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The Legend of Heroes Trails Through Daybreak | Recensione

Il nuovo capitolo dell'acclamata serie The Legend of Heroes dimostra coraggio ed apre ai nuovi giocatori, ma con quali effetti sulle meccaniche di gioco?

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

In sintesi

  • Un JRPG monumentale per lore e contenuti.
  • Diverse novità in termini di gameplay.
  • Non tutti i cambiamenti centrano il bersaglio.

Informazioni sul prodotto

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The Legend of Heroes: Trails Through Daybreak
  • Sviluppatore: Nihon Falcom
  • Produttore: NIS America
  • Distributore: Plaion
  • Testato su: PS5 , SWITCH
  • Piattaforme: SWITCH , PC , PS5 , PS4
  • Generi: Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 5 luglio 2024 (Europa)

Quanti dei nostri lettori conoscono l'infinita saga dei Legend of Heroes partorita da Falcom e pubblicata da NIS? Considerando l'altissima qualità media del franchise ed il coverage estensivo che abbiamo dedicato negli anni tanto alla saga di Erebonia (quella dei Trails of Cold Steel) quanto a quella di Crossbell (Trails from Zero), la nostra speranza è che gli appassionati italiani di JRPG abbiano avuto modo di cimentarsi con uno dei franchise più longevi ed amati in Giappone.

Dopo la consueta, sproporzionata mole di ore passate nella repubblica di Calvard, dove hanno luogo le vicende del qui presente Trails through Daybreak, siamo pronti a raccontarvi di questo nuovo inizio per la serie.

Benvenuti a Calvard

Dopo aver narrato le vicissitudini della Class VII nell'Impero di Erebonia e della squadra speciale di polizia SSS a Crossbell, Falcom sposta la sua lente d'ingrandimento ancora più a est, proponendoci il punto di vista di un'altra delle grandi nazioni del continente di Erebonia, la repubblica di Calvard, confinante con la città stato di Crossbell nonché spauracchio dei servizi segreti ereboniani.

Nello specifico, seguiremo lo sviluppo delle vicende nei panni di Van Arkride, uno "spriggan" (una sorta di investigatore privato) che segue casi borderline, in cui il cliente non può rivolgersi, per un motivo o per l'altro, alla polizia o alla gilda dei Bracers: sempre in bilico tra la legalità ed il mondo della malavita, Van è ombroso e solitario, e la sua reputazione lo precede sempre, tanto nel bene quanto nel male.

Ad Edith, capitale ultra-tecnologica di Calvard che funge da base operativa per la Arkride Solutions (la sua agenzia) è molto noto, sebbene non tutti lo amino.

Ciò che Van non sa, però, e che stravolgerà la sua routine quotidiana, è che presto alla sua porta busserà una studentessa dell'accademia cittadina, tale Agnes Claudel, che porta nella sua borsetta un artefatto di straordinaria potenza, a cui sono legati i destini non solo della ragazza e della Arkride Solutions, ma anche dell'intero continente di Erebonia.

Inutile nasconderlo: come evidente anche dai cambiamenti apportati al gameplay, Trails through Daybreak è pensato per andare incontro a tutti i giocatori che, pur attratti dalla serie e dalla sua sterminata lore, sono intimiditi dalla quantità di personaggi, avvenimenti e connessioni di cui è necessario essere a conoscenza per apprezzare e comprendere fino in fondo la trama, le motivazioni dei personaggi e molti dei dialoghi.

È innegabile che il team di sviluppo abbia teso una mano a possibili nuovi appassionati, altrimenti spaventati dalla mole di informazioni pregresse che serve conoscere per tuffarsi nella saga.
Qui si riparte da zero (o quasi, qualche volto noto c'è), senza dare troppe conoscenze per scontate e spiegando, spesso fin troppo dettagliatamente, le relazioni di potere che intercorrono tra le varie potenze del continente; nondimeno, anche i nuovi giocatori saranno chiamati a leggere ogni dialogo e a far ricorso all'enciclopedia interna per orientarsi al meglio – e quindi sì, parliamo di un punto d'ingresso ideale nel franchise, ma non per questo di un titolo semplice da digerire o con un cast di protagonisti ridotto.

Il lavoro svolto negli anni da Falcom è monumentale, e il numero di connessioni, personaggi ed organizzazioni tirati in ballo dal franchise è uno dei più elevati che ci sia mai capitato di apprezzare in tanti anni di militanza videoludica: se questa sovrabbondanza rappresenterà un incentivo alla fruizione di Trails through Daybreak o una barriera d'ingresso insormontabile non potrà che dipendere dai gusti e dalla pazienza del pubblico, ma è innegabile che il team di sviluppo abbia teso una mano verso nuove schiere di pubblico anche a livello narrativo.

Come tutti i primi capitoli dedicati ad un dato paese nel continente di Erebonia, che inaugurano quindi filoni narrativi inediti, Trails through Daybreak soffre però anche della sindrome del "primo", ovvero di quella pesantezza a livello di ritmo che deriva dal dover introdurre ogni pochi minuti nuovi termini, nuovi personaggi, nuovi luoghi da esplorare.

Mai come stavolta, il prodotto Falcom risente di questi problemi di ritmo, con una narrativa spesso troppo verbosa che intralcia l'avanzamento del gameplay, con intere sezioni in cui si combatte per una ventina di minuti all'interno di un dungeon per poi sorbirsi almeno un'ora di sovraesposizione testuale, spesso non doppiata, che rallenta il flow del gameplay fin quasi a fermarlo del tutto.

Aggiustare un giocattolo che non era rotto

Per quanto possano sembrare epocali ad una prima scorsa, i cambiamenti effettuati sul sistema di combattimento, che in fase di annuncio avevano spaventato i fan di lunga data del franchise, sono più di forma che di sostanza – e, per quanto sposino il trend del momento, spostando apparentemente il focus sull'azione in luogo della strategia, in realtà modificano meno di quanto si potesse credere il flow dei combattimenti.

I primi combattimenti danno una sensazione straniante: sembra di passare da un sistema a turni puro a uno totalmente in tempo reale.
Complice un tutorial poco chiaro, che non spiega opportunamente come questa meccanica sia consigliata ma del tutto opzionale, i primi combattimenti sono stranianti: all'apparenza, si passa da un sistema a turni puro ad uno che si avvicina maggiormente a quello impiegato da Falcom in franchise come Tokyo Xanadu o Ys, e quindi totalmente in tempo reale.

Quando si incrocia un nemico, lo si può scegliere come obiettivo premendo l'analogico destro e si inizia a menar le mani in tempo reale, in una versione semplificata ed edulcorata di un qualsiasi action RPG: quando si riesce a riempire la barra dello stordimento del nemico si apre una finestra di opportunità per utilizzare le "shards", ovvero passare in tempo reale, con la singola pressione di un tasto, alla modalità a turni.

Con il nemico stordito, al giocatore è garantito un ampio (anche troppo, come vedremo) vantaggio nei confronti del nemico, che soffrirà di una serie di malus e dovrà attendere almeno un paio di turni completi prima di poter contrattaccare.

Falcom ha adottato questa soluzione per snellire i combattimenti meno impegnativi, quelli contro i nemici comuni, che possono essere gestiti interamente in tempo reale senza ricorrere ai turni, ma ha comunque deciso di costringere il giocatore ad adottare il caro vecchio sistema di combattimento a turni in occasione dello scontro con tutti i boss di gioco, con il ritorno di tutti i capisaldi del classico sistema di combattimento, dalle S-Boost alle abilità posizionali, passando per gli attacchi coordinati, le arti e le Crafts.

Siamo tuttora combattuti su questa decisione, nonostante abbiamo visto scorrere i titoli di coda di Trails through Daybreak dopo quasi settanta ore: se, da un lato, Falcom è riuscita nell'intento di velocizzare gli scontri meno impegnativi e accontentare nuove fette di giocatori, più abituati a combat system in tempo reale che a turni, dall'altro non sempre questa soluzione ottiene tutti gli effetti desiderati, finendo con lo snaturare un prodotto che ha sempre poggiato su un sistema a turni di ottima fattura, peraltro ripreso e copiato da moltissimi.

Non siamo sicuri che ai fan di vecchia data questa soluzione ibrida piacerà, ma è innegabile che, dopo averci fatto il callo durante le prime ore di gioco, ci si abitui abbastanza velocemente, anche grazie ad un livello di sfida ribassato rispetto alle uscite precedenti, che tende ulteriormente la mano ai giocatori meno abili o a digiuno del franchise, altro punto sul quale non scommetteremmo in quanto a gradimento della fanbase storica del brand.

In futuro, qualora Falcom volesse continuare su questa strada, consiglieremmo di elevare almeno le fasi action al livello di altre sue produzioni, come quelle citate sopra, così da offrire due alternative di pari valore al giocatore, che adesso si trova invece a dover utilizzare un sistema eccessivamente semplificato prima di passare alla fase a turni, che mantiene invece tutte le caratteristiche che ne hanno decretato il successo negli anni.

Non possiamo che promuovere, sebbene il suo peso si sia dimostrato ancora abbastanza relativo nell'economia di gioco, il nuovo sistema di allineamento morale a tre punte (Law, Grey e Chaos), che si aggiorna in base alle scelte operate dal giocatore durante le missioni tanto principali quanto secondarie e che può portare al reclutamento di un personaggio invece di un altro e all'apertura di certe nuove quest opzionali a discapito di altre.

Inserito per favorire la rigiocabilità ed ampiamente giustificato, a livello narrativo, dalla moralità grigia del nuovo protagonista, questo sistema è ancora un po' timido nel generare esiti davvero divergenti, ma ci piacerebbe rivederlo in versione potenziata anche in futuro.

Un passo avanti deciso e poi uno e mezzo indietro

Se il discorso che stiamo per affrontare riguardo al versante tecnico della produzione dovesse suonarvi familiare, è perché lo abbiamo impostato in maniera similare anche nelle scorse produzioni Falcom pubblicate da NIS, ed in particolare per l'uscita dello scorso anno, Trails into Reverie.

Trails through Daybreak rappresenta un passo avanti abbastanza consistente al'interno del franchise Falcom, con effetti di illuminazione migliorati, ambientazioni più grandi da esplorare, caricamenti più rapidi, modelli dei personaggi dalle proporzioni più realistiche e dalle movenze più naturali e dei menu che strizzano l'occhio all'operato dei team interni di Atlus, che propongono soluzioni stilose ed intuitive.

Nondimeno, siamo dinanzi ad una produzione che sa purtroppo di vecchio in altri ambiti, dal comparto animazioni al riciclo ossessivo di visi e voci, dalla grandissima quantità di linee di dialogo non doppiate alla modellazione ancora molto spartana di elementi come vegetazione, automobili, suppellettili e tanto altro.

Il motore grafico introdotto con l'episodio dello scorso anno sembra aver già raggiunto i suoi limiti in alcuni campi, e, nondimeno, probabilmente Falcom continuerà a sviluppare i futuri capitoli del franchise utilizzandolo come base, con il risultato che, per quanto si possano apprezzare i passi avanti di episodio in episodio, l'impressione generale è comunque quella di un titolo indietro di almeno una generazione, soprattutto giocandolo su PS5, come avvenuto per la nostra prova.

Abbiamo avuto modo di testare anche la versione Switch e, paradossalmente, nonostante frame rate e risoluzione abbassati e tempi di caricamento notevolmente peggiorati, l'effetto che il titolo restituisce sullo schermo della console ibrida Nintendo risulta più piacevole di quello che si ottiene se si fa girare Trails through Daybreak su una fiammante PS5 collegata ad uno schermo OLED da 55'.

Questo perché su Switch la qualità grafica non è mai stata uno dei fiori all'occhiello, laddove sull'ammiraglia Sony si potrebbe avviare questo gioco dopo una sessione a Final Fantasy VII Rebirth (giusto per rimanere in ambito ruolistico) e notare le impietose differenze in termini di presentazione, valori produttivi ed effetti particellari.

Ci sono anche altre note positive, beninteso, come una colonna sonora all'altezza della fama che Falcom ha saputo costruirsi in quarant'anni di videogiochi, una quantità di contenuti come sempre strabiliante, con una cinquantina di ore abbondanti necessarie al completamento della sola campagna ed almeno altre trenta di contenuti opzionali, e prestazioni impeccabili su PS5, con solo qualche rallentamento sporadico (nonostante il target dimezzato) su Nintendo Switch.

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Voto Recensione di The Legend of Heroes Trails Through Daybreak | Recensione


7.5

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Nuove ambientazioni, nuovi personaggi, nuovi legami

  • Un JRPG strutturato e pieno di contenuti

  • Ha il coraggio di osare

  • Tende una mano ai neofiti...

Contro

  • ... ma nel farlo si snatura un po'

  • Non tutte le novità apportate funzionano

  • Problemi di ritmo

Commento

Se non si può negare che Falcom abbia dimostrato coraggio nel modificare alcuni aspetti del proprio franchise e sensibilità nel tentativo di andare incontro a quella parte di pubblico che accusava la serie di essere un po' troppo impenetrabile, si può invece discutere della bontà dei cambiamenti apportati e del loro peso nell'economia di gioco.
Nonostante ci siamo divertiti per larghi tratti delle settanta ore spese in compagnia di The Legend of Heroes Trails through Daybreak, non possiamo negarne i grossi problemi di ritmo e non siamo ancora sicuri che le modifiche apportate al sistema di combattimento – con l'imbastardimento in tempo reale del sistema a turni puro che ha fin qui sempre contraddistinto la serie – siano senza dubbio per il meglio.
Come inizio di un nuovo arco narrativo, le vicende di Ark e Agnes promettono bene tanto a livello di trama ed intreccio quanto per respiro dell'opera e profondità dell'esperienza, ma mentiremmo se non dicessimo che siamo un po' preoccupati dall'abbassamento del livello di sfida complessivo e dall'apparente desiderio del team di sviluppo di accontentare più i neofiti rispetto ai fan della prima ora. Solo il tempo, e la già confermata pubblicazione occidentale del secondo capitolo di questa nuova epopea, potranno chiarire definitivamente i nostri dubbi.
Intanto, Trails through Daybreak vuole proporsi come il capitolo ideale per chiunque voglia avvicinarsi a questo storico franchise, ma anche per i veterani, a patto di soprassedere su cambiamenti che potrebbero essere visti come non necessari.
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