No Longer Home | Recensione - Cambiare casa, cambiare vita
No Longer Home è un'avventura grafica sul fatto che spesso casa non sia un qualcosa, ma qualcuno. Scopriamola nella recensione.
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a cura di Nicolò Bicego
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Humble Grove
- Produttore: Fellow Traveller
- Distributore: Fellow Traveller
- Piattaforme: PC , PS4 , XSX , SWITCH , PS5
- Generi: Avventura grafica
- Data di uscita: 2021 (PC, Switch, Xbox) - 3 marzo 2023 (PS4, PS5)
Ci sono giochi la cui storia rimane impressa per la sua epicità o per la sua capacità di creare un mondo credibile, in cui ci si appassiona alle vicende dei personaggi come se fossero reali, al punto da sentire un po’ di magone quando arriva il momento di abbandonare quel mondo.
Ci sono invece giochi che puntano su argomenti o tematiche molto specifiche, facendo in modo che la storia ruoti completamente intorno a questo punto. È questo il caso di No Longer Home, titolo sviluppato dal duo di Humble Grove Studios, già uscito su Nintendo Switch, Xbox Series X|S e PC – e arrivato di recente anche su PlayStation 4 e PlayStation 5.
Il tema in questo caso, come si può intuire dal titolo, riguarda il concetto di casa: i due protagonisti sono due giovani adulti in procinto di abbandonare il loro alloggio da studenti – e si trovano a condividere gli ultimi momenti insieme guardando agli ultimi anni trascorsi sempre fianco a fianco.
Come dicevamo, si tratta di un tema molto particolare, che però molte persone avranno affrontano nella loro vita, soprattutto gli studenti universitari. Tuffiamoci quindi in quello che per molti sarà un vero e proprio viaggio nei ricordi.
Casa, ancora per poco
La storia di No Longer Home ruota intorno a due protagonisti, Ao e Bo, due coinquilini in una casa per studenti a Londra, giunti finalmente al momento di cambiare la loro abitazione. Il visto di Ao, proveniente dal Giappone, è infatti in scadenza, ed anche per Bo è arrivato il momento di decidere il da farsi per il futuro.
L’imminente fine del loro tempo insieme è il filo conduttore della storia: negli ultimi giorni di convivenza, i due protagonisti si troveranno a ricordare gli anni passati in quella casa, analizzando con un pizzico di malinconia ogni oggetto ed ogni soprammobile di quella che presto non sarà più casa loro.
Ad aggiungere un ulteriore tassello alla storia c’è il fatto che entrambi i protagonisti siano non-binari: questo aspetto viene reso esplicito nelle prime battute della trama, ed è un elemento piuttosto importante nella psicologia dei personaggi. Prendiamo Ao, ad esempio: la sua passione per la cucina veniva identificata, in Giappone, come una cosa da “perfetta moglie”, e per Ao il fatto di rendere la cucina qualcosa legato al genere è semplicemente inconcepibile.
Il fatto di essere entrambi non-binari aggiunge profondità al loro rapporto: in un mondo che ha ancora molta difficoltà a capire (ed accettare, purtroppo) il significato di questa definizione, i due sono arrivati ad essere una sorta di zona sicura l’uno per l’altro.
Non vogliamo anticiparvi troppo sulla storia, anche perché vista la scarsa durata del gioco rischieremmo di rovinarvi per intero l’esperienza. Quello che vogliamo dirvi è che quanto la storia vi piacerà è estremamente soggettivo. Si sente davvero molto che quanto narrato è frutto dell’esperienza personale dei due sviluppatori; un messaggio all’inizio del gioco ci avvisa che le vicende narrate sono semi-autobiografiche, ma anche senza di esso sarebbe stato facile capire che chi ha scritto la storia ha vissuto queste emozioni in prima persona.
Se avete vissuto un’esperienza simile a quella di Ao e Bo, quella della fine della vita da studente e talvolta anche delle amicizie che la accompagnano, la storia saprà toccarvi nel profondo, perché cattura perfettamente le emozioni e le sensazioni di quei momenti, senza timori ma anche senza eccessi.
Se siete persone dal pianto facile, non temete: lo scopo di No Longer Home non è quello di farci provare malinconia, ma quello di ricordarci che le persone che costituiscono la nostra casa rimangono sempre con noi.
Se invece non siete legati a questa tematica, la storia potrebbe avere difficoltà a rimanervi impressa. Complice la scarsa durata, non abbiamo uno spaccato di vita su Ao e Bo, ed è difficile appassionarsi a loro come personaggi, così come alla storia che ruota intorno a loro, dato che ogni elemento è appena accennato. Si tratta di una scelta voluta, dopotutto: è come se ci venisse permesso di affacciarci alla finestra ed osservare le loro vite per qualche ora, senza sapere cosa è venuto prima e cosa verrà dopo.
Forse, con una durata più lunga ed una maggiore attenzione agli elementi secondari della storia (gli altri coinquilini in primo luogo), No Longer Home avrebbe potuto fare di più e meglio, ma anche così abbiamo apprezzato molto il tentativo degli sviluppatori di concentrarsi su una specifica fase di vita.
Dal punto di vista tecnico, No Longer Home adotta un particolare stile in low-poly, che ben si sposa con la narrazione intima che sta al cuore di questa esperienza. Le location di gioco si contano sulle dita di una mano, visto che l’avventura è ambientata quasi esclusivamente nell’appartamento di Ao e Bo, e difficilmente il gioco vi rimarrà impresso per la sua direzione artistica, anche se alcune scene sono davvero espressive a livello estetico (come il prologo, ad esempio).
Ovviamente, trattandosi di un gioco estremamente semplice non ci saremmo aspettati problemi di sorta, e così è stato: su PlayStation 5 (la trovate su Amazon) tutto scorre perfettamente, con tempi di caricamento praticamente inesistenti.
Anche per quanto riguarda il sonoro c’è poco da dire: le poche musiche presenti risultano più che altro un accompagnamento nell’avventura, poiché contribuiscono a creare la giusta atmosfera ma non rimangono impresse a fine partita.
Una casa piena di ricordi
No Longer Home (che potete acquistare con il credito PlayStation Store tramite Amazon), dal punto di vista del gameplay, è quanto di più classico vi potete aspettare da un’avventura grafica punta e clicca. Nel corso del gioco, controlleremo sia Ao che Bo, e potremo interagire con diversi oggetti e personaggi presenti nell’appartamento.
Il gioco viene presentato con una visuale isometrica e potremo ruotare l’ambientazione intorno a noi, in modo da scoprire altri oggetti all’interno di ogni stanza.Interagendo con gli oggetti e con gli altri personaggi, aiuteremo Ao e Bo a rivivere i ricordi collegati al tempo passato insieme in quella casa: i vinili collezionati insieme, la spazzatura che forse Ao buttava troppo poco spesso, i pasti cucinati nel corso di interminabili giornate.
E No Longer Home è tutto qui: il gioco dura solamente due ore, scorrendo placido e tranquillo verso i titoli di coda. Molti dialoghi offrono delle scelte multiple, che però sono completamente fini a se stesse, e non cambiano nulla se non la successiva linea di dialogo. Questo tipo di impostazione può piacere o non piacere, ma in definitiva è quella giusta per il tipo di racconto che avevano in mente gli sviluppatori.
Dilungarsi oltre sul gameplay sarebbe superfluo: è talmente semplice che sarebbe stato impossibile non renderlo funzionale.
Quello che rimane da fare, quindi, è tirare le somme su No Longer Home. Si tratta di un titolo che si pone un obiettivo molto specifico: raccontare un pezzo di vita degli sviluppatori e far riprovare, a chi ci è passato, le stesse emozioni che loro hanno vissuto in quei momenti.
Questo obiettivo viene centrato in pieno: se siete passati anche voi da una casa per studenti, o comunque da esperienze simili, vi ritroverete, almeno in parte, nei racconti di Ao e Bo. Le ambizioni del gioco finiscono qui, e questa sua specificità è anche il suo più grande limite.
Non prendendosi il tempo per raccontare meglio la storia di Ao e Bo, No Longer Home difficilmente risulterà appassionante per chi non ha già care queste tematiche. Insomma, si tratta di un buon banco di prova per gli sviluppatori, ed è facile capire come in questa loro opera abbiano messo davvero molto del loro cuore. Speriamo che con i loro prossimi lavori possano riuscire anche a raccontare qualcosa di più complesso e coeso, sfruttando a dovere l’abilità qui dimostrata nel toccare tematiche molto difficili da mettere in scena.
Versione recensita: PS5
Voto Recensione di No Longer Home - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Tratta una tematica difficile in modo per niente scontato
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Se siete passati da esperienze simili vi rimarrà nel cuore...
Contro
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... altrimenti, lo dimenticherete molto facilmente
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La scarsa durata non gli permette di approfondire storia e personaggi
Commento
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