South of the Circle | Recensione - Un'avventura ai confini del mondo
South of the Circle ci ha catturati grazie alla sua brillante scrittura e per una storia ricca di tensione e mistero
Advertisement
a cura di Daniele Spelta
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: State of Play
- Produttore: State of Play, 11bit Studios
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , SWITCH , APPLE , PS5
- Generi: Avventura
- Data di uscita: 30 ottobre 2020 (Apple Arcade) - 03 agosto 2022
Siamo giunti ai titoli di coda di South of the Circle dopo circa tre ore abbondanti di gameplay completati tutto d’un fiato.
Vi preghiamo, non soffermatevi sulla brevità di quest’avventura narrativa sviluppata da State of Play e non cadete in inutili polemiche – fidatevi, ce ne sono già state abbastanza su questo argomento di recente – ma focalizzatevi sul fatto che non siamo riusciti a staccare le mani dal pad per tutta la durata del racconto, un sincero attestato di stima a quella che si è rivelata essere una delle migliori espressioni del genere provate nell’ultimo periodo.
Dopo aver trascorso un paio di anni circa come esclusiva Apple, finalmente South of the Circle approda anche sulle altre piattaforme e allarga in questo modo la platea di giocatori che, ne siamo certi, verranno catturati dalla sua storia.
La salvezza è dispersa fra le nevi
L’inizio di South of the Circle non è di certo dei migliori. Vestiamo infatti i panni di Peter, un giovane professore di Cambridge specializzato nello studio della meteorologia che, dopo uno sfortunato atterraggio, si ritrova disperso nelle gelide lande dell’Antartide assieme al suo pilota, rimasto ferito e incastrato a bordo del velivolo.
La situazione appare sin da subito disperata e già da queste prime battute emerge la capacità dell’opera di costruire personaggi a tutto tondo e ben caratterizzati.
Il protagonista è timoroso e impaurito davanti alla necessità di separarsi dal collega, che lo deve spingere con forza ad abbandonare le lamiere dell’aereo alla ricerca di aiuto, carburante e medicine, una via di salvezza che si perde in quella distesa bianca tutta uguale.
La spedizione di Peter viene sfruttata immediatamente anche come un viaggio temporale a ritroso nel passato del protagonista, del quale impareremo a poco a poco a conoscere gli ostacoli incontrati per la stesura delle sue pubblicazioni scientifiche, faremo conoscenza di un ambiente accademico spietato e governato da vecchi soloni conservatori pronti a mettere i bastoni fra le ruote delle nuove leve e giungeremo fino all'infanzia difficile e traumatica del giovane ricercatore.
Uno dei temi centrali di questi flashback è la relazione che lega Peter a Clara, anch’essa una ricercatrice in difficoltà che decide di aiutare il protagonista nella scrittura del suo paper e di seguirlo nei suoi studi fino nelle campagne scozzesi.
È difficile parlare di South of the Circle senza cadere in facili spoiler. L’intero lavoro di State of Play si regge infatti interamente sul comparto narrativo, del quale abbiamo soprattutto apprezzato l’intreccio tra la parte più intimistica, fatta di relazioni personali, traumi di infanzia e percorsi di crescita, e quella più storica in senso assoluto.
Un romanzo a suo modo storico
Il racconto è infatti ambientato durante degli anni ’60 alternativi, ma che poco si discostano dalla realtà. In questa linea temporale la Guerra Fredda ha preso una piega ancora più bellicosa e il disarmo nucleare è solo una lontana speranza, un miraggio che si affievolisce mentre l’URSS, gli Stati Uniti e il Regno Unito litigano attorno a trattati diplomatici senza sbocchi.
Questa cornice storica inquadra alla perfezione molti dei salti temporali, ci presenta un clima sempre teso fatto di sospetti e delatori, a cui si contrappongono le speranza dei giovani, pronti a manifestare per la pace e per un futuro migliore.
Lo stesso Peter vive in un costante equilibrio precario, diviso fra i doveri da professore, il legame verso Clara e le sue incertezze interne figlie anche di una difficile infanzia.
Questi ricordi diventano via via più confusi e aggiungono ulteriore tensione ad un presente sull’orlo del precipizio. Tutte le basi scientifiche segnate sulle mappe di Peter sono infatti vuote e fra le radio, i letti e le strumentazioni aleggia una sinistra aria che non fra presagire nulla di buono.
Senza bruciarvi le battute conclusive, sappiate che South of the Circle ci ha tenuti sulle spine fino al suo termine, grazie a una tensione crescente e a una capacità di non aggiungere tasselli inutili che sapessero di riempitivo, elemento di cui ha beneficiato soprattutto il ritmo, mai appesantito da tempi morti.
Insomma, tutto è al posto giusto a esclusione però proprio degli attimi finali che non hanno fatto perfettamente chiarezza su tutti i quesiti che sono sorti nella nostra testa durante l’avventura.
Ciak si gira
La qualità di South of the Circle non termina nella storia in sé, ma comprende anche il come essa viene raccontata. La stilizzazione dei personaggi si contrappone a un’animazione fluida e realistica – non a caso è stato sfruttato il motion capture – capace di dare espressività ai volti, gli effetti artistici aggiungono sempre un tocco onirico alla scena, che tutto d’un tratto ci riporta alla realtà gelida dell’Antartide quando il nostro volto viene sferzato dalla neve.
Anche la recitazione è di primissimo ordine e tutte le battute diventano credibili grazie alla bravura degli attori, che rappresentano alla perfezione i vari stati d’animo dei personaggi.
La ciliegina sulla torta è infine la regia, con tagli e inquadrature che accompagnano senza sbavature i vari momenti del passato e del presente, uniti in unico fluire grazie a transizioni perfettamente calibrate.
Purtroppo South of the Circle è anche un giocattolo delicato, che si è rotto varie volte proprio nei momenti più drammatici a causa di evidenti inciampi tecnici.
Ad esempio, abbiamo assistito ad un litigio tra i nostri genitori virtuali fluttuando a mezz’aria, sdraiati ad un metro di altezza dal nostro letto mentre sentivamo provenire delle urla al di là della porta. Difficile prendere sul serio temi come l’educazione e la violenza domestica mentre si resta sollevati da terra.
Oltre a questi momenti più evidenti, sono state frequenti le compenetrazioni o alcune animazioni proprio sbagliate e che poco avevano a che fare con lo scambio di battute. Complessivamente non sono errori che impediscono di godere del racconto, ma sarebbe stato scorretto soprassedere su queste incertezze.
Siamo noi a scegliere il futuro
Abbiamo volutamente trascurato la componente ludica per un motivo preciso: praticamente non c’è.
South of the Circle è infatti un’esperienza quasi del tutto passiva e spesso ci si limita a muovere il protagonista da un punto A ad un punto B, in attesa del prossimo dialogo o per interagire con un oggetto presente nella scena.
Se cercate un livello di sfida, puzzle da risolvere o una certa dose di azione avete semplicemente sbagliato posto, perché l’opera di State of Play chiede semplicemente di esser vissuta con il minimo delle interazioni.
Ciò non significa che si viva il racconto senza alcun tipo di interazione. Durante i dialoghi appaiono infatti le classiche scelte multiple, non però sotto forma verbale, bensì come atteggiamenti ed espressioni rappresentate da alcune icone che, ad esser sinceri, non è mai troppo chiaro a cosa corrispondano.
Ci sono inoltre una manciata di decisioni chiave facilmente riconoscibili, che non dettano solo il tono delle parole, ma che vanno ad influenzare il corso della storia. Purtroppo anche in questo caso le strade da noi imboccate sono rimaste avvolte nel mistero sino alla fine e non siamo sicuri di aver capito bene il peso delle varie opzioni durante il finale.
In conclusione, South of the Circle è un titolo dedicato a chi vuole vivere una storia intrigante, misteriosa e con un ottimo cast ed è anche disposto a chiudere un occhio su alcune incertezze tecniche e su delle meccaniche appena abbozzate e nemmeno troppo riuscite.
Versione recensita: PC
Voto Recensione di South of the Circle - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Gli attori virtuali sono credibili ed espressivi nella loro stilizzazione
-
La storia non ha attimi morti e cattura sino alle battute conclusive
-
L'intreccio tra le vicende personali e lo sfondo storico è ricamato con sapienza
Contro
-
Purtroppo c'è qualche errore tecnico di troppo
-
Le fasi finali sono forse meno riuscite