Persona 4 Golden | Recensione - Ciò che luccica in casa Atlus è davvero tutto oro
Per Persona 4 Golden è il momento di una nuova giovinezza: vediamo nella nostra recensione come se la cava su Nintendo Switch.
a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Atlus
- Produttore: NIS America
- Distributore: Namco Bandai
- Piattaforme: PC , PSVITA
- Generi: Gioco di Ruolo
- Data di uscita: 22 febbraio 2013 | 13 giugno 2020 PC | 19 gennaio 2023 (PS4, Xbox One, XSX, Switch)
Il successo planetario di Persona 5 – e ancor della sua sublime versione Royal – ha colto di sorpresa solamente quanti non avevano mai giocato alcuno degli spin-off della serie Shin Megami Tensei, ed in particolare il terzo e quarto capitolo, che contenevano tutti i prodromi della grandezza che stava per manifestarsi.
Se già Persona 3 Portable, di cui trovate già la recensione della versione Switch sulle nostre pagine, aveva anticipato temi e stilemi di un JRPG sempre più maturo, è con Persona 4 Golden, versione definitiva del quarto capitolo, che la saga Atlus ascese definitivamente nell'olimpo dei più grandi del genere.
Quello che segue è il racconto della nostra (ennesima) run avvenuta sulla console ibrida Nintendo.
Maledetta calamita
Su Persona 4 Golden sono stati scritti fiumi d'inchiostro (tanto fisico quanto virtuale) e, se a tutte le latitudini si è concordi nel definirlo uno dei migliori giochi di ruolo di tutti i tempi, un motivo ci sarà.
In realtà ce ne sono tantissimi, come già spiegato nelle due recensioni che trovate sulle nostre pagine (qui l'originale, qui quella PC), rispettivamente della versione originale per la sottovalutatissima PlayStation Vita e, più recentemente, del porting per PC, che ha fatto da apripista per la versione di cui siamo qui a parlarvi oggi.
Fermarsi a chiacchierare a tarda ora col detective Dojima, piantare semi nell'orticello di casa con sua figlia Nanako, condividere un frappé con Kanji, diviso dagli stereotipi di genere, o passare un pomeriggio ad esplorare le debolezze caratteriali della meravigliosa Yukiko sono solo alcune delle attività che ci sono rimaste impresse a distanza di tantissimi anni dalla prima run.
Come per il suo immediato successore (ed il predecessore, se è per questo!) Persona 4 Golden coniuga una struttura da JRPG molto riuscita, ma anche abbastanza classica, con una vera e propria simulazione di vita, presentando al giocatore un cast eccezionale, figlio di una scrittura davvero incredibile, ed inserendolo all'interno di una storia imprevedibile e divertente, che alterna agilmente registri anche molto diversi tra loro.
Si passa allora da una buffa scenetta in stile anime sul cibo a temi come la propria identità, dalle freddure tipiche di un teenager che prova a risultare simpatico ad argomenti per nulla divertenti come il bullismo – e lo si fa con una naturalezza incredibile, in un contesto, quello della sonnolenta e nebbiosa provincia giapponese, incredibilmente ricco di fascino e di insospettabili spunti narrativi.
Il tempo passa, i videogiochi si succedono, ma pochi altri titoli sono riusciti, nel tempo, a generare in noi un tale attaccamento al cast di personaggi ed a luoghi fittizi: ci sembra di conoscere a menadito tutto il cast di Persona 3, 4 e 5 ed ogni volta che riprendiamo in mano il controller è come passare la serata a cena fuori con dei carissimi amici dai quali le peripezie della vita ci avevamo forzatamente separato.
Per capire la bontà dell'intreccio e del gioco vi basti pensare che, in un periodo di uscite affollatissimo e con il tempo contato, ci eravamo inizialmente ripromessi di verificare solamente la fluidità e la resa del port per Switch (la trovate su Amazon), stimando la durata delle ore di test effettive in sette o otto al massimo.
Al momento di scrivere queste righe siamo ad oltre quaranta e ci stiamo godendo alla grande la terza run del gioco, dopo quelle su PS2 e su Vita rispettivamente: se non è amore questo...
Andare al di là dei gusti
Ai nostri lettori che sono cresciuti in città potrebbe piacere di più Persona 5, laddove, invece, quelli cresciuti nella provincia italiana, pure così distante da quella nipponica, potrebbero preferire questo quarto capitolo.
Al netto dei gusti personali, anche qui abbiamo un sistema di combattimento finemente cesellato, un sistema di crescita del personaggio sfaccettato che consente di plasmare le statistiche del proprio alter ego come si preferisce e un sistema di fusione dei demoni che diventa presto una droga, migliorato dalla possibilità di scegliere manualmente quali abilità il nuovo demone creato andrà ad ereditare dai due "genitori".
A livello di gameplay il gioco è sopravvissuto immacolato ai quindici anni intercorsi dalla prima pubblicazione, risultando oggi estremamente moderno e incredibilmente coinvolgente anche per chi ha già percorso in lungo ed in largo le nebbiose strade della campagna giapponese.
I finali multipli, l'impossibilità di massimizzare tutti i social link in una singola run per mancanza di tempo e la presenza della modalità new game plus sono tutti pesanti incentivi alla rigiocabilità, e la nostra ennesima run né è ulteriore dimostrazione.
Da un certo punto di vista sviluppatore e publisher non si sono troppo sprecati, considerata la riproposizione 1:1 e l'assenza di qualsivoglia contenuto inedito (o di extra significativi nei menu), ma è obiettivamente difficile tenere il broncio quando l'offerta è di tale qualità e considerando che nessuna delle console attualmente sul mercato avrebbe potuto far girare né la versione per Vita né tantomeno quella per PC pubblicata due anni e mezzo fa.
Il rischio concreto, quindi, era che le più larghe fette del pubblico rimanessero a digiuno di un tale capolavoro – ed è un rischio che non eravamo disposti a correre: lo sforzo produttivo non è dei più ingenti, ma il prezzo richiesto è davvero esiguo per un prodotto di tale portata.
Non troppo, ma tutto giusto
La rinfrescata a livello tecnico è certamente gradita, ma non migliora in maniera miracolosa un titolo che porta più di un decennio sulle spalle – che esce comunque a testa alta dal rigoroso esame del tempo e del rinnovamento tecnologico, soprattutto grazie alla strepitosa direzione artistica e al talento di chi ha lavorato alla parte audiovisiva, come Shigenori Soejima e Shoji Meguro, veterani della serie.
Detto questo, come per il terzo capitolo, la versione Switch mantiene agilmente i 60 fps come quelle che girano su console ben più potenti e, se dovessimo lamentarci di un singolo aspetto della presentazione, questo sarebbe il ricorso troppo massiccio al motion blur, peraltro non disattivabile dalle opzioni.
Tanto negli interni quanto nelle scene all'esterno, esso sfoca i personaggi in movimento e, soprattutto giocando in modalità televisiva, finisce col creare piccoli artefatti grafici che sporcano la qualità dell'immagine, che già di suo è buona ma non eccellente, viste le umili origini portatili di Persona 4 Golden.
In modalità portatile, invece, con una fruizione molto vicina a quella originariamente pensata per Vita, le cose si fanno decisamente migliori, con una resa dei colori eccellente sul modello OLED di Switch usato per i test e una definizione nativa che si adatta perfettamente allo schermo.
La funzione di salvataggio istantaneo, unita alla mai troppo lodata modalità riposo di Switch, ci hanno consentito di proseguire nell'esplorazione di Inaba e dei dungeon in qualsiasi frangente, fosse anche per soli cinque minuti di metropolitana: questa è la vera essenza del gaming in portabilità.
Vi sfidiamo poi a non canticchiare o fischiettare almeno una delle tracce principali della meravigliosa colonna sonora: il battle theme, il main theme, la stessa canzone che accompagna il filmato iniziale sono indimenticabili accompagnamenti del gioco, protagonisti delle vicende almeno quanto i personaggi che si muovono su schermo al loro ritmo. Li stiamo canticchiando proprio mentre battiamo sulla tastiera, fate un po' voi...
Al prezzo richiesto, considerate quantità e soprattutto qualità dei contenuti offerti, Persona 4 Golden è davvero un regalo che Atlus fa alle nuove generazioni, e a tutti coloro che non hanno (colpevolmente, aggiungeremmo noi, ma questa è un'altra storia) dato fiducia a quella splendida console portatile che rispondeva al nome di PS Vita.
La sottotitolazione nella nostra lingua, il selettore della difficoltà, che consente anche ai neofiti di arrivare ad Okina in scooter senza rimetterci le penne, e la funzione di salvataggio veloce vanno tutte nella direzione di ampliare il più possibile il bacino di utenza del titolo, che in questa forma meriterebbe di essere giocato da chiunque si professi amante del medium videoludico.
Dispiace solo, ma lo diciamo da vecchi brontoloni affezionato al medium fisico, che Atlus e Sega abbiano scelto di non pubblicare anche una versione fisica (magari congiunta con Persona 3 Portable) che sarebbe andata immediatamente ad impreziosire il nostro scaffale sopra alla postazione gaming.
Versione recensita: Nintendo Switch
Voto Finale
Conclusioni Finali di SpazioGames
Pro
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Uno dei migliori JRPG di tutti i tempi
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Cast indimenticabile
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Gameplay loop ipnotico
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Colonna sonora da 92 minuti di applausi
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A meno di venti euro è regalato
Contro
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Eccessivo ricorso al motion blur
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Dov'è la versione fisica?