Outward: Definitive Edition | Recensione - Sopravvivere a ogni costo
Torna l'RPG survival in una forma completa, ma come se la cava? Lo abbiamo giocato su PS5 per svelarvelo
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a cura di Giulia Garassino
Redattrice
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Nine Dots Studio
- Produttore: Prime Matter
- Distributore: Koch Media
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , PS5
- Generi: Gioco di Ruolo
- Data di uscita: 17/05/2022
Il titolo, infatti, si presenta nuovamente sul mercato completo di tutti i suoi DLC, oltre che pieno di altri contenuti minori e alcuni cambiamenti. Per questa speciale occasione, arriva anche su console di nuova generazione, Xbox Series X/S e PlayStation 5. Rispetto al passato, Outward cerca di migliorare quanto criticato dal pubblico, cercando di offrire un gameplay meno macchinoso e upgrade grafici.
Muovendo i primi passi sul titolo e confrontandolo con il passato, si vede un ottimo impegno da parte degli sviluppatori, ma sarà stato sufficiente?
Abbiamo avuto il piacere di provarlo su PlayStation 5 e siamo pronti a raccontarvi tutti i dettagli nella nostra recensione.
Sono tanti i cambiamenti rispetto al passato?
Outward: Definitive Edition si presenta uguale nel contenuto, ma diverso nella forma. Nel 2019, al suo debutto, il titolo (che potete trovare ancora su Amazon) mostrava aspetti decisamente interessanti, anche se espressi in maniera un po’ grezza.
Quello che venne criticato, in passato, era un gameplay ancora acerbo e meccaniche un po' restrittive. Ottime premesse, buone intenzioni, ma una realizzazione che aveva ancora molto da imparare. Gli sviluppatori, però, credevano realmente nella loro opera, tanto da non lasciarsi scoraggiare e tornare, nel 2022, con una versione completa e migliorata. Questa nuova edizione, infatti, contiene non solo tutti i DLC, ma anche miglioramenti riguardo al gameplay. Una maggiore cura dei dettagli, ottimizzazioni tecniche e grafiche: tutto questo sarà bastato a rendere giustizia al titolo?
Purtroppo, nonostante i cambiamenti siano tangibili, siamo ancora lontani da quello che ci saremmo aspettati. Sebbene si noti un grosso lavoro da parte del team di sviluppo, dobbiamo fare i conti con una nuova generazione, dalla quale ci si aspetta solo il meglio.
Dal punto di vista grafico, Outward: Definitive Edition non riesce a raggiungere il livello dei suoi competitor, in particolare su PlayStation 5. La qualità tecnica, infatti, sta raggiungendo soglie molto elevate e il confronto inizia a diventare spietato. Non solo l’aspetto grafico fatica a emergere, ma anche quello legato ai combattimenti non raggiunge il vertice. Troviamo un sistema macchinoso, sia nella forma che nel contenuto.
Andando oltre l’aspetto tecnico, però, non possiamo che essere soddisfatti dalla quantità di contenuti. Questa versione finale, infatti, contiene i due grandi DLC “I tre fratelli” e “I Soroboriani”. Si tratta di due pacchetti molto importanti che aggiungono contenuti di trama e nuove meccaniche. In uno dei due, per esempio, avremo modo di costruire e rendere il gameplay più ricco e vario. Non mancano nuove campagne e quest minori, per ampliare ancora di più una narrazione già ricca in partenza.
Cos’è esattamente Outward: Definitive Edition?
Abbiamo aperto la nostra recensione di Outward: Definitive Edition facendo un breve confronto con il passato, ma di cosa parla esattamente il titolo? Alcuni di voi, infatti, potrebbero non averne mai sentito parlare, dunque, è il momento di fare un piccolo passo indietro.
Il gioco è sostanzialmente un RPG survival ambientato in un modo ostico e per nulla comprensivo nei nostri confronti. Tutto ci ferisce, poche cose ci rendono forti e niente ci aiuta davvero. Un RPG vecchio stampo, punitivo e difficile che, però, non ci dispiace affatto.
La nostra avventura si apre con un grosso debito da sanare in un mondo non semplice da gestire. Non solo dovremo recuperare i soldi necessari per chiudere il debito, ma dovremo far fronte a un universo davvero ostile. Ogni piccolo dettaglio sarà di intralcio al nostro personaggio. Fame, sete, insolazioni, raffreddori, malattie: qualunque cosa sia in grado di ferirvi nel mondo reale, potrà ferirvi in gioco.
Il nostro personaggio sembra alquanto debole sotto questo punto di vista. I malus saranno all’ordine del giorno. Dovremo monitorare ogni parametro vitale, non solo fame e sete, ma anche avvelenamenti e malattie. Insomma, non pensate di poter sfuggire al mondo, qualcosa sarà sempre pronto a farvi del male in qualunque occasione. Ci saranno davvero molti dettagli da tenere in considerazione: ambienti in cui riposare, ore in cui dormire, tempo da dedicare alla cura dell’inventario.
Niente è lasciato al caso, dovrete guadagnarvi, giorno per giorno, ora per ora, la vostra vita. Questo è, sicuramente, uno degli aspetti più curati e meglio dettagliati dell’intero titolo.
Senza sacrificio l’uomo non può ottenere nulla
Non si tratta solo di gestire le proprie abilità o di capire il mondo esterno. Quello che abbiamo appreso durante la recensione di Outward: Definitive Edition è che tutto ha un prezzo. Non esiste nulla che si ottenga senza dare in cambio qualcos’altro. «Senza sacrificio l’uomo non può ottenere nulla. Per ottenere qualcosa è necessario dare in cambio qualcos’altro che abbia il medesimo valore»: Fullmetal Alchemist insegna una verità essenziale anche in Outward.
Purtroppo, infatti, anche progredendo nella narrazione, dovremo rinunciare a qualcosa. Per esempio, se volessimo avere uno zaino capiente, dovremo rinunciare alla mobilità. Se, però, non potessimo farne a meno, allora dovremo optare per una sacca decisamente meno capiente. Questo, si applica anche alle abilità specifiche: essere maghi riduce la vostra vita, in cambio di maggiori abilità nel lungo raggio.
Altra nota dolente riguarda il denaro. La valuta in-game, infatti, non serve solo a pagare gli oggetti, ma anche le abilità. Nel caso in cui vogliate aumentare le vostre skill, dovrete acquistarle dai mercanti con la stessa moneta che utilizzerete per ripagare il vostro debito. Se non lo farete, sarete costretti a stare fuori al freddo e al gelo, rischiando, quindi, di ammalarvi e perdere punti vita.
Ogni azione ha una conseguenza
Lo abbiamo già detto in apertura alla nostra recensione e lo ribadiamo: Outward: Definitive Edition non è un titolo semplice. Non è un gioco per tutti, non è facile ed è molto punitivo. Non solo l’ambiente sarà molto duro nei nostri confronti, ma anche i combattimenti ci daranno del filo da torcere.
Purtroppo, le meccaniche non migliorano troppo rispetto al passato e troviamo movimenti legnosi che si basano sul timing perfetto. Sarà, quindi, importante schivare nel momento corretto e attaccare quando possibile: si tratta di un combat system che va imparato e che non può essere lasciato al caso. Questo, però, non è l’aspetto più complicato da gestire.
Morire, infatti, ci ricorda bene il lato survival del gioco. In realtà non si tratta di una vera e propria morte, ma più di una perdita di sensi che lascia il nostro corpo alla mercé dei nemici. Questi, infatti, possono decidere di depredarci e portare il nostro corpo in un’area lontana. Niente di nuovo per chi conosce i titoli survival: si muore e si rinasce nudi sparsi per la mappa.
Certo, avere lati comuni con titoli spietati, non rende il gioco meno difficile, anzi tutt’altro. Questa particolare meccanica, però, ci invoglierà ad affrontare ogni situazione con la massima precisione. Niente sarà lasciato al caso e ogni mossa sarà studiata nel dettaglio.
Morte dopo morte, fallimento dopo fallimento, potremo prendere due strade: agire in maniera differente per trovare il percorso migliore o spegnere la console. Coloro i quali decideranno di continuare l’avventura, oltre a vincere il premio “Pazienza dell’anno”, troveranno sempre nuove missioni e un interessante mondo da esplorare.
Versione recensita: PS5
Voto Recensione di Outward: Definitive Edition - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Tanti contenuti a disposizione
-
Missioni ricche e variegate
Contro
-
Aspetto tecnico non al passo con le nuove generazioni
-
Un mondo molto difficile da affrontare
Commento
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