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The Legend of Heroes Trails through Daybreak II | Recensione

The Legend of Heroes Trails through Daybreak II è il seguito del titolo dello scorso anno, che riprende le vicende di Van Arkride: ecco la recensione.

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

In sintesi

  • Un seguito diretto, che necessita l'aver giocato il prequel.
  • Combat system in tempo reale o a turni.
  • Quantità biblica di contenuti.
  • Pro
    • Marginalmente migliore del diretto predecessore.
    • Doppio combat system per tutti i gusti.
    • Narrativa corale ben scritta.
    • Contenuti a profusione.
  • Contro
    • Continua il processo di snaturamento.
    • Ancora molto verboso.
    • Richiede almeno il prequel per comprendere a livello basico gli eventi narrati.

Il Verdetto di SpazioGames

7.6
Anche con Trails through Daybreak II, Falcom continua nel suo percorso di modernizzazione e snellimento di alcuni aspetti del suo franchise, nel tentativo di avvicinare sempre più nuovi giocatori ad una saga spesso percepita come impenetrabile a causa del numero di episodi e della spessa lore. Questo seguito migliora marginalmente il predecessore, alzando un po' il ritmo e proponendo una storia corale che valorizza l'ottimo cast di comprimari, ma continuano a non convincere determinate scelte, come quella di rendere ormai del tutto opzionali gli scontri a turni, da sempre spina dorsale del franchise.
Di certo questo arco narrativo dedicato a Calvard rappresenta il più accessibile nei confronti di chi non si fosse mai avvicinato alla serie, ma d'altronde anche il meno pregnante per quanti la seguono da oltre due decenni e ne apprezzano soprattutto il world building e la profondità del sistema di combattimento a turni.
Se avete giocato e gradito il precedente episodio, qui troverete un rassicurante more of the same – ma, se siete fan della saga da lungo tempo, probabilmente finirete anche con l'augurarvi che questa torni sui binari dell'arco narrativo dedicato a Crossbell, o, meglio, ancora, a quello di Erebonia.

Informazioni sul prodotto

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The Legend of Heroes: Trails Through Daybreak II
  • Sviluppatore: Nihon Falcom
  • Produttore: NIS America
  • Distributore: NIS America
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PC , PS4 , PS5 , SWITCH
  • Generi: Gioco di Ruolo , Azione
  • Data di uscita: 14 febbraio 2025

Ci sono buone possibilità, se state leggendo queste righe, che abbiate giocato The Legend of Heroes Trails through Daybreak solamente pochi mesi fa: il titolo sviluppato da Falcom e pubblicato da NIS rappresentava, come non mancammo di sottolineare nella nostra recensione, un perfetto punto di ingresso per i neofiti nella ventennale saga, e questo Daybreak II, come si può intuire dal nome, ne rappresenta il seguito diretto.

A poco meno di tre anni dalla pubblicazione in Giappone, allora, anche i videogiocatori occidentali possono godersi la conclusione delle vicende vissute da Van Arkride e dal suo staff di aiutanti.

Scopriamo insieme se il gioco merita e quanto è cambiato dall'ultima release.

Gioco di squadra

Gli eventi narrati in questa seconda parte seguono la conclusione di quelli visti in Trails through Daybreak solo di poche settimane e, per quanto possibile, cercheremo di evitare antipatici spoiler su quanto successo precedentemente.

Basti sapere che Van, tornato al suo peculiare stile di vita dopo l'uscita di scena dei suoi assistenti, viene interrotto nelle sua mansioni mattutine (aka un pisolino nella penombra dell'ufficio di Arkride Solutions a Edith) da Elaine, la sua amica d'infanzia/amore non confessato, nonché Bracer di rango A della gilda.

L'apparente calma che era tornata nella capitale calvardiana dopo i turbolenti fatti narrati nel precedente episodio è infatti minacciata da una serie di misteriosi e cruenti omicidi, apparentemente perpetrati da un singolo individuo che è capace di trasformarsi in un Grendel, analogamente al nostro Van.

Il rapporto di stretta causalità è testimoniato anche dalla possibilità di importare il proprio salvataggio dal primo Trails through Daybreak.
Quest'ultimo è interessato non solo in quanto investigatore privato residente in città, ma anche perché, in certi ambienti, dalla polizia alla gilda dei Bracer, sta prendendo piede l'idea che sia proprio lui il responsabile delle morti.

Con la consueta riluttanza, Van decide allora di sporcarsi le mani e di aiutare Elaine – e, in senso più ampio, l'intera cittadinanza, mettendosi sulle tracce del responsabile, anche se... le cose non andranno esattamente bene.

Non possiamo che fermarci qui, per non rovinare la sorpresa a quanti giocheranno il titolo e perché, come spesso successo in passato, la bontà dell'intreccio e l'ingresso in scena di moltissimi attori rappresentano uno dei punti forza del gioco.

A differenza del predecessore, evidentemente indirizzato a quanti non conoscessero la serie e cercassero un punto d'ingresso, questo seguito diretto necessita quantomeno di aver giocato l'episodio pubblicato in Europa circa otto mesi fa per essere apprezzato: sebbene sia tecnicamente possibile iniziare da qui, i riferimenti a personaggi, relazioni ed eventi precedentemente narrati sarebbero troppi per non creare confusione nel giocatore.

Il rapporto di stretta causalità tra i due giochi è testimoniato anche dalla possibilità di importare il proprio salvataggio della versione PS4 o PS5 del primo Trails through Daybreak per vedere riflesse le proprie scelte precedenti in questo sequel e per guadagnare un discreto bottino di oggetti curativi ad inizio avventura.

Configurandosi poi come una storia corale, vissuta nei panni di diversi personaggi e non solamente di un singolo eroe, Trails through Daybreak II necessita ancor di più della piena comprensione delle motivazioni che spingono certi personaggi ad agire e delle relazioni che intercorrono tra essi e le numerose organizzazioni in gioco nel complesso immaginario socio-politico messo in piedi dai ragazzi di Falcom.

Se il livello di scrittura si è mantenuto sui medesimi, elevati standard della serie, in questo secondo episodio abbiamo notato marginali miglioramenti per quanto concerne il ritmo della narrazione, che rimane glaciale in determinati punti ma che quantomeno relega ad alcune quest opzionali, che comunque consigliamo di portare a termine per meglio comprendere la lore del mondo di gioco, il maggior numero di dialoghi non doppiati e, onestamente, piuttosto prolissi.

Siamo, in ogni caso, dinanzi ad un'opera dove c'è molto da leggere e dove l'attenzione alla caratterizzazione dei personaggi può sfociare in cutscene piuttosto lunghe ed in sessioni di dialogo particolarmente verbose: gli amanti dei giochi di ruolo di matrice action, dove si combatte molto di più di quanto si segua la storia, sono avvisati.

Snaturamento completato

Già nella nostra analisi del primo episodio raccontavamo di come, in barba ai fan di lunga data, Trails through Daybreak avesse scelto di modernizzarsi, andando incontro a quanti non amano particolarmente gli scontri a turni.

In questo sequel la trasformazione (o lo snaturamento, a seconda del punto di vista) è completa: alle possibilità già concesse al giocatore in passato, come attaccare e schivare in tempo reale, si aggiunge adesso anche l'utilizzo delle magie offensive, che rimuove del tutto il bisogno di appoggiarsi agli scontri a turni, rimasti obbligatori solamente nelle boss fight ed in alcuni punti scriptati all'interno della corposa campagna.

Se, da un lato, questa scelta rende ancora più immediati i combattimenti e avvicina il prodotto Falcom ad un gioco di ruolo d'azione, rendendolo probabilmente più appetibile alle masse, dall'altro lo rende "solo un altro gioco di ruolo d'azione", con meccaniche piuttosto semplificate e assolutamente non comparabili a quelle, testate in oltre due decenni, del classico combat system a turni per cui la saga è sempre stata famosa.

Quest'ultimo rimane, e torna senza grandi cambiamenti rispetto all'ultima uscita (d'altronde non c'era bisogno di aggiustare qualcosa che non era affatto rotto), ma temiamo che solo i vecchi bacucchi o gli appassionati della prima ora se ne serviranno.

In un'ottica di possibilità di scelta, Falcom è andata nella direzione più ovvia, e probabilmente migliore in senso assoluto, ma temiamo che in tanti si perderanno uno dei sistemi di combattimento più bilanciati e profondi dell'ultimo decennio.

Com'era lecito attendersi da una seconda parte, per il resto le novità non sono poi chissà quante, sebbene siano tutte mirate a snellire certe fasi di gioco e a rendere il ritmo un po' più sostenibile, stante la conclamata lentezza che ha sempre caratterizzato il brand.

Ecco allora il Marchen Garten, un labirinto procedurale generato dall'intelligenza artificiale nel quale è possibile non solo allenarsi, portando al livello dei nostri combattenti migliori i personaggi sottolivellati, ma anche comporre il proprio party dei sogni, impiegando insieme combattenti che non si sarebbero altrimenti mai incrociati sui campi di battaglia.

Parliamo di una trovata brillante, che certamente apre le porte al grinding (cui si può parzialmente ovviare alzando il livello di difficoltà di base), ma che consente – in un titolo marcatamente corale, in cui il giocatore è chiamato a vestire i panni di parecchi personaggi – di non perdere di vista i propri preferiti e, anzi, di procurarsi outfit inediti ed accessori esclusivi per loro.

Segnaliamo anche due nuovi mini-giochi – uno di carte, discreto ma assai meno incisivo dello storico Vantage Master, ed uno di basket – che vanno ad affiancare la cucina, la pesca e la miriade di quest secondarie per rimpolpare un'offerta ludica come sempre fantastica, sebbene leggermente inferiore a quella del diretto predecessore.

Abbiamo impiegato poco meno di 60 ore per portare a termine la campagna principale, composta di un gran numero di capitoli alternativi tra loro, laddove il primo Trails through Daybreak ne aveva richieste quasi ottanta, ma parliamo comunque di un'offerta ludica molto consistente, impreziosita, senza addentrarci in territorio spoiler, dalla possibilità di rigiocare certe sezioni con un esito finale differente.

Nel complesso, quindi, siamo dinanzi a un prodotto conservativo ma comunque più che buono, marginalmente migliore della prima parte che abbiamo giocato solo qualche mese fa: le vette della serie sono lontane, ma Falcom ha dimostrato che è possibile portare avanti questo franchise apportando delle modifiche che lo rendano gustoso anche per quanti erano spaventati dalla lore e dalla profondità del sistema di scontri a turni.

Tra limitazioni e continuità

Tutte le considerazioni sul versante audiovisivo di Trails through Daybreak, che trovate nella nostra recensione di qualche mese fa, si applicano totalmente anche a questo seguito, sviluppato non solo utilizzando il medesimo motore grafico ma come una continuazione diretta del prequel anche a livello audiovisivo.

Non abbiamo quindi registrato alcun ulteriore passo avanti rispetto a quelli segnalati in quella sede, che già all'epoca, nonostante Trails through Daybreak rappresentasse il meglio che la serie avesse da offrire in termini grafici, non erano sufficienti.

Trails through Daybreak II può al massimo essere definito come un discreto gioco doppia AA.
Anche oggi, all'alba di un 2025 che si prospetta entusiasmante per il nostro medium preferito, Trails through Daybreak II può al massimo essere definito come un discreto gioco doppia AA, tenendo conto di un budget estremamente limitato e dell'utilizzo di un motore grafico che appartiene più alla scorsa generazione di console che a quella corrente.

Detto questo, e nonostante i limiti sopravanzino abbondantemente gli aspetti positivi, ci sono comunque anche buone notizie, come una direzione artistica di buon livello, una colonna sonora sempre sul pezzo, un doppiaggio azzeccatissimo e performance immacolate nella versione PS5 da noi testata, che si è sempre mantenuta sui sessanta frame al secondo granitici.

Un altro, storico marchio distintivo del franchise è rappresentato dalla quantità di contenuti, e anche sotto questo punto di vista Trails through Daybreak II non delude, come ampiamente descritto poco sopra.

Chi volesse lasciarsi rapire da questa abbondante offerta ludica, e perdersi nel mondo costruito dal team di sviluppo, non faticherebbe a raggiungere il centinaio di ore di gioco, pur tenendo a mente che molte di queste sarebbero spese a leggere dialoghi non doppiati, ancora in maggioranza rispetto alle controparti dotate di voiceover.

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