The Legend of Heroes: Trails into Reverie | Recensione - Una saga ancora in forma
Trails into Reverie porta sulle spalle una grossa responsabilità: vediamo se è riuscito a sorreggerne il peso nella recensione del nuovo titolo Falcom.
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
In sintesi
- L'apoteosi del fanservice per gli appassionati della serie
- Un JRPG solido, longevo e ben scritto, come non ne fanno più
- Qualche inevitabile problema di bilanciamento e di lore con così tanti personaggi giocabili
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Nihon Falcom
- Produttore: NIS America
- Distributore: NIS America
- Testato su: PS5
- Piattaforme: PC , PS5 , PS4 , SWITCH
- Generi: Gioco di Ruolo
- Data di uscita: 7 luglio 2023
Pubblicati in Europa a ritmo serrato dopo anni di vacche magre, i titoli della serie The Legend of Heroes hanno saputo scavarsi una nicchia di appassionati affatto trascurabile, forti di un gameplay rodato ed incredibilmente profondo e di una lore sconfinata, suddivisa in vari archi narrativi, ognuno dotato dei suoi protagonisti e delle sue ambientazioni.
Trails into Reverie, pubblicato poco meno di tre anni or sono sul territorio giapponese ed oggetto di questa analisi, portava sulle spalle la responsabilità di congiungere due dei filoni narrativi più amati, ovvero quello di Erebonia, con protagonista Rean Schwarzer, e quello di Crossbell, con protagonista Lloyd Bannings.
Il risultato è una sorta di crossover dei sogni per i fan della serie, ed un JRPG da non perdere per gli amanti del genere.
Andiamo a scoprire di più nella nostra recensione.
Pace fittizia
Per la prima volta da anni, il continente di Zemuria sta vivendo un periodo di apparente calma: scongiurata una guerra su larga scala tra l'impero di Erebonia e la Repubblica di Calvard e stipulati i trattati di pace, sembra arrivato il momento delle celebrazioni, con Crossbell, città stato che ha sempre fatto da ago della bilancia, che si appresta a festeggiare in grande stile la ritrovata indipendenza, dopo il biennio di annessione forzata da parte dell'Impero.
In questo contesto, la SSS di Lloyd Bannings e compagnia è al lavoro per assicurarsi che nulla vada storto, con pattuglie continue della città e con un notevole rinforzo dei cordoni di sicurezza intorno alle personalità che saranno chiamate ad alternarsi sul palco.
Eppure, nonostante gli sforzi del corpo di polizia speciale di Crossbell, a metà della cerimonia, poco prima che venga firmato formalmente il trattato di indipendenza, una forza sconosciuta ed inattesa, apparentemente capitanata da Rufus Albarea – il cui percorso di redenzione dopo le malefatte della guera precedente non si è evidentemente completato – irrompe sulla scena e si prende le luci della ribalta.
Rufus e le forze della EDF (Ebon Defense Force), complice un massiccio spiegamento di Zauber Soldats, cingono d'assedio Crossbell e la occupano in pochi minuti, esercitando peraltro uno strano ascendente sulla popolazione, che passa in pochi istanti dalle proteste agli applausi, come se fosse controllata da una forza mentale superiore.
A Lloyd e ai suoi amici, che pure provano a contrastare il colpo di Stato, non resta che sparpagliarsi e fuggire, in attesa di tempi migliori.
Già dai primi minuti di gioco, insomma, di carne al fuoco ne viene messa parecchia e, nonostante abbiamo trovato un po' comode certe soluzioni narrative durante la fase centrale della corposa campagna di gioco, non possiamo che spendere parole estremamente positive per la caratterizzazione dei personaggi, per certi risvolti del plot e per l'immane lavoro di collegamento svolto sulla lore dopo così tanti anni.
Siamo sicuri che la serie proseguirà dopo questo episodio e siamo sinceramente curiosi di vedere dove gli autori porteranno questo amatissimo cast di personaggi nei prossimi capitoli.
Solide novità
Potendo contare su una base solidissima, come sapranno tutti i nostri lettori che hanno seguito la serie qui sulle nostre pagine, il team di sviluppo ha proseguito lungo un percorso di evoluzione invece che di rivoluzione, quantomeno se si compara questa uscita al quarto episodio del franchise Trails of Cold Steel, perchè se il termine di paragone è invece Trails from Zero, allora il discorso cambia radicalmente.
Trails into Reverie si configura allora come un JRPG a turni abbastanza classico nella struttura, ma talmente solido e ben sviluppato da non far rimpiangere la mancanza di spunti che possano distinguerlo dalla massa di congeneri, peraltro sempre meno affollata vista la migrazione in massa verso sistemi di combattimento in tempo reale a cui abbiamo assistito nell'ultimo decennio.
I valori fondanti del prodotto sono da ricercarsi nella profondità di un combat system estremamente versatile e stratificato, nell'enorme mole di lore contenuta da un mondo finemente cesellato nel corso di una quindicina di uscite complessive; inoltre, nella grande libertà lasciata al giocatore riguardo alle build e alla composizione del proprio party.
Le novità, comunque, non mancano, sebbene, come detto, il gioco si muova nel solco scavato dai precedenti episodi della serie, e in particolare da quelli del filone di Erebonia: la presenza di tre differenti route, che andranno inevitabilmente a convergere nelle fasi conclusive della vicenda, rappresenta sicuramente la più eclatante, perchè consente di passare in qualsiasi momento (con alcune limitazioni dovute alla trama) da un gruppo di eroi all'altro, con Rean, Lloyd ed il misterioso C a fare da protagonisti principali delle vicende.
La seconda, sostanziosa novità riguarda il Reverie Corridor, uno smisurato dungeon a generazione procedurale a cui i nostri protagonisti potranno accedere dopo qualche ora di gioco, all'interno del quale tutti gli eroi, grazie ad un espediente narrativo che onestamente non ci ha convinto fino in fondo, possono collaborare, consentendo così al giocatore di schierare il party dei propri sogni tra tutti i personaggi del titanico universo creato da Falcom.
Di puro fanservice stiamo parlando, è vero, ma non di fanservice fine a se stesso: oltre alla summenzionata possibilità di comporre il roster con i propri eroi o antieroi preferiti, il Reverie Corridor assolve anche ad un altro compito affatto secondario.
Ci stiamo riferendo al merito di allungare a dismisura la già notevole longevità del prodotto, portandola a sforare agilmente la barriera delle cento ore, e consentire di grindare senza andare incontro alla spiacevole sensazione di deja-vù che in genera caratterizza questa pratica nella stragrande maggioranza dei congeneri.
Invece che percorrere nuovamente ambientazioni ritrite, il giocatore può perdersi nel labirinto a piacimento, con la possibilità di rimodulare completamente il layout dei livelli tramite un comodo menu apposito: avete problemi con uno dei numerosi boss piuttosto ardui del gioco? Non vi resta che spendere qualche ora nel Reverie Corridor e rinvenire al suo interno i tesori nascosti che cela.
Connesse a questa aggiunta anche alcune delle altre novità minori: esplorando questo enorme dungeon sarà possibile sbloccare scene inedite che ispessiscono la già imponente lore e le relazioni tra personaggi, come anche dei mini-giochi (nessuno dei quali raggiunge la compiutezza di Vantage Masters, che qui torna in grande spolvero) in cui cimentarsi – e finanche le battaglie randomiche denominate Shuffle Scuffle, in cui impiegare membri non presenti nel party per combattere mostri di grande potenza ed avere poi accesso, in caso di vittoria, a premi notevoli, come equipaggiamenti unici e sfere magiche di immensa potenza.
Trails into Reverie è quindi un titolo per soli fan, impervio a quanti non conoscessero la serie e idealmente inaccessibile ad un neofita, cui consiglieremmo prima di recuperare alnmeno i quattro episodi del franchise Trails of Cold Steel.
Similmente, l'inclusione di un così alto numero di personaggi provenienti da serie diverse non poteva non avere effetti nefasti sul bilanciamento: in battaglia, al netto dei gusti e delle preferenze personali, ci sono combattenti semplicemente più utili e forti di altri, che rischieranno di finire presto nel dimenticatoio.
Non che Falcom non abbia fatto nulla per tentare di arginare il problema: ogni personaggio è interamente personalizzabile a livello tanto di equipaggiamento quanto di sfere magiche, e si può quindi rinforzare uno meno potente semplicemente spendendo un po' di tempo nei menu, ma la forbice tra i più forti ed i meno utili rimane abbastanza ampia, quantomeno al momento di redigere questo pezzo.
Un piccolo passo avanti, ma siamo ancora in ritardo
Sotto molti punti di vista, dalla mole poligonale al numero di modelli che si muovono a schermo contemporaneamente, Trails into Reverie rappresenta il miglior lavoro di Falcom da almeno una decade a questa parte, rivaleggiando con l'ottavo episodio del franchise Ys: giocando su PS5, peraltro, i 60 fps sono assicurati e sempre stabili, con tempi di caricamento quasi nulli ed una risoluzione che, ad occhio, si attesta sui 1800p, proprio come il quarto capitolo della serie Trails of Cold Steel.
Eppure, e questo la dice lunga sul budget a disposizione di Falcom, se paragonato dalla concorrenza diretta (pensiamo a Tales of Arise, Persona 5 Royal, Octopath Traveler II e persino titoli d'azione come Yakuza Like a Dragon ed il recente Like a Dragon Ishin!), il prodotto pubblicato da NIS esce sconfitto, soprattutto a causa di ambientazioni ancora troppo squadrate e dalle linee piuttosto semplici e di animazioni molto legnose, e non ci riferiamo solo a quelle facciali.
Su queste pagine abbiamo sempre sostenuto che, soprattutto in un gioco di ruolo, la sostanza sia molto più importante della forma e, come avrete capito dal voto in calce a questa recensione, non inizieremo certo oggi a cambiare idea, ma se fossimo nel publisher nipponico metteremmo a disposizione di Falcom un budget maggiore per i prossimi titoli della serie: siamo sicuri che saprebbero farne buon uso.
Dove Trails into Reverie non tradisce, anche se questa non rappresenterà una notizia per i fan di vecchia data, è nel comparto audio: una colonna sonora tutta chitarre e violini in linea con quelle che l'hanno preceduta, tanto per i toni quanto per l'altissima qualità generale, con motivi sempre sul pezzo per ogni occasione, pronti a balzare dall'adrenalinico al triste nel breve volgere di una cutscene.
Molto bene anche il doppiaggio (inglese e giapponese, niente italiano), sempre più diffuso, a coprire ormai il 70-80% delle migliaia di linee di dialogo di cui il prodotto è infarcito, e l'offerta ludica, mai così mastodontica per un prodotto firmato Falcom.
Alla sessantina di ore necessarie a completare tutte e tre le route proposte dal gioco, se ne possono aggiungere almeno altre quaranta che provengono dal già citato Reverie Corridor, e questo senza includere una serie di quest secondarie rinvenibili in giro per le location, la pesca, la cucina, i minigames sbloccabili e i mostri opzionali che vagano in certe aree del continente di Zemuria.
Se non avete particolari programmi per la vostra estate, insomma, Rean, Lloyd e compagnia sono pronti a teneri impegnati per tutta la sua durata: il lavoro svolto su Trails of Reverie è apprezzabile e la serie è ancora in gran forma.
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Voto Recensione di The Legend of Heroes Trails into Reverie | Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
L'episodio più vasto ed ambizioso fin qui
-
Sistema di combattimento di grande impatto strategico
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Decine di volti noti manderanno in delirio i fan...
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Il miglior lavoro tecnico di Falcom negli ultimi anni...
-
Un'altra splendida colonna sonora
Contro
-
Con un cast così vasto, era inevitabile qualche problema di bilanciamento
-
... ed in confusione tutti gli altri
-
... ma comunque indietro rispetto alla media dei congeneri
Commento
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