Ho riscoperto Tekken 2 su PlayStation Plus e ora mi sento più vecchio | Recensione
Il classico Namco del 1996 è ancora oggi un picchiaduro degno di nota? Abbiamo deciso di scoprirlo, DualSense alla mano.
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a cura di Marcello Paolillo
Senior Staff Writer
Alla fine degli anni '90, il videogioco non era certo quello che siamo abituati a vedere adesso. Le sale giochi (sì, quelle coi vecchi cabinati) erano ancora in vita e il concetto di console casalinga stava prendendo piede in maniera inesorabile, grazie anche e soprattutto all'arrivo sul mercato della prima PlayStation a 32-bit, una piattaforma che avrebbe cambiato il mercato sin dalle fondamenta.
I picchiaduro a incontri, un genere che nelle sale giochi trovava la sua reale ragion d'essere, era al massimo della popolarità, con la saga di Tekken dell'allora Namco che - grazie al 3D - riusciva a tenere banco al "rivale" Virtua Fighter di SEGA.
Uscito nel 1995 in sala e appena un anno dopo su PlayStation, Tekken 2 rappresenta quindi un po' la grande consacrazione dei beat 'em up uno contro uno, un gioco che - da solo - fu in grado di portare al massimo la popolarità del franchise nato nel '94, diventando negli anni un punto di riferimento sia per i pro player che per i giocatori causali.
Ora, dopo che Tekken 2 è sbucato tra i primi nomi dei grandi classici inclusi nella raccolta PlayStation Classics offerta agli abbonati a PlayStation Plus Premium (che su Amazon è presente in offerta a prezzo davvero molto interessante), è il momento giusto per riscoprire questa piccola, grande perla del passato.
Com'è rigiocarci oggi?
«Proprio come in sala giochi»
Incominciamo col dire una cosa fondamentale: se siete nati dopo i 2000, e avete iniziato a giocare a Tekken magari dopo il quarto o il quinto capitolo, questo gioco sarà per voi preistoria. Non dal punto di vista della giocabilità in senso stretto (il picchiaduro Bandai Namco riesce infatti ancora a farsi piacere, pad alla mano), bensì dal punto di vista meramente grafico.
Non parliamo infatti di un classico bidimensionale alla Street Fighter II, ad esempio, in grado - grazie al fascino del 2D - di resistere al passare del tempo in maniera più significativa. No, Tekken 2, non appena deciderete di iniziare a giocarci, sarà come tornare letteralmente indietro nel tempo di oltre venti anni, all'età della pietra del videogioco tridimensionale. Venti anni prima del progresso tecnologico che ha portato la saga a una perfezione grafica assoluta e che nel 1996 poteva essere solo un lontano miraggio.
Inquadrato da un punto di vista strettamente legato alla giocabilità, Tekken 2 è infatti ancora oggi un signor picchiaduro: pur non differendo di molto dal suo predecessore, il sistema di combattimento basato sull’utilizzo dei quattro arti è ancora oggi decisamente funzionale, grazie anche a un parco mosse composto da prese e contromosse, evitando quindi tutta quella serie di colpi speciali o sfere d'energia che invece furono alla base del successo dei beat 'em up in due dimensioni.
Il realismo visivo dei singoli movimenti dei combattenti è sì spettacolare ma anche estremamente all'avanguardia, donando ai vari scontro una fisicità che si credeva impensabile ai tempi. In tal senso, il DualSense aiuta, restituendo un'immediatezza ancora oggi facilmente accessibile ai più.
Un'altra caratteristica che oggi appare scontata ma che a pensarci bene non lo è affatto, è quando si parla del numero di combattenti a disposizione: ai personaggi iniziali se ne aggiunge infatti una schiera di altri quindici sbloccabili, per un totale di ben venticinque lottatori. Di conseguenza, ciò rende il gioco estremamente più vario e longevo del primo Tekken, piuttosto arcaico anche da questo punto vista.
Impossibile poi rimanere impassibili dinanzi al carisma di alcuni combattenti, molti dei quali entrati di diritto nell'immaginario collettivo (tanto da tornare in pianta stabile anche nei capitoli successivi della serie, sino ai giorni nostri).
Da Kazuya Mishima, passando a Lee Chaolan, Heihachi Mishima, Kuma, Yoshimitsu, King, Armor King, Nina Williams, Marshall Law e tantissimi altri, inclusi i segretissimi Alex e Roger (ossia rispettivamente un velociraptor e un canguro dotati di guantoni da boxe). Considerando che molti picchiaduro dei giorni nostri vengono pubblicati sul mercato con un roster dei personaggi davvero scarso, con molti combattenti aggiunti nel corso dei mesi - e a pagamento - dà da pensare che un gioco "vecchio" come Tekken 2 sia in realtà molto più ricco e completo da questo punto di vista rispetto ad alcuni illustri successori usciti in tempi più recenti.
La versione PlayStation del beat 'em up di Bandai Namco è inoltre anche ricordata per alcune aggiunte a livello di modalità di gioco davvero molto importanti, che se oggi possono lasciare : alle classiche opzioni arcade e versus, vanno infatti a sommarsi anche le modalità Survival e Team Battle, le quali se all’epoca erano poca roba oggi sono la dimostrazione che una conversione casalinga cercava in tutti i modi di andare oltre l'edizione arcade (riuscendosi), senza contare anche la presenza del Tekken Theater e la modalità Super Deformed.
Come accennato in apertura, l'unico neo di Tekken 2 è da riscontrare nel comparto grafico: la scheda madre System 11 su cui si basava la versione da sala giochi era la medesima in dotazione alla prima PlayStation, ragion per cui la conversione casalinga era ed è praticamente perfetta.
Vero anche che, per limitare il carico computazionale, Namco aveva optato per dei personaggi spigolosi e "a blocchi", oltre ad ambienti pre-renderizzati spesso vittima di un effetto "cartolina" fin troppo marcato, che oggi - anno 2022 - fa davvero rabbrividire.
Il vero passo in avanti dal punto di vista tecnico si ebbe infatti solo pochi anni dopo, con il maestoso Tekken 3, ragion per cui Tekken 2 è ancora vittima di quell'incertezza tecnica che caratterizzava i primi titoli tridimensionali dell'epoca. Nonostante ciò, e in vista del prossimo Tekken 8, questo PlayStation Classic rappresenta ancora un pezzo di storia difficile da dimenticare.
Voto Finale
Conclusioni Finali di SpazioGames
Pro
-
Conversione perfetta da sala giochi
-
Giocabilità ai massimi livelli
-
Quel look di fine anni '90...
Contro
-
... rovinato da una grafica fin troppo spigolosa.
Commento
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