Last Stop è come una serie tv di cui non parla nessuno | Recensione
Last Stop non è un passo in avanti per il genere e non presenta una storia abbastanza intrigante per convincere i giocatori. Vi raccontiamo l'opera di Variable State nella nostra recensione.
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a cura di Domenico Musicò
Deputy Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Variable State
- Produttore: Annapurna Interactive
- Distributore: Annapurna Interactive
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , PS5
- Generi: Avventura
- Data di uscita: 22 luglio 2021
Il proliferare della avventure grafiche moderne, per loro natura molto sbilanciate sulla narrazione, ha aumentato a dismisura la difficoltà di emergere per le realtà minori. D'altra parte, per chi è alle prime armi si tratta di uno dei generi meno complessi in termini di sviluppo, e chi sente di avere una buona storia da raccontare e la giusta audacia per proporsi al grande pubblico si gioca spesso questa carta per tentare di mettersi subito in risalto.
Non è propriamente il caso degli sviluppatori di Last Stop, già reduci dal discreto Virginia (trovate qui la nostra recensione), ma è senz'altro uno dei modi più semplici per fare breccia nei giocatori che desiderano qualcosa di meno impegnativo del solito.
Il gioco di Variable State, disponibile fin dal primo giorno di uscita per tutti gli abbonati al Game Pass, prende le distanze dell'opera prima dello studio e mette in scena un contesto narrativo che prevede dei punti di contatto tra i tre protagonisti, che conosceremo attraverso le loro bizzarre storie in grado di proporre molto di un'umanità che appartiene davvero a tutti.
Last Stop - Vite complicate
Last Stop ha la struttura episodica tipica delle serie tv, e non è un mistero che tenti in tutti i modi di replicarne ritmi e densità narrativa. Questo non significa che si tratta di un gioco a episodi, ma solo che gli sviluppatori hanno deciso di far avanzare il racconto secondo un preciso schema: dovrete portare a termine ogni capitolo di ciascuno dei tre personaggi e solo dopo potrete accedere al successivo.
Non esiste un ordine prestabilito su chi debba avere la priorità tra John, Meena e Donna. Ognuno ha la propria vita, le proprie vicissitudini, i problemi, i drammi e le assurdità quotidiane, e man mano che coglierete i primi punti di contatto tra i tre, in men che non si dica (circa cinque ore) vedrete confluire il tutto in un capitolo finale chiarificatore.
John è un uomo single di mezza età, con un figlia intellettivamente molto vispa e iperattiva, che dopo uno strano e imprevisto evento si ritrova ad essere una persona completamente diversa. Il suo aspetto diventa quello di un ragazzo giovane coinvolto nello stesso incidente e la sua vita subisce un inaspettato ribaltone. Dall'altra parte, colui che ha avuto decisamente la peggio si trova in un corpo goffo e appesantito, e insieme tenteranno dapprima di spiegare in qualche modo la situazione, poi di porvi rimedio.
Meena è una donna in carriera fedifraga, che conduce una doppia vita mentendo costantemente al marito e al figlio, millantando impegni e non mostrando mai reale pentimento per le sue malefatte. A lavoro si presenta d'improvviso una situazione che scombussolerà le sue certezze, mentre la vita privata va in frantumi senza che se ne renda mai davvero conto. Sfuggente, senza empatia e maligna, Meena è con ogni probabilità il personaggio migliore del lotto, che si muove su un doppio binario mentre tutto attorno si verifica una disgregazione silenziosa del suo mondo.
Donna è una studentessa che suo malgrado, durante una serata con amici, si ritrova a essere testimone di uno strano avvenimento: un uomo fantasiosamente tacciato di essere un killer che porta nella sua casa vittime che non usciranno più dal palazzo, viene seguito dalla cricca fino a una piscina abbandonata. Lì, i tre amici si renderanno conto che il misterioso e losco figuro s'inabisserà in acqua risplendendo di una luminosa luce verde ultraterrena. Dopo essere stati scoperti in seguito a una goffa caduta, i ragazzi si ritroveranno invischiati in un mistero dai contorni assurdi, che potrebbe avere risvolti a cui nessuno è pronto a credere fino in fondo.
Le tre storie di Last Stop, che hanno dei punti di contatto che si rafforzano col proseguire della storia, ha purtroppo dei momenti di grande noia in cui succede poco e niente. Sebbene ogni capitolo si concluda con cliffhanger più o meno riusciti e in grado di incuriosire, è il viaggio a non convincere.
I toni sono spesso da commedia leggera all'inglese che si perde in sin troppe lungaggini non necessarie, con momenti che non lasciano assolutamente nulla al giocatore e si configurano come inspiegabili perdite di tempo in cui bisogna solo camminare e subire supinamente dialoghi tra il banale e lo scontato. Non succede sempre, ma la preponderanza di momenti che non approfondiscono alcunché risulta essere un deterrente per la godibilità dell'opera, che fatica a raggiungere gli standard di buon livello di altri progetti dal budget risicato.
Gameplay
Riuscirete ad affezionarvi solo alcuni dei personaggi, e tutto sommato soltanto uno dei racconti può dirsi davvero riuscito. Oltretutto, le manovre di avvicinamento al finale appaiono un po' raffazzonate, con la chiusura che non riesce a mitigare alcune delle più evidenti mancanze. il sistema di gioco di Last Stop, purtroppo, non aiuta al coinvolgimento. Le interazioni sono minime, obbligate, sempre pilotate e prive di reali impedimenti.
In sostanza, Last Stop è lì solo per farsi guardare come una serie tv, con le azioni del giocatore che sono un pretesto per dare la sensazione (debolissima) di essere pienamente coinvolti nelle vicissitudini dei tre. Bisogna solo premere un tasto quando richiesto o alternarne un paio, senza che vi siano difficoltà o rischi di ripetere le azioni più di una volta. Tutto scorre placido e senza alcun senso di sfida, come se l'intervento del giocatore sia stato pensato per essere un orpello.
Non va meglio quando fioccano le scelte multiple, che sono in verità solo delle selezioni svuotate dal peso che dovrebbero avere. Ci sono indubbiamente degli snodi importanti, ma sono talmente rarefatti da non rappresentare nulla di rilevante. Nella quasi totalità dei casi, anche rispondere in modi opposti non produrrà effetti tangibili né sull'interlocutore, né sui rapporti umani, né sul prosieguo della storia. Le selezioni multiple sono dunque di circostanza, pie illusioni di plasmare un'avventura che viaggia senza passeggeri. Considerando cosa offre il mercati già da diversi anni, Last Stop ne esce con le ossa rotte.
Anche tecnicamente Last Stop non brilla particolarmente, e al di là di un aspetto grafico caratteristico e a suo modo unico, ci sono davvero pochi elementi in grado di catturare l'occhio. La modellazione poligonale è talvolta insufficiente, e gli esterni alternano una densità accettabile ad ambienti quasi disadorni. Curiosa invece la scelta di privare del volto tutti i cittadini che non siano direttamente coinvolti nella storia, come a deumanizzarli, a renderli un contorno di cui i protagonisti nemmeno si accorgono.
Last Stop doveva fare decisamente di più per elevarsi dalla mediocrità in cui sguazza, e non basta mostrarsi moderno quando si toccano alcune tematiche controverse o audace quando si parla di sessualità. Questo non significa che Last Stop sia un disastro: è però come una di quelle serie tv che avrete già dimenticato dopo averla finita, una di quelle che il vostro cervello "sovrascriverà" con ricordi migliori e decisamente più significativi. Così com'è, l'opera di Variable State è consigliabile solo agli amanti delle avventure grafiche moderne.
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Voto Recensione di Last Stop - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Tre storie che viaggiano in parallelo...
Contro
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... Ma solo una convince davvero
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Interazioni minime, guidate e superflue
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Le scelte sono di circostanza e non hanno quasi mai peso
Commento
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