Lone Echo II - Recensione | Il capitolo finale dell'epopea spaziale
Lone Echo II è la perfetta conclusione dell'opera sci-fi targata Ready at Dawn, un chiaro esempio del vero potenziale della VR
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a cura di Daniele Spelta
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Ready at Dawn
- Produttore: Oculus Studios
- Distributore: Oculus
- Piattaforme: PC , OCULUS
- Generi: Avventura
- Data di uscita: 12 ottobre 2021
La realtà virtuale è sempre più una strada parallela rispetto al mondo dei videogiochi tradizionali. Puntualmente sugli store dedicati alla VR appaiono nomi che vengono ignorati - o proprio mai sentiti - dalla gran parte della community e, anche chi possiede uno dei magici caschetti, spesso vive nell’attesa di quel titolo che gli farà tornar la voglia di catapultarsi dentro un universo fittizio con tutto il suo corpo.
Inutile girarci attorno, purtroppo questi blockbuster si contano sulle dita di una sola mano e, appoggiato sulla scrivania, l'headset continua a prendere polvere. Il rimpianto di un investimento non del tutto ripagato svanisce all’istante quando ci si trova però al cospetto di un’opera come Lone Echo 2, prodotto creato da Ready at Dawn e canto del cigno di Oculus Rift, visto che questa epopea sci-fi è anche l’ultima esclusiva dedicata alla piattaforma.
Il finale ripaga però per intero il costo di un viaggio che ha subito qualche rallentamento di troppo e che non sempre ha espresso al massimo tutto il suo potenziale.
Dove ci eravamo lasciati
Riavvolgiamo un attimo il nastro. Pubblicato nel lontano 2017, il primo Lone Echo può vantarsi di essere uno dei massimi esponenti nel mondo della VR, un’avventura nella spazio dai valori produttivi degni di un tripla A e soprattutto uno dei pochi giochi che ha saputo sfruttare al meglio la tecnologia e convogliare il suo potenziale per metterlo al servizio di una narrativa di assoluto livello.
Tra viaggi nel tempo, anomalie e l'improvviso apparire di una misteriosa navicella arrivata da chissà dove - e quando - la conclusione del capitolo iniziale coincideva con il più classico dei cliffhanger, un crescendo di tensione che lasciava aperta la strada che, ovviamente, siamo tornati a calcare all’inizio di questo secondo episodio.
Volti noti
I protagonisti principali sono ancora una volta l’astronauta Olivia Rhodes e Jack, l’androide di supporto di cui andremo nuovamente a vestire i panni fatti di ferro, fili ed ingranaggi. Proponendosi come sequel diretto, Lone Echo II ha un requisito non scritto: per apprezzare al meglio l’evolversi della storia e per capire il rapporto tra i due malcapitati eroi, è quasi necessario aver giocato anche il precedente titolo, altrimenti si corre il rischio di non comprendere al meglio molti dei passaggi chiave, l’origine e il mutamento delle avversità e anche molti dei dialoghi scambiati fra i due personaggi.
Vista la qualità complessiva dell’opera, più che un ostacolo, questo è un invito nemmeno troppo velato a recuperare la prima parte dell’avventura.
Lone Echo II prosegue insomma sulle tracce del suo predecessore e non lo fa solo riagganciandosi agli avvenimenti. Ready at Dawn ha infatti optato per un approccio decisamente conservatore, sia nelle meccaniche di gioco che nello svolgimento, cadenzato da ritmi lenti e ben calcolati dell’azione.
Perfettamente consci delle peculiarità della realtà virtuale e anche dei suoi principali difetti - leggasi motion sickness - il team di sviluppo ha di nuovo valorizzato la componente narrativa, fatta non solo di dialoghi, ma impreziosita soprattutto da una regia semplicemente magnifica e in cui spesso le espressioni dei volti e il linguaggio dei corpi valgono più delle parole stesse.
L'unico limite, se tale lo si può definire, è la mancanza di una traduzione in italiano, che avrebbe fatto decisamente comodo data la mole del parlato e anche a causa di una gestione dei sottotitoli sempre problematica quando si tratta di VR.
Se vi aspettate però una scarica di adrenalina avete sbagliato posto. Lone Echo 2 è quanto di più distante ci sia da un action in prima persona e, soprattutto in una prima parte davvero compassata, l’andatura procede a lenti passi e gran parte del tempo di gioco viene suddiviso fra scambi di battute, qualche risposta e tanti momenti di silenzio mentre ci si muove a gravità zero fra dei ruderi spaziali e al di fuori di queste navette.
La scelta di stile funziona però alla grande - fatto salvo delle fasi davvero al rallenty - e non fa altro che aggiungere peso ad un racconto sempre sul filo del rasoio, carico di pathos e in sospeso fino ai titoli di coda, momento culminante del rapporto tra Olivia e Jack, nel disperato tentativo di trovare una cura contro la Biomassa.
Anche il gameplay in senso stretto segue il medesimo credo. Ogni singola azione fatta con i due pad è al servizio della storia e anche delle semplici mansioni di routine riescono a immergere e catturare il giocatore come solo la VR sa fare, trasformando dei tediosi gesti in manovre fisiche capaci di generare un alto tasso di tensione mentre si è sospesi nello spazio profondo.
Gli enigmi ambientali, i pannelli da aprire, le combinazioni da trovare e soprattutto i movimenti a gravità zero hanno una capacità unica di trascinare il giocatore con tutto il suo corpo dentro un mondo che, per alcuni tratti, sfugge i confini dei semplici pixel.
Come per la narrativa, anche per la componente ludica i ritmi di gioco appaiono alle volte quasi soporiferi e, al posto di esaltare il pathos dell’attimo, ci sono lavori che dilatano alcune sezioni in modo abbastanza superfluo. Lone Echo II riesce immediatamente a mettere in secondo piano queste fasi grazie ad alcuni picchi di adrenalina resi indimenticabili non tanto dall’incedere spedito dell’azione, quanto dall’immersività, dalla recitazione e da una resa tecnica davvero senza eguali.
L’opera di Ready at Dawn è davvero uno dei pochi tripla A in ambito VR degni di questo nome e in ogni singola sezione fa bella mostra di un comparto grafico eccellente. La cura dei dettagli è maniacale, la resa dei volti - non solo quello di Olivia - lascia spesso senza parole e, quando ci si trova avvolti dallo spazio senza confini, è difficile non lasciarsi andare a strane manovre con l’headset solo per vedere tutto ciò che ci circonda.
Ecco, magari andateci piano con giravolte e frequenti su e giù, perché la motion sickness rischia davvero di essere il vostro principale nemico. Lone Echo II non è però solo forza bruta, ma può vantare una direzione artistica che non lascia nulla al caso, che si tratti di una nave oramai corrotta dalla biomassa o di un viaggio interstellare.
La componente audio è infine la classica ciliegina sulla torta, un perfetto gioco di silenzi interrotti da sinistri scricchiolii e lente musiche che lasciano repentinamente spazio ad una composizione più incalzante durante gli attimi più concitati. Gli effetti collaterali di tutta questa potenza tecnica sono delle richieste hardware decisamente esose e qualche piccola incertezza tecnica in merito ad un caricamento delle texture alle volte lento, soprattutto nelle fasi più aperte.
Qualche novità
Come detto in apertura, Lone Echo II è un’operazione abbastanza conservativa, ma non è del tutto vero. Il sistema di movimento a gravità zero è rimasto identico a quello che già conosciamo e che sfruttiamo nei vari spin off come Echo Arena, basato sui propulsori posti sulle mani di Jack e sui numerosi appigli, utili per darsi una spinta e direzionare gli spostamenti.
Nel corso dell’avventura si entra però in possesso anche di strumenti inediti e che espandono le possibilità in termini di gameplay, non più fatto solo di semplici puzzle ambientali e sezioni platform, così come una nuova tipologia di nemici più “attiva” ha allargato l’orizzonte verso la direzione di un action all’acqua di rose.
Anche la struttura complessiva ha subito qualche cambiamento e, soprattutto nella parte finale, la linearità del racconto si apre quasi in direzione di un open world, dove trovano spazio missioni secondarie e tanti segreti da scoprire e strumenti che possono variare le opzioni a disposizione del giocatore.
Insomma, Lone Echo II non sarà proprio una rivoluzione, ma non siamo nemmeno nei paraggi di un mero esercizio di copia e incolla.
Se volete tuffarvi nel mondo della VR, potete portare a casa Oculus Quest 2, visore all-in-one che non necessità del supporto di un PC esterno.
Voto Recensione di Lone Echo II - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Uno spettacolo da ammirare
-
Direzione artistica mai fuori dalle righe
-
Una storia di altissimo livello
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Gameplay semplice ma funzionale...
Contro
-
... Anche se le novità sono davvero poche
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C'è sempre il rischio di motion sickness
-
In alcune fasi fatica a decollare
-
L'ottimizzazione non è impeccabile
Commento
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