La competizione, videoludica e non, è la trasformazione in atto della voglia di primeggiare sugli altri. Dato ciò per scontato, ogni sfida ha le sue regole strettamente legate al tipo di attributo che si vuole confrontare con gli avversari. I motori sono storicamente legati alla velocità, a chi è più rapido nell’affrontare un tracciato grazie alla propria tecnica, alla propria conoscenza del veicolo e, perchè no, alla stessa superiorità del mezzo che si ha a disposizione, frutto a sua volta di una competizione tecnica fra chi l’ha creato.
In OnRush, per la prima volta da tempo, la sfida sulle quattro ruote cambia totalmente le carte in tavola, prendendole in prestito un po’ da ciascuno dei grandi successi che hanno caratterizzato questa scena videoludica negli ultimi anni. Troveremo una spruzzata di Overwatch, di Rocket League, su uno strato a’la Split Second, nel titolo targato Codemaster, ma non solo: un mix che cerca di andare a battere una strada ancora vergine della storia dei videogiochi. OnRush, fin dalle prime battute, mostra dunque una certa originalità, anticipa interessanti assi nella manica, ma gioca una partita in cui non sa ancora esattamente quale sarà il suo posto, perchè nessuno prima di lui ha potuto prospettarglielo.
La storia ci insegna quanto il futuro di alcuni titoli dipenda da talmente tanti fattori da lasciare gli sviluppatori incerti, ma pronti e attenti sulla via da scegliere, complice anche una community imprevedibile, che andrà lei stessa a deciderne le sorti. Vi invitiamo quindi a leggere questa recensione con un occhio ancora più critico del solito, perchè i contenuti al lancio alla base della nostra valutazione sono quelli che vi proporremo qui di seguito, ma la storia di OnRush non si chiude certo qui, come quella dei tanti colleghi che si propongono ai videogiocatori come dei veri e propri servizi. OnRush, come ampiamente giustificato in apertura, è un titolo coraggioso che prova a cambiare la struttura classica delle sfide a motori. OnRush è un Battle Racing, che poggia su un driving system arcade, veramente immediato, dominato da sportellate e incidenti acrobatici, il cui fine è di volta in volta determinato dalla tipologia del match. Ce ne sono difatti di quattro tipi e nessuno prevede il battere sul tempo l’avversario. Possiamo annoverare una sfida a punti, una a checkpoint, una a controllo di zona e un ibrido tra deathmatch ed elimination match. Si gioca sempre in squadre, in match 6 vs 6, ci sono classi di veicoli ben precise, otto, e ciascuna con le proprie caratteristiche di stazza e abilità. Ci sono per l’appunto le abilità, che permettono a questi veicoli folli acrobazie, in un sistema a tre, composto da abilità speciale, abilità passiva e un’abilità che determina l’azione che deve compiere una classe per guadagnare più velocemente rush. Il Rush (alias scatto, turbo, boost) è un elemento a consumo, che garantisce maggiore velocità e inerzia per raggiungere determinate zone della corsa o per colpire un avversario. Quest’ultimo è anche fondamentale nel rendere al meglio la sensazione di velocità del titolo, attivando anche un leggero effetto blur che proietta in avanti in parte oggettivamente, in parte psicologicamente, il giocatore alla guida.
Il sistema di fisica, passando dai veicoli leggeri (a due ruote) fino a quelli più pesanti, va ad aumentare la resistenza ai colpi, che devono necessariamente avvenire tra la parte frontale del nostro veicolo con una leggermente posteriore dell’altro per arrecare un buon danno (altrimenti saremmo noi a subirlo). Danno che facilmente porta alla demolizione dell’auto nemica. In questo modo, saremo chiamati a una continua ricerca dello scontro per determinare la superiorità sul campo della squadra, in modo tale da rendere più agevole lo svolgimento delle meccaniche di vittoria del match in questione. Al netto di tutti gli accorgimenti della classe, lo studio delle mappe (in totale 12) e del gioco di squadra, i meccanismi di OnRush sono questi e li ripeterete per tutta la durata dell’esperienza. E questo è vero sia per quanto riguarda la natura della modalità single-player sia per quella del multiplayer, le cui partite funzionano esattamente nella stessa maniera. Entrambe determinano la stessa progressione del personaggio, sia in esperienza sia in crediti, e la prima è un grande e ben assortito tutorial della seconda.
Con essa, chiamata per l’occasione Superstar, si fa la conoscenza di tutte le classi, più relative abilità, e di tutte le modalità e circuiti disponibili con un’evidente cura nella progressione del livello di difficoltà e dell’apprendimento delle meccaniche. Per quanto sufficientemente longeva, difficilmente la valuterete come una vera esperienza single-player, perchè mai nasconde la sua natura di trampolino di lancio per il multigiocatore. Sempre nella stessa modalità, parallelamente all’allargamento degli orizzonti contenutistici, infatti, si è anche guidati da una serie di obiettivi che per ogni gara fanno sì che il giocatore sia invogliato a scegliere determinati classi e ad adottare un stile di guida ben preciso per il completamento di tutte le sfide opzionali. Ogni tanto qualche aleatorietà del risultato nelle partite iniziali ci ha mostrato un’IA non particolarmente scalabile, ma non possiamo in alcun modo dire che essa non sia sufficientemente agguerrita nelle ultime partite o al livello di difficoltà più alto nelle partite personalizzate.
Dopo ogni partita c’è anche un meccanismo di punteggio, sempre condiviso tra single-player e multiplayer che valuta il numero di eliminazioni, di demolizioni, di punti Rush ottenuti, di checkpoint superati per stilare una classifica della partita, con tanto di MVP, che verrà mostrata al termine della corsa e che va a determinare le medaglie e i punti esperienza destinati a ciascun giocatore. Essa ci è sembrata coerente con le partite effettuate soprattutto in quelle multigiocatore, andando effettivamente a premiare i giocatori che hanno contribuito maggiormente alla vittoria di squadra. Una volta terminata questa prima fase di autocoscienza si è passati naturalmente alla parte competitiva del gioco, che con un setup server definitivo ma poco popolato, ha messo in campo un match making rapido e puntuale, vittima solo di un crash su molteplici partite effettuate. Per esperienza non vi garantiamo che le cose filino liscio dopo l’apertura al grande pubblico, ma il primo feedback è stato assolutamente positivo. C’è anche da dire che il multigiocatore non ha ancora mostrato tutte le sue carte, visto che attualmente sono disponibili soltanto le partite rapide, ma già si vede nel menù lo spazio riservato a quelle classificate. Soprattutto in queste, il gioco di squadra mostrerà il suo vero volto e ci dirà quanto margine c’è per una scena competitiva e ci può essere al netto di piccoli e grandi accorgimenti al bilanciamento. Non è mai stato nascosto il fatto che il potenziale di gioco risieda proprio nella combinazione di un nuovo modo di intendere le corse, con la natura totalmente votata al gioco di squadra delle partite, che emerge da ogni singolo attimo passato in compagnia di OnRush: rigorosamente secondo la moda di questi anni, che vuole che l’affiatamento e la coordinazione del gruppo prevalgano sul singolo.
Molto interessanti sono poi le dinamiche delle voci del menù: equipaggiamento, personalizza e crashtag. Rappresentano la personalizzazione estetica del proprio alter ego in OnRush, secondo un meccanismo già visto (in Overwatch per esempio). Ad ogni livello si guadagna una cassa equipaggiamento, essa contiene tre oggetti, che possono essere o una skin per una classe di veicoli (di diversa rarità), o una lapide (l’oggetto che viene lasciato dalla nostra auto ad ogni eliminazione), o un elemento aggiuntivo per il personaggio a scelta fra la tenuta, l’esultanza e le acrobazie. Una quantità di elementi che, per essere solo l’inizio dell’arco evolutivo di OnRush è di assoluta rilevanza.
In quanto a realizzazione tecnica, OnRush sfrutta lo stile punk per nascondere dietro ai colori sgargianti e agli orpelli sbarazzini un motore di gioco che sacrifica parte del dettaglio con cui molte produzioni attuali ci hanno viziato per garantire un’esperienza fissa a 60fps granitici. Le mappe, sporche e offroad per natura, nascondono alcuni difettucci tecnici che in un ambiente più pulito sarebbero saltati agli occhi, riuscendo nell’obiettivo di un quadro generale all’impatto sicuramente buono, tra elementi distruttibili e guardrail invalicabili. Su PS4 Pro la situazione è distintamente migliore che su PS4 standard sia con settaggi “pro framerate” sia “pro grafica” seppur ancora debole, ma dal canto nostro non ci sentiamo di condannare eccessivamente la scelta degli sviluppatori di limitare le doti poligonali dei modelli di veicoli e tracciati, in quanto la scena competitiva indipendentemente dalla piattaforma di riferimento ricerca la sostanza più che la forma: obiettivo che in OnRush può dirsi indubbiamente centrato. La scelta della soundtrack è perfettamente in linea con lo stile del gioco, divertente e su di giri; è obbligatorio tenerla bella alta, così da incentivare l’adrenalina a rimanere sempre sopra la soglia della nostra attenzione.
– Driving system immediato
– Molto divertente in squadra
– La modalità Superstar è veramente propedeutica al multiplayer
– Buona sensazione di velocità
– Limitato nella profondità rispetto alla maggioranza dei titoli competitivi
– Graficamente parco
– Si poteva calcare sulla distruttibilità degli elementi
Onrush è un titolo dalla grande idea, ma parco della profondità tipica dei giochi più competitivi. La formula è quella giusta, si vede alla prima partita e il gioco si lascia giocare amabilmente fin da subito soprattutto in squadra, ma forse manca quel qualcosa che allo stato attuale renda la trentesima ora ancora entusiasmante e ricca di cose da scoprire. Il consiglio è quello di giocarlo e provarlo, perchè OnRush propone qualcosa di unico che ha tutto il potenziale per catturare, ma saranno gli sviluppatori, che ci hanno esplicitamente detto di volere in tutti i modi supportare il gioco e la sua community, a plasmare il titolo e a far sbocciare la sua natura competitiva e contenutistica in modo che superi la sfida del tempo.