Snowrunner, il Death Stranding delle simulazioni off-road - Recensione
Non vedevamo l'ora di dirlo
a cura di Paolo Sirio
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Saber Interactive
- Produttore: Focus Home Interactive
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE
- Generi: Simulazione
- Data di uscita: 28 aprile 2020
Di “simulatori di corriere” ne esistevano prima e ne esisteranno dopo, ma è innegabile che in Death Stranding ci sia il merito di averli consegnati al grande pubblico, averli sdoganati e nel contempo aver trasmesso a quei giocatori non educati il concetto che ci si può divertire anche nelle asperità e soprattutto nella lentezza di un gameplay che a volte pare quasi chiederti di smettere.
Snowrunner, erede di Spintires e Mudrunner, non ha mancato certo di tempismo, presentandosi e uscendo nel giro di un anno per capitalizzare questa forse inattesa nuova consapevolezza nei confronti di un genere che si è limitato a raccogliere successi lontano dai riflettori, e su piattaforme come il PC dove si è a lungo sostenuto grazie alla creatività degli utenti con mod di ogni tipologia.
Ha fatto sorridere il trailer parodia pubblicato proprio pochi giorni fa in cui il gioco veniva accostato apertamente all’atipico action adventure di Kojima Productions, ma anche riflettere: in quell’omaggio che sapeva d’ammiccamento c’era una dichiarazione d’intenti di sviluppatore e publisher, che in quel modo tendevano la mano ai seguaci del maestro giapponese e li invitavano a compiere un salto che neppure loro si aspettavano avrebbero fatto mai.
Vaco facenno ‘o camionista
Fatte queste dovute premesse, è doveroso spiegare che Snowrunner non ha molto a che spartire con Death Stranding all’infuori dell’intento finale: rendere l’idea di come possa esserci gioco nella sola esplorazione, di quanto possa essere appagante girovagare per una mappa nelle condizioni climatiche e tecniche più disparate, e in che modo si riesca a fare intrattenimento da queste componenti che in tempi non sospetti sono sempre state ritenute noiose e dunque “altre” rispetto al contesto ludico, il cui compito naturale è – per una definizione forse fuori tempo massimo – divertire d’un divertimento puro e immediato.
Come per il titolo di Hideo Kojima, è nella cura del particolare e nella creazione di funzionalità altrove date per scontate e semplificate, sacrificate all’altare dell’utilità, che Saber Interactive ha scoperto esaltata la sua visione. In una simulazione automobilistica, il primo pensiero è permettere ai giocatori che vadano da un punto “A” ad un punto “B”; in Snowrunner ci si pone il dubbio che non siano importanti soltanto la partenza e l’arrivo ma anche le modalità specifiche in cui questo viaggio si verifica, e cosa queste modalità siano in grado di portare in dote in termini di godibilità.
Il risultato è un sistema di locomozione e interazione coi fondali, che si formano e deformano ad ogni minimo passaggio di ruota, estremamente realistico e credibile, in cui ogni metro richiede un’attenzione smodata affinché il nostro veicolo – in genere, un camion gigante della strada – non affondi nel fango così come nella neve, oppure si ribalti per una manovra sbagliata o perché abbiamo messo una ruota su una decina su pietra, pensando che non avrebbe fatto la differenza.
Pur chiamandosi Snowrunner, il gioco ha soltanto una mappa su tre ambientata in Alaska, dove la neve è regina, mentre le altre aree hanno un look and feel molto più familiare per gli appassionati di quella che è ormai diventata una serie di successo; quelle con cui ci ritroviamo ad avere maggiore confidenza sono non a caso adoperate a mo’ di tutorial dallo sviluppatore, in modo da garantire un approccio quanto meno traumatico ai nuovi arrivati.
Le sensazioni alla guida sono speciali: che sia nel fango del Michigan o appunto nella neve dell’Alaska, lento vuol dire veloce, nel senso che più cautamente ci muoviamo per le ambientazioni del titolo e prima arriviamo a destinazione; spingere troppo sul pedale con una marcia alta – lasciando in questo caso fare al cambio automatico che scala in avanti in base a quanto corriamo – vuol dire facilitare l’affondamento delle ruota nel suolo e metterci in una condizione di irreversibilità dalla quale si esce soltanto usando il verricello o, nei casi peggiori, chiamando il recupero al garage.
Se il Michigan (con la Russia) rappresenta un ritorno gradito, ritagliandosi uno spazio probabilmente maggiore rispetto alle previsioni della vigilia, l’Alaska e le sue condizioni climatiche estreme sono una novità del nuovo capitolo, proponendo – come per il fango di cui sopra – una variante credibile al loop del gameplay.
Su asfalto, guidare con il cambio automatico e raggiungere la quinta marcia senza neppure accorgerne vuol dire mettersi fortemente a rischio d’incidenti rovinosi, dal momento che la scivolosità della strada ghiacciata o peggio solo leggermente ghiacciata è nella sua più pericolosa declinazione, causando sbandamenti al primo abbassamento della soglia dell’attenzione. Gli accumuli di neve sono però quanto di più letale ci sia in Snowrunner, e in tal senso meritano l’attribuzione del titolo: vi capiterà di non trovare sponda bastevole per uscirne persino nel verricello, tanto che saranno spesse e voluminose, ed è pure per questa ragione che il gioco suggerisce di farsi le osse nel tutorial/Michigan prima di fiondarcisi attratti dall’esoticità del clima.
Questo gameplay non si limita a fondarsi sulla pazienza, ma letteralmente la premia. Ciò non vuol dire che dovrete viaggiare stile vecchietto in autostrada ma che, con quella pazienza, dovrete imparare a capire quando sì e quando no, quando potrete schiacciare il pedale a tavoletta (spoiler: poco spesso) e quando dovrete invece rimettervi al volere della marcia bassa, grazie alla quale implementare sistemi che – sui mezzi compatibili – vi salveranno la vita.
Fango o neve, in entrambi i casi ha senso tenere costantemente d’occhio non soltanto il cambio, passandolo alle marce basse non appena avvistato un pericolo che possano essere gli accumuli magari non solo ammassati ma anche sciolti dalla pioggia e dal tempo, ma anche dinamiche in apparenza per esperti quali la trazione e il blocco del differenziale, due congegni che consentono, specie il secondo, di attraversare come un corpo unico le intemperie e limitare così i rischi di vedere una parte del veicolo affondare mentre (e perché) l’altra tenta disperatamente di rimanere a galla.
Si potrebbe dire che il gioco vi stringerà la mano, dopo avervi preso a schiaffoni per ore, solo dopo aver sbloccato queste due caratteristiche dei mezzi (leggermente) più avanzati, e sarà allora che cambierà in maniera abbastanza sostanziosa, riconoscendovi dell’autostima prezioso carburante per il prosieguo del viaggio di sudore e consegne.
L’esperienza vale gran parte del montepremi in Snowrunner, ed è per questo che trucchetti che mi hanno insegnato gli amici ai tempi del liceo come alzare la leva del freno a mano in salita, accelerare e abbassarla tenendo premuto sull’acceleratore mi sono tornati utili nel mondo di questo gioco – che non lascia niente al caso e non fa prigionieri, aspettando sornione che commettiate un errore per lasciare il vostro prezioso carico sulla strada.
Da figlio di autotrasportatore e amante dei camion, ho chiesto la consulenza di mio padre su alcuni aspetti del gioco, per valutarne più che altro la credibilità in rapporto con la controparte reale. Gli ho domandato del verricello, e mi ha detto che sì, è davvero capace di tirare un camion fuori da un pantano, ma che questa possibilità dipende dal peso del camion e dalla profondità del pantano stesso.
Con piacere ho notato che Saber Interactive ha tenuto conto di questo aspetto, facendo in modo che un albero venisse trascinato con noi all’inferno nel caso non fosse abbastanza piazzato da sostenere la forza distruttiva di uno dei nostri mostri motorizzati, ma che al contrario reggesse se fosse robusto o meglio ancora un palo della luce ben saldato al terreno.
Il verricello è un espediente che specialmente nelle prime ore vi ritroverete ad usare più e più volte, così come il recupero (il Trofeo dedicato è lì che vi aspetta), e in tal senso torna comodo che basti richiamarlo premendo soltanto il tasto Triangolo anziché aprire ogni volta il menu delle funzioni; tuttavia, nel momento in cui doveste adoperarlo troppo, senza farvi “spoiler” sulle meccaniche, ponetevi qualche domanda e cercate di capire cosa stiate sbagliando prima di provare a continuare.
La retromarcia è uno dei momenti che manda nel panico gli automobilisti di tutto il mondo, e sulla simulazione off-road per PC, PS4 e Xbox One la posta in gioco è ancora più elevata, perché sovente capiterà di doverla eseguire su camion con cassoni e lunghi carrelli alle spalle.
Mi sono accorto di alcuni movimenti che mi sembravano innaturali nella gestione della svolta a destra e a sinistra nel compierla, e così gli ho chiesto – sempre a papà – se funzionasse davvero così o la fisica imbastita dai creatori di World War Z stesse dando i numeri.
Di nuovo con piacere, mi ha confermato che, come quando si guida davvero uno di questi bestioni, bisogna mettere la cabina perfettamente in linea con il rimorchio prima di eseguire una retromarcia e che è il caso di portarla avanti (perdonatemi) a una velocità contenuta; mi ha raccontato che forse lo sviluppatore è stato un po’ clemente nell’impedire che l’asse che collega le ruote del rimorchio si spezzasse nel momento in cui ci ho premuto troppo forte sbagliando la direzione della sterzata.
Non è certo una coincidenza se sia riuscito a farla da sé nel giro di pochi minuto, da persona tutt’altro che informata dei fatti videoludici. Ed è qualcosa che probabilmente ha a che fare con il piacere che provo nel gioco ad uscire da una manovra complicata o da una strada accidentata inserendo la marcia più alta e sgasando come fa lui nei miei ricordi.
Trasporto ‘e suonne ‘e sta città
Con Snowrunner, Saber Interactive ha voluto proporre diverse migliorie, alcune delle quali sensibili, come l’innesto di un’interfaccia utente moderna a confronto con quella dei precedenti capitoli che già all’uscita pareva vecchia di generazioni. Adeguamenti simili sono stati apportati alla personalizzazione e al potenziamento dei camion, ora disponibili a renderli compagni di viaggio anziché semplici strumenti e anche con un discreto numero di opzioni sia a livello estetico che funzionale (e ve lo dice qualcuno che si è fatto mezz’ora di viaggio arrivando a destinazione con il cassone sbagliato… più volte), ma soprattutto all’approccio all’azione del gioco.
Permangono aspetti che vanno digeriti lungo il corso di molteplici ore di gioco, e una gestione alquanto meccanica delle dinamiche connesse alla qualità della vita – come l’attivazione di una missione o il trasferimento su un’altra mappa previo spostamento del camion desiderato nel garage –, ma rispetto a Spintires e Mudrunner che ti mettevano lo sgambetto per cadere letteralmente con la faccia nel fango siamo ad un altro livello.
Il Michigan parte come tutorial dove siamo invitati a ricostruire un ponte e alcune infrastrutture chiave per l’avanzamento. Non c’è una vera e propria narrazione ma una “mitologia” ambientale che ci racconta di un’alluvione che ha devastato il posto, e di questo camionista che per qualche ragione si dà da fare per guadagnare soldi e rispetto della comunità; siamo ben consapevoli che si tratti di una simulazione e che certe sfumature in tale filone siano superflue, ma non ci sarebbe dispiaciuto uno sforzo di qualche tipo sotto questo punto di vista.
C’è, però, un senso di progressione che è dato dalla propedeuticità di certe contratti affinché se ne possano giocare altri; non sono messi in ordine ma selezionandoli è possibile notare che non vi si potrà accedere fintanto che non si sarà giocato un certo contratto. Da un punto di vista meramente numerico non ne troverete troppi, con tre compagnie ad assegnarveli per ciascun territorio, ma badate che per i contratti più complessi (e ne troverete a iosa ad appena poche ore dall’inizio) potrebbe non bastarvi una singola sessione di gioco perché possiate completarli.
In tutti i casi, però, non troverete elementi specifici – che altrove potrebbero essere stati narrativi, o in altre circostanze sarebbero stati caratterizzati per fornire un inizio e una conclusione che fossero diversi a prescindere dall’esperienza – a diversificare la consegna, dal momento che Snowrunner punterà tutto sul viaggio e sulle sfide presentate lungo i percorsi; una scommessa audace ma che evidentemente sul lungo termine lascia qualcosa per strada.
Se vi dovesse interessare la produzione Focus Home Interactive, fate la pace con questo particolare aspetto, state sì attenti a non caricarvi troppo per evitare rischi di finire impantanati ma prendetevi pure il vostro tempo uscendo dal sentiero e compiendo ogni genere di scoperta – per guardare uno degli splendidi panorami ora da Alan Wake ora da The Revenant (guardate quante foto abbiamo scattato!), o banalmente recuperare potenziamenti e trovare lavoretti più rapidi strada facendo –, altrimenti non coglierete il senso del suo design e al contempo non riuscirete a godervelo per quello che è all’altezza di offrirvi.
Nel mezzo, come in un classicissimo open world, la necessità di raggiungere torri per gettare luce sulle zone d’ombra della mappa e svolgere incarichi – questa è una chicca che ci è piaciuta non poco – tramite i quali plasmare il mondo intorno a sé, ripristinare strutture che consentano di proseguire per un tratto di strada che altrimenti sarebbe stato bloccato. Peccato giusto che questa evoluzione della mappa sia soltanto funzionale e limitatamente estetica, perché anche dopo il nostro passaggio il mondo di Snowrunner è in sostanza cristallizzato, con sparute auto rigorosamente parcheggiate e strade vuote che si ridurranno ad ospitare le nostre scorribande.
E ‘o core mio nun fa mai festa
Snowrunner è meno ruvido dei suoi due diretti predecessori, ma è sempre amabilmente sporco come i suoi camion quando escono da un pantano. I difetti non mancano e man mano che ci si innamora delle dinamiche del gioco si impara a conviverci e dare loro, come si dovrebbe fare in qualunque videogioco, il giusto peso. Non c’è una mini-mappa, ad esempio, e la scelta ci pare quantomeno curiosa visto che parliamo di un gioco che permette sì di rinunciare all’UI ma che di base ha una sovrabbondanza di informazioni a schermo che farebbe invidia persino agli action-adventure di Ubisoft.
La consultazione della mappa in sé, con la possibilità di posizionare tutti i marker del caso, funziona e anche discretamente ma la relativamente scarsa disponibilità di zoom e una certa imprecisione ci hanno fatto ripensare con un sorriso amaro a tutti quelli che, ai tempi del lancio di Death Stranding, dicevano che Kojima Productions è solo storia e narrazione (e a volte manco quella); fare cose del genere bene è dannatamente difficile, Saber Interactive ci è in gran parte riuscita, ma farle in maniera eccellente è un’altra cosa ed è per pochi.
Nei diretti predecessori l’inquadratura faceva molto frequentemente le bizze. Abbiamo due notizie, una cattiva e una buona: quella cattiva è che le fa ancora; quella buona è che le fa molto di meno. Snowrunner è un gioco “racing” particolare, in cui non fissi l’auto o la strada ma le ruote del tuo camion per capire se stiano affondando o meno.
Spesso va bene, ma capita e non poche volte a sessione che la visuale si ponga come ostacolo sulla strada che porta all’esecuzione di questa peculiarità, e decida di non inquadrare – si prende proprio la briga di non fartele vedere fin quando non ti sposti, e con la velocità degli spostamenti nel gioco potrebbe volerci un po’… – ciò che vorremmo vedere inquadrato, oppure compia dei salti innaturali passando in una sorta di modalità a volo d’uccello. Questi fenomeni sono piuttosto limitati rispetto agli originali ma vi capiterà di notarlo, specie quando esigerete precisione.
Non ci siamo fatti mancare qualche crash, sia prima che dopo l’applicazione di una patch day zero su PS4 Pro, ma per fortuna il sistema di salvataggio è molto reattivo e quand’anche vi dovesse capitare ritroverete la vostra consegna lì ad aspettarvi. Un ritocco che chiediamo è che al recupero del veicolo e al conseguente ritorno in garage la traccia dei marker posizionati sulla mappa venga riproposta così com’era o resettata del tutto, e non pasticciata con una lunga linea diretta verso il primo punto, che ci ha solo confuso ulteriormente le idee su come riprendere un viaggio.
Non ci ha esaltato, in aggiunta, la gestione dei fari sui diversi camion: Snowrunner propone un ciclo giorno notte che può essere lasciato scorrere regolarmente oppure modulato alla pressione di un tasto nella schermata della mappa; tuttavia, nonostante la possibilità di installare fari aggiuntivi, la notte ci è parsa altamente sconsigliabile, dal momento che la visibilità è troppo scarsa per guidare in sicurezza e cogliere le sfumature necessarie, durante una lotta con un pantano, per uscirne vincitori. Lo diciamo con una certa tristezza giacché guidare sotto le stelle è suggestivo proprio come ve lo immaginate.
Infine, è presente un sistema di danni ma, con l’opportunità di ripararli automaticamente e senza alcun costo facendo ritorno al garage, questo non è abbastanza perché i giocatori non si sentano autorizzati a fregarsene di portarsi dietro la staccionata della signora di fronte o a distruggere la segnaletica stradale pagata dai contribuenti.
Fatta l’eccezione delle sfide a tempo, il gioco non ha previsto delle penalità sufficienti (sulle consegne o sul traffico) a mantenere credibile la circolazione e, pensandoci, ci passa davanti agli occhi una gif mentale con la gru che si alza e si abbassa con una dovizia di particolari invidiabili e fatichiamo un po’ a capire quella che è a tutti gli effetti un’incoerenza sotto il profilo del realismo.
+ Formazione e deformazione dei fondali eccellente
+ Il gameplay lento e probante che avete amato in Death Stranding nasce da queste parti
+ Guida e uso delle strumentazioni realistici
- Certi aspetti dell'open world stridono con il suo tentativo di essere credibile
7.8
Snowrunner è un’esperienza da provare che si sia fan del genere o ci si sia avvicinati senza neanche accorgersene giocando uno dei giochi simbolo della generazione. Richiede pazienza sia per digerirne il gameplay, fieramente lento e pesante, che per ignorarne alcune incongruenze tecniche e leggerezze di design, ma spesso durante una scalata sa proporre una veduta per la quale vale la pena inghiottire qualche boccone amaro.
Voto Recensione di SnowRunner - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Scenari da cartolina
-
Formazione e deformazione dei fondali eccellente
-
Il gameplay lento e probante che avete amato in Death Stranding nasce da queste parti
-
Guida e uso delle strumentazioni realistici
Contro
-
Rimangono alcune asperità tecniche dei predecessori
-
Certi aspetti dell'open world stridono con il suo tentativo di essere credibile