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Silent Hill 2 | Recensione - Il re dell'orrore

Bloober Team si lancia tra i grandi dell'industria e riesce nella miracolosa operazione di ricreare un capolavoro senza tempo dandogli nuovo lustro.

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

In sintesi

  • Un remake magistrale, come non se ne vedevano da tempo.
  • Ricreato l'incubo di ventitré anni fa con grande rispetto per il materiale originale e potenziandone la struttura.
  • Bloober Team e Konami rilanciano la serie e le proprie ambizioni, con errori pressoché nulli.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Silent Hill 2 Remake
Silent Hill 2 Remake
  • Sviluppatore: Bloober Team
  • Produttore: Konami
  • Distributore: Konami
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PC , PS5
  • Generi: Survival Horror
  • Data di uscita: 8 ottobre 2024

Avere l'ardire di rifare da zero Silent Hill 2 è una di quelle operazioni talmente complesse, proibitive e compromettenti da far rischiare un rovinoso fallimento e il conseguente ludibrio nella quasi totalità dei casi. 

D'altra parte, quando si mette mano a uno dei migliori giochi di tutti i tempi, a un'opera così inviolabile e intoccabile, le prime reazioni istintive non possono mai essere piacevoli, soprattutto per chi ha bene in mente cosa rappresenta ancora oggi un mostro sacro del genere e dell'intera industria del videogioco.

Konami era lontana dal settore da sin troppo tempo, il Team Silent non esiste più e la scelta di affidare l'intera operazione a Bloober Team ha destato non poche perplessità sin dall'inizio.

A mettere il carico da novanta, c'è stata una fase promozionale non esattamente tra le più convincenti, certamente non gestita al meglio con le apparizioni di vecchie build che non rendevano giustizia al prodotto finale.

Come spesso la storia ci insegna – anche se sempre più di rado – bisogna sempre aspettare di avere per le mani il codice finale prima di trarre affrettati giudizi e farsi trasportare da facili sentimentalismi alimentati da nostalgia e ricordi sin troppo sbiaditi: il remake di Silent Hill 2 è qualcosa che ha semplicemente del miracoloso, che abbatte ogni scetticismo con la sua disarmante qualità e che rilancia la saga con deflagrante prepotenza.

Silent Hill 2, una storia di orrori umani

Silent Hill 2 fu pioniere dell'horror psicologico con temi che nel mondo dei videogiochi erano fino ad allora dei grossi tabù. Quando Konami presentò al mondo quella storia fatta di umanità perdute, osceni abusi, psiche in totale disfacimento e temi trattati con una profondità tale da non aver ancora trovato eguali dopo ben ventitré anni, creò un profondo stato di shock tra critica e pubblico di tutto il mondo.

Sarete lieti di sapere che nel remake nulla è stato alterato, che non ci sono state invenzioni, storture e reinterpretazioni tali da aver snaturato tutto ciò che Silent Hill 2 è stato e ha rappresentato. Non era affatto scontato, se pensiamo che Konami ha deciso di assegnare il progetto a uno studio di sviluppo europeo, che nulla ha a che fare con cultura, suggestioni e modi di raccontare l'horror psicologico tipicamente giapponese.

Se proprio dovessimo fare un appunto su alcune scene, potremmo dire soltanto che si è persa un po' di quella maligna ambiguità che aleggiava attorno a certe figure e ad alcuni passaggi chiave, ma va anche detto che altre sono state migliorate di gran lunga, restituendo risultati emotivamente più impattanti rispetto al gioco originale.

Per esempio la storia di Angela, e in particolare la scena clou più drammatica legata al suo personaggio, è stata ripensata per trasformarsi in una nuova breve sezione in cui viene rappresentato in modo magistrale il suo disfacimento psicologico e fisico, come se il giocatore potesse entrarle dentro, indagarla nell'intimo e vivere su di sé il suo trauma incancellabile.

Rivivere l'intero incubo a occhi aperti che è Silent Hill 2, con una durata doppia rispetto all'originale, significa testimoniare anche il modo intelligente attraverso cui l'intero progetto è stato espanso.

Se dovessimo fare un parallelo, Silent Hill 2 si è ispirato pesantemente al remake di Resident Evil 2. Ma attenzione: solo e soltanto come tipologia di operazione, perché in quanto ad affinità di gioco, le distanze tra i due franchise sono molto marcate e dai confini piuttosto netti.

La supervisione di Konami è stata di una gelosia e di un rispetto encomiabili, poiché mai si ha la sensazione di essere immersi in qualcosa che si allontani dal progetto originale.

La città è più grande, ha alcuni piccoli negozi finalmente esplorabili senza che il tutto sia solo un continuo peregrinare tra le dense nebbie, gli edifici iconici sono stati ripensati e ristrutturati tramite un rinnovato e attento design dei livelli e gli enigmi sono più profondi, complessi e appaganti.

Ritornare nei bui e inquietanti Woodside Apartments, nel disturbante Brookhaven Hospital, nelle angoscianti e tormentose profondità della prigione di Toluca o nello spettrale Lakeview Hotel, significa ancora una volta fare i conti con ansia profonda e costante, nervi tremanti e la sensazione di essere accerchiati da qualcosa di malevolo che ti ghermisce e pian piano ti avviluppa fino a farti sprofondare in un vuoto senza fondo.

Le figure di Akira Yamaoka e Masahiro Ito sono insostituibili: quel tappeto sonoro dark-ambient raggelante, unito a una cura degli interni che ha semplicemente dell'incredibile, e sommato all'immutata simbologia maniacale del monster design, garantiscono il miglior risultato possibile per il sonoro e l'estetica di Silent Hill 2, che si apre la strada verso una dimensione di nuovi orrori visti finalmente sotto una nuova luce che amplifica la visione originale.

Nuovo e vecchio, con equilibri mai alterati

Se guardiamo alla storia di Bloober Team, il suo operato è stato un continuo crescendo: partendo da semplici walking simulator, la compagnia polacca si è giocata il tutto per tutto cimentandosi nel primo gioco in cui implementava un vero sistema di combattimento e passava all'Unreal Engine 5. 

Dopo qualche borbottio di troppo e tutti i dubbi leciti che gravitavano attorno a questo team di sviluppo, la miglior risposta è arrivata proprio nel momento più importante. Il remake di Silent Hill 2 è di una qualità talmente alta che si fatica persino a credere che sia stato partorito dallo stesso team di sviluppo che ha dato i natali al modesto Blair Witch.

Se artisticamente lo studio polacco ha sempre dato enormi e inossidabili garanzie, il punto interrogativo era rappresentato da tutto il resto, soprattutto per quanto concerne la qualità e gli equilibri del sistema di combattimento.

Sebbene ci siano delle lievissime imperfezioni che si palesano soltanto in ambienti estremamente angusti, come piccole stanze oppresse dalla mobilia in disordine, è davvero difficile muovere degli appunti al lavoro svolto. 

Con Silent Hill 2, Bloober Team non ha mai ceduto alle derive action, e nonostante in questo remake si spari di più rispetto all'originale, non c'è mai un momento in cui il gioco perda la propria identità in favore della modernità.

La conduzione di gioco è ancora una volta lenta e tesa, circospetta; James continua a colpire con la goffa decisione di un uomo comune e dispone adesso di una schivata che gli consente di evitare gli attacchi molto più aggressivi dei nemici, ma nel gioco non si supera mai quella linea di demarcazione che è ben chiara a tutti gli amanti della saga.

Sebbene molti attacchi dei nemici di base diventino ben presto leggibili, i movimenti incerti, subdoli e peristaltici dei mannequin sono quasi sempre un'incognita, soprattutto nella nuova variante che scoprirete dalla prigione di Toluca in poi.

Il tocco di classe è rappresentato dalla loro immobilità quando si trovano al buio, come se fossero parte integrante del caduco arredamento, fin quando prenderanno vita nel momento in cui il fascio di luce della vostra torcia li incrocerà. 

Non vogliamo rovinarvi alcuna sorpresa, ma sappiate che le boss fight sono state ripensate da zero, eliminando le banalizzazioni di oltre vent'anni fa e proponendo contesti e situazioni più adeguati e credibili per un Silent Hill 2 dei nostri tempi, pur senza alterare alcunché della sua anima né senza osare oltre il dovuto.

La supervisione di Konami, in tal senso, è stata di una gelosia e di un rispetto encomiabili, poiché mai si ha la sensazione di essere immersi in qualcosa che si allontani dal progetto originale.

Dopo più di due decadi, l'orrore psicologico ha ritrovato nuovamente il suo indiscusso sovrano.

Gli aspetti più sorprendenti del remake di Silent Hill 2 sono il design dei livelli e il modo in cui questi si sono fatti più intricati e complessi, con particolari pareti distruttibili, brecce nei muri da attraversare, piccole finestrelle in alto da raggiungere con l'ausilio di vecchi cassoni come supporto dal basso o basse fenditure dentro cui strisciare.

La mappa è ancora una volta chiarissima e in pieno stile Silent Hill 2, con James che prende appunti in tempo reale, segna le strade sbarrate, le porte chiuse, gli enigmi e i dubbi da risolvere in prossimità dei luoghi ancora avvolti dal mistero. Nelle versioni alternative dell'Otherworld, che qui si presentano con transizioni meno nette e più naturali, tutto muta completamente e offre una nuova versione delle mappe da decifrare e comprendere.

Probabilmente si poteva osare un po' di più nelle versioni alternative degli edifici, che comunque aderiscono alle tradizioni presentando grate rugginose e sanguigne, pavimenti e tetti crollati, stanze marce, infracidite e abbandonate che comunicano repulsione e al contempo un inspiegabile senso di morbosa attrazione, oltre al cambio totale della struttura che è stata attraversata fino al momento precedente. 

Le sezioni di raccordo rappresentate dalle sortite lungo la città di notte o sotto la pioggia, e persino nella sua raggelante versione alternativa, sono state sviluppate con maggiore attenzione e qualità, limitando il rischio di far peregrinare a vuoto il giocatore prima di fargli trovare la giusta direzione. La sezione più debole dell'originale Silent Hill 2, rappresentata dal labirinto, è invece stata ripensata restituendo un risultato migliore e artisticamente più valido e convincente.

Orrori di nuova generazione

Silent Hill 2, durante la nostra prova su PS5 durata una ventina di ore per la prima partita, è apparso molto pulito e sostanzialmente privo di rilevanti bug o gravi problemi. Il codice di gioco, già in fase di recensione e prima ancora di eventuali patch, è già molto integro e non presta il fianco a particolari problematiche.

Se si eccettua un lieve sfarfallio su alcuni piccoli shader delle superfici metalliche e o se si vuole cercare il proverbiale pelo nell'uovo su alcuni artifizi grafici di poco conto, Silent Hill 2 si rivela un gioco di una qualità grafica davvero degna di nota, che si va a sommare alla grande stabilità del frame rate: entrambe cose per nulla scontate, in un momento storico in cui i giochi escono quasi sempre incompleti.

Al di là del brutto filtro anni '90 che è fastidioso da vedere almeno quanto il contorno rossastro a cornice dell'immagine quando si viene feriti, non c'è davvero nulla di rilevante che possa in qualche modo far rivalutare verso il basso un giudizio globale che non può essere inferiore a standard meritatamente molto elevati.

Il remake di Silent Hill 2 assume dunque una doppia valenza: aver riportato con successo alla gloria un survival horror psicologico unico, irripetibile e impareggiabile, e aver seriamente rilanciato le ambizioni della stessa Konami, che ha adesso tutta una nuova credibilità per replicare quanto fatto con questo riuscito e incredibile rilancio in grande stile.

Dopo il disastro di Ascension e dopo non aver ancora alzato il sipario sugli altri progetti ancora sin troppo avvolti nel mistero, Konami non sbaglia il miglior capitolo della sua saga horror e dimostra di fare davvero sul serio. Allo stesso modo, le ambizioni di Bloober Team sono adesso totalmente diverse, e sarebbe motivo di straniamento se non venissero nuovamente coinvolti nei prossimi importanti progetti del colosso giapponese.

Si sono forse perse delle piccole sfumature su tutti quei non detti sottesi tipicamente di scuola giapponese, sulle caratterizzazioni volutamente ambigue dei personaggi, su quel soffuso lirismo oscuro che divora il mondo di gioco dall'interno e su quell'aura di malignità e angoscia strisciante che è prerogativa della poetica decadente degli autori del Sol Levante.

Ma a onor del vero e con trasparente onestà, bisogna dire che sono quasi delle inezie se messe davanti al lavoro magistrale che è questo sontuoso e straordinario remake. Dopo più di due decadi, l'orrore psicologico ha ritrovato nuovamente il suo indiscusso sovrano.

Voto Recensione di Silent Hill 2 | Recensione


9.4

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Un remake di una difficoltà fuori scala, eseguito con una maestria fuori dal comune.

  • Ricreato l'incubo di ventitré anni fa con grande rispetto per il materiale originale e potenziandone la struttura.

  • Rinnovato e originale, ma sempre estremamente fedele.

Contro

  • Si sono forse perse alcune tenui sfumature sul non detto tipicamente giapponese e sulle caratterizzazioni maligne e ambigue di alcuni personaggi, soprattutto con Maria.

Commento

Konami e Bloober Team rilanciano al contempo un pezzo di storia dal valore inestimabile e le proprie rinnovate ambizioni con un remake che ha semplicemente del miracoloso, mettendo a tacere i facili scetticismi dei fan più prevenuti, il pressapochismo degli istintivi ciarlieri e gli oltranzisti nostalgici che vivono solo di ricordi. Uno dei migliori giochi di tutti i tempi ritorna con la deflagrante potenza che ben ricordavamo, mostrando anche al pubblico moderno perché rimane ancora il più audace e oscuro horror psicologico che si sia mai visto all'interno dell'industria dei videogiochi.
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