Risen | Recensione - Un classico controverso naufragato su Switch
Dal 2009 con furore, ma come se la cava una volta accomodato su Switch?
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Piranha Bytes
- Produttore: Deep Silver, THQ Nordic
- Distributore: THQ Nordic
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , SWITCH , X360
- Generi: Gioco di Ruolo
- Data di uscita: 10 ottobre 2009 (PC, Xbox 360) - 24 gennaio 2023 (PS4, Xbox One, Switch)
THQ Nordic si è tenuta occupata portando su Switch, nei ritagli di tempo, una serie di titoli amati dal pubblico e risalenti a due generazioni di console fa – come Risen, WRPG dei tedeschi di Piranha Bytes che, a suo modo, ha scritto un capitolo della storia del genere, riuscendo a conquistarsi una nicchia di appassionati soprattutto nella vecchia Europa.
Oggi siamo qui a parlarvi proprio della trasposizione per Nintendo Switch, nelle nostre mani da un paio di settimane, durante le quali ci siamo avventurati nuovamente sull'inospitale isola di Faranga a quasi tre lustri dalla prima visita.
Una categoria a sé
Chi conosce i lavori del team di sviluppo teutonico sa anche che questi vengono spesso valutati con parametri un po' differenti da quelli di molti congeneri, come poche altre serie videoludiche (l'unica che ci viene in mente è Earth Defense Force): la passione infusa, l'ambizione, la mole di contenuti riescono in qualche modo a supplire, sebbene non del tutto, a notevoli problemi tecnici e ad un bilanciamento della difficoltà spesso assai discutibile.
Come evidenziavamo solo un anno fa su queste pagine nella recensione di Elex II, in senso assoluto parliamo di opere più che sufficienti ma mai davvero imperdibili, eppure è impossibile non riconoscere a Piranha Bytes la pazienza di perseverare e l'impegno profusi ella creazione di tutti i loro progetti.
Questa premessa era necessaria soprattutto per le nuove generazioni di videogiocatori: Risen su Switch non è infatti né una rimasterizzazione né tantomeno un remake, ma un port puro e semplice (lo trovate su Amazon), che ripropone ai giocatori odierni un titolo uscito su PC e Xbox 360 nel 2009, e già all'epoca tutt'altro che pioniere in ambiti come il game design e la grafica.
Gli aspetti positivi che evidenzieremo in questa recensione vanno quindi letti alla luce di queste considerazioni – e del fatto che, non avendo mai giocato ad un titolo proveniente da Piranha Bytes, potreste amaramente pentirvi dell'acquisto dopo poche ora tanto quanto entrare nella tana del Bianconiglio e perdervi per decine di ore nel mondo da loro creato.
Come per tutti gli altri aspetti, anche la trama alla base del titolo originale non è stata minimamente modificata e il giocatore si troverà nuovamente nei panni di un naufrago approdato su un'isola della quale non conosce nulla, dalle fazioni in lotta per ottenerne il dominio all'assai poco ospitale fauna locale: una pagina bianca che starà al giocatore riempire con le proprie scelte, con una storia di fondo discretamente godibile (seppur banalotta) e la possibilità di unirsi a differenti fazioni per modificare sensibilmente intere parti dell'avventura.
Nonostante i quasi quattordici anni intercorsi, ci sembra sensato rimandarvi alla lettura della recensione dell'epoca, che trovate ancora sulle nostre pagine, per avere un'idea di cosa possa aspettarvi dal punto di vista della narrativa e del gameplay.
Vi basti sapere che qui si intravedevano già la predisposizione del team al world building e la passione per le scelte multiple lasciate nelle mani del giocatore, punti di forza che sono stati mantenuti ed affinati fino a giungere ad Elex II, il lavoro più recente (e forse migliore) di Piranha Bytes.
Un piccolo diamante in mezzo a tanto fango
In pieno stile Piranha Bytes, Risen abbandonerà il giocatore a se stesso a pochi minuti dai titoli di testa– limitandosi a fornire tutorial sbrigativi e poco esaustivi sui controlli base e sui rudimenti del gameplay, lasciando il piacere della scoperta per tutto il resto, dal profondo sistema di crescita del personaggio all'utilizzo di equipaggiamenti ed armi.
Come nei CRPG di trent'anni fa, chiara fonte d'ispirazione per il team tedesco, le spiegazioni sono pochissime e i giocatori moderni, abituati a lunghe spiegazioni e ad essere tenuti per mano per almeno le prime cinque o sei ore di un nuovo gioco, si troveranno inevitabilmente spiazzati.
Sebbene questo faccia parte del fascino perverso di lavori come questo, anche da giocatori navigati riteniamo che talvolta si sia esagerato, rischiando di interporre un muro tra un neofita e quanto di buono c'è in questa ed in tutte le altre produzioni del team di sviluppo.
Dal sistema di fazioni, che eleva la rigiocabilità del prodotto, a quello dei maestri, da cui imparare nuove mosse ed abilità, Risen può offrire un'esperienza incredibilmente stratificata a quanti avessero la pazienza di dedicarsi alla scoperta di ogni sua parte, al prezzo di imbattersi in picchi di difficoltà sovrumani (a cui su PC si ovviava con il continuo ricorso al quick save) e in una generale scarsa rifinitura del gioco – molto grezzo in aspetti come le animazioni, le collisioni, la precisione del combat system in tempo reale e la gestione dei dialoghi non pertinenti alla quest principale.
Sebbene, tutto considerato, esistano opzioni assai migliori nella crescente libreria di Switch (da The Witcher 3 a Dragon's Dogma di Capcom, passando per Kingdoms of Amalur, giusto per nominare i primi tre che ci vengono in mente), la possibilità di tenere racchiuso in una minuscola cartuccia un intero mondo di gioco e poterci accedere in pausa pranzo o in fila in posta risulta sempre affascinante, e dona un ulteriore ragion d'essere a questo port, considerando che questo rappresenta il primo e finora unico titolo dello sviluppatore tedesco disponibile per Switch.
Grossolano, eppure...
La scelta che penalizza maggiormente la versione Switch di Risen è quella legata al frame rate sbloccato, che espone il gioco a oscillazioni anche molto significative tra la ventina di frame per secondo delle situazioni più critiche ai 60 fps quando a schermo non succede praticamente nulla.
Nella realtà dei fatti, e cioè esplorando normalmente l'isola di Faranga, il frame rate si assesta sui 30 fps con cali anche abbastanza evidenti nelle situazioni più caotiche, ma ci sono capitati diversi frangenti in cui, con solo un ratto ed il nostro avatar a schermo, si viaggiava tranquillamente sulla cinquantina.
Da parte nostra, e al netto di una patch post-lancio che ha migliorato (sebbene di poco) la situazione, avremmo preferito nettamente un cap di sistema del frame rate a 30 fps, che avrebbe evitato fluttuazioni così fastidiose e garantito una base solida minima per tutto il corso dell'avventura, e speriamo che Piranha Bytes ci ripensi e torni sulla questione in una delle sue prossime patch.
In diversi punti abbiamo poi notato, soprattutto in modalità televisiva, un pronunciato screen tearing, spiegabile con l'assenza del filtro v-sync – che, ad onor del vero, mancava anche ai tempi della release ufficiale su Xbox 360, quando il gioco versava in condizioni peggiori rispetto a questa edizione per la console ibrida Nintendo.
Il gioco non impiega tecniche di risoluzione dinamica, e quest'ultima si è sempre attestata attorno ai 720p tanto giocando sul televisore quanto in modalità portatile, con ques'ultima che, come spesso accade con titoli arretrati dal punto di vista tecnico, si dimostrala migliore delle due.
Da segnalare anche fenomeni di stuttering in concomitanza con l'autosalvataggio del gioco, con uno o due secondi in cui la velocità generale si riduce allo slow motion: l'unica nota positiva deriva dal fatto che in genere queste istanze avvengono in situazioni di calma, terminato un combattimento o mentre si esplora, e quindi non impattano consistentemente sui combattimenti.
Veniamo però anche ai bug, inseparabile compagno di viaggio di ogni prodotto firmato Piranha Bytes: questa versione quantomeno non ne aggiunge di nuovi (a memoria), ma porta in dote tutti quelli che erano sopravvissuti alle patch post lancio che il team aveva lanciato all'epoca della prima pubblicazione su PC e Xbox 360.
Questo significa che i ragdoll dei nemici sconfitti sfociano spesso nel comico, che alcune quest secondarie risultano buggate, che potrebbe capitare di ricaricare un salvataggio e non vedere il proprio personaggio a schermo e tanto altro ancora: il consiglio è quello di salvare spesso e di prendere con filosofia queste problematiche, anche perché nessuna di esse si è dimostrata impediente nelle oltre venticinque ore dedicate al gioco prima di redigere questo pezzo.
Quantomeno, non ci siamo imbattuti in alcun crash e non siamo mai stati rimandati alla dashboard di Switch durante le nostre ore di test, il pop-in è abbastanza limitato e l'assenza di caricamenti a parte quello iniziale aiuta enormemente a calarsi nel mondo di gioco e nelle sue vicende.
Certo, e qui torniamo al discorso già fatto poche righe più sopra, se siete abituati a giochi tripla A e pretendete quel livello di pulizia anche da una riedizione di un prodotto di un team indipendente pubblicato quattordici anni fa, potreste storcere il naso già dopo pochi minuti di gioco – ma crediamo che il pubblico Switch, abituato a tagli e versioni rimaneggiate dei titoli visti altrove, abbia oggi sufficiente pelo sullo stomaco per chiudere un occhio sulla rozzezza tecnica della produzione.
Voto Finale
Conclusioni Finali di SpazioGames
Pro
-
Tanta profondità e tanto da fare
-
L'unico RPG di Piranha Bytes su Switch
-
Il solito, solido worldbuilding
Contro
-
Tecnicamente arretrato
-
Port puro e semplice
Commento
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