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Mega Man 11 Recensione | Il ritorno del robottino blu di Capcom

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Che Capcom si sia rimessa sulla retta via, rilanciando i propri franchise più significativi dopo un periodo di grande confusione, è ormai un dato di fatto acclarato. Non poteva dunque mancare all’appello quella che è un po’ la mascotte della software house di Osaka, ossia quel Mega Man ingiustamente bistrattato o senza più un capitolo all’altezza della sua fama. Ecco dunque che dopo Mighty No 9, considerato una sorta di capitolo apocrifo che non ha però saputo conquistare critica e pubblico, Mega Man 11 dimostra come si possa rinnovare una formula di gioco storica pur restando saldamente ancorati al passato.

Not a medio man

Proprio in occasione del trentennale di Mega Man, Capcom ha deciso di rimettere il robottino blu in pista, aprendo la strada al nuovo futuro della serie ma senza voler strafare. Si tratta infatti di un capitolo realizzato con un budget non di certo elevato, quasi a voler tastare il terreno e capire se ha ancora lo stesso appeal di una volta, sia tra i vecchi giocatori sia tra le nuove leve.

Non è pertanto una sorpresa scoprire che in questo capitolo la componente narrativa sia ridotta all’osso, senza però mettere da parte le vicende di base che hanno sostenuto la saga, in particolar modo la disputa tra il Dr. Light e il Dr. Wily.

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Ecco dunque che attraverso un canovaccio narrativo portato avanti tramite scenette animate e illustrazioni, si scopre che ai tempi dell’università il dottor Wily aveva ideato un congegno che all’epoca venne scartato in favore della creazione partorita dal collega-rivale. Il dispositivo in questione era in grado di soggiogare i robot, potenziarli e usarli a proprio piacimento, ed è in sostanza l’arma non convenzionale che Wily userà per scatenare il caos e mettere in subbuglio il mondo, avendo alla sua mercé otto Robot Master che, in fin dei conti, sono esattamente i boss di fine livello da affrontare. Visto lo stato di emergenza, il Dr. Light incarica Mega Man di intervenire usando il Double Gear, ritrovato tecnologico che è di fatto il fulcro del nuovo sistema di gioco implementato da Capcom.

Questo potenziamento permanente consente di attivare due distinte abilità: il rallentamento del tempo e il potenziamento dei colpi di cannone che il robottino blu spara dal braccio, ma attenzione: tenerli attivati per una manciata di secondi significa aumentare il surriscaldamento fino a essere costretti ad attendere un tempo di raffreddamento che non ne consente l’utilizzo per un breve periodo. Se ciò dovesse accadere nei momenti meno fortunati, rischierete di rimanere scoperti e subire le insidie rappresentate dai nemici e dagl’infingardi scenari, che in Mega Man 11 sono davvero una costante minaccia.

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È inoltre possibile attivare il potere del Double Gear contemporaneamente come ultima mossa disperata o nei momenti più complicati, avendo dunque un enorme potenziamento che non consente però la disattivazione manuale, con tutto ciò che ne consegue.

In Mega Man 11, anche i boss possono utilizzare le medesime abilità, costringendo i giocatori a imparare un quantitativo di pattern di attacco ben più elevato rispetto ai vecchi episodi. Le battaglie risultano essere così meno prevedibili, più avvincenti e senza dubbio più impegnative.

Non mancano nemmeno i mid-boss, anch’essi piuttosto impegnativi e al contempo vere e proprie dighe che si frappongono tra una metà e l’altra dei livelli, già non semplici coi nemici standard.

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Grandi poteri, grandi responsabilità

È evidente da quanto affermato quanto Mega Man 11 non sia affatto un titolo semplice né tanto meno abbordabile per i neofiti che scelgono il livello di difficoltà normale. A loro consigliamo il livello facile, che facile non è affatto, mentre i veterani possono tentare da subito la difficoltà di base, che ha dei picchi di asperità in certe sezioni specifiche e in quella finale. Andare oltre, tentare di scalare le classifiche o cimentarsi in una speedrun al massimo della difficoltà sono attività che consigliamo d’intraprendere dopo aver completato Mega Man 11 almeno una volta. Il leggero input lag dei joycon, sebbene non rappresenti un gran problema per gli utenti con meno pretese, lo è per i più esperti in cerca di precisione assoluta. Non sappiamo come si comportano le altre versioni, in tal senso, ma un po’ di latenza dei comandi su Switch va comunque segnalata.

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Al di là della novità rappresentata dal Double Gear non si registrano evoluzioni di alcun tipo, per Mega Man 11. La conduzione di gioco è quella classica della serie e si basa proprio sulla scelta arbitraria dei livelli da affrontare: non esiste un ordine prestabilito e toccherà dunque al giocatore capire in che modo riuscire ad avere la meglio dopo tanti tentativi e parecchie vite perdute per memorizzare la struttura dei livelli. Struttura che ci è parsa davvero molto buona, senza troppi arzigogoli ma molto efficace e funzionale alla difficoltà elevata che Mega Man ha sempre dimostrato di avere. Ogni livello assume le caratteristiche del boss che andrete ad affrontare, e siamo certi che alcuni arriverete ad odiarli, come per esempio quello di Bounce Man, pieno zeppo di palloncini su cui rimbalzare e trappole su cui finire mentre perdete il controllo a mezz’aria.

Qualora impadronirvi delle armi dei boss non dovesse bastare per raggiungere un buon grado di facilitazione, potrete sempre dirigervi nel laboratorio del Dr. Light e scambiare i materiali raccolti con dei moduli in gradi di attivare degli utili potenziamenti. Potrete così, per esempio, evitare di slittare eccessivamente sul ghiaccio, non incappare in blocchi momentanei quando subirete dei danni, usufruire della ricarica automatica e tante altre migliorie che renderanno meno faticoso l’avanzamento.

Tecnicamente Mega Man 11 va oltre l’aspetto classico della serie e decide di affidarsi a un grafica quasi del tutto poligonale. Si nota tuttavia un certo stacco tra i modelli dei personaggi e gli sfondi, con questi ultimi spesso disadorni e non molto ispirati. E sono proprio gli scenari, assieme alla colonna sonora non all’altezza del passato, a rappresentare uno sforzo produttivo minore, non in linea col resto.

- L'introduzione del Double Gear è degna di nota e cambia parecchie dinamiche di gioco

- Classico e molto impegnativo

- Buona quantità di extra

- Graficamente l'impatto è buono ma non esaltante, con gli scenari che appaiono meno ispirati rispetto al resto

- Lieve input lag su Switch

8.0

Tramite delle migliorie mirate, Mega Man 11 si configura come un capitolo finalmente degno del nome che porta, a dimostrazione del fatto che Capcom ha imparato dagli errori del passato e sa adesso come trattare i propri franchise più illustri. Certo, non si tratta di un titolo che vuole osare, né che mira a rivoluzionare alcunché, ma se il mercato risponderà a dovere, Mega Man potrebbe davvero conoscere una nuova giovinezza.

Voto Recensione di Mega Man 11 Recensione | Il ritorno del robottino blu di Capcom - Recensione


8

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • L'introduzione del Double Gear è degna di nota e cambia parecchie dinamiche di gioco

  • Classico e molto impegnativo

  • Buona quantità di extra

Contro

  • Graficamente l'impatto è buono ma non esaltante, con gli scenari che appaiono meno ispirati rispetto al resto

  • Lieve input lag su Switch

Commento

Tramite delle migliorie mirate, Mega Man 11 si configura come un capitolo finalmente degno del nome che porta, a dimostrazione del fatto che Capcom ha imparato dagli errori del passato e sa adesso come trattare i propri franchise più illustri. Certo, non si tratta di un titolo che vuole osare, né che mira a rivoluzionare alcunché, ma se il mercato risponderà a dovere, Mega Man potrebbe davvero conoscere una nuova giovinezza.
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