Immagine di Pharaoh: A New Era | Recensione - Un antico tesoro che emerge dalle sabbie del tempo
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Pharaoh: A New Era | Recensione - Un antico tesoro che emerge dalle sabbie del tempo

Il ritorno di Pharaoh: A New Era è uno di quelli da infiocchettare: scopriamo di più del remake di questo grande classico firmat Dotemu.

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

Informazioni sul prodotto

Immagine di Pharaoh: A New Era
Pharaoh: A New Era
  • Sviluppatore: Triskell Interactive
  • Produttore: Dotemu
  • Distributore: Dotemu
  • Piattaforme: PC
  • Generi: Gestionale
  • Data di uscita: 15 febbraio 2023

Mentre seguiamo il corso del Nilo in Pharaoh: A New Era, ci sentiamo un po’ come quegli esploratori che, un po’ per fortuna e un po’ per conoscenza, si sono imbattuti in passato in qualche antica tomba egiziana rimasta sepolta per lunghi secoli.

Ecco, lo storico gestionale creato da Triskell Interactive e pubblicato da Dotemu è esattamente un’antica meraviglia che riemerge dalle sabbie del tempo, un remake riuscito quasi al cento per cento e un ottimo tributo a quello che fu uno dei più alti esponenti nel genere dei city building dell’era dorata del PC gaming.

Questa nuova incarnazione non è semplicemente una mera operazione di restauro, fatta di texture in HD e adattamenti sonori, ma ritocca con sapienza alcune meccaniche di gioco oramai superate, propone una veste grafica capace di coniugare passato e presente e comprende anche, come una sorta summa massima, l’espansione Cleopatra: Queen of the Nile.

Pharaoh: A New Era ha dunque una doppia valenza storica: ripercorre i 4000 anni che si sono susseguiti nei vari regni egiziani e getta una nuova luce su una pietra miliare in ambito videoludico.

Un vasto documentario di storia

In perfetto stile vecchia scuola, dopo aver creato la nostra dinastia che ci accompagnerà lungo i millenni, Pharaoh: A New Era mette al centro della sua offerta una lunghissima campagna che, attraverso oltre cinquanta missioni, fa rivivere al giocatore le principali ere che si sono susseguite nelle fertili pianure del Nilo, a partire dal Periodo Predinastico fino a giungere al Periodo Ellenizzante di Cleopatra.

Oltre alla campagna c’è poi la possibilità di giocare singolarmente le missioni – anche se si perde decisamente il senso di progressione – o di dedicarsi alla crescita del proprio insediamento grazie all’immancabile modalità sandbox, in cui lasciar libero sfogo al puro piacere creativo slegato da precisi obiettivi.

Tranquilli, l’ira di Ptah sarà comunque pronta a colpirvi se nella vostra città non ci saranno templi dedicati alla divinità.

Insomma, Pharaoh: A New Era ci insegna che, anche privo di multiplayer, di oggetti da sbloccare o di casse da acquistare, ci fu in effetti un tempo in cui i giochi duravano effettivamente centinaia di ore senza orpelli aggiuntivi.

Un classico rivisitato

Al netto dei progressi tecnici, di una interfaccia rivisitata e di qualche piccola modifica agli schemi di gioco, questo remake resta fedele alle origini della sua precedente versione e chiunque abbia avuto modo di giocare al primo Pharaoh – ma anche ai vari Cesar, sempre della cara Sierra – non ci metterà molto a far nascere dalle dune una florida civiltà basata lavoro, religione, commercio e guerra.

Per fortuna anche i neofiti non vengono lasciati indietro e, attraverso le prime missioni di gioco e grazie a semplici obiettivi, sono introdotte poco alla volta le complesse meccaniche di gioco – e, soprattutto, emergono le profonde interconnessioni nascoste che tengono unite tutte le scelte.

Volendo forzare la mano in termini di definizioni, Pharaoh: A New Era si avvicina quasi ad un puzzle game, con compiti da portare a termini che assumono le sembianze di equazioni da risolvere pianificando con attenzione il posizionamento delle numerose strutture a disposizione del giocatore.

Un gestionale di altri tempi

Questa affermazione trova pieno compimento in una delle prime scelte da eseguire in ogni missione: la creazione dei quartieri abitativi. Posizionare le future case sulla mappa non richiede che pochi click, un collegamento stradale e un paio di fonti di acqua per il primo sostentamento.

A questo punto gli abitanti inizieranno a popolare queste zone, solo che le abitazioni resteranno al livello di baracche per qualche motivo all’apparenza sconosciuto. Indagando meglio il fabbisogno degli abitanti scopriamo però che regna la noia totale nel quartiere e una scuola di giocolieri è la perfetta soluzione al tedio lavorativo.

La nuova struttura non è però sufficiente, perché dai bazar non proviene alcuna merce e i vasai a loro volta non hanno alcun lavoro da svolgere, a causa di cave di argilla rimaste vuote per via di una disoccupazione galoppante.

In mezzo a questa crisi non poteva poi mancare il classico bilancio economico negativo, un buco momentaneamente tappato dai palazzi di giustizia e dagli esattori delle tasse che, come in un cerchio che ha mai un inizio e una fine, faticano però a trovare fondi in una città popolata solo cittadini che vivono in baracche e abitazioni fatiscenti.

Questo esempio non è che la punta di un iceberg complesso e dalle molte sfaccettature. Pharaoh: A New Era è una fitta ragnatela fatta di nodi interconnessi e, soprattutto nelle fasi avanzate del gioco, la quantità di strutture aumenta a dismisura e non si viene più guidati per mano nella gestione degli aspetti più delicati – come la religione, il commercio e la guerra, senza contare poi le richieste esose di un faraone mai sazio di oro e pietre preziose.

Un'impresa faraonica

Per portare a compimento obiettivi sempre più complicati occorre monitorare una lunga sequela di parametri, indicatori che complessivamente evidenziano la prosperità dell’insediamento, anche attraverso lo sviluppo culturale.

Ecco dunque che, accanto ai campi di orzo e di grano, spuntano i canneti da cui estrarre il papiro, che verrà a sua volta lavorato e poi inviato alle scuole dove addestrare gli scribi.

Inoltre, tutte le città che il giocatore si trova a guidare non vivono isolate e al riparo da possibili incursioni. Le spese militari hanno quindi sempre un forte impatto sui bilanci, perché i rifornimenti di armi richiedono un costante flusso di materie prime – che ovviamente vengono sottratte dai progetti civili o dai traffici commerciali – e anche di uomini, che i centri di arruolamento prelevano dalla forza lavoro e che sono addestrati nelle varie baracche per fanti, arcieri e soldati sui carri.

In Pharaoh: A New Era anche la guerra è più una questione manageriale che tattica, l’ennesimo tassello che va a costruire un puzzle in cui intervengono spesso anche variabili divine.

Il ricco pantheon egiziano è ricreato attraverso templi e santuari da dedicare alle varie divinità che, a seconda che siano compiaciute o trascurate, garantiranno bonus e malus determinanti nelle future sorti della città.

Uno degli impatti principali è sulla fertilità dei terreni e sulle piene del Nilo, un ingombrante e sempre presente vicino da cui trarre vantaggio e che spesso determina con le sue inondazioni i raccolti delle varie piantagioni che sono la prima base per il sostentamento.

Le novità ci sono

L’elenco di tutte le catene produttive è davvero lungo e in un titolo così complesso è spesso l’interfaccia a sostenere la delicata impalcatura.

Per fortuna quella di Pharaoh: A New Era è stata completamente rivista e migliorata. Il menù con tutte le varie strutture da costruire è suddiviso in categorie ordinate in modo logico ed è facile da navigare, i periodi di piena del Nilo sono ben evidenziati, i vari supervisori indicano chiaramente se si sta guidando una città prospera o sull’orlo del collasso, di quali divinità abbiamo guadagnato i favori e il livello di istruzione complessivo degli abitanti.

Fra le varie migliorie segnaliamo soprattutto i “paletti” da piazzare lungo le strade, utili a bloccare il passaggio di determinate fette di popolazione che intaserebbero solo le vie di comunicazione, e il nuovo sistema di "addestramento" dei lavoratori che pesca in modo automatico dalla popolazione disponibile, senza passare dai reclutatori.

Complessivamente sono numerosi i piccoli interventi e l’operazione remake ha portato i suoi frutti, ma siamo ancora lontani da quell’eccellenza che risponde al nome di Anno 1800, dove ogni singolo edificio o icona ha i suoi tooltip che guidano il giocatore dalla risorsa grezza al prodotto finito.

Purtroppo non tutti gli aiuti sono stati costruiti in modo così efficace e le varie mappe di calore utilizzano toni pochi chiari per evidenziare i quartieri con delle criticità, come residenze lontano dall’acqua o con uno scarso accesso alle strutture religiose.

Le principali difficoltà sono però derivate da alcuni effetti a cascata impossibili da arrestare, valanghe generate da azioni impercettibili o innescate da qualche capricciosa divinità. Ad esempio, un nostro villaggio è stato letteralmente abbandonato da tutti gli abitanti quando abbiamo provato ad alzare le tasse di un punto percentuale, mentre in altre partite i palazzi sono stati depredati senza soluzione di continuità – davvero con un ritmo quotidiano – nonostante avessimo posizionato un paio di stazioni di polizia nei paraggi.

Pharaoh: A New Era è un remake che non rinnega le sue origini e questo vale anche per la componente grafica, che abbraccia texture in alta definizione, risoluzioni decisamente più elevate e un motore di gioco 3D, senza però stravolgere una direzione artistica che rimanda in modo evidente al padre spirituale, con quel tocco cartoon tipico di ogni produzione firmata Dotemu.

Voto Recensione di Pharaoh: A New Era - Recensione


8

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Una campagna davvero lunghissima

  • Decisamente complesso

  • Nell'insieme, è invecchiato davvero bene...

  • L'UI ha ricevuto i necessari ritocchi...

Contro

  • ... Ma resta comunque un passo indietro rispetto ad alcuni titoli più moderni

  • ... Anche se non tutto è stato reso perfettamente leggibile

  • Le partire possono precipitare per motivi alle volte misteriosi

  • La componente tattica in battaglia è praticamente assente

Commento

Pharaoh: A New Era ridà nuova linfa vitale ad un grande classico, mantenendo ben salde quelle meccaniche di gioco che hanno caratterizzato uno dei migliori city builder di sempre. Su queste basi sono inoltre state aggiunte tante piccole migliorie, sia in termini grafici sia per quel che riguarda la facilità di lettura della UI, permettendo così al gioco di farsi apprezzare tanto da coloro che già erano armati di mouse e tastiera ai tempi dell'originale, sia da chi è affascinato dall'universo egizio – qui dettagliatamente ricreato – e si sta approcciando a Pharaoh per la prima volta. Un sapiente lavoro di rinfrescata e rifacimento, insomma, forte anche di una campagna longeva e ben strutturata che tiene particolarmente impegnati.
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