Immagine di Pathfinder: Wrath of the Righteous | Recensione – Guerra santa
Recensione

Pathfinder: Wrath of the Righteous | Recensione – Guerra santa

Owlcat Games ritorna su Pathfinder con uno degli Adventure Path più bellicosi.

Avatar

a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Informazioni sul prodotto

Immagine di Pathfinder: Wrath of the Righteous
Pathfinder: Wrath of the Righteous
  • Sviluppatore: Owlcat Games
  • Distributore: Owlcat Games, Meta Publishing
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE
  • Generi: Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 2 settembre 2021

Da fan del gioco di ruolo di Pathfinder accolsi con un certo entusiasmo Kingmaker. In molti lo fecero, perché il titolo di Owlcat Games fu recepito così bene da spingere lo studio ad intraprendere un secondo Kickstarter, di nuovo di successo, per Pathfinder: Wrath of the Righteous. Il quale arriva oggi su PC, e nel corso del 2022 anche su console.

Sebbene Pathfinder sia un prodotto che ha rapidamente fatto breccia nel cuore degli appassionati, oggi Dungeons & Dragons (avete già visto la pagina hub del nostro sito gemello?) è un marchio molto forte, ha travalicato il mondo del gdr per entrare a gamba tesa nel mondo della cultura pop. Lo dimostra anche l’apprezzamento con cui l’early access di Baldur’s Gate 3 è stato accolto, e come il brand stia arrivando anche in altri lidi come Magic the Gathering.

Ma Pathfinder rimane, anche nella sua seconda edizione cartacea, un prodotto molto importante nel mercato dei giochi di ruolo, ed è piacevole vedere che ci siano videogiochi che continuano a portare avanti il brand. Vi consigliamo di recuperare lo speciale del 2018 che uscì in occasione di Kingmaker.

Wrath of the Righteous parte dagli stessi presupposti di Kingmaker: tradurre un modulo d’avventura ufficiale in una grande avventura videoludica. Se il predecessore convertiva Alba dei Re, in questo caso l’adventure path (questo è il nome ufficiale dato da Paizo ai suoi moduli) è Ira dei Giusti.

E come gli AP di Pathfinder propongono meccaniche di gioco nuove, regole aggiuntive o elementi di lore mai visti prima, anche Wrath of the Righteous ha una formula di gioco diversa dal precedente.

Pathfinder: Wrath of the Righteous, un’avventura ad alto tasso di azione

Ira dei Giusti era un AP che partiva in quarta, eufemisticamente in medias res, con gli eroi impegnati a gestire un’invasione di demoni nel mondo terreno. Wrath of the Righteous non è da meno, e nei primi minuti di gioco mette in scena l’arrivo della tremenda accoppiata Deskari e Baphomet, rispettivamente signore dei demoni e divinità oscura dell’apocalisse.

La città di Kenabres viene attaccata durante un giorno di festa. A poco serve la protezione di un drago d’argento in incognito contro la falce di Deskari che gli tronca la testa di netto, mentre i cultisti di Baphomet inondano la città evocando creature abissali.

In questo frangente il nostro protagonista si ritrova a dover dapprima scappare dall’invasione sfruttando i sotterranei della città, poi a combattere i primi luogotenenti delle entità demoniache, e infine a guidare la Quinta Crociata contro la Worldwound (in italiano La Piaga del Mondo), una faglia collegata all’Abisso che sta riversando su Golarion le peggiori creature che i mortali possano mai immaginare.

L’avventura è, diversamente da Kingmaker, incentrata molto sul combattimento. D’altronde ci si prepara ad una guerra campale, una vera e propria crociata, ed il gruppo di avventurieri si ritroverà ad affrontare cultisti e demoni in ogni dove, con la conseguenza che si sguainano armi, libri di incantesimi e focus divini molto spesso.

L’esplorazione e la natura sandbox vengono meno, ma non sono messe da parte totalmente perché troverete enigmi e tanti misteri da scoprire, a favore del movimento sulla mappa del mondo, che diventa il teatro di guerra di tante piccole schermaglie, o di storie secondarie come demoni che hanno circuito importanti esponenti locali, infestato ville, o distrutto monumenti sacri.

Tra una battaglia e l’altra si possono scoprire tante storie di chi cerca di combattere l’invasione delle creature infami e chi, invece, le abbraccia per i propri interessi. Ancora una volta diamo il merito ad Owlcat di scrivere racconti sempre interessanti, personaggi molto sfaccettati e quest che spesso sorprendono con finali a sorpresa o risvolti imprevisti. Pur trattandosi sempre di un combat rpg, seguendo attentamente i racconti e la ricchissima lore di Pathfinder ci si ritrova avvolti in un mondo davvero ricolmo di dettagli.

Come nel precedente titolo vi ritroverete di fronte a sezioni narrate come fosse un dialogo tipico tra Dungeon Master e giocatore, con scelte che influiscono direttamente nel corso della storia – la quale è plasmata anche dalle capacità del personaggio che può sbloccare nuovi dialoghi superando prove di Diplomazia o Conoscenze, così come compiendo azioni relative al suo allineamento morale che possono cambiare l’umore dei compagni di viaggio, di comprimari ed antagonisti.

Sebbene si combatta tanto, a volte anche troppo, il ritmo di gioco è sempre interessante per via delle cose che succedono all’interno dell’avventura stessa.

Aspettatevi tradimenti, rivelazioni sui compagni di viaggio, villain adoratori dell’Abisso inquietanti, affascinanti o ributtanti, comprimari che hanno sempre qualcosa da dire e PNG che non sono mai dei semplici ammassi di poligoni.

Pathfinder: Wrath of the Righteous non tradisce la bontà tipica degli AP scritti da Paizo, ed Owlcat non è da meno nel riproporre lo stesso livello di dettaglio ed approfondimento di personaggi e ambientazioni.

I ghoul si avvicinano con fare minaccioso e… tirate Iniziativa!

Il sistema di combattimento è interamente mutuato da Kingmaker. D’altronde era uno dei punti di forza della produzione e funzionava già perfettamente. A differenza del predecessore, però, Wrath of the Righteous fa un lavoro migliore nell’esposizione del complesso regolamento della prima edizione di Pathfinder. Se non conoscete il gioco di ruolo originale vi ritroverete sempre a dover imparare in fretta tante nozioni, ma stavolta sono spiegate molto meglio.

Già durante la creazione del personaggio rischierete di ritrovarvi spaesati, con 25 classi, 12 razze, e più di un centinaio tra incantesimi, talenti ed abilità per creare il vostro eroe. La personalizzazione è estrema, qui come nella costruzione della difficoltà.

Anche in questo caso potete scegliere cinque livelli di difficoltà preimpostati, e per ognuno di essi modificare una miriade di impostazioni per costruire la vostra esperienza di gioco ideale. La presenza dei colpi critici o meno e il moltiplicatore dei danni degli stessi, vari livelli di gestione della morte dei personaggi, danni inflitti dagli avversari, e tanto altro insieme anche ad una “modalità immersiva” che toglie qualsiasi elemento dell’HUD a schermo.

In Kingmaker c’era un grande problema con la costruzione delle sfide a causa di improvvisi picchi di difficoltà che arrivavano senza alcun senso e preavviso. Wrath of the Righteous è sempre un gioco mediamente più difficile della media, tale che già a difficoltà “Normale” avrete bisogno di giocare con estrema attenzione, ma l’equilibrio è molto più stabile. Le sfide più impegnative non sono più frustranti, ma appaganti e stimolanti perché richiedono l’uso intelligente e strategico di tutte le risorse del party di avventurieri.

Gli scontri aggiungono stavolta un elemento molto importante: la modalità a turni. In qualsiasi momento potete passare dal combattimento in tempo reale con pausa tattica, all’inserire invece una sequenza di turni con movimenti tattici, anche durante lo stesso combattimento.

Il primo metodo è ideale per gli scontri meno difficili, nel caso stiate giocando ad un basso livello di sfida, o semplicemente non avete ancora assimilato tutto il regolamento. C’è anche la possibilità di impostare la strategia della IA così da personalizzare lo stile di combattimento del gruppo.

Ma una volta provato il combattimento a turni, soprattutto se giocate da “Normale” in su, non tornerete più indietro. Il controllo totale è perfetto nelle boss fight, vi permette di poter giocare esattamente come volete ed evitare le storture di una intelligenza artificiale che può rovinare l’esito dello scontro con una sola mossa.

Soprattutto ad alti livelli, quando i personaggi hanno una miriade di abilità, incantesimi e possibilità offensive, difensive o di supporto, avere la possibilità di gestire interamente il turno di ogni personaggio è fondamentale.

Onestamente, a meno che non giocate in maniera molto rilassata per godervi solamente la storia, non ci sono praticamente motivi per giocare i combattimenti in tempo reale. Si tratta di un’opzione graditissima, fondamentale per utilizzare la meglio tutte le possibilità del complesso regolamento di Pathfinder, così da garantire un’esperienza soddisfacente per ogni tipo di giocatore.

Il destino di un crociato

Dicevamo che ogni AP di Pathfinder ha il suo gimmick, la sua dinamica di gioco peculiare che caratterizza il modulo d’avventura. Se in Kingmaker ci ritrovavamo a gestire un regno e ad approcciare un gioco completamente sandbox, Wrath of the Righteous è leggermente più lineare ma avremo a disposizione un vero e proprio esercito da gestire.

Dopo il lungo prologo delle prime dieci ore (in un’avventura che arriva a superare in scioltezza le oltre 50 solo per la main quest e pochissime secondarie), il nostro personaggio verrà nominato comandate della Quinta Crociata.

In parole povere si apre un sotto-gioco in cui dover reclutare unità e dividerle in battaglioni, assegnando loro dei generali che hanno capacità particolari che possono potenziare i soldati, oppure interferire direttamente con quelli avversari ed i generali, attaccandoli direttamente o lanciando incantesimi di debuff.

Mentre il party di avventurieri viaggia per Golarion alla ricerca di un modo per fermare la piaga demoniaca, gli eserciti possono conquistare postazioni importanti, combattere e distruggere le forze nemiche. Gli eserciti dei demoni impediscono agli avventurieri di avanzare di tanto in tanto, e spetta ai battaglioni liberare la strada.

Bisogna quindi barcamenarsi tra le due nature del gameplay, gestendo gli eroi ed i soldati, pianificando gli spostamenti e gli scontri da fare. Il luogo di una missione secondaria potrebbe essere bloccato da un accampamento di demoni, mentre esplorando qua e là si possono trovare risorse per ingaggiare nuovi soldati o potenziare l’esercito oltre che, ovviamente, avanzare con la main quest.

Tutto il sistema funziona molto bene, sebbene all’inizio ci sia un dislivello abbastanza netto tra la potenza dei demoni e quella dell’esercito del bene.

I combattimenti degli eserciti vengono effettuati in una particolare scacchiera come un wargame da tavolo, in cui le pattuglie attaccano con l’obiettivo di distruggere quelle avversarie.

A volte i nemici possono scappare qualora siano in difficoltà, ma per i primi scontri sarete costretti a rimpolpare parecchio le fila dell’esercito per sostituire le unità cadute in battaglia.

Musica, mappe, segnalini, patatine e birra, abbiamo tutto?

Pathfinder: Wrath of the Righteous è un’esperienza di gioco sicuramente corposa, a volte soverchiante – con l'inglese a rappresentare un malus per chi non è troppo a suo agio con la lingua d’Albione – ma anche molto avvolgente.

Come dicevamo i dialoghi e le linee di testo descrittive sono scritte in maniera egregia, la colonna sonora è di altissima qualità così come il doppiaggio presente in larga parte nei dialoghi principali. Le illustrazioni che mettono in scena, per così dire, i personaggi e le ambientazioni sono ancora migliori di quelle di Kingmaker che già erano di una qualità sorprendente.

In tutto questo c’è stato anche un netto stacco tecnico ed estetico per quanto riguarda l’aspetto grafico del gioco. Wrath of the Righteous si pregia di effetti di illuminazione dinamici e statici molto buoni, una modellazione poligonale dei personaggi più dettagliata, anche per quanto riguarda gli scenari che sono molto più evocativi e ben costruiti.

Come il predecessore anche questa incarnazione di Pathfinder ad opera di Owlcat Games è un’esperienza da gdr molto classico, che riesce però nell’arduo compito di rievocare la suggestione di un’avventura vissuta al tavolo con i propri amici. Solo per questo merita la vostra attenzione.

Versione testata: PC

Potete recuperare Pathfinder: Kingmaker, predecessore di Wrath of the Righteous, ad un ottimo prezzo per PS4 su Amazon!

Voto Recensione di Pathfinder: Wrath of the Righteous - Recensione


8

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Storia avvincente e personaggi interessanti

  • La nuova modalità di combattimento a turni

  • Graficamente migliorato rispetto al predecessore

Contro

  • Si combatte tanto, forse troppo

  • C’è tanto da leggere, di nuovo non in italiano

  • Regolamento spiegato molto meglio, ma soverchiante per i neofiti

Commento

Per i giocatori pazienti, Pathfinder: Wrath of the Righteous è un crpg di grande valore. Owlcat Games migliora rispetto a Kingmaker tutto l’aspetto estetico e tecnico, con l’aggiunta del combattimento a turni che è una vera e propria manna per i giocatori più esigenti. Wrath of the Righteous è una storia ben scritta, dove si esplora ma si combatte anche – e molto –, con l’interessante gestione della guerra campale contro i demoni dell’Abisso deputata ad una dinamica di gioco inedita. Un’avventura corposa e longeva, con tanto da leggere e da imparare, da non affrontare con la voglia di andare di fretta.
Leggi altri articoli