamo nel XXIII secolo, e le multinazionali si spartiscono la galassia dopo che l’umanità ha inventato motori che consentono il viaggio alla velocità della luce: ma che succede quando un’enorme arca piena di coloni viene data per dispersa, senza che nessuno sembri interessato a recuperarla e a salvare le vite delle persone che hanno affidato il loro futuro ad una corporazione?
Sebbene la cornice narrativa sia più interessante di quella di altri titoli dello sviluppatore statunitense, sono ancora le sotto-trame, i giochi di potere e l’irresistibile umorismo nero ad ergersi a protagonisti della vicenda, narrata con uno stile inconfondibile e ben veicolata tanto dall’ottimo doppiaggio in lingua inglese quanto dal perfetto lavoro di sottotitolazione nella nostra.
La qualità della localizzazione consente di godere appieno dei dialoghi e dei risvolti filosofici del titolo anche a quanti non mastichino la lingua d’Albione, e ad ogni scambio di battute, apparentemente anche quelli meno significanti, possono spuntare fuori missioni opzionali, possibilità di mettere a frutto i propri talenti comunicativi o succosi segreti da utilizzare altrove, come l’ubicazione di un’arma mitologica o gli scheletri nell’armadio del tale politico. Certo, c’è tanto da leggere, oltre che tanto da sparare, ma questa è l’essenza del gioco di ruolo all’occidentale, dal nostro punto di vista.
The Outer Worlds, peraltro, eccelle nel non prendersi troppo sul serio, ma è comunque latore di messaggi importanti su argomenti di attualità, come il rapporto tra datori di lavoro ed impiegati, le scelte morali legate al profitto e, soprattutto, l’accettazione del potere costituito.
Nondimeno, al giocatore è sempre data la possibilità di forgiare il proprio alter ego come preferisce: dall’impegnato uomo politico al benefattore, dal menefreghista al mercenario interessato solamente alle ricompense, si può scegliere chi essere e come approcciare le aspettative degli NPC nei nostri confronti.
Il sistema di fazioni, che Obsidian aveva già portato all’eccellenza con Fallout New Vegas, torna qui in tutto il suo splendore, costringendo a scegliere e favorendo la rigiocabilità del titolo, completabile in poco più di una trentina di ore ma estremamente rivisitabile.
Sebbene sia tecnicamente possibile cercare di tenere tutti contenti, portando a termine missioni di fazione e dando un colpo al cerchio ed uno alla botte, gli interessi contrastanti tra loro di molte delle parti in causa costringeranno a schierarsi, dando un taglio preciso al nostro personaggio ed affrontandone, poi, le conseguenze.
Le limitazioni alla libertà di esplorazione, che non è possibile esercitare su un’unica, enorme mappa aperta quanto, piuttosto, su una serie di pianeti di minori dimensioni, vengono così compensate da un’immensa libertà di approccio ad ogni problematica, con la stragrande maggioranza delle missioni (tanto primarie quanto secondarie) che prevede metodi multipli per essere portata a termine.
Questa è l’essenza di The Outer Worlds e questa versione Switch riesce a catturarla in pieno, senza alcun sacrificio in quanto a pluralità degli approcci e build differenti: se giocare di ruolo nel senso più stretto della parola è la vostra priorità, qui troverete pane per i vostri denti.
Galassie portatili
Tutte le considerazioni fatte in sede di recensione della versione per le altre console, firmata dal nostro Domenico, rimangono valide anche per questo port per Switch: The Outer Worlds è ancora un gioco di ruolo totalizzante e pregno di possibilità, che lascia in mano al giocatore il proprio destino e gli offre una miriade di quest secondarie, fazioni con (o contro) cui schierarsi e lande da esplorare, sebbene il respiro sia meno ampio rispetto a titoli realmente open world come Skyrim e The Witcher – giusto per citare due dei migliori esponenti della categoria su Switch.
Pochi team come Obdisian riescono a catturare l’essenza del giocare di ruolo: i dialoghi, anche quelli apparentemente secondari, constano di ramificazioni inaspettate, che spaziano dal non-sense più completo alla possibilità di tradimento, dalla menzogna alla persuasione, passando per l’intimidazione e il turpiloquio, con cui piegare gli individui più loschi.
Certo, nonostante l’ottimo livello di scrittura, i dialoghi di per loro non sono il massimo della fluidità, essendo legati ad espressioni facciali che già sulle altre piattaforme lasciavano a desiderare e qui, su Switch, risultano ancora meno convincenti.
Eppure la piattaforma Nintendo, al netto delle inevitabili limitazioni hardware, trova in The Outer Worlds un candidato perfetto per i suoi tempi e modi di fruizione, per una serie di motivi che andremo ad elencare, e che potrebbero portare molti a preferire questa versione a quelle pubblicate l’anno scorso, nonostante il downgrade grafico.
Innanzitutto, la possibilità di salvare ovunque, accoppiata ad un’ottima gestione dei salvataggi automatici, consente di godere del gioco anche a spizzichi e bocconi, limitando le sessioni anche solamente ai dieci o quindici minuti necessari ad un viaggio in metropolitana, comunque sufficienti per portare a termine una quest secondaria.
Non solo: sebbene il titolo Obsidian si fregi di alcune delle missioni secondarie più ispirate tra quelle viste negli ultimi anni, è inevitabile, come in tutti i giochi di ruolo moderni, la presenza di qualche filler, che prende qui la forma di incarichi di raccolta di oggetti o di ritorno in location già visitate e adesso popolate di nuovi nemici.
La possibilità di espletare queste “formalità” ovunque, lasciando magari alla sessione serale, sulla comodità del divano, le parti più importanti della storia, ha rappresentato un extra notevole durante le nostre ore di test, alleviando anche le attese, non proprio brevissime, legate alle schermate di caricamento.
Un altro fattore che potrebbe far propendere per il gioco di ruolo Obsidian è rappresentato dalla sua unicità nell’attuale panorama di Nintendo Switch: The Witcher 3 è sì un fenomenale esponente della coniugazione occidentale del genere, ma è anche un prodotto molto diverso, tanto nelle dimensioni quanto nella visuale, per non parlare del combat system.
Skyrim, apparentemente più simile per impostazione, consta di un’ambientazione del tutto differente e di uno stile narrativo assai più serioso, in contrasto con la follia e l’umorismo nero di cui The Outer Worlds è impregnato. Le scelte per gli amanti dei giochi di ruolo di matrice occidentale, quindi, sebbene di qualità, non è che siano poi così tante sull’ammiraglia Nintendo, e speriamo che la situazione migliori nei prossimi mesi.
Al netto di queste considerazioni, comunque, le ragioni principali per optare per l’ultima fatica del team californiano sono da ricercare nella bontà dello storytelling, nella libertà di approccio concessa, nella notevole rigiocabilità e nella profondità del sistema di crescita tanto del personaggio principale quanto dei compagni.
A voler essere pignoli, ci sarebbe piaciuto sollazzarci con qualche missione esclusiva o qualsiasi altro contenuto inedito rispetto alle altre versioni, e, magari, vedere il level cap, fissato a trenta come in passato, innalzato almeno di un’altra decina di livelli, così da permetterci di perderci (ancora di più!) nella marea di quest secondarie scritte magnificamente, come da tradizione Obsidian.
Tuttavia, sulla natura di puro port di questa edizione erano stati chiari tanto il publisher quanto il team responsabile dei lavori e, quindi, a prevalere è la soddisfazione di poter giocare ad un titolo tanto ambizioso e profondo su una macchina portatile.
Su Switch tutto è possibile
A prescindere dalla qualità del port su Switch, consentiteci una breve ma significativa premessa sul futuro della console ibrida Nintendo: grazie a team come Virtuos Games, che stanno prendendo sempre più confidenza con i punti di forza e le limitatezze dell’hardware di Switch, stiamo assistendo alla realizzazione di port che fino a qualche mese fa credevamo impossibili.
The Witcher 3, Doom, Wolfenstein II, i due Metro sono solo alcuni dei titoli che sono stati portati con successo sulla macchina della grande N, autorizzandone i possessori a sognare in grande: The Outer Worlds, che giunge a soli otto mesi dal lancio sulle altre piattaforme, prosegue questo trend, e siamo sinceramente curiosi di vedere cosa riserverà il futuro a tutti coloro che amano giocare a titoli tripla A in movimento.
Detto questo, il lavoro svolto sul gioco Obsidian è di ottima qualità, seppure non privo di qualche sbavatura: The Outer Worlds su Switch si prefissa di girare a 1080p in modalità docked e a 720 in modalità portatile, con un frame rate invariato in entrambi i casi di trenta frame per secondo.
Durante le lunghe ore di test effettuate, però, abbiamo notato come la risoluzione degli elementi in secondo piano fosse in realtà piuttosto ondivaga, in particolare per quanto riguarda texture di superficie e shader, decisamente meno appariscenti di quelli visti sulle altre console durante lo scorso autunno.
Giocando su un televisore OLED 55 pollici, la resa visiva si è rivelata un po’ troppo impastata in alcuni frangenti, tra cui spicca il primo mondo esplorabile, quello di Terrarium 2, attorno alla ridente (?!?) cittadina di Lungacqua: i colori sgargianti e lisergici, uniti a fenomeni di pop-up abbastanza diffusi, soprattutto attivando la corsa del personaggio, sporcano l’immagine e la rendono meno nitida di quanto ci saremmo aspettati.
Sebbene il problema del pop up sussista anche nelle altre ambientazioni all’aperto (al chiuso si è rivelato essere molto meno marcato), la situazione migliora consistentemente con il prosieguo dell’avventura, rivelandosi in fin dei conti godibile anche sul televisore di casa.
In ogni caso, è evidente che gli sforzi del team di sviluppo siano andati nella realizzazione della resa portatile, modalità che anche i vecchi possessori del gioco potrebbero bramare per una seconda run.
Giocato sullo schermo di Switch, The Outer Worlds cela brillantemente i compromessi a cui si è dovuti scendere a causa della minore potenza hardware, e regala un’esperienza di gioco di ottimo livello, pur concedendo qualcosa in termini di tempi medi di caricamento, superiori rispetto a quelli visti con la console nel dock.
I due elementi che ci hanno sorpreso di più (l’uno in positivo, l’altro in negativo) sono rappresentati, rispettivamente, dalla stabilità del frame rate e dall’annoso problema del caricamento ritardato delle texture, infame marchio distintivo di Unreal Engine.
Per quanto riguarda il primo, The Outer Worlds non è affatto esente da rallentamenti, con il target dei trenta frame per secondo che si perde e scende fino a venti-venticinque, ma la frequenza di queste incertezze (soprattutto in modalità portatile) e il loro impatto sulla godibilità del titolo sono marginali, tenendo anche presente che questa recensione viene pubblicata prima del lancio, e quindi dell’inevitabile patch day-one.
A rovinare un po’ l’immersione nel mondo di gioco creato dai ragazzi di Obsidian c’è il costante ritardo nel caricamento di tutte le texture superficiali, che lascia i poligoni “nudi” per un paio di secondi prima di restituire al tutto un aspetto accettabile: rispetto ad altri titoli visti su Switch, qui l’incidenza del problema è maggiore e non si limita al primo caricamento di una nuova area.
Ci è capitato che le texture tardassero a caricarsi anche solo alla fine di un dialogo, utilizzando il tasto della corsa o, peggio ancora, semplicemente all’uscita dai menu di gioco: crediamo che si possa facilmente limitare questo fastidioso fenomeno con un paio di patch mirate, ma è giusto sottolineare la situazione al momento di redigere questo pezzo.
Nel complesso, comunque, tenendo presente la forbice prestazionale tra Switch e le altre macchine su cui The Outer Worlds è stato pubblicato, non si può che essere soddisfatti del risultato finale, che, pur non raggiungendo alcuni dei titoli succitati nell’olimpo delle conversioni “impossibili”, dimostra, una volta ancora, la bravura dei ragazzi di Virtuos Games.
+ L'essenza di The Outer Worlds su uno schermo portatile
+ Si presta incredibilmente bene al gioco in mobilità
+ Unico nel suo genere su Switch
- Gli stessi difetti dell'originale e nessun contenuto inedito
8.3
La versione Switch di The Outer Worlds è la migliore sul mercato? Certo che no, visto che i contenuti sono i medesimi visti l’anno scorso su PC, Xbox One e PS4 e le performance del gioco sono inferiori. Dovreste acquistarla qualora possedeste già una delle precedenti? Probabilmente no, a meno che non vogliate darvi ad una seconda run in mobilità, evenienza da non scartare a priori visto che il gioco si presta benissimo a sessioni di gioco mordi-e-fuggi. Vale la pena giocarlo per chi possedesse solamente la console ibrida Nintendo? Assolutamente sì.
Siamo dinanzi ad uno dei migliori giochi di ruolo di stampo occidentale dell’ultimo lustro, vero erede spirituale di Fallout (con uno spruzzo di Mass Effect). Va poi considerata la sua unicità all’interno della pur vasta libreria di Switch: parliamo del solo titolo che può soddisfare il bisogno di impersonare il capitano di una nave galattica ed andarsene a zonzo per una galassia immaginaria a seminare caos ed umorismo di bassa lega.
Voto Recensione di The Outer Worlds - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Porting molto buono...
-
L'essenza di The Outer Worlds su uno schermo portatile
-
Si presta incredibilmente bene al gioco in mobilità
-
Unico nel suo genere su Switch
Contro
-
...ma non esente da problematiche
-
Gli stessi difetti dell'originale e nessun contenuto inedito
Commento
La versione Switch di The Outer Worlds è la migliore sul mercato? Certo che no, visto che i contenuti sono i medesimi visti l'anno scorso su PC, Xbox One e PS4 e le performance del gioco sono inferiori. Dovreste acquistarla qualora possedeste già una delle precedenti? Probabilmente no, a meno che non vogliate darvi ad una seconda run in mobilità, evenienza da non scartare a priori visto che il gioco si presta benissimo a sessioni di gioco mordi-e-fuggi. Vale la pena giocarlo per chi possedesse solamente la console ibrida Nintendo? Assolutamente sì.
Siamo dinanzi ad uno dei migliori giochi di ruolo di stampo occidentale dell'ultimo lustro, vero erede spirituale di Fallout (con uno spruzzo di Mass Effect). Va poi considerata la sua unicità all'interno della pur vasta libreria di Switch: parliamo del solo titolo che può soddisfare il bisogno di impersonare il capitano di una nave galattica ed andarsene a zonzo per una galassia immaginaria a seminare caos ed umorismo di bassa lega.
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