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RECENSIONE SWITCH

One Piece Odyssey | Com'è su Nintendo Switch?

One Piece Odyssey è sbarcato anche su Nintendo Switch e, dopo averci speso parecchie ore, siamo pronti a dirvi com'è venuto.

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

In sintesi

  • Tutti i contenuti pubblicati per il gioco, in un unico pacchetto per Switch.
  • Versione "minore" rispetto alle altre, in termini d tecnici.
  • Troppo (e insensatamente) costoso al lancio.

Informazioni sul prodotto

Immagine di One Piece Odyssey
One Piece Odyssey
  • Sviluppatore: Bandai Namco, ILCA Inc.
  • Produttore: Bandai Namco
  • Distributore: Bandai Namco
  • Testato su: SWITCH
  • Piattaforme: PC , PS4 , XSX , PS5 , SWITCH
  • Generi: Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 12 gennaio 2023 - 26 luglio 2024 (Switch)

Dopo anni di conversioni tardive, alcune delle quali in maniera ingiustificata, l'utenza Switch è ormai abituata a giocare con qualche mese di ritardo molti dei principali titoli multipiattaforma, spesso con la parziale consolazione di vedere inclusi nel pacchetto eventuali DLC ed espansioni usciti post lancio.

Questa pratica, negli ultimi sette anni abbondanti, ha però anche visto arrivare sulla console ibrida Nintendo titoli enormi (Nier Automata, No Man's Sky, i Wolfenstein, i Doom, Kingdom Come Deliverance, Red Dead Redemption, Remnant from the Ashes, Alien Isolation e tantissimi altri, andando solo a memoria) che mai ci saremmo aspettati di avere la libertà di giocare ovunque, limitati solo dalla durata della batteria della nostra console portatile.

Oggi siamo qui per dirvi se anche One Piece Odyssey, pubblicato da Bandai Namco e sviluppato da ILCA, uscito una manciata di giorni fa sulla portatile della casa di Kyoto, appartiene o meno a questa fortunata genia di prodotti che ha fatto felici milioni di videogiocatori in tutto il mondo.

Una storia nella storia, per tutti (o quasi)

Grazie alla sua natura di gioco a sé stante, con una trama autoconclusiva che non richiede necessariamente di aver letto i manga originali, One Piece Odyssey ha il pregio di fungere da ideale porta d'ingresso nel variopinto e longevo mondo ideato da Eiichiro Oda a partire dal lontano 1997.

Nondimeno, i fan di vecchia data del franchise, a cui sicuramente il prodotto è rivolto, non potranno non apprezzare riferimenti alla saga principale, tra strizzatine d'occhio e battute comprensibili solo a chi mastica pane e One Piece da almeno un ventennio.

One Piece Odyssey è la porta d'ingresso ideale per nuovi fan nel franchise.
Proprio come nelle altre versioni, si passano le prime ore di gioco a riassemblare la ciurma
, inizialmente sparpagliata sull'isola in seguito ad un rovinoso naufragio, per poi bearsi di un cast che ha scritto la storia recente dei manga shonen, non solo in patria.

In questa sede, come sempre facciamo in occasione delle recensioni tecniche dei titoli portati su console da PC o su Switch da altre piattaforme, non ci dilungheremo sulla trama, sui personaggi e nemmeno troppo sul gameplay, dal momento che la nostra recensione delle altre versioni, firmata dal prode Silvio Mazzitelli e pubblicata appena un anno e mezzo or sono su queste pagine, assolve benissimo al compito.

Qui, invece, cercheremo di capire come il titolo ILCA si adatti alla console ibrida Nintendo per ritmi di gioco e per messa in scena – discorso mai banale, considerata l'ampia forbice esistente tra le piattaforme degli altri due grandi editori sul mercato, ovvero Sony e Microsoft (per non parlare del PC), e la console ibrida della grande N, che si appresta a spegnere otto candeline.

Niente di nuovo sul fronte occidentale

Il sistema di gioco è quello già visto (ed apprezzato) ad inizio 2023: il prodotto ILCA si configura come il più classico dei JRPG a turni su licenza, con grande attenzione ai costumi e ai dialoghi tra i personaggi, fanservice come se piovesse ed una struttura assai collaudata (e forse un po' logora, a dirla tutta) su cui poggiarsi sul versante puramente ludico.

La scelta per quanto concerne i membri del party è ampia, ma la differenziazione tra di essi non è poi così marcata, e presto la scarsa profondità degli aspetti ruolistici emerge, e con essa un'intelaiatura vista e rivista decine di volte.

Eppure il dungeon design è molto buono: in diversi punti delle mappe è possibile interagire sfruttando le abilità peculiari di ognuno dei membri della ciurma e l'esplorazione ne esce rafforzata, ravvivando l'avanzamento ed offrendo spunti ludici godibili anche al di fuori del combat system.

I nemici sono sempre visibili sulla mappa e questo offre un vantaggio al giocatore, che può colpirli alle spalle per assicurarsi un colpo critico gratuito ad inizio combattimento: proprio come sulle altre piattaforme, One Piece Odyssey è tutt'altro che un gioco impegnativo, ed i veterani del genere alla ricerca di una bella sfida dovranno guardare altrove.

Il sistema in stile "carta, forbici, pietra", con i nemici sensibili agli attacchi di forza, velocità o tecnica funziona benone, senza rivoluzionare il genere ma consentendo ad ampie fasce di pubblico di cimentarsi con il titolo senza troppi patemi.

Da un lato, soprattutto i fan più giovani apprezzeranno questa semplicità d'approccio, ma sul lungo periodo il basso livello di sfida non contribuirà a tenere alto l'interesse nei confronti del titolo, con gli incontri regolari che diventeranno presto noiose incombenze di routine che spezzeranno il ritmo dell'esplorazione dell'isola.

Qualora aveste la nostra medesima esperienza in fatto di giochi di ruolo giapponesi, vi troverete ben presto a ricorrere all'efficiente sistema di battaglie automatiche, insomma.

La situazione migliora leggermente in occasione degli scontri con i boss, ma siamo comunque dinanzi ad un prodotto che ha scelto di fare dell'accessibilità un marchio distintivo.

Quanti compromessi siete disposti ad accettare?

Nonostante l'abbassamento a 30 fps cui la versione Switch è andata incontro, peraltro non sempre stabilissimi, la qualità visiva di One Piece Odyssey sulla console della grande N ci è parsa piuttosto deludente, con un numero esagerato di texture in bassa risoluzione ed una generale sporcizia dell'immagine, che non avevamo riscontrato nemmeno su Xbox One, la console più vicina a Switch in quanto a performance.

Tanto durante le cut-scene quanto durante i combattimenti, alla minor risoluzione rispetto alle controparti si aggiungono pronunciati fenomeni di aliasing e geometrie eccessivamente semplificate, che tolgono un po' di lustro alle ambientazioni e al senso di immedesimazione.

I compromessi tecnici sono tanti e purtroppo sono ben visibili.
La risoluzione dinamica, che da un lato consente al frame rate di mantenersi su livelli accettabili, si rivela quindi troppo aggressiva con la qualità dell'immagine, generando situazioni assai poco attraenti soprattutto quando si gioca in modalità docked.

A giungere in soccorso a questa insoddisfacente qualità dell'immagine ci sono due elementi: uno, noto, è il gioco in modalità portatile, dove la risoluzione nativa e lo schermo più piccolo aiutano a nascondere parecchie magagne, e l'altro è rappresentato dallo stile grafico in cel-shading, che sfuma le linee ed ammorbidisce l'impatto altrimenti deleterio delle texture di più bassa definizione.

Non va meglio se si analizzano i tempi di caricamento, ulteriormente prolungati rispetto a quelli già non esattamente fulminei delle altre versioni, che pure sono sul mercato da oltre un anno: su Switch l'attesa è raramente inferiore a diverse decine di secondi, con una situazione solo marginalmente migliore quando la console è collegata al dock.

Durante la nostra prova, in compenso, il frame rate non ha mai denunciato grosse difficoltà: ci si allontana spesso dai 30 fps, soprattutto durante le fasi esplorative ed in prossimità delle città, dove aumentano gli NPC e le costruzioni poligonali, ma, complice la natura a turni del prodotto, mentiremmo se dicessimo che le performance ci hanno impedito di goderci il gioco.

Il vero problema, il classico elefante nella stanza, come spesso accaduto su Nintendo Switch, è rappresentato dal prezzo richiesto al debutto per questo porting: l'aggiunta di tutti i costumi rilasciati dopo il lancio e dell'espansione denominata Reunion of Memories, completabile in sei o sette ore al massimo, non giustificano, a nostro parere, i 60 euro richiesti da Bandai Namco per questa versione, soprattutto alla luce del fatto che le altre (molte delle quali tecnicamente più performanti di quella qui recensita) si trovano facilmente a meno della metà, quando non ad un terzo.

Ci sono stati casi in cui la cosiddetta "tassa Switch" ha pesato di meno sul nostro giudizio finale, dinanzi a conversioni di ottima qualità o a titoli che comprendevano contenuti scaricabili molto più corposi, come nei casi di Dying Light o The Witcher 3, ma crediamo che One Piece Odyssey non possa purtroppo essere aggiunto a questa lista di giochi virtuosi.

Voto Finale

Conclusioni Finali di SpazioGames

Pro

  • Buono tanto per i fan quanto per i neofiti

  • Sistema di gioco adatto alla serie, con tanti personaggi in azione

  • Dungeon design interessante

Contro

  • Costa almeno il doppio rispetto alle altre versioni

  • Esteticamente la versione più debole del lotto

  • Tremendamente facile

Commento

L'unico caso in cui ci sentiremmo di consigliare ad occhi chiusi la versione Switch di One Piece Odyssey sarebbe quello in cui il lettore sia un grande appassionato della serie e non possegga altro che la console ibrida Nintendo per giocarci: il prodotto, in fondo, rimane buono come lo era al tempo della prima pubblicazione, e nella sua classicità può comunque rivelarsi interessante a prescindere dall'esperienza videoludica dell'utente.
In tutti gli altri casi, però, considerando i numerosi compromessi sul versante tecnico ed il prezzo richiesto su Switch, non potremmo che caldeggiare l'acquisto su una delle altre piattaforme sul mercato, dove si godrebbe di una resa audiovisiva migliore ad un prezzo decisamente più ragionevole.
Sebbene ci avessimo sperato, insomma, One Piece Odyssey non riesce ad aggiungersi alla (lunga) lista dei cosiddetti "port impossibili" su Switch, che ci hanno permesso di giocare, negli ultimi sette anni, a titoli che mai avremmo immaginato svincolati dal setup classico da salotto.
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