Era il tempo di maghi e cavalieri, in un mondo dove si respirava aria dall’odore fortemente gotico, al clangore di spade e armature indossate durante battaglie consumate all’ordine del giorno. E proprio come a ogni giorno segue la notte, anche questo genere di titoli che si presentano al pubblico come mix di fantasy, RPG e dungeon, vede nel suo infinito bacino dei frutti più o meno maturi, che non sempre risultano apprezzati al gusto di chi li assaggia. Questo è quanto possiamo affermare già dopo alcuni minuti di prova del nuovo titolo dello studio indie slovacco Fishcow Studio, ossia Moonfall Ultimate, un gioco sbarcato il 4 settembre su diverse piattaforme, tra cui Steam per PC, come lo abbiamo provato noi. Certo, al giorno d’oggi possiamo ammettere di averne sentite davvero tante, se non (quasi) tutte su mondi come quello narrato dai ragazzi del team, e proprio come temevamo, alla domanda “cosa ci sarà di nuovo stavolta?”, oppure “su cosa avranno puntato in modo unico e originale i creatori di questa storia?”, ebbene ci dispiace dover rispondere: “molto poco”. Rimangono in mano poche briciole di un gioco che già nella narrazione del prologo ci anticipa ben poco di innovativo: si tratta della storia di un regno, il mondo di Terra Nihil, dove dovremo difendere l’Impero dopo la morte del re e la faticosa successione con la salita al trono del figlio, Thelonius. Uno dei motivi scatenanti del conflitto è una strana sostanza, il Lunarium, adocchiata da maghi e stregoni, e così ci ritroviamo noi, nei panni di un combattente pronto a sfidare 13 livelli di longevità non troppo lunga e dalla complessità altrettanto ridotta, a portare a termine missioni e cercare di riportare gli equilibri in terra.
Come anticipato, la storia non porta con sé alcun valore aggiunto rispetto alle tradizionali narrazioni. Purtroppo non potremo aspettarci molto di più dal gameplay: dopo aver scelto se giocare in single o multiplayer locale, solo in compagnia di un altro giocatore, potremo anche decidere se controllare il nostro avatar da tastiera, con due tipi diversi di combinazione di tasti, o da pad. Non godremo di una localizzazione in italiano, quindi dovremo destreggiarci tra inglese o, volendo, in slovacco o alcune lingue dell’est Europa e asiatiche. Andando oltre, disponiamo di una tripla scelta anche per quanto riguarda la difficoltà di gioco e la classe del nostro personaggio, tra Vanguard, Elementalist o Shadow, per dare la precedenza a magia, armi e asce o frecce e faretre e scagliarci contro i diversi nemici che ci si pareranno di fronte. Attenzione però per quanto riguarda i comandi del nostro avatar: la scelta e l’impostazione dei tasti non sempre è comodissima per come dovremo destreggiarci tra un tasto e l’altro, considerando che non ci saranno solo i classici “WASD” o le frecce direzionali per guidare il nostro personaggio, ma anche altre lettere da digitare in concomitanza, soprattutto nei momenti di battaglia, dove scopriremo il primo di una serie di problemi tecnici: l’avatar non compie due movimenti insieme. Ad esempio, premendo insieme un tasto per voltarci o cambiare direzione mentre stiamo attaccando, il personaggio non risponde a questo secondo comando, non permettendo un movimento combinato e fluido in battaglia. Si tratta di una problematica evidente soprattutto negli scontri dove il numero di nemici e il tasso di sangue versato incrementano notevolmente, soprattutto in Endless Mode, dove combatteremo senza sosta contro un numero sempre più elevato di temibili esseri e mostri, tra mille difficoltà. Ci ritroviamo in queste situazioni anche a causa di una visione non migliorata dalla telecamera fissa come è previsto in un videogioco a scorrimento in 2.5D. L’innaturalezza dei movimenti viene anche accentuata dalla quasi nulla interazione con l’ambiente, dove il personaggio deve seguire dei percorsi chiusi e prestabiliti, senza poter scendere in acqua ad esempio o interagire con ogni oggetto che troviamo sul cammino.
A tal proposito, gli elementi che caratterizzano gli spazi e gli ambienti di gioco sono molto scarsi e rendono gli scenari piuttosto frugali, dove spesso avremo a che fare con ampi terreni vuoti, oltre a notare così i bug evidenti in modo ancora più accentuato. Il personaggio infatti attraversa alcuni oggetti materiali, un errore che potrebbe essere accettato (fino a un certo punto) solo in fase alfa o beta di un progetto, non di certo in fase post lancio di un titolo. Inoltre non mancano dei difetti nel passaggio da uno scenario all’altro della mappa esplorabile di un livello, dove l’ambiente talvolta cambia all’improvviso, prima ancora che abbiamo valicato l’impalpabile ma fondamentale linea di confine invisibile tra i diversi spazi, un’esperienza che l’occhio non ha gradito molto. Proprio perchè anche questo organo, come è noto, vuole la sua parte, ci auguravamo di poterci rifare con la grafica offerta dal titolo, che fa rialzare il nostro apprezzamento nei suoi confronti, ma non del tutto, lasciandoci un retrogusto amaro. Abbiamo notato certamente dei disegni realizzati a mano assolutamente godibili nelle sequenze narrative e nelle schermate dei menu, ma lo stile delle scritte non si confà a un genere fantasy ambientato in epoca ipoteticamente medioevale. Il colore e i caratteri sono molto più associabili a navicelle spaziali e gare di racing, ambienti tecnologici e dalla grafica molto più raffinata e adatta a raccontare un mondo contemporaneo.
Nemmeno il comparto artistico, sia nella grafica che nell’audio, riesce a soddisfare il giocatore, rendendo un po’ più gratificante l’esperienza di gioco. Alcune incongruenze infatti vedono protagoniste una differenza quasi sempre totale tra doppiaggio e testo sottotitolato del parlato dei vari personaggi, una dissonanza che non si spiega molto, così come le due diverse melodie unite a comporre una sola traccia di colonna sonora, dando origine a una cacofonia poco gradevole alle nostre orecchie, se prestiamo ascolto alla musica che ci accompagna durante la partita e che, essendo abbastanza ripetitiva, non potrà fare altro che entrarci in testa e la dimenticheremo difficilmente proprio per la sua ripetitività e “particolarità”. Nel complesso dunque abbiamo tra le mani un titolo che si snoda tra pochi livelli, senza dare un particolare valore aggiunto alla nostra esperienza di giocatori e che possiamo goderci solo se siamo alla ricerca di qualcosa di assolutamente facile e nient’affatto originale. I ragazzi di Fishcow hanno giocato male la loro carta, avendo a disposizione un genere che si configura ancora come un terreno sempre fertile, nonostante i raccolti siano stati parecchi nel corso degli anni. Nonostante si tratti di una rivisitazione del loro titolo lanciato tre anni or sono, con questo gioco sembra di fare un salto indietro nel tempo di almeno dieci anni, rendendo l’esperienza complessivamente abbastanza anacronistica, scomoda e dalla lavorazione naive, senza particolare attenzione prestata al lavoro messo sul mercato.
+ grafica dai colori vividi
+ scelta della classe del personaggio e della difficoltà di gioco
+ possibilità di gioco in Endless Mode
– bug nei movimenti e nelle interazioni con l’ambiente
– assenza di originalità nella narrazione e nel gameplay
– discordanza tra doppiaggio e testo del parlato
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– risultato complessivamente anacronistico e artisticamente caotico
Non ha alcun appeal, meccaniche e gameplay anacronistici, privo di originalità. Non ci sono spunti unici o particolari che possano far apprezzare questo gioco, sia nella narrazione che nelle tecniche di gioco. Il motivo per cui si dovrebbe giocare un titolo di questo calibro? L’amore per le storie di cavalieri e maghi, forse. Ma anche i patiti di fantasy RPG farebbe fatica, non dico a innamorarsi, ma anche solo a invaghirsi leggermente per essere sufficientemente motivato a buttarsi in queste terre desolate (e desolanti).