È quasi ironico. Nel 2017, uno dei titoli più attesi dai possessori di Nintendo Switch è un gioco risalente a sei anni fa. Da un lato abbiamo una console ibrida che sta dominando il mercato grazie ad un concept innovativo, dall’altro troviamo una produzione software ormai datata, ma che non accenna ad arrendersi, tenendosi stretto il suo appassionato pubblico ed espandendolo con nuovi adepti. The Elder Scrolls V: Skyrim è l’ossimoro più curioso di questo autunno e noi siamo stati più che lieti di dare uno sguardo approfondito a quest’ultimo porting – che, ricordiamo, segue il recente debutto di DOOM su Switch e anticipa quello di Wolfenstein II (2018), altri prodotti di casa Bethesda.
Ormai lo abbiamo visto in tutte le salse, dal suo remoto esordio su PC, PS3 e X360 al rilancio sulle piattaforme next-gen con la Special Edition. Proprio su quest’ultima riedizione si basa la neonata versione di Skyrim per Switch, che ci propone il pacchetto completo costituito dalla longeva avventura principale con l’aggiunta delle sue tre espansioni (Dawnguard, Hearthfire, Dragonborn), rinunciando, almeno per il momento, al supporto alle mod e al Creation Club. Ciononostante, il pluripremiato gioco di ruolo invecchia bene anche sul gioiello della Grande N, proponendo una delle esperienze ludiche più coinvolgenti attualmente disponibili sul catalogo della portatile, e non solo.
Ah, i giovani Dovahkiin d’oggi…
Per i giocatori estranei al capolavoro forgiato da Todd Howard e soci, stiamo parlando del titolo che ha segnato profondamente il genere RPG di stampo occidentale. Certo, non avrà replicato l’impresa del suo predecessore Morrowind, vero fautore della rivoluzione open-world, ma The Elder Scrolls V ha senz’altro reinventato il concetto di epica fantasy. Ed è proprio per tale motivo che consideriamo la nuova essenza portatile del quinto capitolo il suo principale valore aggiuntivo su Switch: la magica atmosfera di Skyrim e dei suoi feudi, il potere devastante del Thu’um, l’ipnotica colonna sonora… Tutto questo sarà finalmente a portata di mano e, per i fan di TES, ciò è semplicemente fantastico. Vi assicuriamo che lo sarà anche per i neofiti, ai quali offriremo qualche dritta riguardo il protagonista di questa recensione.
L’avventura che ci (ri)porterà a esplorare le gelide lande di Skyrim vede protagonista Dovahkiin, il predestinato Sangue di Drago, colui che salverà il regno di Tamriel dalla furia distruttiva di Alduin e degli altri draghi. Approfondiremo dunque la classica profezia dell’eroe prescelto per scoprire interessanti dettagli e vicende correlate che coinvolgeranno molti altri personaggi, il tutto prendendo parte ad una lunga sfilza di quest primarie e secondarie. Non solo, ma avremo anche modo di far luce sulle origini delle varie Gilde presenti nella regione – eccezionale la storyline legata alla Confraternita Oscura – e, nel frattempo, di osservare le differenze culturali e gli antagonismi che si instaurano tra le diverse razze coesistenti. Coglieremo le occasioni offerte da tali racconti per visitare una ricca varietà di ambientazioni, tra foreste incantate ed antiche rovine, incappando spesso e volentieri negli oscuri dungeon brulicanti di Draugr. Oltre a procurarci una discreta popolarità presso i villaggi locali, i successi delle nostre gesta si tradurranno in ghiotte ricompense e, soprattutto, in punti esperienza, che ci daranno accesso ad una variegata selezione di skill attive e passive con cui accrescere il potere del Sangue di Drago.
Il giocatore sarà inevitabilmente inghiottito dalla miriade di attività disseminate nell’immenso mondo di gioco, lasciandosi catturare dal galvanizzante senso di libertà elargito da questa esperienza e rischiando, tuttavia, di distrarsi dall’obiettivo della quest principale. Dopotutto stiamo parlando di un RPG open-world confezionato con tutti i crismi del caso, inclusa una longevità da capogiro: contando le campagne delle espansioni più rilevanti – Dawnguard e Dragonborn – saranno richieste almeno 200 ore di gioco per completare la maggioranza delle missioni disponibili. Questi tempi si dilateranno sensibilmente qualora decideste di apprendere tutti i particolari e i segreti della lore di The Elder Scrolls V, sparpagliati all’interno dei molteplici tomi che potrete leggere durante la vostra permanenza in quel di Skyrim.
Skyrim: Not-So-Special Edition
Dunque, come si comporta tutto questo ben di Talos su Switch? Innanzitutto c’è da sapere che The Elder Scrolls V: Skyrim gira sulla console Nintendo ad una risoluzione di 720p in modalità handheld e – ad un primo sguardo – a 900p in modalità docked, con un framerate ancorato ai 30fps.
Mentre l’esperienza di gioco resta sostanzialmente immutata, dal punto di vista tecnico troviamo notevoli differenze tra la versione qui analizzata e le sue controparti casalinghe. Come anticipato, l’edizione di riferimento è la Special Edition, ma gran parte delle migliorie e dei contenuti inediti più interessanti sono del tutto assenti o presenti solo parzialmente in questo porting. Facciamo chiarezza.
Come anticipato poco fa, non avremo l’agognato supporto alle mod e al Creation Center – tanti saluti alla cara modalità Sopravvivenza, almeno per il momento – ma è sul fronte prettamente grafico che troviamo le vere carenze di questa ottimizzazione. Com’era lecito aspettarsi, mancano le implementazioni viste su PS4 e Xbox One, come il rendering delle luci volumetriche e l’ampliamento del campo visivo; curiosamente, sono invece presenti i nuovi shader che migliorano la presentazione dei corsi d’acqua, mentre gli shader della neve si aggiungono alla lista degli assenti. Una necessaria semplificazione della mole poligonale mette in evidenza qualche sgradito artefatto grafico ed un livello di dettaglio non sempre convincente, che diventa addirittura fastidioso quando, ad esempio, la vegetazione rientra nel nostro campo visivo. Ci teniamo a precisare che tali sbavature risulteranno meno percettibili in modalità portatile, mentre saranno facilmente visibili da chi preferirà giocare a Skyrim collegando Switch al televisore.
Eppure le suddette imperfezioni non sembrano intaccare in maniera sensibile le nostre sessioni di gioco, pertanto non punteremo il dito al Creation Engine e all’hardware della console di Kyoto. Al contrario, il porting rivela inaspettatamente una stabilità ineccepibile su Switch, dimostrando di poter gestire i numerosi elementi del vasto mondo di gioco senza incappare in spiacevoli cali di framerate – peccato solo per gli onnipresenti bug grafici e sonori trascinati dalle prime build. Altra gradita sorpresa riguarda i tempi di caricamento, tristemente noti ai veterani di TESV, che con questo porting subiscono una drastica riduzione: per caricare il salvataggio di una partita il gioco impiegherà tra i 17 e i 22 secondi, che diventeranno 9-13 nel caso degli spostamenti rapidi. Per gli utenti PC non sono risultati propriamente esaltanti, ma si tratta di un notevole vantaggio sulle versioni casalinghe, penalizzate dal formato ottico e dall’utilizzo degli HDD.
Scudo? C’è. Joy-Con? C’è.
Sulla carta, l’unica vera novità di The Elder Scrolls V: Skyrim su Switch è rappresentata dal suo sistema di controllo. Al fianco di uno schema di comandi molto simile a quello tradizionale, che opta per una disposizione dei tasti leggermente diversa sul Pro Controller, troviamo infatti i controlli di movimento, attivabili sin dal primo avvio dal menù di gioco. Il sistema si basa su un procedimento piuttosto intuitivo: dovremo scuotere i due Joy-Con per utilizzare istantaneamente gli oggetti equipaggiati dal nostro alter ego; simulando il gesto di una parata con la mano sinistra, ad esempio, innalzeremo lo scudo per difenderci, mentre agitando la mano destra scaglieremo un fendente con la spada. Maghi e arcieri si dovranno invece accontentare di un semplice sistema di mira.
A conti fatti si tratta di una gradevole aggiunta all’offerta complessiva di questo porting, ma l’eccessiva sensibilità del sensore di movimento – e qualche occasionale problema di latenza – ci ha spinto a riagganciare i Joy-Con alla console dopo pochi minuti. I comandi motion rivelano un’imprecisione non indifferente, soprattutto nell’utilizzo delle lame, mentre l’arco è semplicemente inutilizzabile; lo scudo viene impiegato con il movimento più impercettibile della mano, diventando un elemento intralciante negli scontri. Sono gli incantesimi a sfruttare questo sistema al meglio, richiedendo una precisione minore ed una maggiore tempestività durante la mira.
Che stiate agitando i Joy-Con o il Pro Controller, vi converrà tenere sempre d’occhio la durata della batteria, la preda più succulenta per il nostro Skyrim su Switch. Nel corso della nostra prova in modalità handheld abbiamo esaurito l’autonomia della console in circa 160 minuti, poco più di due ore e mezza di gioco. Anche in questo caso i numeri non fanno gridare al miracolo, ma parliamo dei già noti limiti della console in presenza di un titolo molto esigente – basti pensare alle tre ore di autonomia offerte da Breath of the Wild, titolo che, tra le altre cose, ci regala degli esclusivi contenuti bonus sbloccabili tramite gli amiibo.
Neanche la memoria di sistema farà i salti di gioia in presenza di TESV. In formato digitale, Skyrim occuperà la bellezza di 14.3 GB di spazio sulla vostra console, mentre installando la scheda di gioco della versione retail riempirete solo una manciata di MB. Per accaparrarvi una delle due versioni disponibili dovrete sborsare circa 60 euro, un prezzo tutt’altro che ragionevole avendo a che fare con il porting di un titolo risalente al 2011. E no, quell’imbarazzante outfit di Link non giustifica il prezzo.
Il fascino di Skyrim a portata di mano
Una mole di contenuti impressionante
I controlli motion rappresentano una piacevole aggiunta…
La versione meno appetibile sul fronte grafico
Prezzo troppo alto per il porting di un gioco del 2011
…ma sono spesso imprecisi e confusionari
No, The Elder Scrolls V: Skyrim non ci ha ancora stufato. Al contrario, il porting per la piccola della casa di Kyoto ha fatto riaffiorare dolci ricordi, quelli legati al primo indimenticabile viaggio nella regione settentrionale di Tamriel, una landa caratterizzata da un’atmosfera magica, un mondo brulicante di attività da cui lasciarsi catturare fino a perdere la cognizione del tempo. Certo, un paio di imperfezioni grafiche ci hanno fatto storcere il naso, ma non hanno sopito il nostro spirito d’avventura – e la nostra sete di anime draconiche. Con Nintendo Switch, Skyrim ha appena trovato la sua nuova casa.
Voto Recensione di The Elder Scrolls V: Skyrim - Recensione