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Men of War II | Recensione - Profondità strategica

Men of War II è un RTS dedicato agli amanti della strategia, soprattutto a quei fan che attendevano un secondo capitolo da oltre quindici anni.

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

In sintesi

  • Perfetto per chi cerca uno strategico senza compromessi.
  • Una quantità notevole di contenuti.
  • Purtroppo fa davvero poco per rendere comprensibile ogni suo ingranaggio.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Men of War II
Men of War II
  • Sviluppatore: Best Way
  • Produttore: 1C Entertainment
  • Distributore: Fulqrum Publishing
  • Testato su: PC
  • Piattaforme: PC
  • Generi: Strategico
  • Data di uscita: 20 settembre 2023 (Early) - 15 maggio 2024

Sono passati circa quindici anni dalla pubblicazione di Men of War e, espansioni e spin-off a parte, Best Way non poteva scegliere un periodo migliore per dare vita al secondo capitolo. Questo strategico in tempo reale ambientato durante la Seconda Guerra arriva infatti in un momento di magra per quel che riguarda gli RTS, in particolar modo se si considerano quelli dedicati al conflitto del ‘39.

A questo bisogna poi aggiungere che il principale esponente della categoria non se la passa affatto bene, un Company of Heroes 3 accompagnato da più ombre che luci, vittima di una monetizzazione davvero fastidiosa e con un gameplay molto più veloce e semplificato che si è decisamente allontanato dalle sue radici.

Men of War II ha dunque un notevole vantaggio di partenza, ma questa fortuna relativa va sfruttata a pieno e, dopo parecchio tempo passato sui campi di battaglia di tutta Europa, possiamo dire che il team di sviluppo è riuscito solo in parte a capitalizzare l’opportunità offerta dal mercato.

Un ritorno alle origini

Best Way ha preferito optare per una via conservativa, tanto che la recensione di Men of War II potrebbe essere riassunta in queste pochissime parole: “Se vi è piaciuto il primo capitolo, amerete anche questo sequel”.

La frase poco sopra utilizzata ha sia aspetti positivi che negativi e lascia intendere come sia stato fatto ben poco lavoro per rendere più accessibile un titolo che fa della profondità uno dei suoi principali punti di forza.

Al contrario, se siete disposti a perdere ore a imparare tutti i comandi e a chiudere un occhio e mezzo su una interfaccia tutt’altro che perfetta, in Men of War II troverete un concentrato di tattica bellica nella sua migliore accezione.

Tante ore in compagnia di carri e artiglieria

Abbiamo usato l’aggettivo infinito per un motivo ben preciso: i contenuti messi a disposizione sono davvero numerosi. Partiamo con le modalità in single player, quelle su cui ci siamo maggiormente concentrati data la scarsa quantità di rivali online – una penuria che ci ha permesso solo di sfiorare la ricca componente multiplayer.

Anche se avete una certa esperienza con gli RTS, Men of War II vanta un livello ulteriore in termini di profondità.
Il primo passaggio obbligatorio è il tutorial, sapientemente diviso in tante missioni introduttive, indispensabili per apprendere le meccaniche di base e anche per avere un primo sguardo su tutti i sistemi più complessi. Purtroppo questa sezione non è stata approfondita a sufficienza e anche se avete una certa esperienza con RTS di questo genere, sappiate che con Men of War II siamo su un livello ulteriore in termini di profondità.

L’unica soluzione è quindi lanciarsi nelle altre modalità di gioco e, superata la fase di rodaggio, la prima portata principale sono le tre campagne narrative dedicate alle fazioni sovietiche, americane e tedesche.

Dopo aver completato gran parte di queste missioni, possiamo affermare con tranquillità di non ricordare il nome di nessun protagonista. Il motivo principale è il poco spazio dedicato alla presentazione dei personaggi, buttati in mezzo alla mischia con qualche rapido filmato e poco più che dei pretesti per cimentarsi in vaste battaglie sui fronti occidentali ed orientali.

Almeno ci siamo risparmiati i soliti cliché sul soldato russo che lotta contro la burocrazia sovietica, l’americano tutto di un pezzo che salva il mondo o, ancora, il generale tedesco disilluso che vuole ribellarsi al Reich. A dire il vero quest’ultimo ci sarebbe anche, ma non aspettatevi una introspettiva sulla psicologia delle masse o chissà quali dilemmi morali. 

Per quelli che alle storie preferiscono la Storia, Men of War II ha anche una serie di missioni che ricalcano i momenti fondamentali della Seconda Guerra Mondiale, con un focus particolare sulla controffensiva sovietica denominata Operazione Bagration – e, sul fronte opposto, all’avanzata alleata sulle coste della Normandia in quella che è passata alla storia come Operazione Overlord. 

I contenuti in single player non sono ancora finiti, perché c’è spazio anche per una modalità chiamata Raid e che genera delle campagne sempre differenti mischiando varie tipologie di missioni e obiettivi, mentre la ciliegina sulla torta è la partita Conquista.

Questa ultima tipologia aggiunge anche un livello strategico a quello tattico, con una mappa suddivisa in regioni da conquistare scontro dopo scontro, spostando i singoli battaglioni in un continuo susseguirsi di offensive e strenue difese dei territori conquistati.

Purtroppo la componente strategica è però appena abbozzata e siamo ben lontani dai complessi piani che ci siamo trovati a gestire in Steel Division II, dove davvero ci eravamo sentiti dei generali alle prese con accerchiamenti e un fronte che si estendeva su una mappa di centinaia di chilometri quadrati.

Sui campi di battaglia

Complessivamente, tutte queste modalità hanno un altissimo valore dal punto di vista della quantità, ma la qualità è decisamente più altalenante, almeno fino a che non si analizzano nel dettaglio le singole battaglie, momento in cui Men of War II diventa davvero la quintessenza della tattica, alle volte con un’ambizione forse esagerata. 

Che si tratti delle campagne storiche o di quelle narrative, ogni missione propone sempre obiettivi dinamici, le istruzioni difficilmente si ripropongono sempre uguali battaglia dopo battaglia – e, per fortuna, sono davvero pochissimi i momenti in stile stealth, dove gli RTS hanno sempre faticato per via di un pathfinding mai perfetto.

Al contrario, i ritmi sono sempre serrati e anche al livello di difficoltà intermedio l’AI si è rivelata un avversario da non sottovalutare, capace di sfruttare ogni nostro errore e di impiegare al meglio le proprie truppe per scardinare i nostri piani. 

Ecco, Men of War II è davvero un titolo in cui la pianificazione conta e dove assaltare le linee nemiche in stile Zerg equivale ad un rapido suicidio.

Prendiamo in considerazione la più semplice delle unità di fanteria, composta in genere da quattro o cinque soldati. Questi ultimi possono essere guidati singolarmente oppure come una formazione unitaria, sono utili per scavare trincee o per creare barricate con i sacchi di sabbia, con la pressione di un tasto si accede al loro inventario – e le munizioni a loro disposizione sono contate e non vanno mai sprecate per non rimanere a secco nel bel mezzo di uno scontro.

La pianificazione è fondamentale e la distruttibilità degli ambienti cambia la mappa di continuo.
Tranquilli, abbiamo solo scalfito la superficie, visto che nell’equipaggiamento c’è anche spazio per bende con cui medicare gli alleati o, ancora, per gli indispensabili kit per riparare i mezzi abbandonati nella terra di nessuno.

L’elenco potrebbe proseguire all’infinito, ma vi risparmiamo tutti i dettagli sulle specializzazioni, sulle truppe d’assalto letali contro i carri, sugli ingegneri, sui sabotatori con cui distruggere i reparti nemici nel silenzio assoluto o sui cecchini da fare appostare dentro un edificio abbandonato.

Chiaramente questa ultima soluzione può rivelarsi un passo falso, visto che un colpo di obice ben assestato fa crollare in mille pezzi la costruzione traballante e che la distruttibilità degli ambienti muta di continuo la mappa e va di pari passo con una pianificazione in costante evoluzione. 

La lista delle truppe a disposizione delle tre fazioni – i già citati sovietici, americani e tedeschi – è davvero lunga e un ampio spazio è dedicato alle varie categorie di mezzi, che spaziano dalle agili motorette ai pesanti panzer, passando anche per i semplici camion con cui trasportare più rapidamente la fanteria e l’artiglieria.

I carri meriterebbero poi un capitolo a parte, non fosse altro per il loro livello di dettaglio maniacale, con tanto di UI dedicata e che presenta le singole parti, come cingoli, cannoni, motori e piloti, che possono saltare in aria singolarmente o bloccarsi proprio sotto i colpi incrociati del nemico.

Vogliamo solo condividere con voi un momento di gioia al contrario. Durante un assalto all’ultimo sangue, il nostro piano offensivo si è arenato sul più bello proprio quando una cassa di munizioni trasportata a fatica verso il fronte è letteralmente saltata in aria, una deflagrazione che ha portato via con sé i poveri soldati lì accanto, oltre agli Howitzer e ai carri armati che attendevano i preziosi rifornimenti.

Come se non bastasse, il nostro squadrone si trovava oltre il fronte nemico, in una zona evidenziata da una linea che muta a seconda delle conquiste effettuate e che penalizza le truppe alleate, accerchiate da una nebbia di guerra che cela i movimenti nemici e che richiede un approccio molto più cauto.

A questo punto la sconfitta era inevitabile, anche a causa del sistema di reclutamento molto restrittivo. A differenza del collega Company of Heroes – o della gran parte degli strategici in tempo reale –- in Men of War II è pressoché assente il base building, così come la raccolta di risorse in senso stretto.

Al contrario, il team di sviluppo ha preferito adottare un sistema analogo a quello presente negli Steel Division. Prima di ogni missione, con delle varianti a seconda delle modalità di gioco, occorre costruire manualmente i propri battaglioni, composti da squadre miste di fanteria, artiglieria e carri.

Ciascuna unità ha un costo ben preciso e durante le partite non è possibile sfruttare senza soluzione di continuità i rinforzi, ma occorre aspettare che le linee di rifornimento tornino attive e soprattutto tenere in considerazione le unità ancora a disposizione per i battaglioni.

Una volta terminate – e perse – le pedine non c’è più modo di proseguire la partita, motivo per cui anche un singolo soldato appiedato può fare la differenza fra una coraggiosa vittoria o una rovinosa sconfitta.

Il vero nemico

Insomma, Men of War II è uno strategico che fa della profondità la sua vera ragion d’essere, peccato che come nel primo capitolo tale complessità non sia supportata da una interfaccia all’altezza del suo compito.

Al di là di una serie di comandi e shortcut da tastiera che va ben oltre il micromanagement, il vero problema è capire quale unità si sta selezionando, perché ogni tanto si trovano dei soldati dispersi lontani dai loro colleghi e che cosa significhino tutte quegli indicatori che appaiono costantemente sopra le icone delle pedine.

Come detto in apertura, il tutorial non si avventura nella spiegazione specifica di ogni meccanica di gioco e l’unico modo per comprendere a fondo tutti i dettagli è armarsi di pazienza, sbagliare nel momento peggiore la pressione di un tasto e combattere anche contro una telecamera forse fin troppo ravvicinata, che spesso fatica a inquadrare al meglio un fronte vasto e su cui sono dispersi carri e mezzi difficili da richiamare all’ordine. 

Voto Recensione di Men of War II | Recensione


7.7

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Numerose campagne e modalità di gioco

  • Le fazioni sono ben caratterizzate e con tante truppe

  • AI davvero agguerrita

  • Semplicemente, un ottimo strategico...

Contro

  • ... Ma solo per chi è disposto a sbatterci contro la testa

  • L'UI non è organizzata al meglio

  • Qualche imprecisione nei comandi

Commento

In realtà non ci sarebbe molto da dire su Men of War II. Il titolo sviluppato da Best Way ricalca da vicino quanto già visto nel primo capitolo, apporta qualche miglioramento e segna un passo in avanti dal punto di vista tecnico, ma si tratta sempre di un ottimo RTS, tanto profondo quanto poco accomodante. 
Il nostro consiglio è quello di non arrendervi davanti alle prime difficoltà e di chiudere un occhio sulle evidenti imprecisioni dell'interfaccia e dei comandi, perché superati questi due ostacoli ci si ritrova con fra le mani uno strategico capace di regalare non poche soddisfazioni. 
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