Lost Judgment | Recensione - Quando giustizia e vendetta sembrano collimare
Di nuovo nel giubbotto di pelle di Takayuki Yagami
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Ryu Ga Gotoku Studio
- Produttore: SEGA
- Distributore: Koch Media
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , PS5
- Generi: Action Adventure
- Data di uscita: 24 settembre 2021
Dopo la svolta ruolistica a cui è andata incontro la serie Yakuza, il cui futuro sembra delineato verso gli scontri a turni visti in Like a Dragon, sulle spalle del franchise Judgment, nato due anni fa da una costola della serie principale, grava l'enorme responsabilità di calamitare tutti i vecchi fan di Kazuma Kiryu che ancora preferiscono menare le mani in tempo reale.
Un po' per questo e un po' per la qualità del primo capitolo, ricco di personaggi memorabili a partire da Takayuki Yagami, eravamo molto curiosi di mettere le nostre avide manine su Lost Judgment, in uscita il prossimo 24 settembre per tutte le piattaforme Sony e Microsoft.
Se lo siete quanto noi, non dovete fare altro che continuare a leggere.
Alibi impossibili
Tokyo e Yokohama non sono poi così distanti geograficamente, eppure le abitudini di vita dei loro cittadini non potrebbero essere più differenti: frenetici, indaffarati e noncuranti quelli della capitale, più rilassati, amichevoli ed eccentrici quelli della cittadina costiera. Cionondimeno, c'è una cosa che è identica tra le due città: il crimine.
Un omicidio è pur sempre un omicidio, ed il fatto che uno particolarmente efferato venga scoperto nel quartiere fittizio di Isezaki Ijincho a Yokohama non significa che l'Agenzia Investigativa Yagami, con sede a Kamurocho, non possa occuparsene.
Sì perché le circostanze sono non solo misteriose, con un cadavere in avanzato stato di decomposizione fatto trovare di proposito dai vigili del fuoco, ma anche apparentemente legate ad un'altra indagine che il nostro sta svolgendo per conto dello Studio Legale Genda, riguardante atti di bullismo nel liceo Seiryo di Yokohama.
Parte così, con eventi che paiono scollegati tra loro, la nuova avventura di Yagami-san e dell'inseparabile Kaito, ambientata diversi mesi dopo le vicende vissute nel primo Judgment e divisa tra l'immancabile ambientazione di Kamurocho e quella marittima vista nel recente Yakuza Like a Dragon.
L'alternanza di location giova al ritmo della trama, e consente di visitare luoghi iconici che pure non sono direttamente collegati alle attuali peripezie del nostro investigatore privato: il turismo virtuale riveste da sempre un ruolo importante nei prodotti del Ryu Ga Gotoku Studio, e non c'è da stupirsi, quindi, se le prime mete dei giocatori di vecchia data saranno il New Serena su Tenkaichi Street o la Ichiban Confections alla periferia ovest di Ijincho.
Dal punto di vista dell'intreccio, stante la solita bravura del team di sceneggiatori giapponesi nell'aggrovigliare diversi fili narrativi per poi sbrogliarli tutti nel catartico finale, abbiamo riscontrato un leggero calo qualitativo rispetto al recente passato, tenendo come riferimento non solo il primo episodio del franchise ma anche il già citato Like a Dragon e Yakuza 6, ultima recita dell'indimenticabile Kazuma Kiryu.
Questo perché al cast di personaggi mutuato dal capostipite del franchise non si aggiungono personaggi di spicco, che ci auguriamo di rivedere nelle prossime uscite: due dei (presunti) villain non lasciano troppo il segno, così come un investigatore tuttofare sospeso tra l'amore e l'odio per Yagami.
Sulla stessa linea d'onda anche la scrittura delle quest secondarie, da sempre uno dei marchi distintivi della serie, qui tutto sommato sottotono, con un paio di notevoli eccezioni (la quest che omaggia Hideo Kojima a Ijincho è da non perdere!). Potrebbe essere colpa di chi scrive e di tutti i fan della prima ora, vista la prolificità del team di sviluppo, che riesce, anche in tempi di pandemia, a mantenere un invidiabile ritmo di uscite.
Non ricadere in stilemi già visti quando si pubblica un titolo ogni anno e mezzo non dev'essere affatto facile, ma giocando Lost Judgment ci siamo spesso imbattuti in missioni secondarie meno divertenti e fuori di testa rispetto agli altissimi standard cui i ragazzi del Ryu Ga Gotoku Studio ci hanno fin qui abituato.
Nondimeno, nel complesso, la narrativa funziona e riesce a tenere alto l'interesse del giocatore per tutta la (consistente) durata della campagna principale, intervallata, come di consueto, da decine di attività collaterali differenti, alcune inedite, alcune riprese di peso dall'episodio pubblicato due anni or sono.
L'unico aspetto in cui Lost Judgment sposta in alto l'asticella, a livello narrativo, è rappresentato dalla maturazione del rapporto tra i due protagonisti principali, Yagami e Saito, tanto da far decidere al team di sviluppo di dedicare proprio a quest'ultimo la prima espansione del gioco, in uscita nei prossimi mesi.
Dal Dragone di Dojima a Batman e Spiderman
Sottili ma tutto sommato evidenti le novità in termini di gameplay, quasi tutte per il meglio con una sola, notevole eccezione.
Si passa dal totale rifacimento di tutti i menu di gioco, svecchiati per l'occasione ed avvicinati di molto a quelli di un tradizionale gioco di ruolo di stampo action, alla rimozione delle limitazioni dell'inventario, adesso finalmente più capiente ed utile ai fini ludici, passando per un rinnovamento del sistema di combattimento, che sulle storiche fondamenta di stampo beat'em up della serie sta costruendo, di capitolo in capitolo, un interessante ibrido con il free flow system visto in titoli come i Batman di Rocksteady o, più recentemente, i due Spider-Man di Insomniac.
Partiamo proprio da quest'ultimo aspetto, che probabilmente è quello che incide maggiormente nell'economia di gioco: complice il differente stile di combattimento di Yagami, esperto di kung fu agile e scattante, in contrapposizione alla forza bruta che caratterizzava Kazuma Kiryu, il combat system di Lost Judgment porta a compimento il processo di "alleggerimento" iniziato dal predecessore, con scontri che, pur mantenendo un soddisfacente tasso di fisicità, si basano sempre più sull'osservazione degli avversari e sempre meno sul mero button mashing.
Il nostro alter ego può cambiare stile tra tre in tempo reale con la semplice pressione di un pulsante (operazione che gli garantisce anche una breve finestra di invulnerabilità) così da adattarsi alle sfide che gli si pongono dinanzi.
Lo stile della gru è indicato per tenere a bada gruppi di nemici, puntando su un rapido gioco di gambe e su attacchi rotanti che colpiscono un'area abbastanza vasta di fronte a Yagami.
Lo stile del serpente, quello probabilmente più interessante del trio, è particolarmente consigliato quando ci si trova a combattere nemici armati di mazze, coltelli o katane, visto che consente veloci contrattacchi e repentine schivate, pur perdendo qualcosa in termini di potere di arresto.
Chiude il cerchio lo stile della tigre, ideale per gli uno contro uno che certe boss fight richiedono e decisamente il più potente del trio, al prezzo di una minore capacità di evasione dai colpi nemici.
L'alternanza tra gli stili funziona alla grande, e la minore resistenza di Yagami ai colpi rende necessaria una gestione attenta non solo delle fasi offensive ma anche, e soprattutto, di quelle difensive, leggendo ed anticipando le mosse nemiche per contrattaccare efficacemente con una serie di colpi.
Proprio in questi momenti l'impressione è che il team di sviluppo abbia deciso di virare su un combat system più "leggero", guardando ad alcuni dei titoli succitati e premiando più la capacità di osservare le mosse nemiche che di premere pulsanti ad un ritmo forsennato.
Sebbene non avessimo particolari problemi con i precedenti stili di combattimento visti nei vari franchise, riteniamo che la mossa sia giusta e che i risultati siano lusinghieri...ma con un grosso "ma", legato alla difficoltà di gioco.
Non che i prodotti del Ryu Ga Gotoku Studio si fossero mai distinti per picchi di difficoltà alla Miyazaki, sia ben chiaro, ma l'approccio adottato da Lost Judgment ci ha lasciato perplessi: pur giocato al livello di sfida più alto selezionabile tra quelli iniziali, il gioco è una passeggiata di salute, complice anche un ribilanciamento nell'assegnazione dei punti tecnica utili a sbloccare nuove mosse per Yagami.
Gli scontri di strada, già semplici in passato, sono diventati una routine utile solamente a raggranellare qualche punto esperienza, ed anche i boss, con una sola, parziale eccezione durante le battute conclusive della campagna, impallidiscono di fronte a quelli visti in passato, dall'intimidatorio Ryuji Goda del secondo capitolo all'inafferrabile Goro Majima armato di coltello a serramanico.
Se questa decisione ha senso nell'ottica di avvicinare nuove leve al franchise (a proposito, per godere al meglio di Lost Judgment non è richiesta alcuna conoscenza pregressa della serie), d'altro canto svilisce un sistema di combattimento altrimenti molto buono, probabilmente uno dei migliori fin qui proposti dal team di sviluppo.
Le uniche tracce di sfida si possono trovare nella modalità Gauntlet, sbloccabile a circa metà della campagna principale e in cui mettersi alla prova in stage con apposite limitazioni, come riduzione del danno inflitto o stringenti limiti di tempo per il completamento.
Questa è però esterna alla campagna e non lenisce i rimpianti per una storia che si completa quasi da sé al livello di difficoltà di default.
Portato il nodo al pettine, non possiamo che lodare tutti gli altri interventi sul gameplay cui si accennava: la varietà di situazioni, tra indagini, inseguimenti, pedinamenti, battaglie e mini-giochi (degno di nota il Sega Master System perfettamente funzionante all'interno dell'agenzia), è encomiabile e l'offerta ludica è imponente, considerando che per portare a termine la sola storia principale serviranno almeno trenta ore, che possono raddoppiare tranquillamente qualora si scelga di dedicarsi alle numerose quest opzionali o ad attività come il gioco dell'oca in realtà virtuale o le accesissime corse dei droni.
Ode al Dragon Engine
Il comparto tecnico, che abbiamo avuto modo di testare tanto su PS4 Pro (sulla quale si è consumato il grosso delle ore di test) quanto su PS5, non presta il fianco a critiche particolari, pur non andandosi a piazzare tra quelli migliori visti nè sulla macchina di vecchia generazione di Sony né, tantomeno, su quella nuova.
Sviluppato evidentemente con la scorsa generazione di console in mente, Lost Judgment riesce, anche grazie ad un'ispirata direzione artistica e al capture dei volti che rasenta il fotorealismo, ad appagare gli occhi anche su Ps4 Pro, con buoni effetti di illuminazione, un frame rate generalmente stabile anche nelle situazioni più concitate e modelli poligonali che spaziano dall'eccellente per i personaggi principali al discreto per tutti gli NPC di minore rilevanza, come i passanti che popolano numerosi le strade di Kamurocho e Ijincho.
Nella versione old-gen a disturbare di più sono il caricamento ritardato di molte texture di superficie, con spiacevoli effetti di pop-in soprattutto se in sella allo skateboard, ed i caricamenti, mai eccessivamente lunghi ma piuttosto diffusi nella transizione dopo una scena pre-renderizzata o all'uscita da attività secondarie come la VR o le indagini in compagnia di uno Shiba Inu dal naso particolarmente capace.
Proprio in questi aspetti, insieme ad un aumento della risoluzione su schermi 4K, viene in soccorso la versione PS5, ancora evidentemente legata alla scorsa generazione di console ma decisamente più performante in termini di attese, grazie all'efficiente SSD che la nuova macchina Sony monta di serie.
Nelle aree da noi visitate durante le ore di test abbiamo notato un miglioramento anche per quanto concerne il succitato ritardo nel caricamento delle texture di superficie, oltre ad un'effettistica generalmente più convincente (pur in assenza di ray tracing) per quanto concerne le superfici riflettenti, come vetrate e pozzanghere.
Nel complesso, comunque, siamo dinanzi ad un prodotto che, pur non di primissima fascia, può contare su una cosmesi molto gradevole e una invidiabile pulizia del codice, anche a distanza di una settimana dal day-one e dalla immancabile patch che lo accompagna.
Nota di merito conclusiva per quanto concerne la doppia traccia audio: ai sottotitoli in italiano, che sembrano essere diventati una regola per il franchise, si può scegliere di accompagnare il parlato giapponese (che consigliamo) o quello inglese, forte di un cast di doppiatori di tutto rispetto come Erica Lindbeck e Todd Haberkorn. In entrambi i casi, vi troverete dinanzi a voci azzeccatissime e a prove attoriali che impreziosiranno le scene con più pathos.
Versione recensita: PS4, PS5
Se volete avvicinarvi a Judgment, fatelo dall'inizio recuperando l'episodio capostipite della saga.
Voto Recensione di Lost Judgment - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Rinnovato combat system...
-
Narrativa sempre di alto livello....
-
Offerta ludica estremamente generosa
-
Grande varietà di situazioni
Contro
-
....svilito dall'abbassamento della difficoltà generale
-
....anche se non all'altezza dei migliori prodotti RGG Studio
Commento
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